Omelia di S. Ecc.za Mons. Bernard Fellay

della Fraternità Sacerdotale San Pio X

pronunciata il 15 ottobre 2006, a Villepreux, Francia,
in occasione delle Giornate della Tradizione



I neretti sono nostri


Reverendo Superiore del Distretto, miei carissimi fedeli,

in un sermone memorabile, per il suo Giubileo sacerdotale, il nostro caro e venerato Fondatore, Mons. Lefebvre, ci ha descritto la potenza della Messa. Chiamiamo abitualmente questo sermone quello della crociata della Messa. Egli vi descriveva la sua esperienza: era andato in Africa come missionario, nei paesi che non avevano conosciuto il vero Dio. Ci raccontava che, una volta stabilita la Messa in quelle terre, derivava da essa una forza tale che non solo salvava le anime, ma a poco a poco costruiva la società, trasformava la società in società cristiana.

Questa descrizione, questa esperienza, noi la viviamo oggi qui.
Le circostanze non sono certo le stesse, la Messa non è stabilita in un paese che non ha conosciuto Dio, essa è stabilita in un paese scristianizzato, in un paese che non vuol più conoscere Dio, devastato dalla Rivoluzione, dai senza Dio, in cui la società cristiana è completamente decomposta ed ove la stessa Messa è spazzata via, trasformata, cambiata secondo i gusti del mondo.

In questo campo, quella stessa Messa che trasformava l’Africa produce gli stessi frutti. A poco a poco la santa Messa, la Messa di sempre, la Messa cattolica, con una straordinaria efficacia, non solo continua a condurre le anime a Dio, a santificarle, a strapparle dal peccato, ma al tempo stesso impone all’anima cristiana il dovere di ricostituire il tessuto sociale cristiano. L’uomo, che è un animale sociale, non è fatto per vivere da solo. È proprio della sua natura vivere in società. Una volta cristiano, quest’uomo, in maniera del tutto naturale, sente il dovere di cristianizzare la società nella quale vive. 
Questo è semplice, è logico, è normale. 
E allorché si guarda a tutta la storia dell’umanità, si vede che ogni società lascia un posto per Dio. In effetti, spesso gli uomini si sono sbagliati su Dio, ma vi è sempre stata una collocazione sociale per la religione.

Allora, lo Stato concepisce se stesso come obbligato a rendere un culto a Dio, non in quanto persona privata, ma proprio come Stato. I pagani lo avevano capito. I Greci, i Romani prima di Nostro Signore dicevano che uno Stato che non avesse Dio si suiciderebbe. E quando la vera Religione giunse a Roma, dopo un certo tempo di battaglie, di conflitti, di persecuzioni, essa riuscì a convincere e a trasformare lo Stato in Stato cristiano.

Che fa invece la Rivoluzione? Prova ad estinguere del tutto la religione? No, impossibile!
Che si tratti della Rivoluzione Francese o del Comunismo, si è provato invano. Il marchio del buon Dio è troppo profondo nell’anima per riuscirvi.
Che si è fatto allora? Si è cercato di ridurre la religione ad un affare privato: rimandare la Chiesa nella sacrestia. E dopo quasi due secoli questo pensiero sembra imporsi. È lo Stato laico, lo Stato senza Dio: lo si definisce neutro, pensate un po’!
Ed ecco che arriva un concilio, il Vaticano II, che fa suo questo pensiero: la Chiesa deve occuparsi solo dei suoi affari, essa non ha più niente da dire allo Stato. Lo Stato è indipendente ed autonomo nei confronti della Chiesa. È ciò che si chiama libertà religiosa.

In questa espressione “libertà religiosa” sono contenuti diversi aspetti. Vi è innanzitutto la libertà di coscienza, la libertà individuale, e vi è soprattutto l’affermazione di una separazione praticamente radicale tra lo Stato, da un lato, e la religione, dall’altro.
Questo pensiero è sempre diffuso, e sull’argomento il Papa regnante mantiene ed afferma delle cose stupefacenti. Egli ci dice che quando il Vaticano II fa suo uno dei princìpi fondamentali dello Stato moderno ? cioè lo Stato laico ? la Chiesa ritrova allora il suo patrimonio; in altri termini, la Chiesa si ritrova in armonia con l’insegnamento di Nostro Signore.
C’è da rimanere allibiti!
Questo linguaggio, l’allora Cardinale Ratzinger lo teneva a Mons. Lefebvre. Il nostro Fondatore gli diceva: "Ma, Eminenza, non potete cancellare 1500 anni di storia della Chiesa, la Chiesa ha sempre detto il contrario". Ed il Cardinale rispondeva: "Quella non era una situazione normale". Che lo Stato viva sottomesso ai princìpi e ai comandamenti di Dio, ai princìpi della Religione cristiana, cattolica, non sarebbe una condizione normale!

Capite dunque, carissimi fratelli, che noi non abbiamo finito di combattere. Non pensate che la crisi sia terminata. 
Nostro Signore ci ha insegnato una preghiera, la preghiera dei figli di Dio, la preghiera che i figli devono elevare a Dio che è loro Padre. Gli Apostoli gli chiedevano: "Insegnaci a pregare"; e Nostro Signore ci ha dato quella preghiera così bella del Padre Nostro. Cosa si dice nel Padre Nostro? "Venga il Tuo Regno, sia fatta la Tua volontà, come in Cielo così in terra". Questa volontà di Dio, allo stesso modo in cui si realizza in Cielo in modo assoluto, sia fatta sulla terra! Che il dolce giogo di Nostro Signore sia veramente la regola, non solo dell’individuo, ma della società!

Io credo di cogliere la ragione dell’accanimento del Papa attuale in favore dello Stato laico: ho l’impressione che egli ribalti la situazione.
Noi diciamo: "Lo Stato deve sottomettersi a Dio", ed è in questo senso che parliamo di una religione di Stato, cioè che lo Stato, l’organizzazione civile, riconosca che deve il vero culto al vero Dio, e quindi deve favorire la sola vera Religione. Certo, lo Stato ha il suo dominio, il dominio temporale, come la Chiesa ha il suo dominio, quello soprannaturale; ma queste due società hanno gli stessi membri e questi non possono essere resi schizofrenici. Per il cristiano, per l’uomo, vi è un fine ultimo: andare in Cielo, e se tale è il fine che deve guidare tutta la sua vita, è evidente che la sua vita sociale non può che essere in armonia con la sua vita cristiana.
Sulla base di questa logica, è manifesto che lo Stato, nell’organizzazione della cosa pubblica ? che è il dominio temporale ? debba fare di tutto perché con le sue leggi e le sue ordinanze favorisca questo cammino verso il Cielo. Ne deriva che, necessariamente, deve esserci armonia tra Stato e Chiesa; e quando si presentano delle questioni miste, cioè dove entrambi hanno qualcosa da dire, è la Chiesa, è il Buon Dio che ha l’ultima parola con i suoi comandamenti. Lo Stato deve assolutamente sottomettersi ai comandamenti di Dio. Non ha alcun diritto ad affermare una sua autonomia o indipendenza. Ecco ciò che ha sempre insegnato la Chiesa.

Invece, il Papa attuale vede le cose in maniera diversa. Vede uno stato assolutista che vuol servirsi della religione come di uno strumento, che fa della religione la sua schiava. Questo, penso, è quello che concepisce quando parla della religione di Stato.
Certo, lo Stato alla Napoleone utilizza la religione per i suoi fini, come oggi in Cina la Chiesa patriottica è sottomessa alle decisioni dello Stato. Quindi, per proteggere, per difendere la religione contro questi veri abusi dello Stato ? abusi che si ritrovano anche sotto il regno del Comunismo in Russia ? è normale che lo si combatta. Ma allora, invece di ritornare ai veri princìpi, il Papa prova a risolvere il problema con la filosofia moderna, con l’atteggiamento moderno. Invece di affermare i princìpi che abbiamo ricordato, egli afferma i princìpi dell’individuo, rende suprema la libertà di coscienza. 
A nessuno si può impedire di professare la propria religione. Il che è vero, ed è insieme falso. È vero nella sfera privata, nel segreto dell’anima; ma quando si tratta dell’organizzazione della società non è più vero. Le false religioni non hanno il diritto di organizzarsi.
Diversamente si va verso il caos, poiché, se si applicasse letteralmente questo principio, nel momento in cui si trovano due musulmani si dovrà dare loro il permesso di avere le loro quattro donne. Il che demolirebbe la società: va da sé.

Noi abbiamo veramente l’impressione di non riuscire a distogliere le autorità romane, la Chiesa ufficiale, da questa concezione nuova che ha un fondamento giusto, quello di liberare la Chiesa dal giogo abusivo dello Stato, ma che per farlo usa dei mezzi cattivi e fa esattamente il contrario di quello che dovrebbe fare.
Così facendo, Roma dà il suo placet, il suo accordo, per la demolizione dello Stato cristiano!

Nello stesso tempo, il Papa ? si dice ? sta cercando di dare una più ampia libertà a questa Messa della quale abbiamo descritto gli effetti? Ci troviamo di fronte ad una flagrante contraddizione!
Per questo chiediamo innanzi tutto al Cielo che il Papa compia questo atto coraggioso di dare la libertà della Messa, ma chiediamo come seconda grazia che egli ottenga anche di comprendere l’illogicità di volere un bene per l’anima cristiana, ed anche un certo tessuto sociale cristiano, privandosi però, nello stesso tempo, dello Stato cristiano.
Come già vi ho detto, la crisi della Chiesa non è finita.

Ieri (1) abbiamo parlato della Messa: permettetemi di ritornarvi e di insistere.
Se nei mesi a venire sarà concessa la libertà, ed anche la libertà totale, alla Messa antica ? cosa di cui si parla sommessamente e che sembra si realizzerà ? ebbene, non pensiamo che tutto sia finito. Può anche trattarsi di una trappola. Sono le sirene di Bordeaux (2): "Tutto va bene, è perfetto, abbiamo il diritto esclusivo alla Messa antica".
Cari fratelli, nello stesso momento, nello stesso mese in cui si dà questo diritto esclusivo alla Messa antica al novello Istituto di Bordeaux, Roma risponde alla Fraternità San Pietro, che lamenta che gli vengono sottratti i suoi più importanti centri in Francia: "Sbrigatevela con i Vescovi". 
In contemporanea!
E se questo non bastasse, noi conosciamo una abbazia del Sud della Francia, molto vicina a noi alla fine del secolo scorso, in cui il nuovo Abate dichiara con insistenza che di tanto in tanto bisogna celebrare la nuova Messa per dimostrare che si è in comunione con il Papa. Cosa che causa, in questa abbazia, un certo turbamento, poiché altri monaci amerebbero un po’ più di tradizione, amerebbero conservare di più la Messa antica e non aprire le porte alla nuova. Il trambusto è tale che, ancora una volta, si ricorre a Roma. E da Roma è giunto recentemente  un Monsignore, che ha lasciato in questa abbazia una perla:  ha rimproverato i religiosi che resistevano alla nuova Messa. È necessario che accettino la nuova Messa. E si tratta dello stesso Monsignore che ha controfirmato il decreto di fondazione dell’Istituto di Bordeaux, col quale gli viene concesso il diritto esclusivo alla Messa antica. 
Bell’esempio di logica!
Dov’è coerenza?

E così, miei carissimi fratelli, la Roma di oggi, per un verso dà la Messa tradizionale, o sembra darla… fino al diritto esclusivo; per l’altro insiste perché si celebri la nuova! 
La Roma che è pronta a dare questa Messa che di per sé, naturalmente, ricrea quel tessuto cristiano che voi cercate di ricostruire qui! Questo è uno di quei giorni in cui si vedono rispuntare i piccoli fili d’erba dopo la tempesta, si assiste alla ricostituzione di un terreno cristiano con una moltitudine di associazioni che mostrano l’aspetto sociale del cristianesimo. Come vi ho detto, questo deriva dalla Messa.
E questa stessa Roma che, per un verso, sembra volerci donare la possibilità di ricostituire un tessuto cristiano, per l’altro verso afferma perentoriamente che è abbandonandolo che si è in armonia col Vangelo e che si ritrova il patrimonio della Chiesa.
Non c’è né capo né coda, miei carissimi fratelli.

È evidente che in un tale stato di cose è veramente prescritto di astenersi. Non è il momento di correre in una specie di fuga in avanti.
No! Se questa Messa sarà concessa, si tratterà di una vittoria. Salutiamola come una vittoria. Ma questo non significa la fine della guerra. La guerra continua.
Io benedico la Divina Provvidenza per il fatto che ogni volta che si compie un atto che potrebbe procurarci qualche scompiglio, qualche dubbio ? È questo il momento? Bisognerebbe fare adesso un passo avanti? ? nello stesso momento la medesima Provvidenza permette altri avvenimenti che dànno quella luce di cui abbiamo bisogno per vedere in tutta evidenza dove si trova il cammino.
Da quando siamo in discussione con Roma, abbiamo constatato la cosa moltissime volte. Il che ci dimostra quanto Dio si comporti con noi, permettetemi questa immagine, così come con il popolo ebraico quando lasciò l’Egitto per andare nel deserto: una nube durante il giorno, una colonna di fuoco nel corso della notte per guidare questo povero popolo nel deserto. Non è piacevole il deserto, ma Dio e là e li sostiene.

L’Introito della Messa di oggi comincia con queste parole: "Salus populi ego sum, dicit Dominus. Io sono la salvezza del mio popolo". Questo termine “salvezza” può avere diversi significati.
Quando oggi parliamo della salvezza, sicuramente pensiamo ad essere salvati. Ma vi è anche il significato di “salute”, come nel termine “salutare”. Dunque, Colui che dà la sua consistenza, la sua vita, la sua forza non solo ad ogni anima, ma al popolo cristiano, è Dio. Dio è col suo popolo. Egli l’accompagna, non lo abbandona. Questo non bisogna mai dimenticarlo. Se qualcuno cerca Dio, se qualcuno vuol piacere a Dio, Dio non l’abbandonerà mai. Quali che siano le circostanze in cui possiamo trovarci, quali che siano le prove, l’anima che vuole Dio e che è pronta a giocare il tutto per tutto, Lo troverà. E Dio sarà la sua salvezza.
Facciamo nostra la realtà che si trova in questa frase. Ancora una volta la guerra non è finita. Quanto tempo durerà? Io non lo so. E per questo, sicuramente, noi abbiamo bisogno di coraggio e questo coraggio lo troviamo nel Buon Dio e nei mezzi che Egli ci dona.

Termino ricordandovi che alla fine di questo mese abbiamo intenzione di consegnare al Santo Padre, al Papa Benedetto XVI, un “ bouquet ” spirituale di corone del Rosario. Corone che saranno state recitate per lui, affinché il Cielo gli dia la forza di compiere questo atto ? che oggi sembra voler compiere ? di dare di nuovo alla Chiesa questa Messa, senza inciampi, senza cattiveria, senza limitazioni, senza condizioni. E mentre preghiamo secondo questa intenzione direttamente per il Papa, preghiamo anche per la Regalità Sociale di Nostro Signore. Non v’è alcuna contraddizione: le due cose sono intimamente legate. Infine, poiché il Cielo stesso ci ha detto, a Fatima, che la Regalità di Nostro Signore verrà attraverso un altro trionfo, quello di Sua Madre, noi preghiamo per il trionfo della Vergine Immacolata.

Pertanto, carissimi fratelli, v’invito, per questi ultimi giorni del mese di ottobre, a recitare qualche corona in più, affinché questo “ bouquet ” sia bello, sia pieno, sia traboccante tanto da impressionare Roma, perché no!
Bisogna dimostrare, e Dio si compiace di questo, che noi vogliamo pagarne il prezzo. Occorre che noi mostriamo al Buon Dio che stimiamo veramente i suoi doni, che riconosciamo che essi sono grandi, che chiediamo qualcosa di grande al Buon Dio. Non è una piccola cosa che chiediamo. Bisogna dunque essere pronti a pagarne il prezzo.

Questa prova che noi diamo al Buon Dio, evidentemente la diamo anche agli uomini. È per questo che in questi ultimi giorni v’invito a pregare, a raddoppiare ? perché no? ?  a fare sempre di più: qualche corona supplementare per queste grandi intenzioni, per il bene della Chiesa, per il bene delle nostre famiglie, per il bene di tutta quanta la società che noi vogliamo cristiana. 
Così sia!

 + In nome del Padre, del Figlio e dello Spirito Santo.  Così sia.



Note

1) Nel corso della conferenza tenuta sabato 14 ottobre 2006, a Villepreux (di prossima pubblicazione)

2) I sacerdoti che hanno costituito l’Istituto del Buon Pastore a Bordeaux, l’8 settembre 2006, sotto la direzione della Pontificia Commissione Ecclesia Dei.

Novembre 2006


Ritorna a Documenti