S.E. Rev.ma Mons. Mario Oliveri,
ai sacerdoti e ai diaconi
sul Motu Proprio "Summorum Pontificum" del
Papa Benedetto XVI
Sulla celebrazione della Santa Messa
dal
sito della diocesi di Albenga - Imperia
Cari Sacerdoti e
Diaconi,
è con molta amarezza d'animo che ho dovuto constatare che non
pochi di Voi hanno assunto ed espresso una non giusta attitudine di
mente e di cuore nei confronti della possibilità, data ai fedeli
dal Motu Proprio "Summorum Pontificum" del Papa Benedetto XVI, di avere
la celebrazione della Santa Messa "in forma straordinaria", secondo il
Messale del beato Giovanni XXIII, promulgato nel 1962.
Nella "Tre Giorni del Clero" del settembre 2007, ho indicato con forza
e chiarezza quale sia il valore ed il vero senso del Motu Proprio, come
si debba interpretare e come si debba accogliere, con la mente
cioè aperta al contenuto magisteriale del Documento e con la
volontà pronta ad una convinta obbedienza. La presa di posizione
del Vescovo non mancava della sua pacata autorevolezza, avvalorata
dalla sua piena concordanza con un atto solenne del Sommo Pontefice. La
presa di posizione del Vescovo era fondata dalla ragionevolezza del suo
argomentare teologico sulla natura della Divina Liturgia, sulla
immutabilità della sostanza nei suoi contenuti soprannaturali,
ed era altresì fondata su rilievi di ordine pratico, concreto,
di buon senso ecclesiale.
Le reazioni negative al Motu Proprio ed alle indicazioni teologiche e
pratiche del Vescovo sono quasi sempre di carattere emotivo e dettate
da superficiale ragionamento teologico, cioè da una visione
"teologica" piuttosto povera e miope, che non parte e che non raggiunge
la vera natura delle cose che riguardano la fede e l'operare
sacramentale della Chiesa, che non si nutre della perenne Tradizione
della Chiesa, che guarda invece ad aspetti marginali o per lo meno
incompleti delle questioni. Non senza ragione, avevo, nella Tre Giorni
citata, fatto precedere alle indicazioni operative ed ai principi guida
di azione una esposizione dottrinale sulla "Immutabile Natura della
Liturgia".
Ho saputo che in alcune zone, da parte di diversi Sacerdoti e Parroci,
vi è stata anche la manifestazione quasi di irrisione verso
fedeli che hanno chiesto di avvalersi della facoltà, anzi del
diritto, di avere la celebrazione della Santa Messa in forma
straordinaria; e pure espressione di disistima e quasi di
ostilità nei confronti di Confratelli Sacerdoti ben disposti a
comprendere ed assecondare le richieste di fedeli. Si è anche
opposto un diniego, non molto sereno, pacato e ragionato (ma ben
ragionato non poteva essere) di affiggere avviso della celebrazione
della Santa Messa in "forma straordinaria" in determinata chiesa, a
determinato orario.
Chiedo che sia deposta ogni attitudine non conforme alla comunione
ecclesiale, alla disciplina della Chiesa ed alla obbedienza convinta
dovuta ad importanti atti di magistero o di governo.
Sono convinto che questo mio richiamo sarà accolto in spirito di
filiale rispetto ed obbedienza.
Sempre con riferimento agli interventi del Vescovo in quella 'Tre
Giorni del Clero" del 2007, debbo ancora ritornare sulla doverosa
applicazione delle indicazioni date dal Vescovo circa la buona
disposizione che deve avere tutto ciò che riguarda lo spazio
della chiesa che è giustamente chiamato "presbiterio". Le
indicazioni "Circa il riordino dei presbiterii e la posizione
dell'altare" sono poi state riportate nell'opuscolo "La Divina
Liturgia", alle pagine 23-26.
Quelle indicazioni, a più di quattro anni di distanza, non sono
state applicate ovunque e da tutti. Erano e sono indicazioni
ragionevoli, fondate su buoni principi e criteri di ordine generale,
liturgico ed ecclesiale. Ho dato tempo affinché di esse i
Sacerdoti e soprattutto i Parroci ragionassero con i Consigli
Parrocchiali Pastorali e per gli Affari Economici, e si tenesse anche
opportuna catechesi liturgica ai fedeli. Chi avesse ritenuto le
indicazioni non opportune o di difficile applicazione, avrebbe potuto
facilmente trattarne con il Vescovo, con animo aperto ad una migliore
comprensione delle ragioni che hanno spinto il Vescovo a darle,
affinché fossero messe in pratica in modo il più omogeneo
possibile in tutte le chiese della Diocesi . Esse non sono certamente
contrarie alle norme ed anche allo "spirito" della riforma liturgica
che si è attuata nel post-Concilio e partendo dal Concilio
Vaticano II. Se qualcuno avesse avuto fondati dubbi avrebbe potuto
esprimerli con sincerità e con apertura al sereno ragionamento,
e con la volontà rivolta all'obbedienza, dopo che la mente
avesse avuto maggiore illuminazione.
Stimo che ormai sia trascorso ampio tempo di attesa e di tolleranza, e
quindi sia arrivato il momento dell'esecuzione di quelle indicazioni da
parte di tutti, in modo da giungere alla prossima Pasqua con tutti i
presbiterii riordinati, od almeno con lo studio di riordino decisamente
avviato, là dove il riordino richieda qualche difficoltà
di applicazione.
Va da sé che la non applicazione delle indicazioni, nel tempo
che ho menzionato, non potrebbe che essere considerata come
un'esplicita disobbedienza. Ma ho fiducia e speranza che ciò non
avvenga.
Mi affligge non poco l'avervi dovuto scrivere questa Lettera,
assicurandovi che la riterrò come non scritta, se essa
avrà avuto buona accoglienza e positivo effetto.
Lo scritto porta con se tutto il mio desiderio che esso giovi ad un
ravvivamento e ad un rafforzamento della nostra comunione ecclesiale e
della nostra comune volontà di adempiere al nostro ministero con
rinnovata fedeltà a Cristo ed alla sua Chiesa.
Vi chiedo infine molta preghiera per me e per il mio ministero
apostolico, e di gran cuore Vi benedico.
Albenga, 1° gennaio 2012 Solennità della Madre di Dio.
Monsignor Mario Oliveri, vescovo