Lettera n° 512/99 del 13 luglio 1999
inviata dal Cardinale Felici a padre Josef Bisig.
Pontificia Commissione Ecclesia Dei
Prot. n. 512/99, Roma 13 luglio 1999
Al sig. abbé Joseph Bisig - Superiore Generale della Fraternità
San Pietro
Sig. abbé,
Certo sarete a conoscenza dell’iniziativa intrapresa da un gruppo di
preti della Fraternità San Pietro, che hanno presentato un Ricorso
formale alla Santa Sede in data 29 giugno 1999. In questo Ricorso essi
esprimono la loro opposizione ai seguenti punti:
- la linea attuale della Fraternità San Pietro in materia di
liturgia e di attuazione delle direttive indicate dal Concilio Vaticano
II;
- la convocazione del Capitolo Generale prevista per quest’anno e il
modo in cui si sono approntate le elezioni dei partecipanti a
questo Capitolo, il quale - secondo gli opponenti - è
destinato a perpetuare questa linea inserendola definitivamente nelle
Costituzioni;
- il modo di governare la Fraternità, che tende a far tacere
ogni opposizione alla linea attuale, e non favorisce una fraterna
intesa tra i membri, ma comporta il pericolo che la Fraternità
si ritrovi in posizione di isolamento totale in seno alla Chiesa.
Dato il numero importante dei firmatari del Ricorso, equivalente a circa
un terzo dei membri incardinati all’Istituto, e data la gravità
dei problemi sollevati, questa Commissione Pontificia non può non
prendere in considerazione l’iniziativa. I numerosi fatti segnalati nel
Ricorso si aggiungono ad altri che, negli ultimi tempi, sono venuti a conoscenza
di questa Commissione Pontifica.
Per questi motivi, questa Commissione Pontificia ha deciso di agire
senza indugio al fine di evitare delle conseguenze negative e dannose per
la stessa Fraternità e per il lavoro di inserimento dei fedeli tradizionalisti
nella realtà della Chiesa. La causa profonda delle difficoltà
attuali sembra consistere in una mancanza di fiducia nella gerarchia della
Chiesa a tutti i livelli: sia nei confronti della Santa Sede, sia nei confronti
dei Vescovi. Alla base di questo atteggiamento vi è forse una certa
diffidenza nei confronti dell’operato del Concilio Vaticano II, innanzi
tutto in relazione alla liturgia riformata dal papa Paolo VI in conseguenza
del Concilio. Il rifiuto di ogni concelebrazione nelle Messe celebrate
secondo il rito in vigore ne è, sfortunatamente, la prova. Come
si sa, una tale mancanza di fiducia fu all’origine dello scisma di Mons.
Lefèbvre, scisma che ancora perdura. È nostro dovere prendere
le misure preventive necessarie per evitare una analoga involuzione del
vostro Istituto.
Dopo aver consultato la Congregazione per la Dottrina della fede e con
il suo consenso, questa Commissione Pontificia, esercitando l’autorità
della Santa sede sulla Fraternità San Pietro in virtú delle
facoltà ad essa attribuite dal Sovrano Pontefice Giovanni Paolo
II, ha deciso quanto segue:
1) L’autorizzazione concessa il 3 marzo 1999 (prot. 443/99) per poter
anticipare il capitolo Generale della Fraternità San Pietro
di un anno e tenerlo in agosto di quest’anno, è
revocata.
2) Occorre convocare una assemblea di tutti i membri incardinati nella
Fraternità, da tenersi nell’autunno del 1999, sia a
Wigratzbad sia a Roma o in qualche altro luogo.
Questa assemblea avrà il compito di discutere, sotto la presidenza
del
Cardinale-Presidente di questa Commissione o di
un suo Delegato, i temi ecclesiologici e liturgici in questione, in un
libero
confronto di idee. Il Cardinale-Presidente darà
alla fine le disposizioni a valere per l’avvenire, sia per quanto riguarda
il
futuro della Fraternità, sia per quanto riguarda
la futura pratica liturgica, che conserverà certamente l’identità
liturgica
garantita dall’indulto accordato alla Fraternità
al momento della sua fondazione.
3) In attesa di questa assemblea - che non necessiterà di pubblicità,
né di discussioni preventive tra i preti e ancor meno tra i
seminaristi - siete pregato di gestire’ solamente
gli affari correnti dell’Istituto e di astenervi dall’apportare mutamenti
che non
siano strettamente necessari.
Questa Commissione pontificia spera che voi, sig. abbé, in quanto
Superiore Generale della fraternità San Pietro, collaboriate con
essa per ristabilire la pace interna della fraternità e per garantirne
l’ulteriore sano sviluppo, il quale, pur conservandone la specificità,
dia ad essa la possibilità di trovare il suo posto tra gli altri
Istituti di Vita Consacrata e di Vita Apostolica.
Vogliate gradire, sig. Superiore Generale, l’espressione della mia alta
considerazione.
Angelo Card. Felici - Presidente
Camillo Perl - Segretario
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