SANTA MESSA TRADIZIONALE
Roma 24 maggio 2003
Basilica di S. Maria Maggiore
RASSEGNA STAMPA
Articoli e segnalazioni prima della celebrazione
18-19 maggio 2003 - La Padania
Tradizionalisti sbeffeggiati dal pulpito
Cammarata (Una Vox): “Mentre a Roma procede il dialogo coi lefebvriani,
a Milano siamo discriminati”.
di Giulio Ferrari
Che delusione: i tradizionalisti che seguono la messa tridentina (loro
la chiamano la “messa di sempre”) nella chiesa milanese di San Rocco al
Gentilino speravano di trovare in Dionigi Tettamanzi un interlocutore migliore
di quanto è stato Carlo Maria Martini. Invece per loro il nuovo
episcopato è iniziato sotto il peggiore dei segni: quello della
discriminazione. Lo denuncia Calogero Cammarata, presidente dell’associzione
Inter Multiplices Una Vox che, tra l’altro, è anche il promotore
della messa tradizionale in calendario a Roma per il prossimo 24 maggio.
G. F. - Presidente, dal Vaticano giungono nuovi gesti di distensione
verso i lefebvriani, invece a Milano i tradizionalisti devono fare ancora
i conti con vecchi pregiudizi?
C. C. - Purtroppo è così e purtroppo devo rilevare
che questo è accaduto in coincidenza con l’insediamento del nuovo
arcivescovo. Non posso dire che si tratti di un atteggiamento partito dall’alto
o piuttosto di un colpo di coda della gestione precedente.
G. F. - Ma cosa succede nella chiesa del Gentilino, che da tanti anni
ospita una messa domenicale col rito antico ambrosiano, in latino e col
celebrante rivolto al tabernacolo?
C. C. - Accade che è stato sostituito il sacerdote. E il
nuovo arrivato ha dimostrato da subito una aperta ostilità per la
messa tradizionale. Atteggiamento manifestato durante la celebrazione,
specialmente in occasione dell’omelia, quando ai fedeli non vengono risparmiate
critiche per il loro attaccamento alla tradizione. E’ una cosa inconcepibile,
ma che rispecchia una condotta presente in diverse diocesi, dove vige ancora
molta ostilità nei confronti dei cattolici legati al rito antico.
G. F. - Eppure è stato lo stesso Papa a concedere questa possibilità
ai fedeli. E per “legittimare” la messa tradizionale il 24 maggio a Roma,
alle 15,30, nell’arcibasilica di Santa Maria Maggiore, verrà celebrata
una funzione in rito tridentino dal cardinale Castrillon Hoyos.
C. C. - E’ stata la nostra associazione a chiedere al Prefetto della
Congregazione per il Clero un gesto chiaro e significativo in questo senso.
Sua Eminenza ha accettato: si tratta di un precedente molto importante.
G. F. - Un gesto che farà scuola?
C. C. - Sicuramente è la risposta migliore per quei vescovi
che ancora si rifiutano di concedere ai fedeli che ne fanno richiesta la
possibilità di avere una messa nella liturgia preconciliare. Non
per nulla l’appuntamento del 24 maggio sta mobilitando molte persone. Da
Torino, Milano, Venezia, Verona e altre città, in tanti si recheranno
a Roma per assistere alla “loro” messa. Santa Maria Maggiore può
contenere 2500 persone, credo che la riempiremo.
G. F. - Insomma, c’è ancora voglia di sacro?
C. C. - Sì, ed è la prova che si è andati troppo
oltre con le innovazioni. Certe funzioni si distaccano pericolosamente
dal senso profondo della messa, e si vedono celebrare dei sacerdoti che
non si capisce bene perché facciano quel mestiere. Alla base di
questa confusione c’è un equivoco nato 35 anni fa: quello di chi
pretendeva che la messa e la religione si trasformassero in qualcosa di
aderente all’ordinarietà della vita quotidiana. Ma è un errore,
perché il sacro per essere sentito come tale è qualcosa che
trascende dall’ordinario.
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