Dichiarazioni rilasciate
da S. Em.za il Card. Darío Castrillón
Hoyos
Presidente della Pontificia Commissione Ecclesia
Dei
e
Prefetto della Congregazione per il Clero
a Canale 5, il 13 novembre 2005
Trascrizione di un tratto dell'intervista
La messa antica in latino: suggestiva, ma anche fonte
di dispute.
Oggi per celebrarla pubblicamente occorre il permesso
del vescovo locale, ma da mesi circola voce che Benedetto XVI possa deciderne
la liberalizzazione. La voce insistente non trova però conferma
nelle parole del cardinale Darío Castrillón Hoyos, prefetto
della Congregazione per il Clero, gran tessitore del
dialogo con i gruppi tradizionalisti, a cominciare
dalla Fraternità San Pio X che raccoglie i
seguaci di monsignor Lefebvre.
Card. Castrillon: È sempre così.
Il vescovo è il responsabile. Il vescovo pensa che per la sua
diocesi questo è conveniente in un determinato
momento o che non conviene per ragioni pastorali che lui conosce e delle
quali dovrà dar conto all'autorità del Papa, ma specialmente
a Gesù, a Dio.
Dunque, insieme la riaffermazione dell'autorità
dei vescovi, ma anche un richiamo alla loro
coscienza per evitare rigidità inutili e contribuire
alla lunga marcia di riavvicinamento con i
lefebvriani, intrapresa già sotto il pontificato
di Giovanni Paolo II che nel 1988 aveva
scomunicato il vescovo francese per aver effettuato
illecitamente quattro ordinazioni
episcopali.
Un dialogo che sembra aver trovato un nuovo slancio
con l'incontro l'estate scorsa a
Castel Gandolfo tra Bendetto XVI ed il superiore della
San Pio X, Mons. Fellay.
Card. Castrillon: Non siamo di fronte
ad una eresia. Non si può dire in termini corretti, esatti, precisi
che ci sia uno scisma. C'è una attitudine scismatica nel consacrare
vescovi senza il mandato pontificio. Loro sono dentro la Chiesa, solo
che manca una piena, una più perfetta, come è stato detto
nell'incontro con monsignor Fellay, una più piena comunione, perchè
c'è la comunione.
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