NUOVI PRETI DELLA NUOVA CHIESA
 

DAL CATTOLICESIMO AL PAGANESIMO

IL DISPREZZO DELLA RELIGIONE
È ENTRATO IN CHIESA:

LA CHINA E' SEMPRE PIU' RIPIDA

La statua di una donna incinta nuda  messa in una cappella per essere venerata
prima puntata
(vai alla seconda puntata)




Come tutti sanno, quando ci si pone lungo una china il rischio è che, avviata la discesa, questa diventi sempre più veloce e inarrestabile: il punto di arresto è sempre il fondo del precipizio.

Quanto accaduto a Sezano, vicino Verona, è un altro chiaro sintomo del precipizio verso cui si muove velocemente una buona parte della nuova Chiesa postconciliare.

Nella cappella della casa degli Stimmatini di Sezano è stata collocata, a fianco di quello che dovrebbe essere un Tabernacolo, una statuina che raffigura una donna incinta nuda. Questi nuovi preti della nuova Chiesa hanno presentato il pezzo come fosse la raffigurazione della Madonna incinta di Gesù.

Intendiamoci, ognuno è padrone di dire le fesserie che vuole, ma in chiesa, e poi dai preti, dovrebbe esserci un limite.

In realtà, ancora una volta, siamo di fronte all’imperversare in chiesa della moda moderna di presentare donne nude dappertutto. Visto che il gusto moderno è diventato sempre più pruriginoso, così che non si vendono neanche le purghe e i lassativi se non sono accompagnati da un nudo di donna (fa crepare dalle risa la pretesa della supposta emancipazione femminile), potevano sottrarsi alla satanica influenza di questa moda morbosa i nuovi preti della nuova Chiesa?
Come si vede da questo esempio, uno tra i tanti, evidentemente no!

Siccome si intendono poco di religione e tanto di luoghi comuni da quattro soldi (basta guardare quali letture consigliano), era inevitabile che cercassero di spacciare per la Madonna una qualsiasi statuina di una donna nuda, per di più incinta, com’è ormai di moda dappertutto.

Chiunque guardi quella statuina si rende conto che della Madonna non c’è proprio nulla, se non le oscene morbosità delle menti malate che occupano i teschi di questi cattolici moderni, chierici e laici.

Ed è questo il guaio. La Madonna, Cristo, sono ormai delle scuse. Si è partiti con la fesseria di avvicinare la religione agli uomini e si è sempre più scivolati verso la banalizzazione, la volgarizzazione di Cristo, della Madonna e dei Santi, verso la blasfemia, l’offesa gratuita, il dileggio.

C’è un vecchio proverbio, noto ovunque: il pesce puzza dalla testa. Chi è infatti responsabile di questa deriva subumana del mondo cattolico, se non i vescovi?
Certo, gli esecutori materiali di tante porcherie sono i preti, ma i loro mallevadori non sono certo i laici, che nella maggior parte dei casi si limitano a subire. Senza contare che questi preti non vengono da Marte, ma dai seminari vescovili, dove spesso sono stati educati a quei luoghi comuni da quattro soldi che poi portano inevitabilmente alle donne nude in chiesa.

Si legga l'avviso della Curia, che abbiamo riportato a fianco: si capirà subito che non esageriamo affatto.

Un tempo, quando erano molto più incivili  e involuti, e prendevano sul serio la religione, i Santi, la Madonna e Gesù Cristo, i fedeli sarebbero entrati in quella cappella e avrebbero fatto volare dalla finestra la statuina oscena, l’ “artista sacro”, il parroco, il rettore e perfino il sagrestano, se si fosse permesso di interferire (con eventuale puntata decisa in vescovado per la doverosa defenestrazione del vescovo, se necessario).

Ma oggi, non siamo più così incivili, siamo ben evoluti, oggi. Caspita!
Non invano abbiamo già avuto il Concilio Vaticano II!
Oggi, che la religione è alla pari della laicità, oggi che credere in Dio significa credere prima di tutto nell’uomo.
Oggi non possiamo neanche più pensarle certe cose, e noi stessi che scriviamo questo, corriamo il rischio di essere condannati dallo Stato laico per istigazione a delinquere e dalla nuova Chiesa per mancanza di carità cristiana e per colpevole integralismo.

Insomma, sempre come si diceva una volta: cornuti e mazziati!

Chi, se non Nostro Signore, potrà porre fine a tanto sfacelo?

Noi preghiamo perché il Signore ci preservi dalle influenze maligne, e perché salvi la Chiesa dalle conseguenze delle colpe degli uomini di Chiesa.



La cappella in questione.
In fondo, sulla destra,
a sinistra dell'altare (??!!)
si nota la nicchia che ospita  il Tabernacolo:
è qui accanto che è stata posta
la statuina blasfema.


Questa è la statuina blasfema.
Come se ne vedono a migliaia,
anche in carne ed ossa… altro che la Madonna!
Che si tratti solo di una morbosità moderna,
anche i bambini lo capiscono:
diversamente significa proprio un bel niente.
Pare che il manifattore di questo lavoro,
un certo Marco Danielon,
sia un buon praticante,
anche dei corsi di teologia che fa la Curia.
Invero, i risultati si vedono!

Quest'avviso è tratto dalla prima pagina del sito della Diocesi di Verona. Segno evidente che anche per la Curia questa sarebbe una statuina della Madonna e come tale degna di venerazione:

A Sezano:
tra sabato 26/12/2009 e mercoledì 06/01/2010: L'eco dell'Icona
invito a stare-con le icone esposte nelle sale del Monastero
Domenica 27 ore 16 - L'icona della Natività ci parla
Venerdi 1.01.2010 ore 16 - Incontro con la Madre di Dio, opera scultorea di Marco Danielon
Mercoledì 6.01.2010 ore 16: Il Volto dis-velato
 
È evidente che qui si invita alla venerazione della statuina della donna incinta nuda, come fosse la Madre di Dio.
O il vescovo è distratto, o è complice: in entrambi i casi andrebbe rimosso.


Ecco un esempio di come questi preti
apparecchiano per dire Messa.
Tutto si potrà dire, anche che si tratta di una
Messa moderna, tranne che si tratti di
una Messa cattolica.
 

Se ce ne fosse stato bisogno, ecco ingrandito
l'altare  su cui celebrano costoro.
Prima ancora di essere un abuso liturgico
e una blasfemia, è una solenne imbecillità.
Un vecchio proverbio diceva:
fa più danni un imbecille che cento assassini.
Solo che in questi casi i danneggiati
sono le anime dei fedeli cattolici.

Miserere nostri, Dómine, miserere nostri



No, non si tratta di un errore.
Questa è la foto di una cerimonia conviviale “multietnica” e “multireligiosa” che si è svolta il 14 giugno 2009 nel vecchio chiostro del monastero di Sezano. Una delle tante iniziative di questi nuovi preti che conducono una cosiddetta “Università del Bene Comune”, che prende il nome dallo stesso nuovo nome del monastero: il Monastero del Bene Comune, con cui viene modernamente denominato questo antico insediamento cattolico (monastero olivetano) che oggi ospita questi nuovi preti della nuova Chiesa.
Un tempo i monasteri portavano il nome di un Santo oggi portano il nome di una qualsiasi imbecillità: roba da matti!
E cosa insegnano questi nuovi preti in questa università dell'ovvio?
Udite, udite!

L’Università del Bene Comune (in sigla UBC) è un progetto educativo, nato nel 2001/2002 a seguito dei lavori del Gruppo di Lisbona, che parte dal principio che la “conoscenza” è un patrimonio dell’umanità, che fa parte dei “ beni comuni”, cosi come l’acqua è fonte di vita.
Il progetto è il risultato dell’elaborazione di un gruppo internazionale di docenti e di esperti impegnati nella promozione di alternative alla mercificazione della “conoscenza e dell’educazione”.
L’obiettivo è di promuovere la cultura del “bene comune”, vale a dire un modo nuovo di fare educazione alla cittadinanza nella triplice dimensione immaginare, condividere ed agire, centrata sull’apprendimento del vivere insieme.


Come si può facilmente vedere: qui di religioso c'è un bel niente, e men che meno di cattolico. Qui, tra aria fritta, luoghi comuni, new age e vecchi slogan sessantottini, siamo addirittura alla sagra del più patetico passatismo. Un cultura da retroguardia che affligge oggi tutta la Chiesa, ma che in certi gruppi tocca punte parossistiche.
Stupisce che questa gente non sappia più chi sia la Madre di Dio?
Stupisce che questa gente si metta a venerare una statua di una donna incinta nuda?
Stupisce che questa gente inviti i fedeli cattolici a tornare di fatto al paganesimo?

Miserere nostri, Dómine, miserere nostri

(vai alla seconda puntata)


dicembre 2009



Ritorna a Sommario I frutti del Concilio