Lettera di  Padre Thomas G. Weinandy
a Papa Francesco

  31 luglio 2017

resa pubblica il 1 novembre 2017



La lettera è stata pubblicata da Sandro Magister in un suo servizio sul suo sito Settimo Cielo, col titolo Un teologo scrive al papa: c'è caos nella Chiesa e lei ne è una causa.

Riprendiamo questa lettera e riportiamo insieme la presentazione di Sandro Magister, la premessa narrativa di Padre Weinandy e il comunicato del cardinale DiNardo, Presidente della Conferenza Episcopale degli Stati Uniti.







Presentazione di Sandro Magister

Un teologo scrive al papa: C’è caos nella Chiesa
01 nov

Thomas G. Weinandy è teologo tra i più noti e stimati e vive a Washington nel Collegio dei Cappuccini, l’ordine francescano al quale appartiene. È membro della Commissione Teologica Internazionale, la commissione che Paolo VI volle a fianco della Congregazione per la Dottrina della Fede perché questa si avvalesse del fior fiore dei teologi di tutto il mondo. Ed è membro di questa commissione dal 2014, ivi nominato da papa Francesco.
Lo scorso mese di maggio, mentre si trovava a Roma per una sessione della commissione, sentì sbocciare in sé l’idea di scrivere a Francesco una lettera aperta, per confidargli l’inquietudine non solo sua ma di molti per il crescente caos nella Chiesa, che vedeva causato in buona parte proprio dal papa.
Pregò a lungo, anche sulla tomba di Pietro. Chiese a Gesù di aiutarlo a decidere se scrivere o no la lettera e di dargli a tal fine un segno… E il segno arrivò il giorno dopo, identico a quello che lui stesso aveva invocato nella preghiera, e che egli ora racconta così:

Non c’era più dubbio che Gesù voleva che io scrivessi ... (vedi)

Confortato dal Cielo, Padre Weinandy scrisse dunque la lettera. A metà estate la fece arrivare a papa Francesco. E oggi, festa di Tutti i Santi, la rende pubblica, negli Stati Uniti sul portale  di informazione religiosa Crux e a Roma, in quattro lingue, su Settimo Cielo.

Padre Weinandy, 71 anni, ha insegnato negli Stati Uniti in numerose università, a Oxford per dodici anni e a Roma alla Pontificia Università Gregoriana.
È stato per nove anni, dal 2005 al 2013, direttore esecutivo della commissione per la dottrina della conferenza episcopale degli Stati Uniti.

POST SCRIPTUM – Poco dopo la pubblicazione di questa sua lettera e dopo un colloquio con il segretario generale della conferenza episcopale degli Stati Uniti, padre Weinandy ha dato [gli è stato chiesto] le dimissioni da “advisor” della commissione dottrinale della conferenza. E il presidente della stessa, il cardinale Daniel N. DiNardo, ha commentato la sua “partenza” con questa nota:

Il Presidente della Conferenza dei Vescovi Cattolici degli Stati Uniti
sul dialogo dentro la Chiesa (vedi)



TESTO DELLA LETTERA

(traduzione di Sandro Magister)


Santità,

scrivo questa lettera con amore per la Chiesa e rispetto sincero per il suo ufficio. Lei è il Vicario di Cristo sulla terra, il pastore del suo gregge, il successore di san Pietro e quindi la roccia su cui Cristo costruisce la sua Chiesa. Tutti i cattolici, clero e laicato assieme, devono guardare a lei con fedeltà e obbedienza filiali, fondate sulla verità. La Chiesa si rivolge a lei in uno spirito di fede, con la speranza che lei la guiderà nell’amore.

Tuttavia, Santità, una confusione cronica sembra contrassegnare il suo pontificato. La luce della fede, della speranza e dell’amore non è assente, ma troppo spesso è oscurata dall’ambiguità delle sue parole e azioni. Ciò alimenta nei fedeli un crescente disagio. Indebolisce la loro capacità di amore, di gioia e di pace. Mi consenta di offrire alcuni brevi esempi.

In primo luogo c’è il controverso capitolo 8 di “Amoris laetitia”. Non c’è bisogno qui di dire le mie personali preoccupazioni riguardo al suo contenuto. Altri, non solo teologi ma anche cardinali e vescovi, lo hanno già fatto. La fonte principale di preoccupazione è il modo con cui lei insegna. In “Amoris laetitia”, le sue indicazioni a volte sembrano intenzionalmente ambigue, e in questo modo indirizzano sia a un’interpretazione tradizionale dell’insegnamento cattolico sul matrimonio e il divorzio, sia a un’altra interpretazione che potrebbe implicare un cambiamento in quell’insegnamento.
Come lei nota giustamente, i pastori dovrebbero accompagnare e incoraggiare le persone in situazioni matrimoniali irregolari; ma l’ambiguità persiste sul vero significato di questo “accompagnamento”. Insegnare con una tale mancanza di chiarezza, per di più apparentemente voluta, inevitabilmente conduce al pericolo di peccare contro lo Spirito Santo, lo Spirito della verità. Lo Spirito Santo è dato alla Chiesa, e in particolare a lei, per sconfiggere l’errore, non per favorirlo. Inoltre, solo dove c’è verità può esserci amore autentico, perché la verità è la luce che rende liberi uomini e donne dalla cecità del peccato, un’oscurità che uccide la vita dell’anima. Eppure sembra che lei censuri e persino derida coloro che interpretano il capitolo 8 di “Amoris laetitia” in accordo con la tradizione della Chiesa, come se fossero dei farisei che tirano le pietre e incarnano un rigorismo privo di misericordia. Questo tipo di calunnia è alieno dalla natura del ministero petrino. Alcuni dei suoi consiglieri, purtroppo, sembrano impegnarsi in azioni del genere. Tale comportamento dà l’impressione che i suoi punti di vista non possano sopravvivere a delle verifiche teologiche, e quindi debbano essere tenuti in piedi da argomenti “ad hominem”.

In secondo luogo, troppo spesso la sua maniera d’agire sembra declassare l’importanza della dottrina della Chiesa. Ripetutamente lei descrive la dottrina come una cosa morta e libresca, lontana dalle preoccupazioni pastorali della vita quotidiana. I suoi critici sono stati accusati, stando alle sue stesse parole, di fare della dottrina un’ideologia. Ma è precisamente la dottrina cristiana – comprese le distinzioni sottili fatte a riguardo di credenze centrali come la natura trinitaria di Dio, la natura e le finalità della Chiesa, l’incarnazione, la redenzione, i sacramenti – che libera le persone dalle ideologie mondane e garantisce che effettivamente predichino e insegnino l’autentico e vivificante Vangelo. Coloro che svalutano le dottrine della Chiesa si separano da Gesù, autore della verità. Ciò che essi possiedono, e solo questo possono possedere, è un’ideologia che si conforma al mondo del peccato e della morte.

In terzo luogo, i fedeli cattolici possono essere solo sconcertati dalle sue nomine di certi vescovi, uomini che non solo appaiono aperti verso quanti hanno una visione contrapposta alla fede cristiana, ma addirittura li sostengono e difendono. Ciò che scandalizza i credenti, e anche alcuni colleghi vescovi, non è solo il fatto che lei ha scelto tali uomini per essere pastori della Chiesa, ma anche che lei sembra stare in silenzio di fronte a ciò che insegnano e alla loro pratica pastorale. Questo indebolisce lo zelo dei molti uomini e donne che hanno sostenuto l’insegnamento cattolico autentico per lunghi periodi di tempo, spesso a rischio della loro reputazione e serenità. Il risultato è che molti dei fedeli, che incarnano il “sensus fidelium”, stanno perdendo fiducia nel loro supremo pastore.

Quarto, la Chiesa è un corpo unico, il Corpo mistico di Cristo, e lei ha il mandato dal Signore stesso per promuovere e rafforzare la sua unità. Ma le sue azioni e parole troppo spesso sembrano intente a fare il contrario. Incoraggiare una forma di “sinodalità” che permette e promuove diverse opzioni dottrinali e morali all’interno della Chiesa può solo portare a una maggior confusione teologica e pastorale. Una tale sinodalità è insipiente e di fatto agisce contro l’unità collegiale tra i vescovi.

Padre Santo, questo mi porta alla mia preoccupazione finale. Lei ha parlato spesso della necessità della trasparenza all’interno della Chiesa. Lei ha incoraggiato spesso, soprattutto durante i due sinodi passati, tutte le persone, specialmente i vescovi, a parlare francamente e a non aver paura di ciò che il papa potrebbe pensare. Ma lei ha notato che la maggioranza dei vescovi di tutto il mondo stanno fin troppo in silenzio? Perché è così? I vescovi imparano alla svelta, e ciò che molti di loro hanno imparato dal suo pontificato non è che lei è aperto alla critica, ma che lei non la sopporta. Molti vescovi stanno in silenzio perché desiderano essere leali con lei, e quindi non esprimono – almeno in pubblico; in privato è un’altra cosa – le preoccupazioni che il suo pontificato alimenta. Molti temono che se parlassero con franchezza sarebbero emarginati o peggio.

Mi sono spesso chiesto: “Perché Gesù ha lasciato che tutto questo accada?” L’unica risposta che mi viene in mente è che Gesù vuole manifestare proprio quanto debole sia la fede di molti all’interno della Chiesa, anche fra troppi dei suoi vescovi. Ironia della sorte, il suo pontificato ha dato a coloro che sostengono punti di vista teologici e pastorali rovinosi la licenza e la sicurezza di uscire in piena luce e di esibire la loro oscurità precedentemente nascosta. Nel riconoscere questa oscurità, la Chiesa umilmente sentirà il bisogno di rinnovare se stessa e così continuare a crescere in santità.

Padre Santo, prego per lei costantemente e continuerò a farlo. Che lo Spirito Santo la guidi alla luce della verità e alla vita dell’amore, così che lei possa rimuovere l’oscurità che ora nasconde la bellezza della Chiesa di Gesù.

Sinceramente in Cristo,

Thomas G. Weinandy, O.F.M., Cap.

31 luglio 2017 
Festa di S. Ignazio di Loyola







Non c’era più dubbio che Gesù voleva che io scrivessi ...

di Thomas G. Weinandy


Lo scorso maggio sono stato a Roma per una riunione della Commissione Teologica Internazionale. Abitavo alla Domus Sanctae Marthae, e essendo arrivato presto ho trascorso la maggior parte della Domenica pomeriggio, prima della riunione del lunedì, in preghiera nella Cappella Eucaristica di San Pietro.

Ho pregato per il presente stato della Chiesa e per le ansie che avevo riguardo all’attuale Pontificato. Ho supplicato Gesù e Maria, San Pietro e tutti i papi santi che sono stati sepolti lì per fare qualcosa per rettificare la confusione e le turbolenze della Chiesa odierna, un caos e un’incertezza che ho sentito come causate dallo stesso Papa Francesco. Ho anche considerato se dovessi scrivere e pubblicare qualcosa che esprimesse le mie ansie e preoccupazioni.

Nel pomeriggio del mercoledì successivo, alla conclusione della mia riunione, sono tornato in San Pietro e ho pregato allo stesso modo. Quella notte non riuscivo a dormire, cosa che è molto insolita per me. Era dovuto a tutto ciò che avevo in mente riguardo alla Chiesa e a Papa Francesco.

All’una e un quarto mi sono alzato e sono andato un po’ fuori. Quando sono tornato nella mia stanza, ho detto al Signore: “Se vuoi che io scriva qualcosa, devi darmi un segno chiaro. E il segno dev’essere questo. Domani mattina andrò a Santa Maria Maggiore per pregare e poi a San Giovanni in Laterano. Dopo di che ritornerò a San Pietro a pranzare con un mio amico seminarista. Durante questo intervallo, devo incontrare qualcuno che conosco, ma non vedo da molto tempo, e che non mi sarei mai aspettato di vedere a Roma in questo momento. Quella persona non viene dagli Stati Uniti, dal Canada o dalla Gran Bretagna. Inoltre, quella persona, nel corso della conversazione, deve dirmi ‘Continua la buona scrittura’”.

La mattina successiva ho fatto tutto quanto detto sopra e quando ho incontrato a pranzo il mio amico seminarista, non avevo più in mente quello che avevo chiesto al Signore la notte prima.

Tuttavia, verso la fine del pasto vedo un arcivescovo tra due auto parcheggiate proprio davanti al nostro tavolo (eravamo seduti fuori). Non lo vedevo da più di venti anni, molto prima che egli diventasse arcivescovo. Ci siamo subito riconosciuti. Quello che rendeva ancora più insolito il suo essere lì è che, a causa delle sue recenti vicende personali, non avrei mai pensato di vederlo a Roma o altrove, tranne che nella sua stessa arcidiocesi. (Egli non era di alcuno dei paesi menzionati prima.) Parlammo della sua venuta a Roma e di cosa stessimo facendo adesso. L’ho presentato al mio amico seminarista. Egli disse al mio amico che ci eravamo incontrati molto tempo fa e che a quel tempo aveva appena finito di leggere il mio libro sull’immutabilità di Dio e dell’Incarnazione. Gli disse anche che era un libro eccellente, che lo aveva aiutato a risolvere il suo problema, e aggiunse che il mio amico avrebbe dovuto leggere il libro. Poi, voltatosi verso di me, mi disse: “Continua la buona scrittura”.

Non potevo credere che questo stesse accadendo in così pochi minuti. Ma non c’era più dubbio che Gesù voleva che io scrivessi qualcosa. Ho anche pensato che era significativo che Gesù avesse usato un Arcivescovo. Lo consideravo come un mandato apostolico.

Così, riflettendo molto e dopo aver scritto molte bozze, ho deciso di scrivere delle mie preoccupazioni direttamente a Papa Francesco. Tuttavia, ho sempre inteso rendere pubblico lo scritto fin da quando mi sono reso conto che molte delle mie preoccupazioni erano le stesse preoccupazioni che avevano altri, specialmente tra i laici, e così volevo renderle pubbliche per dare voce anche alle loro preoccupazioni.



Il Presidente della Conferenza dei Vescovi Cattolici degli Stati Uniti
sul dialogo dentro la Chiesa



1 novembre 2017

WASHINGTON - Il cardinale Daniel N. Di Nardo di Galveston-Houston, Presidente della Conferenza Usa dei Vescovi Cattolici, ha pubblicato la seguente dichiarazione sulla natura del dialogo all’interno della Chiesa oggi.

Ecco la dichiarazione completa:

La partenza di oggi di P. Thomas Weinandy, OFM, Cap., da consulente del Comitato sulla Dottrina, e la pubblicazione della sua lettera a Papa Francesco ci offre l’opportunità di riflettere sulla natura del dialogo all’interno della Chiesa. Nella storia della Chiesa, ministri, teologi e laici, hanno discusso tutti e hanno espresso opinioni personali su una varietà di questioni teologiche e pastorali. In tempi più recenti, questi dibattiti hanno trovato posto nella stampa popolare. Questo c’era da aspettarselo e spesso è una buona cosa.  Tuttavia, queste cose sono spesso espresse in termini di opposizione, come in politica - conservatori contro liberali, sinistra contro destra, pre-Vaticano II contro Vaticano II. Queste distinzioni non sono sempre molto utili.

La carità cristiana deve essere esercitata da tutti coloro che sono coinvolti. Detto questo, tutti dobbiamo riconoscere che esistono legittime differenze e che è impegno della Chiesa, dell’intero corpo di Cristo, lavorare verso una sempre crescente comprensione della verità di Dio.

Come vescovi, riconosciamo la necessità di discussioni oneste e umili riguardo a questioni teologiche e pastorali. Dobbiamo sempre tenere presente il “presupposto” di S. Ignazio di Loyola nei suoi Esercizi Spirituali: “... che si dovrebbe presumere che ogni buon cristiano debba essere più desideroso di dare una buona interpretazione della dichiarazione del suo prossimo piuttosto che condannarla”. Questo presupposto dovrebbe essere tenuto presente ancor più per l’insegnamento del Nostro Santo Padre.

La Conferenza degli Stati Uniti dei Vescovi Cattolici è un corpo collegiale di vescovi che lavorano verso questo obiettivo. Pertanto, come Pastori e Maestri della fede, affermiamo che noi siamo in stretta unione con il Santo Padre, Papa Francesco, che “è il perpetuo e visibile principio e fondamento dell’unità sia dei vescovi sia della moltitudine dei fedeli”  “(LG, n.23)”.


Nota su Padre Thomas G. Weinandy

(
tratta da The Catholic World Report)

Padre Thomas G. Weinandy, O.F.M. Cap., è un teologo americano altamente considerato e esperto: egli è stato a capo del Comitato per la Dottrina della Conferenza Episcopale americana e attualmente è membro della Commissione Teologica Internazionale  in Vaticano. I suoi campi di specializzazione accademica includono la Cristologia, la Teologia Trinitaria, la soteriologia e le nozioni filosofiche di Dio. Ha insegnato in diverse Università americane e per dodici anni all’Università di Oxford.
E’ autore di diversi libri e numerosi articoli su pubblicazioni accademiche e popolari. Attualmente è Presidente dell’Accademia di Teologica Cattolica e membro della Società Teologica Cattolica dell’America, dell’Associazione degli Studenti Cattolici, della Società Teologica Cattolica della Gran Bretagna, della Società Nordamericana di Patristica e dell’Associazione Internazionale di Studi Patristici.

Dopo la pubblicazione della lettera, Padre Weinandy dichiara di aver ricevuto molti commenti positivi e incoraggianti da parte di teologi, sacerdoti e laici.
La Conferenza Episcopale americana gli ha chiesto di rassegnare le dimissioni da consulente per i vescovi, ed egli lo ha fatto.





novembre 2017

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