La Fraternità San Pio X
non vuole riconciliarsi col Papa ad ogni costo

Intervista con Don Franz Schmidberger
Superiore del Distretto di Germania della
Fraternità San Pio X

L'intervista è stata rilasciata al giornale tedesco Die Welt e
pubblicata il 13 febbraio 2012


Premessa di Die Welt

Il processo di riconciliazione fra il Vaticano e la Fraternità San Pio X entra in una fase cruciale. Tre anni fa la revoca della scomunica ai quattro vescovi ha conquistato le prime pagine a causa del vescovo inglese Williamson, che aveva negato l’olocausto.
Ora, forse è presto per dire se il tentativo del Papa di ricondurre in barca i cattolici ultra-conservatori avrà successo o se ci sarà un definitivo allontanamento dei ribelli dalla comunione ecclesiale con la Chiesa Cattolica Romana.

Ultimamente, il Superiore Generale della Fraternità, Mons. Bernard Fellay, ha detto in America che l’ultima proposta di Roma è inaccettabile. Padre Franz Schmidberger, Superiore del Distretto di Germania della Fraternità, ritiene che il discorso non sia così definitivo.
Paul Badde ha parlato con lui.



Die Welt: A Roma ci sono sempre più segni che finalmente si possa giungere ad una piena riconciliazione con la Fraternità San Pio X, la quale potrebbe avere presto la sua Prelatura Personale, status non inferiore a quello dell’Opus Dei. Si dice anche che i negoziati fra il Vaticano e la Fraternità siano falliti. Può chiarire?

Padre Franz Schmidberger: Semplice. Il 14 settembre 2011 il Cardinale Levada ha consegnato a Mons. Fellay, il nostro Superiore Generale, un “preambolo dottrinale” la cui accettazione è condizione per il riconoscimento canonico della Fraternità San Pio X. Abbiamo condotto un’ampia consultazione sul testo e siamo giunti alla conclusione che così non è accettabile. Dopo, l’1 dicembre, io stesso ho portato a Roma la risposta del Superiore Generale, il quale, su richiesta di Roma, ha inviato un chiarimento sulla risposta. Ora attendiamo col fiato sospeso la conclusione della Congregazione per la Dottrina della Fede.

Die Welt: Il Papa ha detto che non avrebbe dato il suo consenso alla revoca della scomunica dei vostri quattro vescovi, se avesse saputo delle dichiarazioni di Mons. Williamson. Dopo un accordo che ne sarà di Mons. Williamson?

Padre Franz Schmidberger: Non sono profeta, ma credo che nel corso dei colloqui sulla struttura canonica della nostra Fraternità, certamente non limitati ad una singola sessione, si parlerà anche di Mons. Williamson. Tuttavia, è prevedibile che egli si attenga alle disposizioni del Superiore Generale.

Die Welt: A Mons. Lefebvre, fondatore della Fraternità, è attribuita l’affermazione di aver aderito “con tutto il cuore alla Roma Eterna”. Lui non si sarebbe conciliato da tempo con questo Papa dalla mano tesa?

Padre Franz Schmidberger: La cosa non è così semplice. Durante la visita apostolica del Cardinale Gagnon, nel 1987, Mons. Lefebvre, in una lettera scritta al Cardinale, avanzò dei suggerimenti idonei per una struttura canonica della nostra Fraternità, e mise bene in chiaro che per noi sono inaccettabili sia l’attuale ecumenismo, che vive all’insegna del relativismo religioso, sia la libertà religiosa, frutto del secolarismo moderno, sia la collegialità, che paralizza tutta la vita della Chiesa. Purtroppo, su questo ci sono ancora oggi delle differenze col Papa regnante.

Die Welt: Quali ulteriori argomenti razionali ha realmente la Fraternità contro la libertà religiosa, dal momento che la sua applicazione ha oggi un ruolo chiave per la pace nel mondo?

Padre Franz Schmidberger: La libertà religiosa non è una questione essenzialmente pratica, ma una questione di dottrina: la sua condanna da parte dei papi non significa che si vogliano costringere altre persone ad accettare la religione cattolica, ma che uno Stato con una popolazione a maggioranza cattolica riconosca la religione cattolica come rivelata da Dio. Le altre religioni e credenze esso può benissimo tollerarle, nell’ambito pubblico, anche con delle leggi civili. Naturalmente, nell’odierna età del pluralismo, tale tolleranza sarebbe ampiamente utilizzata. D’altronde, l’errore non è mai stato un diritto (naturale). Ma quando si parla dell’uomo che può conoscere Dio e la vera religione alla luce della ragione, questo vale anche per lo statista, ed è questo che hanno tenuto presente i papi fino a Pio XII, condannando la libertà religiosa. Tutto il resto, in ultima analisi, è solo agnosticismo.

Die Welt: Gli ultimi papi si sono dedicati all’ecumenismo, in vista dell’unione delle confessioni, seguendo le parole della preghiera di Cristo: “che tutti siano uno” (Gv 17, 21). Che può dire in proposito?

Padre Franz Schmidberger: Ogni Domenica i fedeli cantano: “Credo nella Chiesa, una, santa, cattolica, apostolica”, la preghiera di Cristo non è limitata all’essere solo uno. Eppure, nel corso della storia dei gruppi hanno più volte rotto con questa Chiesa, i Greci nell’XI secolo, Lutero e i suoi seguaci nel XVI secolo.  Questo è un gran dolore per tutti i veri cristiani e noi preghiamo ogni giorno per il ritorno all’unica casa paterna di coloro che si sono separati dalla Chiesa.

Die Welt: Finora ogni setta ha avuto la presunzione di essere nel giusto – con una buona dose di arroganza per la stragrande maggioranza. Mentre Mons. Lefebvre non era così. Egli ha sofferto molto per il rischio della divisione e per l’emergenza dello statuto irrisolto della Fraternità. Si è abituata la Fraternità a questa crisi o la consapevolezza del rischio di una separazione permanente le procura ancora angoscia?

Padre Franz Schmidberger: Un’emergenza è un’emergenza, è una condizione anormale in cui si lotta per la normalizzazione. Ma come si può venire ad un compromesso con la riunione di Assisi, che sostiene implicitamente (non in modo esplicito!) che tutte le religioni sono vie di salvezza? Noi soffriamo certo per la situazione odierna, ma soffriamo mille volte di più per il fatto che questo relativismo religioso sfocia nell’indifferentismo e nell’ateismo, portando innumerevoli anime alla perdizione.

Die Welt: Tre anni fa, per la riconciliazione con la Fraternità il Papa ha messo a rischio la sua reputazione (e l’unità della Chiesa universale). Cosa fa invece la Fraternità per la riconciliazione con lui e con tutta la Chiesa?

Padre Franz Schmidberger: Quando verrà riconosciuta canonicamente, la Fraternità porterà all’interno della Chiesa una grande fede religiosa e un’enorme forza potenziale. Vedo poche comunità religiose che della perfetta unità della dottrina, della liturgia e della spiritualità, hanno fatto la loro bandiera, vivendo di essa. Noi portiamo un grande tesoro, avendo celebrato fin dall’inizio solo la liturgia antica, col suo splendore glorioso di fede e di santità. Inoltre la Fraternità San Pio X sarà un grande sostegno per il Papa nel superamento dello scisma latente rappresentato dalle forze centrifughe in tutte Europa – si veda l’Austria. Recentemente un Arcivescovo mi ha detto che anche in Germania si aspettano il distacco di intere comunità.

Die Welt: Non era questa la mia domanda. Io ricordavo che il Papa ha rischiato tutto per la riconciliazione, quindi cos’è che voi volete mettere in giuoco?

Padre Franz Schmidberger: Offriamo la nostra relativa libertà, che abbiamo usato per ampliare a livello mondiale la nostra opera, mettendola nelle mani del Papa. D’altronde, non si tratta di un accordo diplomatico, ma del bene della Chiesa e della salvezza delle anime. Il problema della Chiesa non è la Fraternità San Pio X, ma i teologi modernisti e il crollo progressivo della vita religiosa dopo il Concilio.

Die Welt: Oggi, anche gli anglicani hanno trovato una casa nella Chiesa cattolica. Cos’è che vi impedisce da decenni di potervi sentire a casa nella Chiesa?

Padre Franz Schmidberger: Fondamentalmente sono quelle stesse tendenze che conducono gli anglicani alla Chiesa cattolica e che a partire dal Concilio Vaticano II hanno preso piede anche all’interno della Chiesa portando ad una devastante perdita della fede, ad un  declino morale e al caos nella liturgia. Si pensi come adesso, in tempo di carnevale, si pratichino ovunque nelle chiese le messe-pagliacciate. Vede, io ho qui il discorso del Papa ai rappresentanti del Comitato Centrale dei cattolici tedeschi, del 24 settembre 2011. In esso egli dice che “La vera crisi della Chiesa nel mondo occidentale è una crisi di fede. Se non arriveremo ad un vero rinnovamento nella fede, tutta la riforma strutturale resterà inefficace”. Col Concilio non è lo spirito della Chiesa che ha permeato il mondo, ma al contrario lo spirito del mondo che è penetrato nella Chiesa.

Die Welt: Non è una novità che una parte di voi, al centro o in periferia, non si unirà ad un accordo col Papa. Siete disposti a consentire che questo gruppo faccia fallire la riconciliazione o siete pronti a separarlo da voi?

Padre Franz Schmidberger: Se per il riconoscimento canonico della Fraternità le autorità ecclesiastiche romane chiedono qualcosa che non è contrario alla dottrina tradizionale e alla pratica della Chiesa, non ci sarà alcun grave problema per la regolarizzazione. Se invece Roma ci chiedesse di riconoscere tutto il Concilio Vaticano II, senza se e senza ma, non vedo alcuna possibilità di soluzione.

Die Welt: In previsione di un accordo, come pensate di distinguervi anche in futuro, all’interno della Chiesa, dagli altri gruppi che si sono impegnati fin qui per la Tradizione? Un possibile accordo comprenderà qualcosa di specifico per voi? O anche cose che gli altri non hanno?

Padre Franz Schmidberger: Il nostro carisma particolare è la formazione di sacerdoti e la cura per i sacerdoti. In più la Fraternità si è specializzata nella predicazione degli esercizi spirituali, nella gestione delle scuole e in particolare nella cura pastorale ordinaria, che oggi è in gran parte nel caos. Pensi solo al sacramento della Penitenza che, come per esempio qui a Stoccarda, non viene amministrato nelle parrocchie, salvo lodevoli eccezioni. Questo fa venir meno nella coscienza della gente la consapevolezza del peccato e la necessità della salvezza e dei sacramenti, al pari dello spirito di sacrificio.

Die Welt: Ci sono di quelli che considerano l’opera di riconciliazione del Papa all’interno della Chiesa come un progetto pilota per l’ecumenismo in generale. Condividete questa idea o vi fa paura?

Padre Franz Scmidberger: Se sono nel giusto, questo può eventualmente riguardare l’ortodossia, ma non i diversi gruppi del protestantesimo. Perché nel primo caso si tratta solo di riconoscere il primato giurisdizionale del Papa, mentre nel secondo caso vi è una significativa deviazione dalla dottrina cattolica, dai sacramenti e dalla pratica della fede. Nell’un caso e nell’altro non abbiamo alcuna responsabilità, né alcun senso di colpa per aver dovuto resistere per ragioni di fede a certi adattamenti, come ad esempio all’adozione della nuova liturgia.

Die Welt: Nessun papa vi ha sostenuto più di Benedetto XVI. Ora, egli avrà presto 85 anni. Temete che il tempo possa agire contro di voi?

Padre Franz Schmidberger: È vero che il Papa regnante ci è venuto incontro con un po’ di buona volontà e spero che riusciremo a trovare una soluzione in questo pontificato. D’altra parte, lo stato della Chiesa assume ogni giorno forme sempre più drammatiche. Il Papa parla della perdita della fede in ampie aree. Questo non è in collegamento con alcune dichiarazioni del Concilio e con le riforme postconciliari? Alcuni prelati sembra che abbiano scorto in questo una luce su cui lavorare, e più la crisi inciderà, più questa luce si farà luminosa, quindi il tempo lavora per noi.

Die Welt: Si può sperare che la minaccia di un nuovo scisma fra Roma e la Fraternità San Pio X possa essere evitato entro Pasqua?

Padre Franz Schmidberger: La Fraternità San Pio X ha vissuto molte crisi e da tutte è emersa rafforzata piuttosto che indebolita. Inoltre, l’8 dicembre del 1984, tutti i suoi membri e le case si sono consacrate alla Vergine. Non credo che Dio abbandoni un pezzo dell’opera di sua Madre.

 

febbraio 2012

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