NUOVI PRETI DELLA NUOVA CHIESA

Frosinone

Le benedizioni di Dio del vescovo Ambrogio  
 
 
Su segnalazione di un amico della Diocesi di Frosinone-Veroli-Ferentino abbiamo sotto gli occhi la lettera che il vescovo Mons. Ambrogio Spreafico ha inviato all’imam di Frosinone Omar El Jaouzi.
(la lettera è pubblicata sul sito della Diocesi)

Intanto facciamo un po’ di chiarezza.
Frosinone è uno dei cinque capoluoghi di provincia del Lazio; conta circa 50.000 abitanti ed è una delle provincie più prossime a Roma, non tanto per posizione geografica, quanto per tradizione religiosa. Il vescovo di Frosinone dovrebbe portare su di sé, religiosamente e moralmente, l’eredità dei papi, dei cardinali e dei vescovi che questa terra ha donato alla Santa Chiesa di Dio.
Dovrebbe… già, perché il condizionale è d’obbligo.

Mons. Spreafico è vescovo titolare di Frosinone dal 2008, ed ha al suo attivo una brillante carriera accademica: è stato per due volte Magnifico Rettore della Pontificia Università Urbaniana ed ha ricoperto l’incarico di Presidente della Conferenza dei Rettori delle Pontificie Università Romane.
Insomma… mica uno da niente!

Ed ecco che leggiamo questa lettera e chissà perché non proviamo alcuna meraviglia.
Più questi prelati sono quotati, più dimostrano di non avere alcun rispetto per l’abito che indossano e per la funzione che sono stati chiamati a svolgere.

Si dirà: nulla di male in una lettera di un vescovo ad un imam!
Nulla di male, infatti, se non l’impari confronto tra un successore degli Apostoli ed un certo signore che non si sa bene chi sia e che, agli occhi del vescovo, ha l’unico merito di presentarsi, motu proprio, a Frosinone come uno che guida la preghiera dei musulmani del luogo, neanche tutti, solo di quelli che lo vanno a trovare.
Se si voleva essere cortesi, bastava la lettera di un fedele qualsiasi.
No, i nostri prelati debbono e vogliono essere più realisti del re.
Carta intestata, così impegna anche tutti i cattolici frusinati, chierici e laici, anche quelli che una lettera all’imam non si sognerebbero neanche di scriverla.
Stemma vescovile, per far vedere quant’è importante; con la divisa: Dei Verbum audiens, quasi a ricordare all’imam che sta scrivendo dopo aver dato ascolto alla Parola di Dio.

E cosa scrive il vescovo, il successore degli Apostoli, del frusinate popolo credente?
Oltre ai convenevoli di rito, che non si negano a nessuno, egli esprime alcune “riflessioni”.

Prima perla:
«Alla radice di tutte le Religioni e in particolare di quelle Monoteiste – Ebraismo, Cristianesimo, Islam – vi è la ricerca della Pace che viene dall’Altissimo».
Ora, questo è un professore, uno di quelli che ha contribuito a crescere generazioni di nuovi preti. Se ha imparato e ha insegnato che alla radice del Cristianesimo vi è la ricerca della pace che viene da Dio, siamo davvero all’asilo infantile. Un asilo infantile deviato, per di più.
Perché continua, spiegando cosa intende per pace che viene da Dio:
«Ma tra le cause di violenza tra le diverse culture…»
Siamo alle solite: ci si riempie la bocca della “pace che viene da Dio” per parlare della pace che viene dagli uomini, che vogliono gli uomini, non la pace celeste, ma la pace terrestre. Così da confessare che Dio è solo una scusa, un paravento.

E insiste – seconda perla:
«Noi responsabili delle nostre comunità di credenti dobbiamo con forza credere e predicare che Dio è Pace»
Esprimendo il solito luogo comune di stampo sentimentale, che va tanto di moda oggi, e che salta a pie’ pari duemila anni di Cristianesimo e non poche pagine del Vangelo.
Lui… il vescovo.
Ma non s'era detto che Dio è amore? … Mah!
Signor vescovo… si ricorda? … Non crediate che io sia venuto a portare la pace sulla terra; non sono venuto a portare la pace, ma una spada. Sono venuto infatti a separare il figlio dal padre, la figlia dalla madre, la nuora dalla suocera, e i nemici dell’uomo saranno quelli della sua casa. Chi ama il padre o la madre piú di me, non è degno di me; chi ama il figlio o la figlia piú di me, non è degno di me. (Mt 10, 34-37).
Si ricorda, signor vescovo… o fa lo gnorri?


Terza perla:
«Siamo tutti figli dell’unico Dio, padre di tutti i popoli. Siamo tutti fratelli di un’unica famiglia umana che deve trovare con amore e intelligenza vie di convivenza e Pace».
Amen! Signor vescovo!
Da quegli ingenui che siamo, continuiamo a credere che un vescovo dovrebbe avere un briciolo di acume in più rispetto agli imbonitori moderni che si riempiono la bocca di frasi fatte e di concetti vuoti.
Di grazia… chi ci ha fatti fratelli di tutti gli uomini, anche di quelli che sono lontani da noi cento inferni e mille purgatori?
Non s’era detto che i fratelli sono i figli di uno stesso Padre?
E i figli di uno stesso Padre non sono quelli a cui Dio ha dato il potere di diventare Suoi figli, non perché nati da sangue, da volere di carne, da volere di uomo, ma perché da Lui nati, in forza del fatto che accolsero il Suo Unigenito e credettero nel suo nome?
Non s’era detto proprio così? Come incomincia a dire San Giovanni?

Scusi signor vescovo… ma che razza di bugie va raccontando a quel povero imam completamente digiuno delle cose di Dio?
Ma che razza di discorso è quello che “siamo tutti figli dell’unico Dio?
Rivolto a un musulmano che recita tutti i giorni che non v’è Dio al di fuori di Allah?
Rivolto ad un musulmano che legge nel Corano: «Miscredenti sono invero coloro che dicono: “Dio è il terzo di tre”… e se non desistono da ciò che dicono, un supplizio doloroso toccherà quelli…».
Scusi signor vescovo… ma che razza di discorso è?
O pensa che l’imam di Frosinone, la pace sia su lui, poveretto, sia un cretino?
O peggio. Crede forse che sia uno dei suoi affezionati parrocchiani a cui può propinare le più incredibili stramberie?

Già, signor vescovo… perché c’è sempre la prima perla:
«le religioni monoteiste – Ebraismo, Cristianesimo, Islam…», detta da lei, un successore degli Apostoli, e che tradotta in termini spiccioli significa che ci sono tre rivelazioni, tre credi, tre verità.
È questo che ha insegnato ai suoi alunni dei seminari? Col permesso delli Superiori?

Non si preoccupi, signor vescovo, non ci arrabbiamo… siamo dei pacifici noi… ci indigniamo solamente, di quella santa indignazione che mosse il Signore Gesù a cacciare i mercanti dal Tempio.
E lei ne sa qualcosa, signor vescovo, perché almeno una volta nella sua vita avrà pur letto il Vangelo, che dice di servire e che invece straccia con lettere come questa.

E non ci venga a dire che l’abbiamo frainteso… poiché è lei stesso che scrive e sottoscrive:

Quarta perla.
«Sostenuti da un amore reciproco che ha le sue radici in un credo religioso vero e non edulcorato da ragioni di interesse umano…».
Lei, che rilascia patenti di autenticità: scrivendo che il Cristianesimo e l’Islam sono “un credo religioso vero”.
Forse per lei caro vescovo… perché per i fedeli cattolici il Cristianesimo è “la vera Religione”, quella che ci è stata data da Dio, mentre l’Islam è una delle diverse sette medievali sorte in quel Medio Oriente turbolento dell’epoca, ad opera di un uomo, un certo Abū l-Qāsim Muḥammad ibn ʿAbd Allāh ibn ʿAbd al-Muţţalīb al-Hāshimī… tanto per essere precisi circa la sua ascendenza.

Ma lei, caro vescovo, lei queste cose le sa benissimo.
Ma allora perché ha sentito il bisogno di prendere in giro quel poveretto venuto a sbarcare il lunario da noi, in cerca di chissà quali chimere?
Perché, signor vescovo?

Tranne che non dobbiamo pensare che lei creda a queste cose che scrive…
Se così fosse… se lo lasci dire, signor vescovo: la smetta di fuorviare i poveri frusinati, li lasci in pace.
Con tre religioni monoteiste “vere”, proprio in questa nostra vera Religione lei doveva capitare a rompere le uova nel paniere a duemila anni di storia della Chiesa?
Proprio a Frosinone doveva venire a scandalizzare i cattolici, inducendoli a perdere le loro anime?
Proprio i panni del successore degli Apostoli doveva rivestire?
Ma vada a comprarsi un bel turbante, caro lei, e si ficchi in qualche moschea, magari alla Mecca, … o chieda a qualche rabbino di regalargli una bella kippah e di accoglierlo nella sinagoga di New York… comunque ben lontano da Frosinone!

Siamo forse un po’ maligni… ma ci viene in mente che forse ha già provato, e quelli non l’hanno voluto!

Che fortuna che ha avuta, signor vescovo: nascere nella diocesi di Montini e crescere col Vaticano II… vede che belle cose le hanno insegnato?
Tutte cose “cattoliche” ovviamente, come abbiamo appena visto, che le hanno permesso di diventare, prima prete, poi professore, poi vescovo…
non disperi, caro vescovo, non si curi degli strali di poveri stolti come noi… abbia fede in Allah: se continua così un cardinalato non glielo toglie nessuno!

Dio non voglia!





Ritorna a Sommario I frutti del Concilio
Ritorna a Documenti