Qui era riprodotta la lettera.
Perché non c'è più?
Perché qualche volta capita che sia opportuno
applicare il vecchio adagio:
“si dice il peccato, ma non il peccatore”.
In realtà si trattava di una articolata testimonianza
circa la moderna creatività dei nuovi preti della nuova chiesa,
creatività applicata, come spesso accade, a tutti gli ambiti della
pratica cattolica: dalla liturgia alla catechesi.
A sostegno della bontà delle critiche sollevate
nella lettera, avevamo riportato un paragrafo della Redemptionis Sacramentum
(quello
qui accanto), ma in definitiva avremmo potuto riportare “tutta”
la Redemptionis Sacramentum, o quasi.
Trattandosi di una ulteriore testimonianza basta andare
a leggere le altre pagine sui Frutti del Concilio, metterle insieme,
e ritrovare le segnalazioni contenute nella lettera.
(9 febbraio 2006) |
Redemptionis Sacramentum
88. I fedeli di solito ricevano la Comunione sacramentale
dell’Eucaristia nella stessa Messa e al momento prescritto dal rito stesso
della celebrazione, vale a dire immediatamente dopo la Comunione del Sacerdote
celebrante.[172] Spetta al Sacerdote celebrante, eventualmente coadiuvato
da altri Sacerdoti o dai Diaconi, distribuire la Comunione e la Messa non
deve proseguire, se non una volta ultimata la Comunione dei fedeli. Soltanto
laddove la necessità lo richieda, i ministri straordinari possono,
a norma del diritto, aiutare il Sacerdote celebrante.[173]
Note 172 e173
[172] Cf. Conc. Ecum. Vat. II, Cost. sulla Sacra Liturgia, Sacrosanctum
Concilium, n. 55.
[173] Cf. S. Congr. dei Riti, Istr., Eucharisticum mysterium, n. 31:
AAS 59 (1967) p. 558; Pont. Cons. per l’Interpr. dei Testi Legislativi,
Responsio
ad propositum dubium, 1 giugno 1988: AAS 80 (1988) p. 1373. |
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