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NUOVI PRETI DELLA
NUOVA CHIESA LE CONCEZIONI ETERODOSSE Mons. Gerhard Ludwig Müller Mons. Müller,
finora vescovo di Ratisbona, ha scritto circa 400 opere “scientifiche”
a carattere teologico. È un noto ed apprezzato teologo moderno
che
presta la sua opera di esperto in diversi consessi ecclesiali, dalla
Conferenza Episcopale del suo paese al Sinodo del Vescovi che si tiene
da anni a Roma. Già amico di Ratzinger, gode dell'affetto e
della stima
personale di Benedetto XVI, di cui sta curando la pubblicazione
dell'“Opera Omnia”.
Quando, l'anno
scorso si seppe che Benedetto XVI aveva deciso di porre a capo dell'ex
Sant'Uffizio proprio questo suo caro amico, viste le riserve avanzate
da alcuni sulle vere concezioni teologiche di Mons. Müller, l'Osservatore Romano, il 23 dicembre
2011, a pag. 7, si affrettò a pubblicare un articolo che Mons.
Müller aveva scritto “appositamente” per il Die Tagepost tedesco il 6 dicembre
precedente. Frequentando la
Pontificia Università del Perù, il notro teologo ha avuto
modo di conoscere bene l'humus in cui sono prosperate, tra l'altro,
certe lobby omosessuali, apprendendo certamente che anche qui non tutto
il male viene per nuocere. all'ultima giornata mondiale della Gioventù
Nonché l'ideologia atea
dell'impossibilità della verginità della Madre di
Gesù, Maria Santissima: «Non si tratta delle caratteristiche
fisiologiche del processo naturale della nascita (qualcosa come la non
apertura della cervice, la non violazione dell’imene o l’assenza di
doglie), ma della guarigione e dell’influenza redentrice della grazia
del Salvatore sulla natura umana ferita dal peccato originale. I
contenuti delle affermazioni dottrinali… non derivano dell’azione
fisiologica ed empiricamente verificabile dei dettagli somatici»
(Katholische
Dogmatik für Studium und Praxis, Freiburg, 5°
ed., 2003, p. 498 – In italiano: Dogmatica
cattolica. Per lo studio e
la prassi della teologia, Ed. San paolo, 1999). Si veda anche la nota
del
Distretto Italiano della Fraternità San Pio X. E sempre di Mons. Müller
non poteva mancare la professione di fede vaticano-secondista, che
afferma che cattolici ed eretici sono tutti membri del Corpo Mistico di
Cristo: Per questo si veda il comunicato
del Distretto Tedesco della Fraternità San Pio X.
E logicamente, un vescovo
così, che per di più è costretto a sopportate
nella sua diocesi, a Zaitzkofen, la presenza di uno dei seminari della
Fraternità San Pio X, non poteva essere amico della
Fraternità e forse è anche per questo che Benedetto XVI,
per dimostrare la sua benevolenza nei confronti della Tradizione, lo ha
chiamato a dirigere l'organismo che sta discutendo con Mons. Fellay la
regolarizzazione canonica della Fraternità. Ovviamente,
perché Mons. Müller possa ripetere in faccia a Mons. Fellay
ciò che dichiarò al settimanale liberale tedesco Die Zeit il 3 febbraio del 2009,
all'indomani della remissione della scomunica dei quattro vescovi della
Fraternità: «I quattro
vescovi della Fraternità San Pio X dovrebbero dimettersi e non
dovrebbero parlare in pubblico di questioni politiche ed
ecclesiastiche. È necessario che conducano una vita esemplare
come
semplici sacerdoti o cappellani, per riparare ai danni che ha causato
lo scisma». (Si
legga l'intera intervista)
Sorge una domanda, forse provocatoria o forse profetica: È possibile che Benedetto XVI, visto che la Fraternità non s'è subito piegata ai suoi voleri, abbia deciso di punirla piazzandole fra capo e collo questo macigno di Mons. Müller? Si legga l'articolo di Giacono Fedele Finalmente un po’ di chiarezza! Ovvero La buona volontà e la benevola disposizione di Benedetto XVI nei confronti della Tradizione. (torna su)
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