Lettera del Superiore Generale della Fraternità San Pio X
Mons. Bernard Fellay
sul Motu Proprio "Summorum Pontificum cura”


 


Cari fedeli,   

Il Motu Proprio Summorum Pontificum del 7 luglio 2007 ristabilisce la Messa tridentina nei suoi diritti. Si riconosce chiaramente ch’essa non è mai stata abrogata. In tal modo la fedeltà a questa Messa ­ in nome della quale molti sacerdoti e laici sono stati perseguitati, persino sanzionati per oltre quarant'anni ­, questa fedeltà non è mai stata una disobbedienza. 
Non è che un atto di giustizia ringraziare oggi Mons. Marcel Lefebvre per averci mantenuti in questa fedeltà alla Messa di sempre in nome della vera obbedienza, contro tutti gli abusi di potere.
Inoltre, non v'è alcun dubbio che questo riconoscimento del diritto della Messa tradizionale sia il frutto dei numerosissimi Rosari indirizzati alla Madonna durante la nostra crociata del Rosario dell'ottobre scorso; manifestiamole ora la nostra gratitudine.   

Oltre al ristabilimento della Messa di San Pio V nel suo autentico diritto, occorre studiare le misure concrete pubblicate nel Motu Proprio e la giustificazione che ne dà Benedetto XVI nella sua lettera d'accompagnamento:   

- Le disposizioni pratiche prese dal papa devono permettere di diritto alla liturgia tradizionale ­ non soltanto la Messa ma anche i Sacramenti ­ di essere celebrata normalmente. Si tratta di un beneficio spirituale immenso per tutta la Chiesa, per quei sacerdoti e quei fedeli fino a questo momenti paralizzati da un'ingiusta autorità episcopale. 
Intanto converrà osservare, nei mesi che seguiranno, in quale modo tali misure saranno applicate di fatto dai vescovi e dai parroci nelle parrocchie. È proprio per questo che noi continueremo a pregare per il Papa affinché egli si mantenga fermo dopo il coraggioso atto che ha appena compiuto.

 - La lettera d'accompagnamento al Motu Proprio ci dà le ragioni del apa. L'affermazione dell'esistenza di un solo rito in due forme ­ ordinaria e straordinaria -, con lo stesso diritto, e soprattutto il rifiuto di una celebrazione esclusiva della liturgia tradizionale, possono certamente essere interpretati come l'espressione di una volontà politica di non urtare le Conferenze episcopali apertamente contrarie alla completa liberalizzazione della messa tridentina. Ma vi si può anche vedere un'espressione della "riforma della riforma" auspicata dal Papa o, come afferma egli stesso in questa lettera, la messa di san Pio V e quella di Paolo VI si feconderanno a vicenda. 

In ogni caso, in Benedetto XVI c'è il desiderio certo di riaffermare la continuità del Vaticano II e della Messa che ne è scaturita, con la Tradizione bimillenaria. Tale negazione di una rottura causata dall'ultimo concilio ­ già manifestata nel discorso alla Curia del 22 dicembre 2005 - mostra come la posta in gioco della discussione tra Roma e la Fraternità Sacerdotale San Pio X sia essenzialmente dottrinale. Per tale motivo occorre che l'innegabile avanzamento liturgico operato dal Motu Proprio sia seguito ­ dopo il ritiro del decreto di scomunica ­ da discussioni teologiche. 

Il riferimento a Mons. Lefebvre ed alla Fraternità San Pio X contenuto nella lettera d'accompagnamento, così come il riconoscimento della testimonianza resa dalle giovani generazioni che ricuperano la fiaccola della Tradizione, indica chiaramente che la nostra costanza nel difendere la lex orandi è stata presa in considerazione; è dunque con la stessa fermezza che dobbiamo continuare, con l'aiuto di Dio, la lotta per la lex credendi, il combattimento della fede.

Menzingen, 7 luglio 2007

+ Bernard Fellay
 
 
 



luglio  2007

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