Lettera agli amici e benefattori, n° 68
di S. Ecc. Mons. Bernard Fellay
Superiore generale della Fraternità San Pio
X
del 29 settembre 2005
Cari amici e benefattori,
In queste settimane avremo la grande gioia di celebrare
il centenario della nascita del nostro venerato fondatore, Monsignor Marcel
Lefebvre.
Quale figura straordinaria, quella di questo missionario
infaticabile, prima missionario in Africa, per portarvi il Vangelo, poi
missionario in Europa e nel mondo intero perché la fede cattolica
vi fosse conservata nella sua integralità.
Ci piacerebbe ricordare qui la sua magnifica statura,
le profonde virtù che hanno animato Monsignor Lefebvre in tutta
la sua vita, ma ci accontenteremo, nel contesto dell’udienza che abbiamo
avuto alla fine del mese di agosto con il papa Benedetto XVI, di ricordare
un testo molto illuminante, sia sulla saggezza e la profondità di
vedute del nostro fondatore, sia sulla linea direttrice che lo ha guidato
e che noi sposiamo interamente.
Nel 1966, e cioè un anno dopo il Concilio, Mons.
Lefebvre, alle domande poste del Prefetto del Sant’Uffizio, il Cardinale
Ottaviani, sulla situazione della Chiesa, rispondeva nel modo seguente:
« […] Oso dire che il male attuale mi
sembra molto più grave della negazione o della messa in dubbio di
una verità della nostra fede. Esso, ai giorni nostri, si manifesta
con una estrema confusione delle idee, con la disgregazione delle istituzioni
della Chiesa: istituzioni religiose, seminari, scuole cattoliche, insomma
di tutto quello che è stato il sostegno permanente della Chiesa.
Ma esso non è altro che la logica continuazione delle eresie e degli
errori che minano la Chiesa a partire dagli ultimi secoli, specialmente
a partire dal liberalismo del secolo scorso, che si è sforzato in
tutti i modi di conciliare la Chiesa con le idee partorite dalla Rivoluzione.
« Nella misura in cui la Chiesa si è opposta
a queste idee, che sono contrarie alla sana filosofia e alla teologia,
essa ha progredito; mentre invece ogni compromesso con queste idee sovversive
ha provocato un allineamento della Chiesa sulla scia del diritto comune
nonché il rischio di renderla schiava delle società civili.
« D’altronde, ogni volta che dei gruppi di cattolici
si sono lasciati attrarre da questi miti, i Papi, coraggiosamente, li hanno
richiamati all’ordine, li hanno illuminati e se necessario condannati.
Il liberalismo cattolico fu condannato da Pio IX, il modernismo da Leone
XIII, il sillonismo da san Pio X, il comunismo da Pio XI, il neomodernismo
da Pio XII. Grazie a questa mirabile vigilanza la Chiesa si è consolidata
e sviluppata. Le conversioni dei pagani, dei protestanti, sono molto numerose;
l’eresia è in rotta completa, gli Stati accettano una legislazione
più cattolica.
« Tuttavia, dei gruppi di religiosi imbevuti
di queste false idee, sono riusciti a diffonderle nell’Azione Cattolica,
nei seminari, grazie ad una certa indulgenza dei vescovi e alla tolleranza
di certi dicasteri romani. Ed è tra questi preti che furono scelti
i vescovi.
È in questo contesto che si colloca il Concilio
che, con le Commissioni preparatorie, si apprestava a proclamare la verità
a fronte di questi errori, allo scopo di farli sparire per lungo tempo
dall’ambito della Chiesa. Sarebbe stata la fine del protestantesimo e l’inizio
di una nuova era feconda per la Chiesa.
« Ebbene, questa preparazione è stata
odiosamente rigettata per far posto alla più grave tragedia che
la Chiesa abbia mai subita. Abbiamo assistito al matrimonio tra la Chiesa
e le idee liberali.
E significherebbe negare l’evidenza, chiudere gli
occhi, se si omettesse di affermare coraggiosamente che, a coloro che professavano
gli errori e le tendenze prima elencate e condannate dai Papi, il Concilio
ha permesso di credere legittimamente che le loro dottrine fossero ormai
approvate
[…]
« Si può e si deve sfortunatamente affermare
che, in maniera quasi generale, allorché il Concilio ha innovato,
ha fatto vacillare la certezza delle verità insegnate dal Magistero
autentico della Chiesa in quanto facenti parte definitivamente del tesoro
della Tradizione.
« La trasmissione della giurisdizione dei vescovi,
le due fonti della Rivelazione, l’ispirazione scritturale, la necessità
della grazia per la giustificazione, la necessità del battesimo
cattolico, la vita di grazia presso eretici, scismatici e pagani, i fini
del matrimonio, la libertà religiosa, i fini ultimi, ecc.: su questi
punti fondamentali la dottrina tradizionale era chiara e unanimemente insegnata
nelle università cattoliche. Adesso, numerosi testi del Concilio
su queste verità permettono ormai di dubitarne.
« Subito ne sono state tratte le conseguenze,
e sono state applicate alla vita della Chiesa:
- I dubbi sulla necessità della Chiesa
e dei Sacramenti, comportano la sparizione delle vocazioni sacerdotali.
- I dubbi sulla necessità e la natura della
“conversione” di tutte le anime, comportano la sparizione delle vocazioni
religiose, la rovina della spiritualità tradizionale nei noviziati,
l’inutilità delle missioni.
- I dubbi sulla legittimità dell’autorità
e sull’esigenza dell’ubbidienza, provocati dall’esaltazione della dignità
umana, dell’autonomia della coscienza, della libertà, fanno vacillare
tutte le società, a cominciare dalla Chiesa alle società
religiose, alle diocesi, alla società civile, alla famiglia.
L’orgoglio ha per normale conseguenza le concupiscenze
degli occhi e della carne. E vedere a che punto di decadenza morale sia
giunta la maggior parte delle pubblicazioni cattoliche, è forse
una delle più spaventose constatazioni della nostra epoca. Senza
alcun ritegno, vi si parla della sessualità, della limitazione delle
nascite con tutti i mezzi, della legittimità del divorzio, dell’educazione
in ambienti misti, del flirt, dei balli come mezzi necessari per l’educazione
cristiana, del celibato dei preti, ecc.
- I dubbi sulla necessità della grazia per essere
salvati, provocano la disistima del battesimo, rimandato ormai a più
tardi, l’abbandono del sacramento della penitenza. Peraltro, qui si tratta
soprattutto dell’attitudine dei preti e non dei fedeli. Lo stesso dicasi
per la Presenza Reale, sono i preti che agiscono come se non vi credessero
più: nascondendo il Santissimo Sacramento, sopprimendo tutti i segni
di rispetto verso di Esso e tutte le cerimonie in Suo onore.
- I dubbi sulla necessità delle Chiesa come
unica fonte di salvezza, sulla Chiesa cattolica come la sola vera religione,
che derivano dalle dichiarazioni sull’ecumenismo e sulla libertà
religiosa, distruggono l’autorità del Magistero della Chiesa. Infatti,
Roma non è più la “Magistra Veritas” unica e necessaria.
« Messi con le spalle al muro dai fatti, occorre
dunque concludere che il Concilio ha favorito in maniera inconcepibile
la diffusione degli errori liberali.
La fede, la morale, la disciplina ecclesiastica tremano
fin nelle fondamenta, secondo la predizione di tutti i Papi.
La distruzione della Chiesa avanza a passi rapidi.
Il Sovrano Pontefice è ridotto all’impotenza
dall’autorità esagerata concessa alle conferenze episcopali.
Quanti esempi dolorosi in un solo anno!
E tuttavia solo il Successore di Pietro può
salvare la Chiesa. »
Ed ecco le soluzioni raccomandate da Mons. Lefebvre:
« Che il Santo Padre si circondi di
vigorosi difensori della fede, che li designi nei dicasteri più
importanti.
Che si degni di proclamare la verità e condannare
l’errore con dei documenti importanti, senza timore delle contraddizioni,
senza timore degli scismi, senza timore di rimettere in discussione le
disposizioni pastorali del Concilio.
Si degni il Santo Padre: di incoraggiare i vescovi
a raddrizzare la fede e i costumi, ciascuno nelle loro rispettive diocesi,
come conviene ad ogni buon pastore; di sostenere i vescovi coraggiosi,
incitarli a riformare i loro seminari e a restaurarvi gli studi secondo
San Tommaso; di incoraggiare i superiori generali a mantenere nei noviziati
e nelle comunità i principi fondamentali di ogni ascesi cristiana,
soprattutto l’obbedienza; di incoraggiare lo sviluppo delle scuole cattoliche,
la stampa della sana dottrina, le associazioni delle famiglie cristiane;
e infine di reprimere i fautori degli errori e ridurli al silenzio.
Le allocuzioni del mercoledì non possono sostituire
le encicliche, le lettere pastorali, le lettere ai vescovi.
Senza dubbio io sono molto temerario nell’esprimermi
in questo modo!
Ma è con amore ardente che compongo queste
righe, amore per la gloria di Dio, amore per Gesù, amore per Maria,
per la sua Chiesa, per il Successore di Pietro, Vescovo di Roma, Vicario
di Gesù Cristo.
[…] »
Qui è detto tutto, e ancora oggi non v’è
nulla da aggiungere, niente da togliere a questa analisi notevole sulle
conseguenze logiche del Concilio restituito al suo contesto storico, sulle
riforme che allora si annunciavano, fino alla profondità della crisi
che ha colpito la Chiesa e da cui ancora non esce, prigioniera dei principi
con i quali il Concilio e i Papi l’hanno incatenata.
Noi pensiamo, molto francamente, che la soluzione del
problema che la Fraternità pone a Roma è intimamente connessa
alla risoluzione della crisi che investe la Chiesa. Il giorno in cui le
autorità torneranno a guardare con benevolenza e con speranza il
passato della Chiesa, la sua Tradizione, potranno allora superare la rottura
causata dal Concilio e riconciliarsi con i principi eterni che hanno costruito
la Chiesa per venti secoli; lì potranno attingere la forza e potranno
trovare la soluzione alla crisi. Allora non vi sarà più il
“problema” della Fraternità…
È questa la ragione delle nostre discussioni con
la Santa Sede. È questo il problema di fondo.
La nuova Messa, il Concilio, sono solo la punta dell’iceberg
che investe la nave della Chiesa; lo spirito del Concilio viene dal liberalismo,
dal protestantesimo, e infine da quella rivolta contro Dio che segna la
storia degli uomini fino alla fine dei tempi.
Quale sarebbe il senso di un accordo che consisterebbe
nel lasciarsi affondare dall’iceberg?
Siate vivamente ringraziati per tutte le vostre preghiere
e per i vostri sacrifici generosi. Tutto questo è per noi molto
prezioso. Nelle nostre visite romane e in tutte le nostre attività
contiamo molto su di esse. In cambio state certi delle preghiere dei seminaristi
e delle nostre ai piedi dell’altare, per la vostra instancabile generosità.
Che il sacrificio di Nostro Signore sia il vostro sostegno
quotidiano! Che il Cuore Immacolato di Maria sia il rifugio protettore
vostro e delle vostre famiglie.
Con tutta la mia gratitudine, io vi benedico.
Nella festa di San Michele
29 settembre 2005
+ Bernard Fellay
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