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Mons. Marcel Lefebvre e Mons. de Castro Mayer a S. S. Giovanni Paolo II 31 agosto 1985 Lettera composta dai due prelati in occasione della visita di Mons. de Castro Mayer al Seminario San Pio X di Ecône nel 1985; e inviata al Santo Padre Giovanni Paolo II. La lettera riassume le cause della crisi nella Chiesa e chiede al Santo Padre di porvi rimedio. Pubblicata su La Tradizione Cattolica, n° 1, anno 1986 Seminario San Pio X a Ecône 31 agosto 1985 Santo Padre, Nei 15 giorni precedenti la Festa dell’Immacolata Concezione, Vostra Santità ha deciso di riunire a Roma un Sinodo straordinario, affinché “il Concilio Vaticano II, concluso 20 anni fa, divenga una realtà sempre più vivente”. Permettete che, in occasione di questo avvenimento, noi che del Concilio siamo stati parte attiva, Vi facciamo rispettosamente partecipe delle nostre apprensioni e dei nostri desideri, per il bene della Chiesa e la salvezza delle anime che a noi si affidano. Secondo quanto è stato dichiarato dal Prefetto della Sacra Congregazione per la Fede, durante i vent’anni successivi al Concilio si è evidenziata una vera autodemolizione della Chiesa in ogni ambiente, ad eccezione di quelli che hanno mantenuta intatta la millenaria Tradizione. Il cambiamento operato nella Chiesa negli anni Sessanta si è concretizzato ed affermato nel Concilio con la “Dichiarazione sulla Libertà Religiosa”: con essa si accorda all’uomo il diritto naturale di essere esente dalla coazione impostagli dalla legge divina di aderire alla Fede Cattolica per essere salvo, coazione che si traduce necessariamente nelle leggi ecclesiastiche e civili sottomesse all’autorità legislativa di Nostro Signore Gesù Cristo. Questa libertà da ogni coazione esercitata dalla legge divina e dalle leggi umane in materia religiosa, è inserita tra le libertà proclamate nella “Dichiarazione dei Diritti dell’Uomo”, dichiarazione empia e sacrilega condannata dai Papi e in particolare dal Papa Pio VI nella sua Enciclica “Adeo nota” del 23 aprile 1791 e nella sua Allocuzione al Concistoro del 17 giugno 1793. Questa “Dichiarazione sulla Libertà Religiosa” proviene da una fonte avvelenata: 1.
L’indifferentismo religioso degli Stati, anche cattolici, realizzato da
vent’anni anche ad opera della Santa Sede;
2. L’ecumenismo perseguito senza interruzione da Voi stesso e dal Vaticano, e sempre condannato dal Magistero della Chiesa, e in particolare dall’Enciclica Mortalium Animos di Pio XI; 3. Tutte le riforme fatte da vent’anni nella Chiesa per compiacere gli eretici, gli scismatici, le false religioni e i nemici dichiarati della Chiesa, quali i Giudei, i Comunisti, i Framassoni. 4. Questa liberazione dalla coazione della legge divina in materia religiosa incoraggia evidentemente alla liberazione dalla coazione di tutte le leggi divine e umane e demolisce ogni autorità in tutti i campi, specialmente in quello della moralità. Noi non abbiamo cessato di protestare durante e dopo il Concilio contro l’inconcepibile scandalo di questa falsa libertà religiosa e l’abbiamo fatto sia verbalmente che per iscritto, in privato e in pubblico, appoggiandoci sui più solenni documenti del Magistero della Chiesa: tra gli altri, il Simbolo di Sant’Atanasio, il IV Concilio Laterano, il Sillabo (n. 15), il Concilio Vaticano I (DS 3008), e sull’insegnamento di San Tommaso d’Aquino concernente la Fede cattolica (IIa IIae, Questioni da 8 a 16), insegnamento ormai da venti secoli codificato nella Chiesa e confermato dal Diritto e dalle sue applicazioni. Per queste ragioni, se il prossimo Sinodo non tornasse al Magistero tradizionale della Chiesa in materia di libertà religiosa, ma confermasse questo grave errore, sorgente di eresie, noi avremo il diritto di pensare che i membri del Sinodo non professano più la Fede cattolica. Infatti essi agirebbero contro i principi immutabili del Concilio Vaticano I, che nella sua IV sessione al IV capitolo afferma: “Lo Spirito Santo non è stato promesso ai Successori di Pietro affinché per Sua ispirazione essi facciano una nuova dottrina, ma affinché, grazie alla Sua assistenza, essi conservino santamente ed espongano fedelmente la rivelazione trasmessa attraverso gli Apostoli, cioè il Deposito della Fede”. Per tutte queste ragioni, noi non potremo che perseverare nella santa Tradizione della Chiesa e prendere tutte le decisioni necessarie affinché la Chiesa conservi un clero fedele alla Fede cattolica, capace di ripetere con San Paolo: “Traditi quod accepi”. Santo Padre, la Vostra responsabilità è gravemente impegnata in questa nuova e falsa concezione della Chiesa, che trascina il clero e i fedeli nell’eresia e nello scisma. Se il Sinodo, sotto la Vostra autorità persevera in questo orientamento, Voi non sarete più il Buon Pastore. Noi, col Rosario in mano, ci rivolgiamo a nostra Madre, la Beata Vergine Maria, e la supplichiamo di comunicare il suo Spirito di Sapienza a Voi e ai membri del Sinodo, per porre termine al dilagare del modernismo nella Chiesa. Santo Padre, vogliate perdonare la franchezza del nostro intervento, che altro fine non ha se non di rendere al nostro Unico Salvatore, Nostro Signore Gesù Cristo, l’onore che Gli è dovuto, così come alla Sua Unica Chiesa, e degnatevi di gradire i nostri sentimenti di figli devoti in Gesù e Maria. † Marcel Lefebvre Arcivescovo-Vescovo Emerito di Tulle † Antonio de Castro Mayer Vescovo Emerito di Campos (torna
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agosto 2024 |