NUOVI PRETI DELLA NUOVA CHIESA 

Prima Comunione con lo zainetto 

Pubblichiamo il testo di un articolo apparso sul quotidiano 
La Nazione del 9 maggio 2004, pagina di Pontedera-Valdera 

da cui si comprende come i due preti del Duomo di Pontedera 
si esercitino creativamente a scherzare con le cose sacre

"Col permesso delli Superiori"?



Testo dell'articolo
Breve nota
Memento per i nuovi preti


La Nazione 9 maggio 2004, p.17, Pontedera / Alta Valdera

Prima comunione con la zainetto

Pontedera.
Zainetto in spalla, ma stavolta non per andare a scuola.
Zainetto in spalla, stavolta, come simbolo del bagaglio personale per camminare verso l’altare della prima comunione di stamani. L’iniziativa, secondo gli ideatori, racchiude la volontà di avvicinarsi a ricevere Cristo per la prima volta con indosso il bagaglio della propria vita. È stata pensata ? così assicurano i parroci del Duomo, don Claudio Desii e don Stefano Serafini ? di comune accordo tra sacerdoti, educatori e ragazzi, che giusto stamani mattina riceveranno la Prima Comunione.
E qualche perplessità espressa da alcuni genitori è già rientrata nella riunione di venerdì sera. “Perfetto accordo ?sostengono all’unisono don Desii e don Serafini ? i genitori hanno capito l’iniziativa tra l’altro condivisa pienamente anche dai ragazzi. Si tratta di un gesto simbolico: la vita è una esperienza che tutti noi affrontiamo con il nostro bagaglio, e lo zainetto sul vestito della prima comunione è semplicemente il simbolo di questo desiderio di avanzare. In esso ognuno mette una parte di se stesso e la presenta a Cristo per condividerla con lui”. Tutto qui, niente di spettacolare, né di trascendentale. E sarebbe preferibile, così è stato concordato, lo stesso zainetto con il quale i bambini si recano quotidianamente a scuola. Sarebbe l’ideale, anche se l’acquisto, per l’occasione, di uno zainetto nuovo, magari perché quello usuale è proprio ridotto male, non verrà considerato una trasgressione. 





Breve nota:
In verità, l’iniziativa non presenta niente di particolarmente critico, la motivazione addotta è di una semplicità e di una innocenza che lascia solo un po’ perplessi. La stessa perplessità, forse, che ha suscitata in quei genitori che si sono poi convinti il venerdì sera, in seguito alle spiegazioni dei due preti e degli educatori.

Qual è questa perplessità?
Una volta… nei tempi bui del cattolicesimo medievale che ci ha oppressi per secoli fino al provvidenziale Vaticano II…, una volta si andava alla prima Comunione con una veste candida, a simboleggiare il candore del cuore con cui ci si accostava per la prima volta al Corpo di Cristo. Lo stesso candore che veniva espresso dalla veste bianca che il sacerdote faceva indossare al bambino al momento del Battesimo, dopo avere scacciato il demonio ed operato gli esorcismi necessarii. Da quel momento il bambino, ora battezzato, e quindi emendato dal peccato originale, si affidava alle cure della Santa Madre Chiesa, all’educazione dei genitori e all’edificazione dei padrini, perché divenisse un buon seguace di Cristo, perché mantenesse quella rinnovata purezza del cuore che gli aveva conferita il Battesimo. Nell’età della ragione, appena possibile, dopo aver appreso i rudimenti della dottrina, le preghiere più semplici e necessarie, e dopo aver compreso, seppure in maniera elementare, il significato dell’assunzione del Corpo di Cristo, lo si rivestiva con la stessa veste bianca e lo si faceva accostare per la prima volta alla Santa Comunione.
Che cosa portava con sé il ragazzino fino all’Altare? Con che cosa si presentava al cospetto del Corpo del Signore, per assumerLo per la prima volta, secondo il Suo comandamento, per la salvezza dell’ànima sua? Egli portava il suo cuore rinnovato dal battesimo, la sua intelligenza illuminata dagli insegnamenti dei padrini e della Santa Chiesa, il suo ànimo contrito per la sua debolezza umana e per i suoi peccati. Si accostava fiducioso, speranzoso, al Corpo di Cristo, dopo avere confessato i suoi peccati, pregando il Salvatore di renderlo degno di meritare la Sua Grazia per la vita eterna.

Tutto questo ciarpame, per fortuna, è stato spazzato via dal provvidenziale Vaticano II. 
Tutta questa inutile retorica è stata finalmente fugata dalla illuminata catechesi moderna dei nuovi preti del postconcilio.
Candore, purezza del cuore, ànimo contrito, insegnamenti della Santa Madre Chiesa, catechismo, prime preghiere, rudimenti della dottrina… tutto spazzato via dalla nuova catechesi, dalla nuova pastorale, dalla nuova dottrina, dalla nuova chiesa del postconcilio.
Finalmente… Ed ecco: Freud sostituire efficacemente il Catechismo della Chiesa Cattolica, gli educatori sostituire brillantemente i padrini, i nuovi preti sostituire intelligentemente i Ministri di Cristo.

Cosa porta oggi il ragazzino all’altare per presentarsi al cospetto del Corpo di Cristo?
Il suo bagaglio esistenziale, la sua esperienza di vita, il suo vissuto ? come si usa dire oggi con una espressione stupida e insignificante -; e lo porta con orgoglio,  con la consapevolezza acquisita nelle nuove parrocchie che si tratta di quello che vuole il Signore, con la certezza indottagli dai famosi educatori che il Signore misericordioso lo accoglierà nella sua comunione con tutti i suoi difetti, con tutte le sue mancanze, con tutti si suoi peccati… perché il Signore è buono e non fa caso a queste piccole cose… basta un gesto simbolico… uno zainetto simbolo della propria miseria. 
Anzi… quanto più la miseria morale è grande, i peccati sono gravi, l’esistenza è scomposta, la vita che si conduce è sciatta, turbolenta, contorta, lontana dai comandamenti di Cristo, tanto più il Signore l’accoglie misericordiosamente, perdonando tutto e tutti, aprendo le porte del Cielo a chiunque.

Iperboli? Provocazioni?
Forse… ma che scaturiscono irrefrenabili da esempii come questi.
Nelle nostre parrocchie non si insegna più il timore di Dio, ma si diseduca a non temere più Iddio.
Non si insegna più che viviamo in una valle di lacrime, ma si diseduca dando valore alla mera esistenza umana, comunque condotta.
Non si insegna più che occorre conformarsi alla Volontà di Dio, ma si diseduca esaltando il mondo e la volontà del mondo, del Principe di questo mondo.

Basta soffermarsi su una frase riportata dal giornalista: “… i genitori hanno capito l’iniziativa tra l’altro condivisa pienamente anche dai ragazzi …”.
Ecco come insegnano oggi i nuovi preti della nuova chiesa: si inventano una panzana stupida e al limite della blasfemia, la spiegano ai genitori perplessi presentandola come il non plus ultra della intelligenza, quindi chiedono l’adesione dei poveri ragazzini ignari e la ripresentano come il frutto “democratico” della volontà di tutti. 
E la Comunione? Cos’ha a che vedere la Comunione con la condivisione furbescamente democratica delle panzane e della creatività di questi nuovi preti?
Niente! Assolutamente niente! La Comunione è solo un’occasione, un accidenti, una scusa perché questi nuovi preti possano dare sfogo alle loro velleità pseudo-intelletuali.

Che dire poi dell'altra frase tanto incredibile quanto  ridicola: “In esso [nello zainetto] ognuno mette una parte di se stesso e la presenta a Cristo per condividerla con lui.
A parte la completa insignificanza di una frase del genere, tipica del linguaggio neopretesco che è mosso da esigenze “ad effetto” tanto più efficaci quanto più vuote di significato, qui è presente una inversione dell'insegnamento cattolico, una sovversione della dottrina. Non più il fedele che si accosta a Cristo dopo essersi sforzato di conformarsi ai suoi comandamenti e al suo insegnamento, ma il fedele che si accosta a Cristo con tutte le sue machevolezze, i suoi difetti e i suoi peccati, pretendendo assurdamente che Cristo li condivida. 
Ma chi ha chi ha conferito l'Ordine questa gente da bar dello sport? Chi li tiene ancora al loro posto per arrecare offesa continua a Nostro Signore, alla Santa Madre Chiesa e a tutti i fedeli cattolici?

Un piccolo suggerimento.
Visto che alla prima Comunione è simbolicamente bello accostarsi con lo “zainetto”, perché non introdurre questo simbolo anche per gli adulti, facendoli accostare alla Comunione con uno zaino bello grosso, tanto più grosso per quanto sono gravi e numerosi i propri peccati… magari adattando le nuove chiese all’uso diffuso di adeguati rimorchi che ognuno possa trascinare con sé lordi della propria miseria morale?
Ci pensino, i tanti don che hanno scambiato le nostre chiese per proscenii da avanspettacolo.
Ci pensino i tanti Vescovi che permettono, che avallano, che incoraggiano, che promuovono tanto scempio nella Casa del Signore. 
Ci pensi la Gerarchia, che raccomanda di evitare gli abusi liturgici e non fa niente per rimediare all’impazzimento dei nuovi preti della nuova chiesa.




Memento per i nuovi preti
(Per chi avesse dei dubbi moderni, è utile ricordare che il seguente Catechismo, nei suoi contenuti e nella sua forma, non è stato nè abolito nè superato dal nuovo Catechismo: esso continua ad essere ricordato, elogiato e suggerito dallo stesso cardinale Ratzinger. Nessuno si lasci abbindolare dalla impreparazione dei nuovi preti che pretenderebbero che la Chiesa abbia rifiutato tutto il suo bagaglio magisteriale per fare piacere alle loro malsane fantasie. Il Catechismo di San Pio X è talmente attuale che lo si è continuato ad usare fino ad oggi anche per la sua tipica forma edificante a modo di domanda e risposta, tanto che si è sentita la necessità, anche oggi, di ripresentare lo stesso Catechismo nuovo con la stessa forma e in maniera compendiata.)
 
 

Dal
Catechismo Maggiore
prescritto da
Sua Santità Papa San Pio X

Capo IV - § 3
Delle disposizioni necessarie per ben comunicarsi

628 - Quante cose sono ncecessarie per fare una buona Comunione?
Per fare una buona Comunione sono necessarie tre cose: 1° essere in grazia di Dio; 2° essere digiuno dalla mezzanotte fino all'atto della Comunione; 3° sapere che cosa si va a ricevere e accostarsi alla santa Comunione con divozione.

629 - Che cosa vuol dire essere in grazia di Dio?
Essere in grazia di Dio vuol dire: avere la coscienza pura e monda da ogni peccato mortale.

632 - Chi si comunicasse in peccato mortale riceverebbe Gesù Cristo?
Chi si comunicasse in peccato mortale, riceverebbe Gesù Cristo, ma non lasua grazia, anzi commetterebbe sacrilegio e si farebbe meritevole della sentenza di dannazione.

636 - Che cosa vuole dire: sapere ciò che si va a ricevere?
sapere ciò che si va a ricevere, vuol dire: conoscere quelle cose che si insegnano intortno a questo sacramento nella Dottrina cristiana, e crederle fermamente.

637 - Che cosa vuol dire: comunicarsi con divozione?
Comunicarsi con divozione, vuol dire accostarsi alla santa Comunione con umiltà e modestia, così nella persona come nel vestito; e fare la preparazione prima e il ringraziamento dopo la santa Comunione.

638 - In che consiste la preparazione prima della Comunione?
La preparazione prima della Comunione consiste in trattenersi per qualche tempo a considerare chi andiamo a ricevere e chi siamo noi;  e in fare atti di fede, di speranza, di carità, di contrizione, di adorazione, di umiltà e di desiderio di ricevere Gesù Cristo.

639 - In che consiste il ringraziamento dopo la Comunione?
Il ringraziamento dopo la Comunione consiste nel trattenersi raccolti ad onorare dentro di noi stessi il Signore; rinnovando gli atti di fede, di speranza, di carità, di ringraziamento, di offerta e di domanda, soprattutto di quelle grazie che maggiormente sono necessarie per noi e per coloro pei quali siamo obbligati a pregare.

640 - Che cosa si deve fare nel giorno della Comunione?
Nel giorno della Comunione si deve stare raccolti per quanto è possibile, occuparsi in operedi pietà e adempiere con maggiore diligenza i doveri del proprio stato.

§ 4 - Della maniera di comunicarsi

642 - Come bisogna presentarsi nell'atto di ricevere la santa Comunione?
Nell'atto di ricevere la santa Comunione bisogna essere inginocchiati, tenere la testa mediocremente alzata, gli occhi modesti e rivolti alla sacra particola, la bocca sufficientemente aperta e la lingua un poco avanzata sulle labbra.


 



Ritorna a Sommario I frutti del Concilio
Ritorna a Documenti