Documento confidenziale della

Fraternità San Pio X


del 5 giugno 2015



Pubblichiamo la traduzione di una nota confidenziale trasmessa dalla
Casa Generalizia della Fraternità San Pio X a tutti i sacerdoti.

In calce abbiamo riportato una copia dell'originale della nota.
La nota è stata diffusa dal sito messicano Non possumus



FSSPX

Nota confidenziale della Casa Generalizia

Diffusione: membri sacerdoti

Data: 5 giugno 2015

Nota a proposito di una riunione di membri della FSSPX con Mons. Vitus Huonder

Il 17 aprile 2015 si è svolta l’annunciata riunione tra dei membri della FSSPX e Mons. V. H., vescovo di Coira. A questo incontro, che si è svolto in francese presso il Priorato di Oberriet, erano presenti Mons. V. H., Mons. B. Fellay, i reverendi Niklaus Pfluger e A.-M. Nély, Mons. A. de Galarreta, i reverendi M. Gaudron, J.-M. Gleize e Marc Jacot.

Il tema della riunione era l’ecumenismo del Vaticano II.

Prima di affrontare questo tema, Mons. H. ha desiderato cominciare con una dichiarazione i cui punti essenziali sono i seguenti:
- L’integrazione canonica della FSSPX è una grande preoccupazione di Mons. H.
- Uno statuto canonico è una necessità. Senza questo statuto l’influenza della FSSPX è minima perché essa è marginale. I vescovi conservatori auspicano questa regolarizzazione canonica, senza la quale tutti sono contro la FSSPX.
- Mons. H. pensa che la FSSPX non vuole lo scisma. La prova è il rispetto per l’autorità che essa ha sempre conservato.
- Il Magistero deve ascoltare le critiche e le conclusioni dei teologi, compresi quelli della FSSPX, in uno spirito di rispetto reciproco. Il Magistero deve anche considerare se l’evoluzione a partire dal Vaticano II è conforme alla Tradizione.
- La soppressione delle scomuniche e il Summorum Pontificum sono dei segni di buona volontà da parte di Roma.
- Una convenzione con Roma sarebbe un appoggio per il Superiore generale e per il lavoro apostolico della FSSPX: questo darebbe il diritto di chiedere al Magistero delle spiegazioni.
- La Chiesa ha bisogno della FSSPX per una nuova evangelizzazione.
- Dopo un eventuale riconoscimento bisognerebbe continuare a trattare le questioni teologiche per trovare delle soluzioni.

In seguito a questa dichiarazione di Mons. H., i membri della FSSPX hanno espresso i punti seguenti:
- La questione di fondo è la seguente: vi è un problema di fede e di dottrina nel Vaticano II e nelle sue riforme? Questa è la prima questione fondamentale.
- Di fatto, vi è un problema di fede e la nostra situazione canonica è solo una conseguenza di questo problema fondamentale e della situazione della Chiesa.
- Se ci fosse riconoscimento canonico, necessiterebbe la libertà di denunciare gli errori. Questo è concretamente impossibile, poiché si continuerebbe a predicare contro gli errori e anche contro il Papa quand’egli diffonde questi errori.
- Roma ha portato le altre comunità tradizionali al silenzio. La Congregazione dei Religiosi è contro la Tradizione; se ci fosse un accordo sarebbe la stessa cosa per noi.
- Una critica pubblica degli errori del Concilio è necessaria. Non è possibile che noi si taccia riguardo ai problemi di fede.
- Mons. Lefebvre aveva detto: Che ci si accetti come siamo. E’ questa una condizione sine qua non. Ma essi vogliono farci cambiare lo spirito, allora noi diciamo no.

In seguito è stato affrontato il problema dell’ecumenismo del Vaticano II.
- Nella Dominus Jesus, vi è una interpretazione ufficiale soddisfacente del subsistit in? Si parla di una presenza della Chiesa nelle altre chiese: lo Spirito Santo si serve delle altre comunità. Ora, Pio XII dice che bisogna distinguere tra le persone e le comunità: delle persone fuori dalla Chiesa visibile possono ricevere delle grazie, ma non delle comunità in quanto esse sono, per principio, separate dalla Chiesa.
- Come prova: il Papa attuale spiega l’ecumenismo sempre secondo un senso falso, dimenticando l’identità cattolica che esiste già e parlando de «l’unità da trovare».
- Qual è la causa? Il deterioramento della teologia cattolica. Precedentemente, la teologia usava termini e concetti chiari, quelli della scolastica; oggi essa è nebulosa, basata sulle filosofie moderne.
- Le chiese separate sono dette, in quanto tali, «mezzi di salvezza», e questo è falso.
 - Il n° 11 di Unitatis Redintegratio dice che bisogna «predicare la verità», ma dopo di questo vi è una trappola: si parla di elementi comuni, e dopo di «gerarchia delle verità». In effetti, questo conduce ad una falsa distinzione tra «verità essenziali», necessarie alla salvezza, e «verità accessorie», non necessarie alla salvezza.
- In Unitatis Redintegratio la Chiesa è chiamata «mezzo generale di salvezza» e non più «mezzo necessario alla salvezza».

Nel corso di questa discussione, Mons. H. ha dichiarato di essere d’accordo con queste obiezioni: «il Concilio fu troppo poco preciso, bisogna chiarire tutto ciò». «Per me, l’ecumenismo ha per scopo la conversione, senza di che non ha ragione d’essere». Egli ha anche ammesso: «Vi sono molte cose da cambiare nel Codice».

Mons. H. trasmetterà a Roma i dubia della FSSPX sull’ecumenismo preparati da Don Gleize per questa riunione.

Nota confidenziale da non diffondere per nessun motivo; se ce ne fosse bisogno se ne incaricherà la Casa generalizia.










marzo 2019

Ritorna a Documenti