NUOVI PRETI DELLA NUOVA CHIESA
 

LE CONCEZIONI ETERODOSSE
del nuovo
Prefetto dell'ex Sant'Uffizio
(Congregazione per la Dottrina della Fede)

Mons. Gerhard Ludwig Müller





Mons. Müller, finora vescovo di Ratisbona, ha scritto circa 400 opere “scientifiche” a carattere teologico. È un noto ed apprezzato teologo moderno che presta la sua opera di esperto in diversi consessi ecclesiali, dalla Conferenza Episcopale del suo paese al Sinodo del Vescovi che si tiene da anni a Roma. Già amico di Ratzinger, gode dell'affetto e della stima personale di Benedetto XVI, di cui sta curando la pubblicazione dell'“Opera Omnia”.
Personaggio eclettico, come è tipico dei nuovi preti della nuova Chiesa, attinge linfa vitale per la sua preparazione teologica “cattolica”, recandosi ogni anno a lezione dal caposcuola della nota “teologia della liberazione”, il domenicano Gustavo Gutiérrez Merino, professore ordinario e avventizio di varie università americane, tra cui la principale è la Pontificia Università del Perù (vedi foto sotto).


Quando, l'anno scorso si seppe che Benedetto XVI aveva deciso di porre a capo dell'ex Sant'Uffizio proprio questo suo caro amico, viste le riserve avanzate da alcuni sulle vere concezioni teologiche di Mons. Müller, l'Osservatore Romano, il 23 dicembre 2011, a pag. 7, si affrettò a pubblicare un articolo che Mons. Müller aveva scritto “appositamente” per il Die Tagepost tedesco il 6 dicembre precedente.
In questo articolo, scritto bene e ben equilibrato, ricco di … ma… …però…, il vescovo di Ratisbona scrive: «La teologia della liberazione racchiude nelle sue elaborazioni una molteplicità di concetti e di autori in parte discordanti. Essenzialmente si tratta di come poter rendere efficace il messaggio dell’amore di Dio, la forza trasformatrice del Vangelo, nella vita del singolo e della comunità di fronte a rapporti di vita indegni dell’uomo». E conclude dicendo: «L’istruzione della Congregazione per la Dottrina della Fede ha elaborato il contenuto positivo dei nuovi spunti teologici e ha dimostrato che, e in che modo, una «teologia della liberazione autentica» (Giovanni Paolo II) e la dottrina sociale della Chiesa sono indispensabili per il servizio della Chiesa al mondo. È compito di tutti rendere efficace in modo concreto la dottrina cristiana della libertà e della dignità dell’uomo».
Cosicché, come è d'uso ormai, … non va mica tanto bene!… però… non va mica tanto male!… Vaticano II docet.

Frequentando la Pontificia Università del Perù, il notro teologo ha avuto modo di conoscere bene l'humus in cui sono prosperate, tra l'altro, certe lobby omosessuali, apprendendo certamente che anche qui non tutto il male viene per nuocere.
Ed eccolo accogliere simpaticamente due stranissimi personaggi:



all'ultima giornata mondiale della Gioventù


Mons. Müller, com'era prevedibile professa la teologia protestante sulla transustanziazione:

«In realtà, Corpo e sangue di Cristo non significano le parti fisiche dell’uomo Gesù durante la sua vita o nel suo corpo glorificato [...] Corpo e sangue significano qui piuttosto una presenza di Cristo nel segno mediato dal pane e del vino». Noi abbiamo «adesso la comunione con Gesù Cristo, mangiando e bevendo il pane e il vino. Qualcosa che nelle relazioni interpersonali basta una lettera d’amicizia a stabilire, così che alla ricezione si può dire che l’amore del mittente può essere visto e incarnato» (Die Messe – Quelle christlichen Lebens [La Messa, fonte della vita cristiana], Augsburg, St. Ulrich Editore: 2002, pp 139 ss).

Nonché l'ideologia atea dell'impossibilità della verginità della Madre di Gesù, Maria Santissima:

«Non si tratta delle caratteristiche fisiologiche del processo naturale della nascita (qualcosa come la non apertura della cervice, la non violazione dell’imene o l’assenza di doglie), ma della guarigione e dell’influenza redentrice della grazia del Salvatore sulla natura umana ferita dal peccato originale. I contenuti delle affermazioni dottrinali… non derivano dell’azione fisiologica ed empiricamente verificabile dei dettagli somatici» (Katholische Dogmatik für Studium und Praxis, Freiburg, 5° ed., 2003, p. 498 – In italiano: Dogmatica cattolica. Per lo studio e la prassi della teologia, Ed. San paolo, 1999).

Si veda anche la nota del Distretto Italiano della Fraternità San Pio X.

E sempre di Mons. Müller non poteva mancare la professione di fede vaticano-secondista, che afferma che cattolici ed eretici sono tutti membri del Corpo Mistico di Cristo:
«I cristiani che non sono in piena comunione con l’insegnamento sulla salvezza e la costituzione apostolica ed episcopale della Chiesa cattolica, sono giustificati dalla fede e dal battesimo e incorporati integralmente nella Chiesa di Dio in quanto Corpo di Cristo»

Per questo si veda il comunicato del Distretto Tedesco della Fraternità San Pio X.


E logicamente, un vescovo così, che per di più è costretto a sopportate nella sua diocesi, a Zaitzkofen, la presenza di uno dei seminari della Fraternità San Pio X, non poteva essere amico della Fraternità e forse è anche per questo che Benedetto XVI, per dimostrare la sua benevolenza nei confronti della Tradizione, lo ha chiamato a dirigere l'organismo che sta discutendo con Mons. Fellay la regolarizzazione canonica della Fraternità. Ovviamente, perché Mons. Müller possa ripetere in faccia a Mons. Fellay ciò che dichiarò al settimanale liberale tedesco Die Zeit il 3 febbraio del 2009, all'indomani della remissione della scomunica dei quattro vescovi della Fraternità:

«I quattro vescovi della Fraternità San Pio X dovrebbero dimettersi e non dovrebbero parlare in pubblico di questioni politiche ed ecclesiastiche. È necessario che conducano una vita esemplare come semplici sacerdoti o cappellani, per riparare ai danni che ha causato lo scisma». (Si legga l'intera intervista)

Sorge una domanda, forse provocatoria o forse profetica: È possibile che Benedetto XVI, visto che la Fraternità non s'è subito piegata ai suoi voleri, abbia deciso di punirla piazzandole fra capo e collo questo macigno di Mons. Müller?

Si legga l'articolo di Giacono Fedele
Finalmente un po’ di chiarezza! Ovvero La buona volontà e la benevola disposizione di Benedetto XVI nei confronti della Tradizione.



 


luglio 2012



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