Eleison Comments DCCXXXVII

LEFEBVRE'S WISDOM – II



Commenti settimanali di
di S. Ecc. Mons. Richard Williamson
Vescovo della Fraternità Sacerdotale San Pio X


  28 agosto 2021

Pubblichiamo il commento di S. Ecc. Mons. Richard Willamson. Relativo alla saggezza di Mons. Lefebvre - parte seconda.

Questi “Commenti” sono reperibili tramite il seguente accesso controllato:
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Signore, io credo, ma dammi a credere di più.
Il mondo intero intorno a me è così inclìne ad ingannare!


La saggezza di Lefebvre - II

Oltre all’equilibrio tra liberalismo e sedevacantismo (cfr. questi “Commenti” della scorsa settimana), c’è un altro punto di vista utile per comprendere ed imitare la saggezza di Mons. Lefebvre nel resistere “a viso aperto” ai Papi Paolo VI e Giovanni Paolo II, e cioè la sua lucidità e lungimiranza nel capire, già da allora, quanto fosse necessaria per la Chiesa tale resistenza.
Quando nel 1974 fece la sua famosa Dichiarazione di Novembre, che successivamente divenne come la Carta del movimento Tradizionalista, e quando nel 1975 per questa fu punito con la “sospensione” ufficiale della sua Fraternità San Pio X, e nel 1976 con la sospensione personale da tutte le attività in qualità di vescovo di Roma, la stragrande maggioranza dei suoi colleghi nell’episcopato si schierò con Roma, e molti di loro fecero continue pressioni su di lui perché cedesse il passo a Paolo VI, e smettesse di “disubbidire”.

Fino alla Consacrazione di quattro vescovi nel 1988, allo scopo di tramandare la Tradizione Cattolica, egli cercò in tutti i modi di mettere insieme un piccolo gruppo di quattro o cinque vescovi tradizionalisti che ostacolassero seriamente la dissoluzione in corso della Chiesa da parte dei neo-modernisti. Ma, sebbene ne visitasse molti, non riuscì a trovare nessuno che si schierasse pubblicamente con lui nella battaglia contro i dissolutori occupanti di Roma.
Solo nel 1981 un suo collega finalmente si schierò al suo fianco, e questo solo perché Mons. de Castro Mayer, avendo appena compiuto 75 anni, dovette dimettersi da Vescovo diocesano di Campos, in Brasile. Tuttavia, è rimasto sempre pubblicamente fedele all’Arcivescovo, soprattutto in occasione della cerimonia di Consacrazione dei vescovi nel 1988, gesto che fu molto apprezzato dall’Arcivescovo perché gli dimostrò che non era il solo a guidare la Tradizione messa gravemente a rischio dalla crisi della Chiesa, e ad essere pronto ad azioni drastiche ma necessarie, come le Consacrazioni episcopali senza l’approvazione Papale.

E i due lungimiranti vescovi rimasero insieme finché entrambi morirono a distanza di un mese l’uno dall’altro nel 1991. Tuttavia, dopo la loro morte, nessuno dei due fu seguito a lungo dai loro stessi seguaci, e ciò ha dimostrato quanto eccezionale fosse la loro chiara visione. In Brasile i sacerdoti della Diocesi di Campos ben presto criticarono le nuove posizioni del Vescovo de Castro Mayer, successivamente alle quali divenne un “Ribelle disobbediente”, e decidendo di restare fedeli a quel Pastore obbediente, prima della sua ribellione “contro Roma”, si ritirarono collettivamente sotto le sottane di Roma.
Quanto alla Fraternità mondiale che l’Arcivescovo aveva lasciato dietro di sé, nel giro di pochi anni i suoi dirigenti presero contatti privati con i rappresentanti della Chiesa ufficiale in colloqui organizzati dal gruppo GREC, e nel giro di pochi anni il Superiore della FSSPX annunciò pubblicamente che mancava solo il sigillo definitivo per un accordo ufficiale tra la Fraternità e Roma.
Per merito dei dirigenti della Fraternità l’accordo non è mai stato raggiunto, ma a loro discredito, non è stato per mancanza di tentativi, e di fatti c’è un accordo ufficioso fra Roma e la Neofraternità.

Ma si ha il diritto di screditare così i leader della Fraternità a causa dei loro nobili sforzi di riconquistare il legittimo status di Fraternità riconosciuta all’interno della Chiesa ufficiale? Per rispondere basta verificare i frutti di quegli stessi sforzi.
E sono paragonabili i frutti della Fraternità diretta dall’Arcivescovo, che ripudiava nettamente il contatto con i traditori della Fede, occupanti di Roma, con quelli della Fraternità diretta dai suoi successori, che con quei traditori cercavano di giungere ad un compromesso?
Qualche frutto la Neofraternità produce tuttora, dopo aver iniziato a trattare i Neo Romani come se fossero Cattolici, ma nella crisi terribile della Chiesa che sta sempre aumentando progressivamente anziché attenuarsi, quanto più vero frutto avrebbe potuto portare la Fraternità alle anime dei fedeli se queste non fossero state scoraggiate da ambigui messaggi secondo i quali: “Sì, certo gli occupanti di Roma sono cattivi, ma non possono essere così cattivi! Ci daranno un riconoscimento solo se non li trattiamo troppo male!”.

Ma invece no, sono davvero cattivi. Sono i primi responsabili della distruzione della Chiesa, dalla quale dipende la salvezza o la dannazione di milioni e milioni di anime. Ed eccoli ancora più cattivi che mai con l’ultimo Motu Proprio di Papa Francesco. E sono sempre stati così, dagli ultimi 60 anni. Allora come ha fatto l’Arcivescovo a vederlo così chiaramente e non i suoi colleghi né i suoi successori? Per la forza e la purezza della sua fede.


Kyrie eleison.

                                                                                  


agosto 2021

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