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Intervista di S. Ecc.za Mons. Richard Williamson della Fraternità Sacerdotale San Pio X condotta da Jérôme Bourbon per il giornale francese “Rivarol” 12 gennaio 2007
RIVAROL numéro
2793. Vendredi 12 janvier 2007. Page 9.
I neretti sono nostri Mgr Richard Williamson : “Il Vaticano II è un dolce avvelenato”
Rivarol: Benedetto XVI occupa la Sede di Pietro da quasi due anni. Che bilancio traccia del suo regno ? Mons. Richard Williamson: Benedetto XVI sembra che essenzialmente continui nella linea del suo predecessore Giovanni Paolo II. Fino ad oggi, dunque, ha dimostrato di essere un pontefice del Concilio Vaticano II. Come era da aspettarsi. Rivarol: Si dice che Benedetto XVI prossimamente dovrebbe
liberalizzare la Messa tradizionale. Questa misura è in grado di
risolvere la crisi della Chiesa ?
Mons. Richard Williamson: Posso sbagliarmi, ma io penso che la liberalizzazione, anche parziale, della Messa tradizionale sarebbe un passo avanti per la Chiesa universale. La grazia fortissima di questa Messa, che attualmente si trova come soffocata dal rito di Paolo VI, si rimetterebbe a scorrere dappertutto nel mondo. Ma per risolvere la crisi della Fede occorrerebbe molto più che la restaurazione del buon Rito della Messa.Rivarol: Questo Motu Proprio sulla Messa non finirà invece col creare più confusione che chiarezza dottrinale ? Mons. Richard Williamson: Giustamente, permettere il buon Rito della Messa non significa formare i fedeli a parteciparvi come è necessario. È tutto da ricostruire, e in effetti in un primo tempo vi sarà molta confusione, per esempio con delle messe ibride. Ma la ricostruzione deve pur cominciare da qualche parte; bisogna aver fiducia nella forza intrinseca del buon Rito.Rivarol: I fedeli tradizionaliti non rischiano di dissolversi nelle parrocchie conciliari a scapito della Fede integrale ? Mons. Richard Williamson: Se in seguito a questa liberalizzazione del buon Rito, dei fedeli della Tradizione frequentassero regolarmente le parrocchie conciliari, significa che non avrebbero compreso granché della battaglia della Fede integrale. Spetta ai capi della Tradizione formare bene le loro pecorelle, così che questa eventuale liberalizzazione faccia più bene ai conciliaristi che male ai tradizionalisti. Questi ultimi infatti devono capire che il problema di fondo è la Fede totale e non solo il Rito della Messa.Rivarol: Chiedere la liberalizzazione della Messa tradizionale senza ritornare sul Novus Ordo Missae di Paolo VI non significa accettare il principio di coesistenza e di pari dignità tra ciò che Mons. Lefebvre chiamava “ la Messa di sempre ” e la “ Messa di Lutero ” ? Mons. Richard Williamson: “ Ab inimico disce”, apprendi dal nemico, dicevano i Latini. Perché tanti vescovi conciliari si mettono in subbuglio per la semplice eventualità della liberalizzazione del buon Rito della Messa ? Non è perché sanno che se nei loro templi si rimette l’Arca dell’Alleanza i loro riti di Dagon sono in pericolo ? Si veda il capitolo V del primo libro di Samuele ! Dobbiamo avere noi, col Rito di San Pio V, più paura dei conciliari col loro rito di Paolo VI ? Rivarol: Nella Summa Teologiae, San Tommaso d’Aquino scrive che venerare la tomba di Maometto, per un cristiano è un atto di apostasia. Ritiene che Benedetto XVI sia colpevole di communicatio in sacris essendosi posto in raccoglimento nella Moschea Blu di Istanbul e che questo suo atteggiamento equivalga a rinnegare la Fede ? Mons. Richard Williamson: Se Benedetto XVI ha pregato all’interno di una moschea, circondato da maomettani, secondo l’uso dei maomettani, ha commesso un grave peccato contro la fede cattolica e compiuto uno scandalo enorme davanti all’intera Chiesa.Rivarol: Definirebbe modernista Benedetto XVI ? Mons. Richard Williamson: Se un modernista è qualcuno che vuole adattare la Chiesa Cattolica al mondo moderno, certamente Benedetto XVI è un modernista. Egli crede sempre che la Chiesa debba riappropriarsi dei valori della Rivoluzione francese. Forse egli ammira il mondo moderno meno di Paolo VI, ma lo ammira ancora fin troppo. I suoi vecchi scritti sono pieni di errori modernisti. Ora, il modernismo è la sintesi di tutte le eresie (San Pio X, Pascendi). Dunque, come eretico, Ratzinger supera di gran lunga gli errori protestanti di Lutero, come ha detto molto bene Mons. Tissier de Mallerais. Solo un hegeliano come lui è persuaso che i suoi errori siano la vera continuazione della dottrina cattolica, mentre Lutero sapeva ed affermava che egli rompeva con la dottrina cattolica. Rivarol: Ritiene che il Vaticano II insegni l’errore o l’eresia ? E direbbe che questa assemblea di vescovi fu un vero concilio ecumenico o un conciliabolo ? E nel rispondere Lei esprime la posizione ufficiale della Fraternità ? Mons. Richard Williamson: Del Vaticano II, Mons. Lefebvre diceva che era un vero Concilio ecumenico nella sua convocazione, ma non nel suo svolgimento. In altre parole, i quasi 2000 vescovi sono stati convocati validamente, ma i 16 documenti che hanno prodotto sono quasi tutti cattivi, perfino molto cattivi. Se questi documenti non sono nettamente eretici, derivano dall’eresia e sfociano nell’eresia: ecco ancora un’espressione di Mons. Lefebvre, che corrisponde sicuramente alla posizione ufficiale della FSSPX.Rivarol: L’Istituto del Buon Pastore considera che non si possa ignorare l’esistenza del Vaticano II e che, quindi, occorra interpretarlo. Che ne pensa ? Mons. Richard Williamson: “Non si può ignorare il Vaticano II” ? Io distinguo. Il Vaticano II è un fatto enorme nella recente storia della Chiesa, d’accordo. Ma i suoi documenti sono fin troppo sottilmente e profondamente avvelenati perché si debba interpretarli. Un dolce parzialmente avvelenato va gettato tutto intero nella pattumiera ! Rivarol: Visto che Lei denuncia l’illegittimità e la nocività del Vaticano II, della nuova Messa, dei nuovi riti sacramentali, del nuovo codice di diritto canonico, del nuovo catechimo, delle nuove beatificazioni (Giovanni XXIII) e canonizzazioni (Mons. Escriva de Balaguer, fondatore dell’Opus Dei), questo non significa porre il problema dell’autorità dei pontefici conciliari che hanno promulgato tutte queste riforme che Lei giudica disastrose ? Mons. Richard Williamson: I tanti cattivi frutti dei pontefici conciliari, Giovanni XXIII, Paolo VI, Giovanni Paolo II e adesso Benedetto XVI, provano che si tratta di cattivi pontefici, ma non necessariamente che essi non siano affatto dei pontefici.Rivarol: Il ricollegamenti successivi alla Chiesa conciliare di Le Barroux, della Fraternità San Pietro, di Campos, dell’Istituto San Filippo Neri e dell’Istituto del Buon Pastore, non si spiegano con l’attitudine a fare della questione dell’autorità nella Chiesa del post Vaticano II un tabù ? Mons. Williamson: Si è realmente fatto un tabù dell’autorità nella Chiesa post conciliare ? Ci si rifiuta di discutere con i detti " sedevacantisti " ? Qual è la forza della Tradizione cattolica se non la Verità ? E che sarebbe una Tradizione incapace di discutere della verità ? Non sono piuttosto i " sedevacantisti " che rifiutano ogni argomento contrario alla loro posizione ?Rivarol: A proposito di questi enti dell’Ecclesia Dei, qual è il loro avvenire e il loro margine di manovra in seno alla Chiesa conciliare ? Mons. Richard Williamson: Ciò che i gruppi dell’Ecclesia Dei e quelli loro apparentati potranno fare all’interno della Chiesa conciliare dipende in gran parte dalla loro fede. Più credono e più si renderanno inassimilabili all’interno di un sistema concepito per assorbirli, per metterli al passo… conciliare ! Ma bisogna riconoscere che questo sistema è forte, molto forte ! Un pericolo mortale per la propria fede solo che gli si presti anche solo un dito !Rivarol: Come vede la Chiesa cattolica fra venti o trent’anni ? Mons. Richard Williamson: Il Nuovo Ordine Mondiale, a cui corrisponde l’apostasia silenziosa nella Chiesa, avanza a passi da gigante. Ma la Chiesa è indefettibile. Rivarol: Se la crisi si prolungerà, Lei è disposto a consacrare dei vescovi senza mandato pontificio ? Mons. Williamson: Si. Ma non senza la prudenza richiesta da tutte le circostanze, spero.Rivarol: In relazione al suo episcopato, Lei si considera membro della Chiesa docente e del collegio apostolico ? Mons. Williamson: Io non faccio parte né della Chiesa docente conciliare né del collegio apostolico conciliare. Per contro, faccio parte a pieno titolo della Chiesa docente cattolica e del collegio apostolico cattolico. Al contrario, i vescovi diocesani conciliari formano una torta avvelenata in blocco, ma non in tutte le sue parti.Rivarol: Dopo aver ottenuti i due preamboli, la FSSPX auspica l’apertura di discussioni dottrinali con il Vaticano. Su cosa verteranno ? Mons. Williamson: Verteranno sulla rottura tra la dottrina cattolica e quella del Vaticano II. Esse avranno successo se ricondurranno i Romani alla Fede di sempre. Agli occhi dei conciliari, invece, esse “avrebbero successo” se la FSSPX abbandonasse questa Fede.Rivarol: Molti cattolici disperano per una crisi della Chiesa che si eternizza. Che dire loro ? Mons. Williamson: Che questi cattolici ravvivino la loro fede, elevandosi ad una visione soprannaturale della crisi attuale ! Se il Buon Dio ha permesso che tutto fosse perduto dal punto di vista umano, è perché vuole obbligarci a guardare in alto ! Egli ci ha fatti per il Cielo, non per la terra ! Dunque, cosa di meglio per noi che constatare che questa terra è meno seducente che mai ! E cosa di meglio che questo nostro attuale martirio " increunto " e la possibilità di un martirio cruento !
gennaio 2007 |