NUOVI PRETI DELLA NUOVA CHIESA
 

UN ESEMPIO DI UNA MODA GIA' DIFFUSA

Ventesimo anniversario del 
“Ministero per i gay e le lesbiche”
Diocesi di Los Angeles
Los Angeles: Chiesa del Santissimo Sacramento

maggio 2006


D'accordo che siamo in America e, in particolare, in California, che è notoriamente la terra dove spuntano migliaia di malepiante. Ma proprio per questo la Chiesa dovrebbe essere più attenta.
E invece no. 
Il malsano convincimento prodotto dal concilio, secondo cui la Chiesa doveva “calarsi nel mondo”, come realmente ha fatto, ha condotto all'aprire le porte al vizio e alla blasfemia. Con tanto di benedizione del cardinale del luogo e, quindi, della Curia Romana.

Che i preti debbano occuparsi anche delle anime delle persone che vivono una vita “disordinata” è cosa sacrosanta. 
Anzi, lo stesso Signore Gesù ha detto di essere venuto non per i sani, ma per i malati, non per i giusti, ma per i peccatori.
Ma questo non significa che queste persone possano (o addirittura debbano) menare vanto del loro disordine. Né significa che la Chiesa possa predisporsi per concedere loro uno spazio speciale, con tanto di “labari” benedetti e chiese appositamente dedicate.

La Chiesa, da sempre, ha confessato, a volte anche assolto, i delinquenti e gli assassini, ma non si è mai sognata di fare approntare un labaro per costoro e di farlo entrare in chiesa per la Messa.
Ci si chiede: forse che i delinquenti e gli assassini non avrebbero anche loro diritto alla possibilità di bussare alla porta del Purgatorio ?
Accade anzi, con i preti conciliari, che si possa giungere quasi alla violazione del segreto della Confessione, per servire, non la salus animarum, ma la moda moralistico-politica del momento. 
Oggi i preti preferiscono la “lotta alla mafia” alla “lotta al Demonio”.

Che dire poi di questo malvezzo diffuso ovunque dalla moderna pastorale conciliare, che utilizza, in maniera del tutto gratuita e spesso blasfema, i più antichi simboli apostolici del Cristianesimo.
Il simbolo del “pesce” non è solo derivato da un accidentale accostamento “enigmistico” di “Ichtus” (pesce in greco) con Gesù, Figlio di Dio e Salvatore, ma da un complesso significato delle acque e dei pesci che vivono in esse, profondamente legati al concetto di morte e rinascita.

L'ingresso del labaro, che verrà condotto all'altare, dà inizio
alla Messa per il ventesimo anniversario del conciliare
“ministero per le lesbiche e i gay”.
Si noti il “pesce” multicolore, due volte blasfemo

Ecco i gruppi gay nel presbiterio, 
con tanto di cartelloni pubblicitari

L'Antico e il Nuovo Testamento sono costellati da richiami di questo genere.

Solo la crassa ignoranza dei nuovi preti della nuova chiesa può confondere il simbolo del pesce con il disordine omosessuale.
Se così non fosse, se non si trattasse di crassa ignoranza, di superficialità e di colpevole approssimazione, non v'è dubbio che rimane solo un'altra possibilità: la precisa, circostanziata e motivata volontà di commettere un grave peccato di blasfemia: poiché, volendo, come tutti i simboli, il pesce può essere utilizzato con una valenza opposta: morte, disfacimento e inabissamento. Senza contare la componente della volgarità e della pornografia. Tutte cose in cui il Diavolo è maestro.

Ed è fortemente probabile che si tratti della seconda possibilità: lo rivela chiaramente l'uso dissacrante dei colori multipli, i ben noti “colori arcobaleno” di casa proprio in California, culla della “Nuova Era” (New Age).
Si tratta infatti di un altro diabolico capovolgimento dei simboli.
L'Arcobaleno è un chiaro simbolo “pontificale” perché abbraccia in sé il significato discendente della luce incolore (la Grazia divina) che scendendo dal Cielo alla terra si rifrange in più colori (la molteplicità della Grazia), e il significato ascendente della molteplicità dei colori (la individualità umana) che si ricompongono in un solo fascio (una sola via, un solo scopo umano) che salendo dalla terra si immerge nell'immensità  del Cielo. Non a caso è stato sempre usato come simbolo del patto, del legame intrinseco, tra il Cielo e la terra, tra Dio e l'uomo.
La “bandiera arcobaleno” o i “colori arcobaleno”, invece, sono indicativi di una scelta umana unilaterale che, per un verso ha rinunciato al raccordo col cielo, con Dio, e per l'altro ha inteso esaltare la mera molteplicità, l'umanità pura e semplice, la corporietà, facendone ovviamente una bandiera: la bandiera da sventolare in ogni occasione comunque, legata alla disordinata, frammentata volontà o pulsione individuale.



marzo 2007



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