Lettera agli amici e benefattori, n° 69
di S. Ecc. Mons. Bernard Fellay 
Superiore generale della Fraternità San Pio X
del 4 giugno 2006


In vista del prossimo svolgimento del «Capitolo» della Fraternità San Pio X, che dovrà eleggere il nuovo Superiore Generale, Mons. Fellay invita i fedeli a recitare una novena «allo scopo di ottenere dalla divina Misericordia la sua grazia, la sua luce e il sostegno dello Spirito Santo»
(vedi sotto)

Cari Fedeli e Benefattori,

«Celebrando la Messa antica ho scoperto chi è il sacerdote».

In questi ultimi tempi, abbiamo sentito più volte questa commovente testimonianza dalla bocca dei sacerdoti che si avvicinano a noi.

In questa frase si trova riassunta una gran parte del profondo mistero che tocca la Chiesa:

1) La Chiesa è in crisi dal Concilio Vaticano II perché il sacerdozio è stato ridotto a mal 
    partito. È questo uno degli elementi fondamentali di questa crisi.
2) Uno dei punti maggiormente decisivi per la restaurazione della Chiesa è e sarà il 
    sacerdozio. Monsignor Lefebvre, tra gli uomini di Chiesa del XX secolo, è stato quello che 
    probabilmente lo ha compreso più chiaramente.
3) Fondando la Fraternità San Pio X egli non intese fare altro che restaurare il sacerdozio, 
    per restaurare la Chiesa intera.
4) E per far questo, egli ristabilì quell’intimo legame, di una profondità insospettabile, tra il 
    sacerdote e la Messa.


Che il sacerdote sia il grande dimenticato dal Concilio Vaticano II lo hanno confessato candidamente alcuni Padri del Concilio.
E nella costituzione sulla Chiesa, la Lumen Gentium, mentre si dedicano interi capitoli ai vescovi e soprattutto ai laici, una delle grandi «invenzioni» del Vaticano II, per i sacerdoti si trovano solo alcuni paragrafi, subordinandoli ogni volta sia ai vescovi sia al sacerdozio universale dei battezzati.

Nel 1971, la Commissione internazionale di teologia poté affermare: «Il Vaticano II ha modificata questa immagine sacerdotale sotto due aspetti. Prima di trattare del sacerdozio ministeriale, il Concilio ha trattato del sacerdozio comune dei fedeli […]. Esso ha messo maggiormente in evidenza il posto del vescovo, centro della Chiesa particolare e membro del collegio universale dei vescovi. Il posto dei sacerdoti nella Chiesa è divenuto vago» (1).

Questo affievolimento, derivato dal deprezzamento e da una nuova prospettiva del sacerdozio, ha comportato la perdita di identità del sacerdote, di cui parlerà Giovanni Paolo II nell’esortazione post-sinodale del 1992, Pastores dabo vobis, affermando che essa deriva da una errata interpretazione del Concilio.
Perdita di identità, posto impreciso nella Chiesa… e tuttavia il decreto Presbyterorum ordinis porta la definizione del sacerdozio data dal Concilio di Trento!

Ma il contesto è tale che qui si porta avanti un concetto diverso, quello del sacerdote predicatore, come lo voleva Lutero, e non quello di colui che offre il Sacrificio. Cosa questa che, parlando del malessere intorno al sacerdozio a partire dal Concilio, farà dire al Padre Olivier, noto come uno specialista della questione, che: «Il vero problema è talmente inusuale nel cattolicesimo che si comprende facilmente questo istintivo accecamento che permette di eluderlo: la volontà di fedeltà a due concilii che divergono così chiaramente tra loro è semplicemente impossibile» (2).

A questa nuova presentazione del sacerdozio corrisponde perfettamente la nuova Messa, dal sapore e dalle intenzioni ancora più protestanti…
La coniugazione di questi due elementi: definizione del sacerdote e nuova Messa, sono bastati per provocare la più grave delle crisi che abbiano mai interessato il sacerdozio in tutta la storia della Chiesa.
Diciamolo in parole povere: il sacerdozio è stato abilmente snaturato. Il «presidente» (præesse) e il «predicatore» (praedicare) sono certo dei ruoli sacerdotali, ma non sono certo l’essenziale: e cioè il «sacrificare».
Fintanto che il sacerdote non comprende che la sua ragion d’essere è il sacrificio, che la sua ordinazione lo orienta al sacrificio, e al sacrificio di Nostro Signore sulla croce, egli non saprà veramente che cos’è, chi è. Il sacerdote senza la Messa, senza sacrificio, è un occhio senza vista, un orecchio che non sente, un piede che non cammina.

Mai il nemico della Chiesa era riuscito a colpirla meglio al cuore. Il cuore della Chiesa, infatti, quello che comunica la vita soprannaturale a tutto il Corpo Mistico, quello che diffonde la vita in tutto l’organismo, è il santo Sacrificio della Messa.
Alla Messa protestantizzata in nome dell’ecumenismo, secondo le stesse parole di Bugnini, era necessario un sacerdozio corrispondente…

I sacerdoti che abbiamo citato all’inizio di questa lettera hanno capito tutto questo al contatto con la Messa tradizionale, come in un lampo folgorante. Ed allora mi dicono di sentirsi insieme frustrati e felici. Frustrati, perché «qualcuno» ha nascosto loro questo tesoro, li ha privati di esso. Felici, sommersi dalla gioia, nel comprendere la grandezza straordinaria della loro vocazione, la realtà sorprendente della partecipazione al sacerdozio di nostro Signore Gesù Cristo «in persona Christi». Il sacerdote è associato, perfino immerso nell’atto sacrificale di Nostro Signore, Sommo Sacerdote, ed egli vi partecipa così con tutto il suo essere che ha consacrato a Gesù, sacrificatore e ostia, per la salvezza delle anime, per l’atto redentore.
Tutto questo è stato fatto sparire nella nuova Messa.
Poveri sacerdoti, che non sanno più che cosa sono!

Carissimi fedeli, non dubitiamo che voi gioite insieme a noi allorché dei sacerdoti scoprono chi sono. Si tratta di gran belle vittorie contro la crisi della Chiesa, di fortini, di roccaforti riconquistate per la Chiesa militante, che si aggiungono ai nuovi sacerdoti che ci dona ogni anno la Divina Provvidenza.
Quest’anno saranno 17. 10 nel mese di giugno e 7 a dicembre.
In queste occasioni, uno dei fini della nostra Fraternità viene raggiunto in maniera tangibile, poiché il suo scopo è il sacerdozio e tutto ciò che ad esso si riferisce.

Ecco quale dev’essere la preoccupazione costante dei superiori: mantenere sempre viva tra i membri la volontà di perseguire e di raggiungere questo fine.
Come in tutte le società, ogni tanto, è necessario fermarsi ed esaminare il cammino percorso, verificare se e come il fine della società è perseguito, osservare la condizione dei membri. Questo lavoro si fa in particolare nel corso del «Capitolo», una assemblea che nella Fraternità San Pio X si riunisce ogni dodici anni. In tale occasione i quaranta membri del Capitolo eleggono il Superiore generale, il quale, assistito dal suo Consiglio, condurrà la Fraternità nei successivi dodici anni.

Non abbiamo bisogno di insistere sull’importanza di un tale avvenimento per la Fraternità.
In questo senso le nostre regole ci ordinano di recitare delle preghiere nel corso dei sei mesi che precedono il Capitolo, allo scopo di ottenere dalla divina Misericordia la sua grazia, la sua luce e il sostegno dello Spirito Santo.

Vi invitiamo ad unirvi alle nostre preghiere e sacrifici con una novena, e se volete con una giornata di digiuno.
Questa novena comincerà il 2 luglio, e consiste nella recita del Veni Creator, di tre invocazioni al Cuore Immacolato di Maria e di una a San Pio X. Quanto al giorno di digiuno, è fissato per venerdì 7 luglio.

Siate vivamente ringraziati per la vostra toccante e fedele generosità, senza la quale la Fraternità non avrebbe i mezzi per svilupparsi e crescere, crescita che ha del miracoloso… Noi contiamo sulle vostre preghiere e chiediamo alla Madonna che con la sua intercessione vi ottenga tutte le grazie e il sostegno spirituale di cui avete bisogno.
Che Dio vi benedica abbondantemente!

Nella festa di Pentecoste
4 giugno 2006
+ Bernard Fellay
 

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NOTE

(1) - Le ministère sacerdotal, Cerf, Paris, 1971. (torna al testo)
(2) - Daniel OLIVIER, Les deux visages du prêtre, Fayard, Paris 1971, p. 106. (torna al testo)



giugno 2006



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