Dichiarazione

in occasione dell’anniversario delle consacrazioni

del 30 giugno 1988


Pubblicata da S. Ecc. Mons. Richard Williamson, FSSPX,
a Brewster, Stato di New York,
il 5 luglio 2018






Originale in inglese

Documento in formato pdf


Nei 53 anni che sono trascorsi dalla fine del concilio Vaticano II nel 1965, l’atto più importante compiuto per difendere la fede cattolica è stato senza alcun dubbio la consacrazione di quattro vescovi compiuta da Mons. Lefebvre a Ecône, in Svizzera, il 30 giugno 1988. Quest’atto è stato il glorioso coronamento della sua lunga ed eccezionale carriera in seno alla Chiesa cattolica.
Il recente 30° anniversario di questo grande avvenimento necessita di essere commemorato con una presentazione di ciò che ha condotto ad esso e di ciò che ne è derivato.

Alla radice di quell’atto ci fu la rottura operata dal concilio Vaticano II tra l’Autorità e la Verità cattoliche. L’Autorità cattolica esiste principalmente per difendere la Verità cattolica: «Pietro, quando avrai ritrovato la Verità, allora con la tua autorità conferma i tuoi fratelli nella Fede», dice Nostro Signore al capo della Sua Chiesa poco prima della Sua Passione. Ma al Vaticano II la massa dei vescovi e dei dirigenti della Chiesa votarono perché la libertà, l’uguaglianza e la fraternità della Rivoluzione Francese fossero introdotte all’interno della Chiesa sotto forma di libertà religiosa, collegialità ed ecumenismo. Per entrare in armonia col mondo rivoluzionario moderno, gli uomini di Chiesa hanno imposto alla Chiesa di abbandonare l’armonia con Dio. Nella Chiesa ne è derivata una crisi senza alcun precedente in tutta la sua storia, che infuria ancora oggi.

Per cominciare, presenteremo l’azione condotta da Mons. Lefebvre per contrastare questa crisi. E siccome Mons. Lefebvre è il migliore commentatore della sua azione, raccoglieremo in una seconda parte tutte le risposte importanti che egli diede alle domande che gli furono poste nel corso di un’intervista del 1989, un anno dopo le consacrazioni; e faremo seguire ad ogni risposta un breve adattamento di essa al contesto attuale, 30 anni dopo.

Prima di tutto, ciò che ha condotto alla sua azione.

A seguito della rottura, determinatasi al Concilio, tra l’Autorità cattolica e quella Verità cattolica che la prima avrebbe dovuto fedelmente difendere, i cattolici incominciarono a dividersi.
Allo scopo di adattarsi all’uomo moderno, l’Autorità cattolica (il Papa e i vescovi) aveva rotto con la Verità cattolica (la dottrina immutabile della Chiesa). Ne conseguì che i cattolici o obbedivano all’Autorità cattolica e abbandonavano più o meno la Verità cattolica; o si aggrappavano alla Verità cattolica ed erano costretti a «disobbedire» (almeno in apparenza) alle autorità cattoliche.
Troppi cattolici – chierici e laici – mancavano di una vera padronanza della dottrina cattolica, e fu per questo che il falso Concilio – infedele alla Verità cattolica -  fu quasi universalmente accettato negli anni successivi. In quel Concilio i pastori deviarono e in tutta facilità la maggior parte delle pecore li seguirono, al punto che la Chiesa cattolica si trasformò a poco a poco in ciò che si può chiamare Chiesa conciliare, proprio come il nido dell’usignolo, una volta occupato dai cuculi, può essere chiamato nido dei cuculi.

Ma per una speciale grazia di Dio, Mons. Lefebvre non cessò mai di rimanere legato alla Verità cattolica, a differenza di quanto fece la massa dei suoi confratelli vescovi negli anni sessanta. Egli infatti non confuse mai il canto dei cuculi col canto degli usignoli, ed ecco che nel 1970 fondò una scuola per usignoli, e cioè un seminario veramente cattolico, con una Congregazione o Fraternità veramente cattolica, la Fraternità San Pio X, allo scopo di formare dei sacerdoti veramente cattolici, così che tutti i cattolici che intendevano salvare ancora le loro anime avessero a loro disposizione la salvifica dottrina cattolica e i sacramenti di sempre, non contaminati dai cuculi conciliari, per così dire.

Ma i conciliari uomini di Chiesa, a Roma, non volevano che la vecchia religione continuasse, perché con la sua Verità li avrebbe screditati come autorità cattoliche. Perciò, nel 1974, mandarono una delegazione per ispezionare il seminario di Monsignore ad Ecône. Nel 1975 lo convocarono a Roma perché giustificasse la sua costanza nella pratica dell’antica religione e lo punirono sollevandolo dalle sue funzioni episcopali. Mons. Lefebvre non tenne mai conto di questa sospensione perché essa veniva sì dall’Autorità della Chiesa, ma non era in accordo con la giustizia in quanto non era in accordo con la Verità cattolica, dato che l’Autorità cattolica esiste solo per servire quella Verità. Di conseguenza, Monsignore considerò sempre che la sospensione non avesse validità, poiché egli poneva la Verità prima dell’Autorità infedele, non la prese mai in considerazione e così l’opera di Ecône poté continuare.

Il risultato fu che nel 1976, quando Monsignore ordinò il primo gruppo di sacerdoti per la Fraternità, erano in dodici, Roma condannò la Fraternità. Ma ancora una volta, Monsignore antepose la Verità all’Autorità, poiché la condanna era basata su una sospensione invalida, e così Ecône poté continuare ulteriormente. E perché Monsignore antepose prima di tutto la Verità? Perché i frutti del Concilio dimostravano sempre più chiaramente che il Vaticano II aveva introdotto una nuova religione. Monsignore era sempre più chiaramente nel giusto quando affermava che nella continuazione o nella chiusura di Ecône era in gioco la stessa Fede cattolica.

E sempre più cattolici, chierici e laici, concordarono con Mons. Lefebvre, cosa che portò Roma a desistere dall’attaccarlo. Alla vigilia della condanna della Fraternità da parte di Roma, in occasione della famosa Messa a Lille, nell’agosto del 1976, una folla spontanea di 10.000 cattolici convenuti sul posto diede inizio a quello che venne conosciuto come il movimento tradizionale.
Quei cattolici si rendevano conto che ciò che era in giuoco era la Fede e che Monsignore ne era il difensore e vollero dimostrare che la Tradizione non sarebbe venuta meno.

Nei successivi 12 anni, dal 1976 al 1988, Roma usò tutta la sua Autorità per tentare di convincere Monsignore a rinunciare alla sua antica Verità cattolica e a mettersi al passo con il Valoroso Nuovo Mondo con il suo Nuovo Ordine Mondiale e con il suo dipartimento religioso: la Chiesa cattolica presa in mano e occupata dagli uomini di Chiesa conciliari; Chiesa che presentandosi così a Monsignore, lo indusse ad etichettarla senza mai esitare come “Chiesa conciliare”. Non perché egli pensasse che ci potessero essere letteralmente due chiese, ma perché l’unico nido era occupato da un tipo di uccello del tutto diverso - la Chiesa cattolica con tutte le sue istituzioni presa in mano dai conciliaristi o seguaci del Vaticano II.

E così per 12 anni Roma cercò di far sì che Monsignore e la sua Fraternità adottassero il suo Concilio, mentre  da parte sua Monsignore era sempre pronto a scendere a Roma e a parlare con i Romani. E questo non perché vi fosse da parte di Monsignore la minima remota intenzione di abbandonare la Verità, ma perché egli sperava che l’intera Chiesa Universale potesse ricavare beneficio dal fatto che Roma tornasse alla Verità e abbandonasse il suo mortale Concilio.
Tuttavia, nonostante ci fosse della concordanza di pensiero, o accordo, il Concilio rimaneva sempre nei suoi documenti così lontano dalla Tradizione e dalla Verità cattoliche che c’erano solo tre possibilità: o Roma rinunciava al suo Concilio, o Monsignore rinunciava alla Verità, o ci si incontrava in un’impossibile luogo a metà strada – per quanto si possa discutere agevolmente o comunque ci si sforzi: l’olio e l’acqua non si mischiano, la devozione e l’ateismo non si possono confondere, il Vaticano II e la Verità cattolica non si possono mescolare.

Di conseguenza, in quei dodici anni, la Fraternità si rafforzò nella Verità in tutto il mondo, mentre Roma insistendo sul Concilio ridusse sempre più in rovina la Chiesa cattolica. Era davvero una guerra di religione, una guerra tra due religioni, che è sempre la più feroce delle guerre. Tuttavia, Roma teneva in mano una carta vincente: quella dell’età di Monsignore. Nato nel 1905, nel 1987 egli aveva 82 anni e stava diventando comprensibilmente stanco per i suoi incessanti viaggi missionari degli ultimi 17 anni, compiuti per edificare e guidare la sua Fraternità in tutto il mondo.

E quei viaggi avevano dato frutto. La Fraternità si teneva in piedi e lottava per la vera Fede, in Europa, negli Stati Uniti e in Canada, in America Latina, in Africa, in Nuova Zelanda e in Australia. Visto che l’Autorità della Chiesa disapprovava costantemente la Fraternità e il Nuovo Ordine Mondiale voleva assolutamente, con tutti i mezzi a sua disposizione, impedire alla Fraternità di esercitare la sua influenza del Vecchio Mondo, l’espansione mondiale della Fraternità fu un risultato sorprendente. Ma Roma poteva permettersi di aspettare: Monsignore sarebbe morto.

Naturalmente egli era il primo a saperlo, e sapeva anche che la sua Fraternità aveva assolutamente bisogno di vescovi per continuare con l’Ordinazione dei sacerdoti e l’amministrazione della Cresima, cose che egli aveva fatto da solo fino a quel momento. All’età di 83 anni sentì che la sua fine stava arrivando. Così nell’estate del 1987 annunciò in una predica, che era sicuro sarebbe giunta alle orecchie di Roma, che stava per consacrare alcuni vescovi per succedergli, assicurando così il futuro della Fraternità. Roma aveva sperato che sarebbe morto senza lasciare successori, ma a quel punto fu presa dal panico.

Organizzarono una Visita ufficiale della Fraternità, in tutto il mondo, per osservare come lavorava. I visitatori ebbero modo di ammirare la cattolicità di ciò che osservavano, e lo dicevano, finché erano nelle case della Fraternità; ma non appena tornavano a Roma, cambiavano la loro testimonianza - come potevano essere sicuri che la realtà corrispondesse alle apparenze loro presentate? - e così via.
Poi, nella primavera del 1988, Roma riaprì i negoziati diretti con Monsignore, e questi, accompagnato da due dei suoi sacerdoti, provò a vedere se Roma potesse concedergli il permesso di consacrare un vescovo a condizioni accettabili per entrambe le parti. In quell’occasione, come Monsignore ammise più tardi, egli si ritrasse per non dispiacere l’Autorità, andando più in là di quanto avrebbe dovuto fare, e questo perché nessuno potesse accusarlo di non aver fatto tutto il possibile per riconciliarsi con l’Autorità e per riconciliare l’Autorità con la Verità.

In effetti, con il Protocollo di accordo che firmò il 5 maggio, l’ultimo giorno dei negoziati, egli si era spinto troppo oltre, ma dopo una notte insonne se ne rese conto e il 6 ritirò la sua firma, e i Romani dichiararono che il Protocollo e la prospettiva dell’accordo ormai erano naufragati. Ovviamente, non concederebbero alcun permesso per la consacrazione di un vescovo. Nel corso dei negoziati i Romani avevano accettato il principio di una consacrazione, così che sembrava che restasse da fissare solo la data, ma quando si arrivò a dover fissare la data, il cardinale Ratzinger nicchiò sorridendo. Con questo, Monsignore ebbe la conferma del suo giudizio di vecchia data: che i Romani non erano uomini onesti. Quindi andò avanti con la consacrazione di quattro vescovi e non più solo di uno: l’evento di cui oggi si ricorda il 30° anniversario ebbe luogo alla fine di giugno.

Si trattò di un grande evento, come già detto, del glorioso coronamento della lunga ed eccezionale carriera di Monsignore a servizio della Chiesa. Prima del Vaticano II, egli avrebbe potuto sembrare poco diverso da molti altri valenti vescovi missionari, ma dopo il Vaticano II Monsignore manifestò sia una fede eccezionale nel capire quanto fosse falso il Concilio, sia un eccezionale coraggio nell’agire in modo efficace a fronte di ciò che aveva compreso - in ogni caso, nel mantenere la vera Fede si trovò da solo contro la Chiesa e il mondo, senza alcun altro vescovo al suo fianco, tranne Mons. de Castro Mayer dal 1981 in poi, e in particolare durante le stesse Consacrazioni. Monsignore fu immensamente grato al suo collega per le co-consacrazioni, in quanto la sua presenza costituiva la prova che non si era trattato di una sua azione personale, ma di un atto interamente cattolico.

Quindi, qualunque fosse la prova che la Verità Cattolica poteva dover subire in un mondo e in una Chiesa conciliare che si allontanava sempre più da Dio, scivolando nel caos, nel 1988 la sopravvivenza della Tradizione fu garantita per un certo periodo quantomeno dall’eroica azione di Monsignore. E come reagirono i cattolici credenti? Circa 15 sacerdoti lasciarono la Fraternità San Pio X per fondare la Fraternità di San Pietro, portando con loro parte della Verità Cattolica e rimetterla sotto il controllo dei suoi nemici del Nuovo Ordine Mondiale, ma il resto dei sacerdoti della Fraternità seguì Monsignore, anche se alcuni di loro - compresi i capi - non erano del tutto convinti che l’Autorità dovesse essere sfidata per garantire la Verità. Tuttavia, nonostante le terribili previsioni secondo le quali le consacrazioni avrebbero posto fine alla Fraternità, ci fu una gran parte dei cosiddetti tradizionalisti che gioì delle consacrazioni stesse, al punto da sorprendere lo stesso Monsignore. Sulla spinta delle consacrazioni la Fraternità  entrò nei suoi anni d’oro.

Un anno dopo le consacrazioni, Monsignore fece il punto della situazione in un’intervista rilasciata a “Fideliter”, la rivista mensile del Distretto francese della Fraternità, nel numero dell’estate del 1989. I cattolici che desiderano mantenere la Fede nel XXI secolo  non saranno mai incoraggiati abbastanza a leggere questa intervista di otto pagine e a studiarla per entrare nella mente del più grande difensore della Fede nei tempi moderni. Oggi il suo pensiero viene distorto, e così la Fraternità che egli ha lasciato in eredità alla Chiesa e al mondo, proprio quando è più necessario viene devastata dai suoi successori, che desiderano riportare la Verità fedele sotto l’Autorità infedele.
“Perdona loro, Signore, perché non sanno quello che fanno.”

Come si è arrivato a tanto?

Per ignoranza o deliberata negligenza dei principi della Fede che hanno informato la decisione di Monsignore di consacrare i vescovi 30 anni fa.

Non c’è nulla che possa sostituire la lettura di tutte le risposte date da Monsignore alle domande poste da “Fideliter” nel 1989.

Tuttavia, presentiamo adesso le domande con un riassunto delle sue risposte e un breve aggiornamento, allo scopo di gettare luce su questi ultimi  29 anni.


1. Perché ha consacrato quattro vescovi l’anno scorso?

Mons. Lefebvre: Dovevo avere dei successori per la sopravvivenza della Fraternità. Quando nel 1987 annunciai che avrei consacrato dei vescovi, Roma fu pronta a fare delle concessioni per impedirmi di farlo, ma dopo 14 anni di discussioni con loro, io non mi fidavo di questi Romani conciliari. Essi organizzarono una visita alla Fraternità, ma «molto presto ci rendemmo conto che non discutevamo con delle persone oneste».
In effetti, noi e loro lavoravamo in due direzioni opposte. All’ultimo minuto i contatti dimostrarono che noi perseguivamo la ri-cristianizzazione del mondo moderno, mentre loro, seguendo questo mondo, perseguivano la sua de-cristianizzazione. Per la sopravvivenza della Tradizione cattolica fui costretto a consacrare.

Aggiornamento:

Nel 2018, i Romani, e specialmente Papa Francesco, sono ancora aggrappati al loro Concilio e quindi de-cristianizzano il mondo, specialmente Papa Francesco. E tuttavia, volendo sembrare cristiani continuano ad essere “persone non oneste”. L’enorme differenza nelle relazioni attuali tra la Fraternità e Roma è che Mons. Fellay, Superiore Generale della Fraternità, è non è più sicuro che i Romani siano “persone non oneste”. Confidando praticamente in loro, in questi vent’anni egli ha cambiato la cattolica Fraternità di Monsignore nella sua liberale neo-Fraternità, esattamente come il Vaticano II ha cambiato la Chiesa cattolica nella neo-Chiesa.


2. Ma Roma, non sta garantendo un vescovo alla Fraternità San Pietro?

Mons. Lefebvre: Roma non garantirà mai ad essi un vescovo pienamente tradizionale, ma solo uno che potrà dolcemente condurli al Concilio. Ma la Chiesa consiste essenzialmente nei vescovi. Quindi, se non ne hanno, in effetti si sono arresi al Concilio. Non ci può essere Tradizione senza vescovi tradizionali. È la Fede che è in gioco. Grazie al Cielo, oggi la Fraternità ha tali vescovi.

Aggiornamento:

Circa i vescovi, nel 2018 la neo-Fraternità si è ficcata in un vicolo cieco. Essa ha disperatamente bisogno di più vescovi, ma non volendo offendere la Roma conciliare insiste nel voler avere l’approvazione di Roma per ogni candidato che propone. Ma la Roma conciliare vuole approvare solo candidati conciliari. Quindi, la neo-Fraternità o deve rinunciare all’approvazione conciliare o deve rinunciare ai candidati tradizionali. La neo-Fraternità, come può allora servire la Tradizione? Mons. Fellay ha condotto la neo-Fraternità in un vicolo cieco.
Da notare che la Fraternità San Pietro non ha ancora avuto un vescovo..


3. Ma non sarebbe stato più efficace rimanere dentro la Chiesa?

Mons. Lefebvre: Quale Chiesa? La Chiesa occupata e presa in mano dai modernisti devoti al Concilio? Ma come pensa che la Tradizione possa sopravvivere sotto il comando dei conciliaristi? Questa è una completa illusione. Non sono i soggetti che formano i Superiori, ma i Superiori che formano i soggetti.

Aggiornamento:

Tra il 1988 e il 2018 abbiamo visto diversi gruppi tradizionali sottomettersi alla Roma conciliare, sostenendo che sarebbero stati in grado di preservare la Tradizione. Non uno è stato in grado di farlo. “Ma non hanno vescovi, mentre noi li abbiamo”, risponde la neo-Fraternità. Ma uno dei suoi quattro vescovi che avrebbe davvero resistito, la neo-Fraternità lo ha escluso. Quanto a Mons. Fellay, egli è tutto proteso a sottomettersi ai conciliaristi, perché nutre l’incredibile illusione che rientrando nella Chiesa conciliare,  la neo-Fraternità sarebbe in grado di riconvertire la neo-Chiesa nella Chiesa cattolica. E gli altri due vescovi seguono Mons. Fellay.

4. Non rischia di creare una Chiesa parallela accanto alla Chiesa visibile?

Mons. Lefebvre: La vera Chiesa cattolica è sempre visibile, ma non tutte le “chiese” visibili sono cattoliche, a meno che abbiano tutte e quattro le note: “Una, Santa, Cattolica e Apostolica”. Queste quattro note, la Fraternità le ha. La Chiesa conciliare non le ha. Non è «una» con la Chiesa cattolica di tutti i secoli precedenti. E neanche si può affermare che la Chiesa conciliare sia infallibile perché la Chiesa ufficiale: I Papi e i cardinali conciliari rifiutano l’infallibilità perché sono dei liberali che non credono né vogliono credere ad una Verità immutabile. La Chiesa conciliare potrà essere visibile, potrà essere ufficiale, ma in quanto alle quattro note essa è praticamente scismatica e praticamente scomunicata.

Aggiornamento:

Nel 2018, la Chiesa ufficiale, visibile a Roma e nel mondo intero, è ancora conciliare, quindi praticamente scismatica e praticamente scomunicata. Eppure, è in questa neo-Chiesa che Mons. Fellay e i suoi colleghi liberali a capo della Fraternità hanno provato a condurre quest’ultima. Ma occupando il nido degli usignoli, i cuculi non diventano usignoli. Mons. Fellay e i suoi colleghi stanno mutando la Fraternità di Monsignore fatta da usignoli cattolici nella loro neo-Fraternità fatta di cuculi liberali.


5. Non si possono formare dei sacerdoti cattolici senza esigere che siano ordinati da vescovi cattolici?

Mons. Lefebvre: In questo caso i seminaristi cattolici dovrebbero chiedere di essere ordinati da vescovi conciliari, con tutte le spiacevoli conseguenze conciliari. Al contrario, la Fraternità non è né scismatica né scomunicata, né contro il Papa, quand’egli è fedele, né contro la Chiesa, quand’essa non è conciliare. La Fraternità si è semplicemente allontanata dalla Chiesa conciliare e dai Papi conciliari per continuare ad essere cattolica.
Io sono atterrito al pensiero che milioni di cattolici stiano perdendo la fede perché non si allontanano dal conciliarismo.

Aggiornamento:

Non solo la neo-Fraternità di Mons. Fellay non si allontana più dal conciliarismo, ma si sta decisamente sforzando per mettersi sotto il comando dei Romani conciliari! Ma così, come possono essere fedeli al loro Fondatore? Per ignoranza o orgoglio o entrambi. Si illudono, o che Roma sia cambiata (ignoranza), o che una volta dentro possano convertire Roma (ignoranza e orgoglio), o che possano riuscire a raggiungere quella “riunione” nella quale ha fallito Monsignore (orgoglio).
In ogni caso non hanno abbastanza fede cattolica per capire cosa abbia realmente fatto Monsignore.


6. Ma non potrebbe riconciliarsi con Roma?

Mons. Lefebvre: Questo è ciò che pensa un particolare sacerdote cattolico che tuttavia è obbligato ad ammettere che la dottrina della libertà religiosa del Concilio è un problema serio. In effetti il Concilio non valuta più la libertà come libertà di fare ciò che è oggettivamente buono, ma come libertà di seguire la propria coscienza soggettiva. Ma questa è la morte della Chiesa cattolica. E quando abbiamo inviato le nostre obiezioni ufficiali a Roma, i Romani conciliari hanno risposto con errori ancora peggiori di quelli dello stesso Concilio. Tali azioni favoriscono il comunismo.

Aggiornamento:

Sin dai contatti segreti - ma non segreti - tra Roma ed Ecône degli anni ‘90, Mons. Fellay ha guidato i tentativi della Neo-Fraternità di riconciliarsi con Roma. Nel 2018 egli non intende - ma intende - essere nuovamente rieletto come Superiore Generale della neo-Fraternità, per completare la riconciliazione. Ma non ha imparato a Ecône, sotto Monsignore, quanto sia sbagliata la dottrina del Concilio sulla libertà religiosa? Certo che lo ha fatto, ma è un liberale, e così le sue parole dicono una cosa, le sue azioni ne fanno un’altra. Egli conosce la dottrina cattolica, ma non agisce sulla base di essa, perché in realtà non la prende sul serio; pur pretendendo di farlo!


7. Lei accusa la Chiesa di favorire il comunismo, ma recentemente a un cardinale romano è stato vietato di entrare in Ucraina.

Mons. Lefebvre: Egli è stato precipitoso. L’amicizia comunista-cattolica non è ancora del tutto in atto. Ma tutta la sensibilità dei Papi conciliari nei confronti dei comunisti, come se fossero persone normali, fa un danno terribile ai semplici cattolici. Rispettare l’errore e il vizio come se fossero verità e virtù rovina la morale cristiana e rovina la vita della società.

Aggiornamento:

Nel 2018 il problema degli uomini di Chiesa conciliari che fraternizzano con il vizio e l’errore in politica è lo stesso, solo che adesso si applica meno alla Russia, che sta vivendo una vera rinascita religiosa, e molto di più alle nazioni occidentali che stanno diventando comuniste in tutto meno che nel nome. Questo perché l’essenza del comunismo è l’ateismo materialista, ora dilagante in Occidente. Il conciliarismo equivale all’ateismo materialista che occupa la Chiesa cattolica.


8. Papa Giovanni Paolo II, non difende la morale cattolica?

Mons. Lefebvre: Sugli orientamenti generali, sì, ma sul prendere energiche posizioni su questioni particolari, no. Per esempio, i preti che favoriscono la contraccezione li lascia proseguire.

Aggiornamento:

Su molte questioni particolari, oggi Papa Francesco attacca la morale cattolica. La Chiesa conciliare continua ad affondare. Eppure la neo-Fraternità tende ancora a mettersi sotto i Romani conciliari!


9. Ma non ci sono segni da Roma di un qualche ritorno alla Tradizione?

Mons. Lefebvre: Alcuni segni, sì, ma un vero ritorno, no. Questo perché in ogni rivoluzione è necessario trattenere gli estremisti che si spingono troppo lontano e troppo in fretta. Questa è solo una buona tattica in ogni combattimento. Ma gli errori fondamentali della rivoluzione conciliare sono ancora accettati e messi in pratica anche da vescovi supposti conservatori. Il ritorno alla Tradizione non è profondo nella Chiesa conciliare, specialmente quando rivoluzionari altamente pericolosi come mons. Kasper vengono ancora promossi.

Aggiornamento:

La situazione nella Chiesa conciliare procede ancora lungo le stesse linee. Mons. Athanasius Schneider è considerato come un esempio di vescovo neo-conservatore, ma egli continua a credere nel Concilio. Quanto a Mons. Kasper, egli è un neo-cardinale e svolge un ruolo preminente nella Chiesa conciliare.


10. Non vi sono cardinali che hanno operato una svolta in meglio, come per esempio i cardinali Ratzinger e Mayer?

Mons. Lefebvre: Una tale svolta in meglio da parte loro sembrerebbe piuttosto eccezionale e temporanea. Per esempio, il permesso dell’uso del rito tridentino della Messa è solitamente concesso solo a particolari comunità e solo sulla base di quell’Indulto che è sempre un permesso speciale che può essere ritirato. In altre parole, non c’è dubbio che questi cardinali non abbandonano la nuova Messa. Al contrario.
[E qui Monsignore pronuncia parole molto importanti] “Ecco perché ciò che può sembrare una concessione (dei Conciliaristi) è in realtà solo una manovra per separare da noi il maggior numero possibile di fedeli. E’ in questa prospettiva che sembra che essi diano sempre un po’ di più e persino si spingano più lontano. Dobbiamo assolutamente convincere i nostri fedeli che si tratta solo di una manovra, e che è pericoloso mettersi nelle mani dei vescovi conciliari e della Roma modernista. È il pericolo più grande che minaccia la nostra gente. Se abbiamo lottato per 20 anni per evitare gli errori conciliari, ora non è giusto metterci nelle mani di chi professa questi errori”.

Aggiornamento:

Quando si osservano la determinazione e l’astuzia con cui negli ultimi 20 anni Mons. Fellay e il quartier generale della Fraternità, di cui si è circondato a Menzingen, hanno perseguito l’obiettivo di “mettersi nelle mani di chi professa gli errori conciliari”, non si può che pensare a Cappuccetto Rosso che si mette in balia del Lupo Cattivo – salvo che Cappuccetto Rosso non ricorre mai all’ambiguità abituale o alle menzogne. Non sarà mai troppo per i cattolici che desiderano salvare la loro anima, prendere questo avvertimento di Monsignore meno che seriamente. Esso è stato completamente ignorato dai capi della Fraternità negli ultimi 20 anni.

11. Le hanno dato delle soddisfazioni i quattro nuovi vescovi dopo la loro consacrazione dell’anno scorso?

Mons. Lefebvre: Fino ad oggi, sì. Senza pretendere alcuna giurisdizione territoriale, tutti e quattro mi sostituiscono nelle Ordinazioni e nelle Cresime in tutto il mondo. Territorialmente sono i Superiori dei Distretti della Fraternità che rispondono alla richiesta di aiuto dei cattolici locali. Dopo tutto, i cattolici hanno il diritto ai sacramenti e alla Verità per salvare le loro anime e il Diritto Canonico garantisce ai sacerdoti della Fraternità di rispondere alle loro chiamate.
L’anno scorso abbiamo perduto alcuni sacerdoti e fedeli, ma [parole cruciali dello stesso Monsignore] “possiamo ringraziare il Buon Dio per aver permesso che ci lasciassero coloro che non erano completamente d’accordo con noi, che non avevano pienamente capito per cosa noi stiamo combattendo”. Se quelli che non sono d’accordo rimanessero con noi, sarebbe il disordine e la confusione.
Non abbiamo sofferto un considerevole calo di numeri.

Aggiornamento:

Ahimè, la Fraternità di Monsignore è stata gravemente fuorviata negli ultimi 20 anni da liberali coscienti o inconsapevoli, da sacerdoti della Fraternità che non hanno mai “pienamente capito” ciò per cui Monsignore “stava combattendo”. Invece di lasciare onestamente la Fraternità e ricongiungersi alla Chiesa conciliare, sono rimasti all’interno della Fraternità per far sì che essa abbandonasse la posizione di Monsignore per la Fede. Oh, hanno camuffato il loro abbandono, ma se ora lo completano nel Capitolo Generale del 2018, allora i frutti del loro abbandono chiariranno rapidamente ciò che non è ancora chiaro a molti cattolici fuorviati. Dio abbi pietà!


12. Ha incontrato recentemente il cardinale Thiaudoun in vista di una riconciliazione?

Mons. Lefebvre: Sì, ma non ha offerto nessuna vera apertura da parte di Roma. In effetti, le azioni parlano più delle parole, così che se c’è qualcosa che può convincere Roma a prendere sul serio la Tradizione, non sono le parole dolci, ma l’apertura sul terreno di case della Fraternità, una dopo l’altra. Roma sa cosa sta succedendo. Quindi penso che sia inutile per me provare a contattarli. Ahimè, dobbiamo aspettare che la situazione peggiori sempre più perché costoro aprano gli occhi.

Aggiornamento:

Ahimè, dal 1989 la situazione nella Chiesa e nel mondo è peggiorata notevolmente, ma lungi dall’aprire gli occhi di Roma, questo ha semplicemente chiuso gli occhi dei capi della Fraternità. Essi non hanno colto il problema più profondo di tutti, che sta rovinando la Chiesa e il mondo, e cioè la perdita della Verità e la corrispondente perdita della Fede; perché questi capi sono figli di questo mondo moderno. Possono essere pii e pensare che la loro pietà li renda soprannaturali, ma la loro pietà non ha fondamento nella realtà, così che il loro “spirito soprannaturale” è irreale. Dovrebbero imparare dalla strada ardua che dopo tutto Monsignore ebbe ragione a percorrere.

13. Perché Roma non le ha concesso neanche un vescovo? Certo non era una gran cosa da concedere.

Mons. Lefebvre
: La ragione è stata sicuramente la loro paura della Tradizione. Anche un solo vescovo che lavori per la Tradizione per loro è uno di troppo.

Aggiornamento:

È sicuramente per la stessa ragione che per 20 anni Roma ha portato abilmente in giro Mons. Fellay e la sua Menzingen. Roma deve paralizzare qualsiasi potenzialmente grave opposizione al suo Concilio.


14. Che ne pensa del recente “Giuramento di Fedeltà” di Roma?

Mons. Lefebvre: E’ composto da tre parti, la prima e la seconda sono cattoliche – non c’è problema. Ma la terza parte è molto cattiva, perché richiede a chiunque presti il giuramento di essere in linea con i vescovi diocesani, vale a dire col Concilio. Esso fa riferimento esplicito al Concilio e al “Magistero attuale”. Ma questo giuramento di lealtà al Concilio è assolutamente opposto al Giuramento Anti-modernista, che era fedele alla Tradizione. Questo Giuramento è un puro raggiro.
Mi chiedo se Roma non stia recuperando il terreno perduto, quello perduto quanto ha firmato il Protocollo del 5 maggio dell’anno scorso. Come io capii che con la firma ero andato troppo oltre, così Roma avrà potuto rimpiangere di non aver espresso meglio nel Protocollo la necessità di sottomettersi al Concilio. Tutti quelli che oggi firmano questo giuramento saranno obbligati a compiere un atto ufficiale di adesione alla Chiesa conciliare.

Aggiornamento:

Non c’è modo con cui la Roma conciliare possa ufficialmente riconoscere la Fraternità senza una qualche insistenza o altro sull’accettazione del Concilio e della nuova Messa. Accettandoli, Mons. Fellay deve o tradire la Tradizione o ammettere di aver ingannato la Fraternità per 20 anni; cosa che difficilmente farà.


15. Per finire, non ha alcun dubbio o rimpianto per le consacrazioni dell’anno scorso?

Mons. Lefebvre: No. Penso che siano state provvidenziali e quasi miracolose. Avrei potuto farle prima, ma sono felice di aver aspettato, così da dimostrare a Roma che ho fatto tutto il possibile per ottenere da loro un’autorizzazione ufficiale. Nonostante la firma del protocollo che garantiva un vescovo, Roma ha continuato a rifiutare il vescovo. A partire dal Protocollo, avrebbero continuato a porre ogni ostacolo sulla base dello stesso accordo firmato da ambo le parti. Ho fatto bene a ritirare la firma e a consacrare senza il loro permesso
Appena un anno dopo Mons. de Castro Mayer è talmente stanco che non avrebbe mai potuto prendere parte alle consacrazioni dei quattro vescovi, come ha fatto l’anno scorso. Ma la sua partecipazione è stata la prova cruciale che non ero io che da solo mi ero inventando l’intero evento. La sua presenza e il suo coraggioso sermone hanno dimostrato che l’evento era cattolico e non solo “Lefebvriano”.
Per quanto mi riguarda, mi sento ancora bene, ma ho raggiunto i miei limiti. Non posso più compiere le pesanti cerimonie, né intraprendere viaggi in tutto il mondo. Lascio questo ai miei successori. La cerimonia stessa è stata un grande dono di Dio. Possa Egli concedere sempre più cattolici per dimostrare che la salvezza sta nella Tradizione e non nella Chiesa Conciliare.

Aggiornamento:

Sempre più cattolici si sono uniti alla Tradizione da quando è morto Monsignore nel 1991, ma per quanto riguarda la Fraternità, il Diavolo non ha dormito. Nel giro di pochi anni un diplomatico francese propose che Roma ed Ecône dovessero riconciliarsi, lasciando da parte le questioni di dottrina e moderando entrambi il loro antagonismo. E nel giro di pochi anni, grazie al GREC, i contatti segreti - ma non segreti – furono riaperti, e tutti scoprirono di nuovo reciprocamente quanto fossero simpatici, e così dal 2012 la Fraternità ha ufficialmente messo da parte la dottrina nella speranza di giungere ad un accordo non dottrinale. Al pari del mondo moderno e al pari della Chiesa conciliare, la Fraternità si dispose a mettere da parte la Verità.

Comunque, con o senza la Fraternità, Dio salverà la Sua Chiesa, tramite Sua Madre. Preghiamo perché Ella ottenga la salvezza per quante più anime è possibile; e ringraziamoLa profondamente per i veri principii e l’eroico esempio del suo fedele servitore: Mons. Marcel Lefebvre.


+ Richard Williamson
 
Brewster, Stato di New York, 5 luglio 2018






agosto  2018

Ritorna a Documenti
Ritorna alla Pagina di Mons. Williamson