NUOVI PRETI DELLA NUOVA CHIESA
 

II MAGISTERO DEL NOTO VESCOVO DI NOTO

Come ti canto la misericordia


Il 30 aprile 2016, nella diocesi di Noto, si è svolto il “Giubileo diocesano dei giovani”, in preparazione alla prossima Giornata Mondiale della Gioventù,
che si terrà a Cracovia, dal 25 al 31 luglio 2016.
La giornata si è conclusa con questa prodezza del vescovo Antonio Staglianò,
che vale la pena segnalare per comprendere fino a che bassezza si possa arrivare in questa neo-Chiesa non più cattolica.





Sagrato del Duomo di Noto, 30 aprile 2016
Il palcoscenico con al centro il vescovo-cantante

I lettori si ricorderanno che ci siamo già occupati di questo “successore degli Apostoli” molto singolare e molto “giovanile”: Mons. Antonio Staglianò, che tiene cattedra nella diocesi di Noto, importante cittadina della Sicilia sud-orientale famosa per il suo barocco.
A suo tempo segnalammo la sua Messa domenicale blasfema nella quale sostituì il Vangelo con delle canzonette, oggi lo ritroviamo sul sagrato del “suo” Duomo intento a “insegnare” ai giovani l’amore per il mondo di qua, piuttosto che l’amore per il mondo di là.

Chi vorrà prendersi la briga di visionare il sito della diocesi, troverà un ampio servizio sulla prodezza dello Staglianò, intitolato: I giovani di Noto in festa con il Vescovo, “Cantando la buona novella”.
La prodezza è stata registrata e diffusa su internet a questo indirizzo.



Fin dal titolo siamo alla pura blasfemia, ma sarà meglio riportare qualche passo, per rendersi conto della incredibile leggerezza di questo signore che dovrebbe credere in Cristo e nella vita eterna e dimostra invece di credere nel mondo e nella vita provvisoria di questa valle di lacrime.

«La Diocesi di Noto, fedele all’impulso evangelizzatore di una “Chiesa in uscita”, tanto desiderata da Papa Francesco, ha vissuto sabato scorso, 30 aprile [2016], una delle più significative manifestazioni della sua vita pastorale. [figuriamoci cosa potrà accadere nelle manifestazioni meno significative!]».
Si noti il richiamo a Papa Francesco, sintomatico di una piaggeria non certo lodevole, se non altro perché questa “chiesa in uscita” non è poi andata troppo lontano, non più in là del sagrato del Duomo.



Esempio di “catechesi” giovanile

«Il nostro Vescovo, Mons. Antonio Staglianò, di fronte ad un popolo numeroso e festante di giovani, ha tenuto un’appassionata catechesi sul tema della misericordia, utilizzando un linguaggio immediatamente comprensibile, non solo ai tanti giovani intervenuti, ma anche ai numerosi fedeli che si sono stretti attorno al loro Pastore per questo evento di fede e squisitamente ecclesiale
Si noti l’“appassionata catechesi”, a riprova del fatto che lo Staglianò ha inteso “insegnare”… usando “un linguaggio immediatamente comprensibile” e realizzando un “evento di fede”.
Ora, a parte questo modo infelice e quasi grottesco di presentare il mero esercizio di autocompiacimento realizzato dallo Staglianò a proprio uso e consumo, si rimane allibiti per la stoltezza del mischiare il sacro della fede col profano dei testi “cantati” e fatti cantare ai fedeli da questo indegno “successore degli Apostoli”.



Se si dà un’occhiata ai testi ripresi dallo Staglianò
Credo negli esseri umani” di Marco Mengoni
Amen” di Francesco Gabbani
Rhymes and reasons” di John Denver
Gesù” di Renato Zero
If I sing a song, you don’t get me wrong” (Se ti canto una canzone, non fraintendermi), dei Pretenders
si constata l’inconsistenza di essi e la loro pochezza anche dal punto di vista solamente umano. Tralasciamo la quasi inevitabile blasfemia presente in alcuni di essi, ma non possiamo evitare di chiederci cos’abbia a che fare il “credo negli esseri umani”, cantato da un canzonettista, col “Credo in un solo Dio” recitato ogni Domenica dai fedeli cattolici.
Tranne che non si debba dedurne che lo Staglianò intenda “insegnare” ai fedeli affidatigli dalla Chiesa e da Cristo, il nuovo “culto dell’uomo” abortito dal Vaticano II ed esaltato da papa Montini alla chiusura del Concilio.



E non siamo lontani dalla realtà quando leggiamo che in questa “catechesi” Staglianò, parlando della via giusta da seguire, esclama: “La via è un’altra, la via di un’umanità bella e buona - quella offertaci da Gesù di Nazareth”.
E qui si diventa curiosi di sapere dove e quando, nel Vangelo, Gesù di Nazareth abbia mai offerto al mondo “un’umanità bella e buona”, e non riuscendo a trovare alcunché del genere nemmeno a leggere attentamente tutto il Nuovo Testamento, si è costretti a concludere che Staglianò predichi non il Vangelo di Nostro Signore, ma la sua personale “buona novella”.
Una personalissima “buona movella” che gli fa esclamare: “Cerca la bellezza là dove si trova, nello splendore del tuo cuore, là soltanto dimora”… come se la Bellezza del Verbo di Dio non si fosse mai incarnata, come se lo splendore del Volto di Cristo non fosse mai esistito, come se il cuore dell’uomo potesse vantare una qualche bellezza senza essere stato prima depurato dalla macchia del peccato con la Bellezza e lo Splendore di Cristo.
Ma questo nuovo prete della nuova Chiesa è solo interessato alle canzonette moderne e poco gli importa del Vangelo e dei comandamenti di Nostro Signore, al punto da confondere la Bellezza del Cuore di Gesù con la bellezza del cuore dell’uomo.



Ora, tutto questo, che potrebbe sembrare una scappatella estemporanea di un pover’uomo, in realtà è “magistero”. Tutto quello che qui si può leggere e vedere di questo “vescovo” è “magistero”… egli ha inteso “insegnare” il senso del Credo cattolico ai suoi fedeli, convinto che ne possano ricevere ampio beneficio spirituale.




È pura cecità il voler relativizzare la devastante portata di questo modo di “edificare” i fedeli cattolici, perché in questa nuova Chiesa conciliare abortita dal Vaticano II, i moderni e aggiornati pastori insegnano solo così, con a volte eccessi in peggio e altre volte con temperate azioni in meglio… ma è questo il moderno insegnamento della neo-Chiesa… checché ne dicano i dotti teologi, ai quali va rivolta la preghiera di spiegarci come possa leggersi, questa “catechesi” del “vescovo” di Noto, secondo l’ermeneutica della continuità.

Miserère mei, Deus, secùndum magnam misericòrdiam tuam.
Et secùndum multitùdinem miseratiònum tuàrum, dele iniquitàtem meam.
Àmplius lava me ab iniquitàte mea,
et a peccàto meo munda me.
(Salmo 51)


maggio 2016



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