Risposta sul modo di scambiare il segno di pace nel
rito della Messa
(Prot. 693/98/L)
(Pubblicato su Notitiae 34 - 1998 - 3 giugno
1998)
Eccellenza reverendissima.
È giunta a questo dicastero la sua lettera nella quale domandava
la concessione per la sua arcidiocesi di trasferire, nel rito della messa,
lo scambio di pace prima della presentazione dei doni.
Al riguardo mi pregio di rispondere quanto segue:
1. L'attuale normativa non prevede la concessione ad una diocesi di
varianti all’"Ordo Missae". Nell'adattamento dell' "Ordo Missae" accordato
alla conferenza episcopale dello Zaire, è stato concesso di porre
lo scambio di pace a conclusione della Preghiera universale, anticipando
a questo punto anche la preghiera Domine Jesu Christe, introduttiva nel
Rito Romano allo scambio di pace. L'altro caso, a cui forse lei allude,
è la concessione "ad experimentum" data alle Comunità del
Cammino neo-catecumenale con la Notificazione del 1989.
2. Il riferimento al testo di Mt 5,23-24 per collocare lo scambio di
pace a conclusione della preghiera universale, ossia prima di presentare
i doni per l'eucaristia, a differenza di altri riti, non è stato
adottato nel Rito Romano, e ciò fin dall'antichità e a ragion
veduta (anche la Chiesa d'Africa del sec. IV, testimone sant'Agostino,
scambiava il segno di pace dopo il Padre nostro e prima della comunione).
Non potendo dilungarsi ora in documentazione, si ricorda che già
papa Innocenzo I insisteva presso i vescovi del Lazio affinché il
bacio di pace fosse scambiato prima della comunione, e in messali medievali
d'Italia e di Francia s'incontrano le seguenti espressioni eloquenti circa
il significato del gesto: Habete vinculum caritatis et pacis, ut
apti sitis sacrosanctis mysteriis, e l'inserviente rispondeva:
Pax Christi et Ecclesiae semper abundet in cordibus nostris.
Il significato dello scambio di pace va colto nel contesto della preparazione
alla comunione, dopo il "Padre nostro" (con le sue esigenti parole sull'amore
fraterno) e la comunione. Nel Rito Romano, infatti, lo scambio di pace
non ha il senso della riconciliazione prima di presentare la propria offerta,
ma di porre un gesto di comunione fraterna prima di accostarsi a ricevere
il corpo e il sangue di Cristo.
Alla luce del testo di 1 Cor 11,27-29, dal cui contesto si percepisce
come la comunione al corpo del Signore è ordinata a costituire,
chi vi partecipa, in corpo vivente del Signore, libero da divisioni tra
membra di uno stesso organismo, lo scambio della pace, nel Rito Romano,
ha chiara valenza ecclesiale-eucaristica.
Questo senso è così ricordato dalla Institutio Generalis
Missalis Romani, n. 56b: "Segue il rito della pace, con il quale i fedeli
implorano la pace e l'unità per la chiesa e per l'intera famiglia
umana, ed esprimono fra di loro l'amore vicendevole, prima di partecipare
all'unico pane".
3. Il fatto che lo scambio di pace possa trasformarsi in un momento
di distrazione e di occasione per saluti e altre manifestazioni poco consone
al momento rituale che precede la comunione, si può ovviare con
la necessaria catechesi del segno, aiutando i fedeli - specie
nella preparazione ai sacramenti dell'iniziazione cristiana o della prima
comunione - a percepire l'autentico significato di questo gesto, correggendo
eventuali prassi invalse.
Profitto dell'occasione per porgerle cordiali saluti e professarmi con
sensi di distinto ossequio dell'eccellenza vostra rev.ma
dev.mo nel Signore
Geraldo M. AGNELO, arciv. segretario