NUOVI PRETI DELLA NUOVA CHIESA

LA NUOVA MESSA AFRO-CATTOLICA

A SALVADOR, IN BRASILE



 

Pubblichiamo una segnalazione che ci è giunta da un amico, 
che abita in Brasile.

Si tratta di un esempio di "inculturazione" della S. Messa,
che in questo caso, però, segue una logica tutta moderna,
poiché ci tratta di una "inculturazione" non in relazione
alla supposta cultura già esistente nel luogo,
quanto ad una cultura sopraggiunta ultimamente, secondo le mode
più recenti.

In Brasile, infatti, si è sempre celebrata la S. Messa cattolica,
da diversi secoli, ma essendosi diffuse ultimamente
le mode dissacranti di radice politico-rivoluzionaria,
con il susseguente abbandono della fede cattolica a favore delle sette
di ogni tipo e colore, i nuovi preti hanno pensato bene di adattarsi
alla nuova situazione.
Venendo incontro alle più disparate "esigenze" dei fedeli,
hanno preferito abbandonare la Messa cattolica per inseguire
la moderna corsa all'apostasia.

Ciò che conta è il numero dei presenti in chiesa,
secondo una logica moderna in base alla quale la Chiesa non si valuta più
sulla base della fede professata, bensì sulla base del numero, 
verrebbe da dire in base al peso.

Poco importa che si sia cattolici, purché si sia in tanti ! 


 
 
Salvador ­ BAHIA - Brasile, 22/1/2004

Ogni martedí c’è la benedizione nel Pelourinho (posto turistico della città di Salvador, capitale dello Stato di BAHIA - Brasile). 

Alle 18,00 in punto comincia una messa nella chiesa della Madona del Rosario dei Neri, che finisce due ore dopo, senza che nessuno si dolga per la durata. Anzi, dopo il canto, dopo il ballo del ijexá (ballo africano), dopo i suoni dei timbaus e degli atabaques (strumenti simili ai tamburi e ai tamburini), dopo essersi immersi in vere e proprie nuvole d’incenso ed essere stati letteralmente bagnati con l’acqua benedetta,  i fedeli escono sulla piazza antistante la chiesa in uno stato quasi di trance.

È questo il momento in cui ci si bagna il corpo interiormente, con la birra e e il cravinho  (infusione di cachaça ed erbe) e ci si getta, ànima e corpo, nella farra (carnavale, balbordia …). Tale è infatti il “bahiano” … questa sorta di nuovo rito nato nella Bahia.

Ad un certo momento della Messa, con la chiesa piena di gente, fin oltre l’ingresso, sulle scale e sul sagrato, i fedeli si danno la mano, rimanendo così per lungo tempo. 
Impossibile non notare l’espressione estatica di un giovane turista bianco: “Ero emozionato”, dirà.
Accanto all’ altare si trova un gruppo di cantanti e di suonatori di strumenti a percussione.

La gente entra ballando il ijexá e cantano lo iorubá.
Ci sono delle immagini dei santi neri, come Sant’Antonio di Categerol e San Benedetto. 

“La messa è cattolica, ma rispetta il 99% dei fedeli che sono discendenti degli africani” , dice dom Josival Lemes Barbos, 44 anni, da 4 cappelano della chiesa. 
“Prima, così tanta gente c’era solo il primo e l’ultimo martedí del mese. Adesso tutti i martedí è così.”

Basta vedere le chiese vicine. Anche la Cattedrale. Vi si celebrano delle Messe per mezza dozzina di persone. 

“Occorre che la gente venga non per un dovere religioso, ma per la fede, per la devozione, per entrare in contatto con il sacro”, dice il prete. 
La preghiera è sentita attentamente. 
“Aggiorniamo il messaggio del Vangelo alla realtà di oggi”

Alla fine, grande distribuzione di pane.
Il canto del coro, accompagnato da alti suoni e percussioni, si diffonde oltre i limiti della chiesa e della piazzetta. 

Alcuni turisti  si fermano per sentire. Altri arrivano e sostano incuriositi. 
“Un’abbraccio nero / un sorriso nero ci porta la felicità / nera è la radice della libertà”. 

Il canto richiama anche altra gente. Non c’è più un solo posto nella chiesa.
Un’ausiliare (del prete), con vasi pieni d’acqua, accompagna il prete fino al passeggio. 
Tutti vogliano ricevere l’acqua sulla testa. 

Da dicembre scorso, la messa di Sant’Antonio fà parte del calendario ufficiale della città. 
“Non è una messa per i turisti, ma se loro vogliono pregare con noi...”, dice dom Josival.
 


 



Ritorna a Sommario I frutti del Concilio
Ritorna a Documenti