Solenne Professione di Fede di
Mons. Salvador L. Lazo

Indirizzata a Giovanni Paolo II
il 21 maggio 1998




pubblicata dal sito francese della Fraternità San Pio X
La Porte Latine


A partire dal 1995, Mons. Salvador Lazo, vescovo emerito di San Fernando de La Union, nelle Filippine, passò di fatto alla Fraternità San Pio X.
I lettori ci concederanno che sulla base di questo fatto
facciamo precedere questo documento da un voloce richiamo ad un altro vescovo che
dal 21aprile 2019 passerà di fatto alla Fraternità San Pio X:
Mons. Vitus Huonder, vescovo emerito di Coira, in Svizzera









Mons. Salvador L. Lazo legge la sua professione di fede
a San Fernando de La Union , Filippine,
il 24 maggio 1998


A Sua Santità il Papa Giovanni Paolo II, Vescovo di Roma e Vicario e di Gesù Cristo, Successore di San Pietro, Principe degli Apostoli, Sommo Pontefice della Chiesa Universale, Patriarca d’Occidente, primate d’Italia, Arcivescovo Metropolita della Provincia di Roma, Sovrano della Città del Vaticano.

Giovedì dell’Ascensione, 21 maggio 1998

Santissimo Padre,

in questo decimo anniversario della consacrazione di quattro vescovi da parte di Monsignor Marcel Lefebvre, per la sopravvivenza della Fede Cattolica; per grazia di Dio, io dichiaro che sono cattolico romano. La mia religione è stata fondata da Gesù Cristo, quando disse a Pietro: «Tu sei Pietro e su questa pietra edificherò la mia chiesa» (Mt. 16, 18).

Santo Padre, il mio Credo è il Credo degli Apostoli. Il Deposito della Fede viene da Gesù Cristo ed è stato completato con la morte dell’ultimo Apostolo. Esso è stato affidato alla Chiesa Cattolica Romana perché serva di guida per la salvezza delle anime fino alla fine dei tempi.

San Paolo ordinò a Timoteo: «O Timòteo, custodisci il deposito» (I Tim. 6, 20), il Deposito della Fede!

Santo Padre, sembra che San Paolo mi dica: “Custodisci il deposito… Un deposito è ciò che si affida, non ciò che uno scopre. Lei lo ha ricevuto, non l’ha tratto da se stesso. Esso non dipende dalla ricerca personale, ma dalla dottrina. Esso non è per il suo uso privato, ma appartiene dalla Tradizione pubblica. Esso non deriva da Lei, ma è giunto a Lei. Nei suoi confronti, Lei non può agire come se fosse il suo autore, ma solo come suo custode. Lei non è l’iniziatore, ma il discepolo. Non le compete regolarlo, ma essere da esso regolato (San Vincenzo di Lerino, Commonitorium, n° 22).

Il Santo Concilio Vaticano I insegna che «La dottrina della Fede che Dio rivelò non è proposta alle menti umane come una invenzione filosofica da perfezionare, ma è stata consegnata alla Sposa di Cristo come divino deposito perché la custodisca fedelmente e la insegni con magistero infallibile. Quindi deve essere approvato in perpetuo quel significato dei sacri dogmi che la Santa Madre Chiesa ha dichiarato, né mai si deve recedere da quel significato con il pretesto o con le apparenze di una più completa intelligenza.» (Costituzione dogmatica Dei Filius, DzS 1800).

«Lo Spirito Santo infatti, non è stato promesso ai successori di Pietro per rivelare, con la sua ispirazione, una nuova dottrina, ma per custodire con scrupolo e per far conoscere con fedeltà, con la sua assistenza, la rivelazione trasmessa dagli Apostoli, cioè il deposito della fede.» (Costituzione dogmatica Pastor Aeternus, DzS 1836).

In più, «il potere del Papa non è illimitato: non solo egli non può cambiare alcunché di ciò che è di istituzione divina, per esempio sopprimere la giurisdizione episcopale, ma, posto per edificare e non per distruggere, egli è tenuto per la legge naturale a non gettare la confusione tra il gregge di Cristo» (Dizionario di teologia cattolica, t. II, coll. 2039-2040).

Anche San Paolo ha confermato la Fede dei suoi convertiti, dicendo: «Orbene, se anche noi stessi o un angelo dal cielo vi predicasse un vangelo diverso da quello che vi abbiamo predicato, sia anàtema!» (Gal. 1, 8).

Come vescovo cattolico, ecco brevemente la mia posizione sulle riforme post-conciliari del concilio Vaticano II. Se le riforme conciliari sono conformi alla volontà di Gesù Cristo, allora collaborerò volentieri alla loro realizzazione. Ma se le riforme conciliari sono pianificate per la distruzione della Religione Cattolica fondata da Gesù Cristo, allora mi rifiuterò di dare la mia cooperazione.

Santo Padre, nel 1969, è giunta a San Fernando, nella Diocesi de La Union, una notifica da Roma. Essa diceva che la Messa latina tridentina doveva essere soppressa e che doveva essere usato il Novus Ordo Missae. Non veniva data alcuna ragione. Poiché l’ordine veniva da Roma, si obbedì senza protestare (Roma locuta est, causa finita est).

Io mi sono ritirato in pensione nel 1993, 23 anni dopo la mia consacrazione episcopale. Dopo il mio pensionamento ho scoperto la vera ragione della soppressione illegale della Messa latina tradizionale. La Messa antica era un ostacolo all’introduzione dell’ecumenismo. La Messa cattolica conteneva i dogmi cattolici, che i protestanti negano. Allo scopo di giungere all’unità con le sette protestanti, la Messa latina tridentina doveva essere eliminata e sostituita col Novus Ordo Missae.

Il Novus Ordo Missae fu composto da Mons. Annibale Bugnini, un massone. Egli fu aiutato a fabbricarlo da sei ministri protestanti. I novatori ebbero cura che nelle preghiere non ci fosse più alcun dogma cattolico, che offendeva le orecchie protestanti. Essi hanno soppresso tutto ciò che esprimeva pienamente i dogmi cattolici, rimpiazzandoli con dei testi molto ambigui a tendenza protestante ed eretica. Essi hanno anche cambiato la formula della Consacrazione consegnataci da Gesù Cristo. Con tali modifiche, il nuovo rito della Messa è diventato più protestante che cattolico.

I Protestanti affermano che la Messa è solo un semplice pasto, una semplice comunione, un semplice banchetto, un memoriale. Il Concilio di Trento ha insistito sulla realtà del Sacrificio della Messa, che è il rinnovamento incruento del Sacrificio cruento di Cristo sul Calvario. «Questo Dio e Signore nostro, dunque, anche se una sola volta si sarebbe immolato sull’altare della Croce, attraverso la morte, a Dio Padre, […] nell’ultima cena, la notte in cui fu tradito […] offrì a Dio Padre il suo corpo e il suo sangue sotto le specie del pane e del vino […] per lasciare alla Chiesa, Sua amata Sposa, un sacrificio visibile (come esige l’umana natura), con cui venisse significato quello cruento che avrebbe offerto una sola volta sulla Croce, prolungandone la memoria fino alla fine del mondo» (DzS 938).
Quindi, la Messa è solo di conseguenza una comunione al Sacrificio appena celebrato, un banchetto in cui si mangia la Vittima immolata in sacrificio. Ma se prima non vi è il Sacrificio, ne consegue che non vi è comunione con Lui. La Messa è innanzi tutto e prima di tutto un sacrificio e solo secondariamente una comunione o un pasto.

Si deve anche sottolineare che nel Novus Ordo Missae, la Presenza Reale di Cristo nell’Eucarestia è implicitamente negata. Osservazione, questa, che è vera anche riguardo alla dottrina della Chiesa sulla Transustanziazione.

In relazione con questo, il sacerdote, che un tempo era colui che offriva un sacrificio, oggi è stato declassato a presidente dell’assemblea. Per questo ruolo, egli si colloca di fronte al popolo. Nella Messa tradizionale, invece, il sacerdote si collocava di fronte al Tabernacolo e all’Altare in cui si trova Cristo.

Dopo aver preso coscienza di questi cambiamenti, io ho deciso di non dire la Messa con il nuovo rito, cosa che ho fatto per più di 27 anni in obbedienza ai miei superiori ecclesiastici. Sono ritornato alla Messa tridentina, che è la Messa istituita da Gesù Cristo nell’Ultima Cena, il rinnovamento incruento del sacrificio cruento di Gesù Cristo sul Calvario. Questa Messa di sempre nel corso dei secoli ha santificato milioni di cristiani.

Santo Padre, con tutto il rispetto che ho per Lei e per il Santo Soglio di San Pietro, io non posso seguire il suo insegnamento personale sulla “salvezza universale”, esso è in contraddizione con le Sacre Scritture.

Santo Padre, forse che tutti gli uomini saranno salvati? Gesù ha voluto che tutti gli uomini fossero riscattati. Egli infatti è morto per tutti noi. Tuttavia, non tutti gli uomini saranno salvati, perché non tutti gli uomini soddisfano le condizioni necessarie per rientrare nel numero degli eletti da Dio per il Cielo.

Prima di ascendere al Cielo, Gesù Cristo affidò ai suoi Apostoli il dovere di predicare il Vangelo a tutte le creature. Le sue istruzioni indicavano già che non tutte le anime si sarebbero salvate. Egli dice: «Andate in tutto il mondo e predicate il vangelo ad ogni creatura. Chi crederà e sarà battezzato sarà salvo, ma chi non crederà sarà condannato» (Mc. 16, 15-16).

San Paolo parlava allo stesso modo ai suoi convertiti: «O non sapete che gli ingiusti non erediteranno il regno di Dio? Non illudetevi: né immorali, né idolàtri, né adùlteri, né effeminati, né sodomiti, né ladri, né avari, né ubriaconi, né maldicenti, né rapaci erediteranno il regno di Dio» (I Cor. 6, 9-10).

Santo Padre, dobbiamo rispettare le false religioni? Gesù Cristo ha fondato una sola Chiesa in seno alla quale si può essere salvati. E questa è la Santa Chiesa Cattolica, Apostolica, Romana. Quand’Egli dà tutte le dottrine e le verità necessarie per essere salvati, non dice: “Rispettate tutte le false religioni”. Infatti, il Figlio di Dio è stato crocifisso sulla Croce perché nei suoi insegnamenti è stato senza compromessi.

Nel 1910, nella sua lettera Notre Charge Apostolique, il Papa San Pio X ha messo in guardia contro lo spirito interconfessionale, poiché esso fa parte del grande movimento di apostasia organizzato in tutti i paesi in vista di una Chiesa Mondiale.
Il Papa Leone XIII ha avvisato che “Poi con aprir le porte a persone di qualsiasi religione si ottiene il vantaggio di persuadere col fatto il grand’errore moderno dell’indifferentismo religioso e della parità di tutti i culti: via opportunissima per annientare le religioni tutte, e segnatamente la cattolica che, unica vera, non può senz’enorme ingiustizia esser messa in un fascio con le altre» (Enciclica Humanum genus).
Il processo va dal cattolicesimo al protestantesimo, dal protestantesimo al modernismo, dal modernismo all’ateismo.

L’ecumenismo, come è praticato oggi, è diametralmente opposto alla dottrina e alla pratica cattoliche tradizionali. Esso confina la sola Religione vera, fondata da Nostro Signore, allo stesso livello delle false religioni, opere degli uomini; cosa che nel corso dei secoli i papi hanno decisamente proibito ai cattolici di fare. «… è chiaro che la Sede Apostolica non può in nessun modo partecipare alle loro riunioni e che in nessun modo i cattolici possono aderire o prestare aiuto a siffatti tentativi» (Papa Pio XI, Mortalium animos).

Io sono per la Roma eterna, la Roma di San Pietro e San Paolo. Io non voglio seguire la Roma massonica. Il Papa Leone XIII ha condannato la massoneria nella sua enciclica Humanum genus del 1884.

Io non accetto neanche la Roma modernista. Il Papa San Pio X ha condannato il modernismo nella sua enciclica Pascendi Dominici gregis del1907.

Io non servo la Roma controllata dai massoni, che sono gli agenti di Lucifero, il Principe dei demoni. Io sostengo la Roma che guida fedelmente la Chiesa cattolica per compiere la volontà di Gesù Cristo, la glorificazione di Dio tre volte Santo, Dio Padre, Dio Figlio e Dio Spirito Santo.

Io mi ritengo felice per aver ricevuto in questa crisi nella Chiesa cattolica, la grazia di essere ritornato alla Chiesa che aderisce alla Tradizione cattolica.
Grazie a Dio, io dico di nuovo la Messa latina tradizionale, la Messa istituita da Gesù nell’Ultima Cena, la Messa della mia ordinazione.

Si degnino la Beata Vergine Maria, San Giuseppe, Sant’Antonio mio santo protettore, San Michele e il mio angelo custode, di aiutarmi a rimanere fedele alla Chiesa cattolica fondata da Gesù Cristo per la salvezza degli uomini.

Che io possa ottenere la grazia di rimanere fino alla morte nel seno della Santa Chiesa Cattolica, Apostolica, Romana, che aderisce alle antiche tradizioni, e di essere sacerdote e vescovo sempre fedele di Gesù Cristo, Figlio di Dio.

Molto rispettosamente,

Monsignor Salvatore L. Lazo, DD, Vescovo emerito della Diocesi di San Fernando de La Union.





NOTIZIA





Salvador Lazo Lazo (nato il 1 maggio 1918; morto l’11 aprile 2000) è stato un prelato filippino della Chiesa Cattolica Romana, svolgendo il compito di Vescovo della Diocesi di San Fernando de La Union, nei pressi di Manila, dal 1981 al 1993.
Fu ordinato sacerdote il 22 marzo 1947. Nel 1950 fondò l’Accademia San Josè. Dal 1951 fu rettore del seminario minore San Jacinto.
Il 1 dicembre 1969 fu incaricato come vescovo ausiliare di Tuguegarao, e venne consacrato vescovo il 3 febbraio 1970. Il 20 febbraio 1981 fu assegnato da Giovanni Paolo II alla Diocesi di San Fernando de La Union.
All’età di 75 anni, il 28 maggio 1993, si ritirò come vescovo titolare. Prese contatto con la Fraternità San Pio X e si dichiarò cattolico tradizionale; celebrando la Santa Messa esclusivamente col Rito Tridentino.
Il 21 maggio 1998 redasse una solenne Professione di Fede, che inviò a Giovanni Paolo II.
Morì a 81 anni. Il suo funerale venne celebrato da Mons. Bernard Fellay.





marzo 2019

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