|
|
|
|
JOB'S PATIENCE Commenti settimanali di di S. Ecc. Mons. Richard Williamson Vescovo della Fraternità Sacerdotale San Pio X 11 dicembre 2021
La sofferenza di domani sarà terrificante, Se intitoliamo la seconda e più lunga sezione del Libro di Giobbe con quella “pazienza” per cui egli è famoso, è perché i capitoli da 4 a 37 consistono in un dialogo tra Giobbe e quattro suoi amici che intendono consolarlo ma che riescono solo a ricoprire di sale le sue ferite. Amici poco amichevoli! Nella terza sezione, capitoli da 38 a 42, Dio stesso interverrà per accordare la vera soluzione, che Lui solo potrebbe fornire con tale autorità, e di cui abbiamo certamente bisogno per inquadrare correttamente nella nostra mente le assurdità del Covid, ora che il Castigo e la fine del mondo si avvicinano sempre di più. Giobbe è paziente con i suoi amici perché i primi tre insistono sul fatto che deve aver peccato per meritare la perdita delle sue proprietà e la terribile sofferenza a causa delle malattie, mentre il quarto è solo un po’ più vicino alla vera spiegazione. Tuttavia, alla ricerca della soluzione, i tre amici più anziani di Giobbe, Eliphaz, Baldad e Sofar, enunciano molte verità preziose sul legame tra peccato e sofferenza. È solo che applicano male i loro buoni principi al caso particolare di Giobbe, come lui sa e prova a spiegarli. Lo sa il Cielo, che il peccato di apostasia mondiale è più che sufficiente per farci meritare la punizione del comunismo mondiale che incombe, perpetrato da criminali del Covid come Schwab, Gates, Fauci, e i loro manovratori nascosti. Ma non è l’unico responsabile, perché ci sono anche innocenti che soffrono. Sicuramente, di solito la sofferenza è strettamente connessa al peccato perché è venuta al mondo solo a causa del peccato. Prima della Caduta, Adamo ed Eva non potevano soffrire perché erano protetti dal dono soprannaturale della Giustizia Originale, ma una volta che hanno peccato questo dono è stato sostituito dal Peccato Originale, a causa del quale la loro natura ha perso il suo perfetto equilibrio e ha cominciato da allora in poi a degenerare. La natura umana che proviene sempre da Dio resta comunque ancora buona, sebbene sia macchiata dal Peccato Originale che ha avuto origine da Adamo ed Eva, e che è così grave che può essere cancellato solo dalla grazia di Nostro Signore Gesù Cristo. E anche in questa condizione Dio lascia la nostra natura con le conseguenze della Caduta affinché noi lottiamo fino alla morte contro la nostra natura imperfetta per meritarci il Paradiso. Quindi, se la frode del Covid nei prossimi anni provocherà tutte le sofferenze per cui è stata progettata, non incolpiamo mai Dio, ma piuttosto i Suoi nemici umani che Gli fanno guerra per cacciarLo dalla Sua stessa Creazione. Quindi, dal capitolo 4 al 31, i tre amici di Giobbe cercano a turno di persuaderlo che egli ha peccato, per impazienza, presunzione, disperazione, contraddicendo la giustizia di Dio, rifiutando di pentirsi, per vanagloria, arroganza e così via. Tuttavia, Giobbe confuta pazientemente ciascuno di loro, perché è un uomo “irreprensibile e retto” che sa che potrebbe non essere senza peccato, ma che non è colpevole delle loro accuse. Rispondendo a Baldad nel capitolo 19, fa una famosa dichiarazione di fede nella Redenzione e risurrezione, tanto più notevole per il fatto che Giobbe è un pagano privo della Rivelazione dell’Antico Testamento: “io so infatti che il mio Redentore vive, e nell’ultimo giorno io sorgerò dalla terra; e che nuovamente mi circonderò della mia pelle, e nella mia carne vedrò il mio Dio”. Con tale fede nella mente e nel cuore, non c’è da stupirsi che abbia respinto le accuse dei suoi “consolatori”. Tale fede non è né una favola né un autoinganno, ma pura verità, ed è questa verità cattolica nelle nostre menti e nei nostri cuori che può portarci e ci porterà serenamente attraverso una serie di prove e tribolazioni nei prossimi anni. “Io credo, o Signore, aiuta la mia incredulità” (Mc. IX, 24). Signore, concedi a noi cattolici vittime dell’odierna dilagante apostasia, di approfittare di qualsiasi momento di relativa calma affinché la nostra fede sia abbastanza forte per condurci attraverso qualsiasi grado di inquietudine che Tu puoi permettere per metterci alla prova lungo la nostra strada per il Paradiso. Elihu, capitoli da 32 a 37, è il quarto amico di Giobbe a parlare, più giovane dei tre precedenti e indignato per la loro incapacità di confutare Giobbe. Dice cose belle sulla giustizia di Dio, che Giobbe avrebbe torto a mettere in dubbio, e dice che Dio usa la sofferenza per tenere le anime fuori dall’Inferno, ma non ha una risposta al problema della sofferenza degli innocenti, risposta che può prevenire solo da Dio stesso (38–42). Kyrie eleison. (torna
su)
dicembre 2021 |