Lettera di Mons. Marcel Lefebvre
a S. S. Giovanni Paolo II

  24 dicembre
1978


Seminario Internazionale San Pio X

24 dicembre 1978

Santissimo Padre,

Come dubitare che l’udienza che Lei mi ha accordato non sia stata voluta da Dio.
E’ stata per me una grande consolazione poterLe esporre in tutta franchezza le circostanze e i motivi dell’esistenza della Fraternità Sacerdotale San Pio X, dei suoi seminari, e le ragioni che mi hanno condotto a continuare l’opera, nonostante le decisioni venute da Friburgo e da Roma.

L’ondata di novità nella Chiesa, accettata e incoraggiata dall’episcopato, ondata che travolge tutto al suo passaggio: la fede, la morale, le istituzioni della Chiesa, non poteva ammettere la presenza di un ostacolo, di una resistenza.

Noi ci siamo trovati quindi a scegliere tra il lasciarci trascinare dalla corrente devastatrice ed accrescere il disastro, e il resistere ai venti e alle maree per salvaguardare la nostra fede cattolica e il sacerdozio cattolico. Non potevamo esitare.

Dal 5 maggio 1975, data della nostra decisione di tenere duro costi quel che costi, sono passati tre anni e mezzo e i fatti ci danno ragione. Le rovine della Chiesa si accumulano: l’ateismo, l’immoralità, l’abbandono delle chiese, la sparizione delle vocazioni religiose e sacerdotali sono tali che i vescovi incominciano a turbarsi e ad evocare costantemente il caso di Ecône. I sondaggi d’opinione mostrano che una gran parte dei fedeli, talvolta una maggioranza, sono a favore dell’attitudine di Ecône.

Per ogni osservatore imparziale è evidente che la nostra opera è un vivaio di sacerdoti come la Chiesa li ha sempre voluti e come i veri fedeli li desiderano. Si è in diritto di pensare che se Roma volesse ammettere il fatto e dare ad esso la legalità a cui ha diritto, le vocazioni sarebbero ancora più abbondanti.

Santissimo Padre, per l’onore di Gesù Cristo, per il bene della Chiesa, per la salvezza delle anime, noi La scongiuriamo di dire una sola parola, una sola parola ai vescovi del mondo intero, come Successore di Pietro, come Pastore della Chiesa universale: Lasciate fare; noi autorizziamo il libero esercizio di ciò che la Tradizione plurisecolare ha utilizzato per la santificazione delle anime.

Quale difficoltà presenta una tale attitudine? Nessuna. I vescovi decideranno dei luoghi e delle ore riservate a questa Tradizione. Al livello della Chiesa locale si ritroverebbe immediatamente l’unità. Per contro, che vantaggi per la Chiesa: il rinnovamento dei seminari, dei monasteri, un gran fervore nelle parrocchie! I vescovi sarebbero stupefatti di ritrovare in pochi anni lo slancio di devozione e di santificazione che credevano fosse sparito per sempre.

Per Ecône, i suoi seminari, i suoi priorati, si normalizzerebbe tutto, come per le Congregazioni dei Lazzaristi, dei Redentoristi … I priorati renderebbero un servizio alle diocesi con la predicazione di missioni parrocchiali, ritiri spirituali secondo Sant’Ignazio e con dei servizi alle parrocchie, in piena sottomissione agli Ordinari del luogo.

Con questo mezzo molto semplice e del tutto conforme allo spirito materno della Chiesa, che non rifiuta ciò che viene in soccorso delle anime, la situazione della Chiesa migliorerebbe, non si spegnerebbe il lumicino che ancora arde e ci si rallegrerebbe nel constatare che la linfa della Tradizione è piena di vita e di speranza!

Ecco cosa ho ritenuto di scrivere a Vostra Santità, prima di incontrarmi con S. Em. il Cardinale Seper. Io temo che delle discussioni prolungate e sottili non portino ad un risultato soddisfacente e facciano ritardare una soluzione che, ne sono convinto, Le deve apparire urgente.

La soluzione, infatti, non può trovarsi in un compromesso che praticamente farebbe sparire la nostra opera, aggiungendo un altro contributo alla distruzione.

Mentre rimango a completa disposizione di Vostra Santità, La prego di accettare il mio profondo e filiale rispetto in Gesù e Maria.

+ Marcel Lefebvre





dicembre 2018

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