Una dichiarazione di S. Ecc.za Mons. Bernard Fellay

Superiore Generale della Fraternità Sacerdotale San Pio X

all'agenzia Catholic News Service
24 agosto 2006

pubblicata sul n° 141 di DICI



I neretti sono nostri

Servizio di John Thavis, per il Catholic News Service, Roma, 25 agosto 2006
 

Un anno dopo il suo incontro col papa Benedetto XVI, il capo della Fraternità San Pio X, Mons. Bernard Fellay, dichiara che non vi sono stati dei progressi notevoli nella riconciliazione col Vaticano.
Mons. Fellay afferma che dopo che i termini di un eventuale accordo sono stati discussi dai cardinali e dai responsabili della curia romana nel corso della riunione della scorsa primavera (13 febbraio e 23 marzo), “non vi sono stati degli sviluppi”.

Io penso che probabilmente al papa piacerebbe che le cose andassero più svelte, e penso anche che verosimilmente egli incontra molte opposizioni da parte dei cardinali, all’interno” confida Mons. Fellay il 24 agosto.

Per il momento non v’è un granché che si muova, né in un senso, né nell’altro”, ci ha detto.

Mons. Fellay si è intrattenuto telefonicamente con Catholic News Service dopo il Capitolo generale della Fraternità a Ecône, in Svizzera.

Alla fine di agosto del 2005, lui e un altro responsabile della Fraternità hanno avuto una udienza privata di 35 minuti con il papa, incontro che aveva incoraggiato le supposizioni circa una eventuale riconciliazione.

La Fraternità, che rifiuta molti dei cambiamenti introdotti dal Concilio Vaticano II, ha rotto col Vaticano nel 1988, quando il suo fondatore, l’arcivescovo francese Marcel Lefebvre, consacrò quattro vescovi ignorando le istruzioni date dal papa. Mons. Fellay è uno di questi quattro vescovi.

Nel corso della discussione, Mons. Fellay ha detto che la sua comunità, “come segno di buona volontà”, aveva chiesto la restaurazione del rito tridentino, e cioè della liturgia che era stata sostituita dopo il Vaticano II. Ci ha fatto sapere che il Vaticano dovrebbe semplicemente dichiarare che il rito tridentino può essere usato liberamente perché non è mai stato veramente abrogato.

Questo recherebbe molte grazie, sarebbe un grande aiuto. Noi affermiamo che si tratterebbe di un passo avanti, ma non è tutto”, ha aggiunto.

La concessione di un permesso più ampio per l’uso della Messa tridentina è stata suggerita da alcuni responsabili del Vaticano, in particolare dal Card. Dario Castrillon Hoyos, che ha spinto per una riconciliazione con i lefebvriani. Ma nel corso delle riunioni in Vaticano, svoltesi prima, alcuni capo fila della Chiesa si sono opposti a quest’idea.

Sembrerebbe anche che certi cardinali abbiano avanzate delle obiezioni a proposito della trasformazione della Fraternità lefebvriana in prelatura personale, cosa che le conferirebbe una forma di giurisdizione speciale sui suoi membri, nel mondo intero.

Mons. Fellay ci ha fatto capire chiaramente che i disaccordi della Fraternità col Vaticano sono importanti. Agli occhi della fraternità la Chiesa, in questi ultimi quaranta anni, ha conosciuto un “grande, grande declino”: nella liturgia, nella disciplina, nella formazione, nell’educazione alla fede.

Abbiamo segnalato alle autorità che una gran parte dei problemi può derivare dalle novità introdotte col concilio”, ha dichiarato.

La questione, ci ha detto, non sta tanto nel sapere cos’è che la Chiesa dovrebbe fare con la Fraternità, quanto piuttosto in che modo la Chiesa dovrebbe risolvere i suoi problemi interni più fondamentali.

Noi siamo assolutamente convinti che quando le autorità ecclesiastiche affronteranno questi problemi, noi non saremo più un problema”, ha precisato.

Mons. Fellay ha affermato che dopo il suo incontro con Benedetto XVI, è sicuro che questo papa è “capace di ascoltare ciò che noi diciamo” e che le richieste della Fraternità non appartengano al “dominio dell’impossibile”.

Il vescovo ha dichiarato di essere certo che vi saranno dei nuovi contatti col Vaticano, nuove discussioni in avvenire, ma ha affermato che la riconciliazione richiederà molto tempo, forse degli anni.

In luglio Mons. Fellay è stato rieletto Superiore generale della Fraternità per altri 12 anni.


Ritorna a Documenti