Lettera del cardinale Mayer a Mr. Glenn Tattersal,
Presidente della Ecclesia Dei Society in Australia

con la quale l'allora Presidente della Commissione Ecclesia Dei
confermava che i fedeli hanno "diritto" alla celebrazione della S. Messa 
secondo il Messale del 1962



11 maggio 1990

Caro signor Tattersal,
La ringrazio della sua lettera del 17 aprile 1990, con allegate i resoconti di Padre Brian Lucas del 10 gennaio e del 14 marzo 1990.
Vedrò di rispondere alle questioni più interessanti che sono state sollevate:

1 ? È il caso di notare che il linguaggio un po’ peggiorativo della Quattuor abhinc annos relativo al “problema dei preti e dei fedeli legati alla messa tridentina”, è totalmente evitato nella lettera apostolica Ecclesia Dei. Quest’ultimo documento promulgato dal Santo Padre parla solo di “fedeli cattolici che si sentono legati a certe forme liturgiche e discilinari anteriori della tradizione latina” (5, c) e di “coloro che si sentono legati alla tradizione liturgica latina” (6 c). 
Sembrerebbe estremamente pregiudizievole continuare a fare riferimento ad un documento precedente della Congregazione per il Culto Divino e la Disciplina dei Sacramenti quand’esso è stato sostituito da un motu proprio del Papa.

2 ? Insistere quindi sul fatto che solo “le aspirazioni di coloro che hanno delle difficoltà ad abituarsi alla messa promulgata da Paolo VI” siano considerate come “legittime”, e denigrare gli altri come quelli che sviluppano una “teologia povera, un interesse personale, una nostalgia superficiale o qualsivoglia aberrazione” sembra proprio ben lontano dalle benevole disposizioni e dalla considerazione pastorale del nostro Santo Padre, il quale, nella lettera apostolica del 2 luglio 1988, scriveva: “ dovrà essere ovunque rispettato l’animo di tutti coloro che si sentono legati alla tradizione liturgica latina, mediante un’ampia e generosa applicazione delle direttive, già da tempo emanate dalla Sede Apostolica, per l’uso del Messale Romano secondo l’edizione tipica del 1962 (Motu Proprio Ecclesia Dei 6 c).

3- Se è chiaro che il Novus Ordo rimane la norma per il rito latino e che non si tratta di cambiare lo status di questa messa, questo non dev’essere interpretato come il rifiuto del diritto alla celebrazione del Santo Sacrificio della Messa secondo il Messale antico. 
Certo, nessuno ha il diritto di acquisire un privilegio, ma allorché il privilegio è effettivamente accordato si ha il diritto di beneficiarne (CIC, 77). Nella Quattuor abhinc annos la celebrazione della Messa secondo l’ordo del 1962 è stato presentato come un privilegio che si poteva chiedere all’autorità competente. Tuttavia, nell’Ecclesia Dei il Pontefice romano ha parlato della Messa del 1962 in termini di “legittimità” (auctoritas) e di “ricchezza” (thesaurus, 5, a) e ha qualificato il desiderio ad un tempo di celebrare e di assistere a questa Messa di “aspirazione legittima” (appetita, 5, c). Ne deriva che il Legislatore supremo della Chiesa ha accordato ai fedeli  un privilegio, nel senso canonicoo del termine (CIC 76.1).

4 ? Forse è discutibile sostenere che “l’intenzione del Santo Padre non è di perpetuare la Messa tridentina come liturgia alternativa, ma di favorire le persone che meritano veramente di esserlo”. Si può anche sostenere che l’intenzione del Santo Padre non è certo di abrogare l’uso del Messale precedente. Questa Commissione pontificia sa per esperienza che chi desidera l’uso del precedente Messale è una porzione relativamente piccola di fedeli, ma là dove si dà la possibilità di usarlo a coloro che lo desiderano, si realizza un mezzo efficace per aiutarli ad entrare nel Sacrificio eucaristico.

5 ? Vorrei solo aggiungere una parola finale. Dal momento che il Santo Padre ha considerato opportuno ripristinare l’uso della precedente edizione del Messale romano a beneficio di coloro “che si sentono legati a certe forme liturgiche re disciplinari anteriori della tradizione latina (Ecclesia Dei, 6, c), sarebbe dannoso e contrario allo spirito del sovrano Pontefice proporre questa forma di culto come intrinsecamente superiore a quella codificata col Messale promulgato da Paolo VI, o permettere ad un generoso proposito pastorale di diventare occasione di polemica o di divisione in seno al Corpo di Cristo.
Che la vostra piena adesione di fede alle direttive dei vostri vescovi e la vostra testimonianza di cristiani possano contribuire a promuovere l’unità nella Chiesa, invitando al ritorno alla piena comunione coloro che si sono avviati su una strada scismatica.

Mentre le invio le benedizioni di Pasqua, resto
Sinceramente suo in cristo

Augustin Cardinale Mayer, Presidente
Mons. Camille Perl, Segretario
 



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