SANTA MESSA TRADIZIONALE
Roma 24 maggio 2003
Basilica di S. Maria Maggiore
RASSEGNA STAMPA
Articoli e segnalazioni dopo la celebrazione
25-26 maggio 2003 - La Padania
La Chiesa ritorna alla Tradizione
Di Giulio Ferrari
“Introibo ad altare Dei, ad Deum qui laetificat juventutem meam”.
Mi accosto all’altare di Dio, a Dio che allieta la mia giovinezza:
le vibranti formule della messa tradizionale ieri hanno riempito della
loro intensità le navate di Santa Maria Maggiore, la grandiosa e
splendida basilica pontificia che nella sua storia più che millenaria
le ha sentite echeggiare migliaia e migliaia di volte. Sino al 1970 quando,
in applicazione alla riforma liturgica voluta dal Concilio Vaticano II,
il glorioso patrimonio di spiritualità e devozione della liturgia
tradizionale ha lasciato il posto alla messa moderna, una funzione per
molti colpevole di avere dimenticato il senso profondo del sacro.
La solenne celebrazione di ieri, chiesta dall’associazione piemontese
“Una Vox” con l’adesione di molti gruppi della nutrita galassia tradizionalista,
acquista dunque un significato di portata storica. Non solo perché
a celebrarla è stato un principe di Santa Romana Chiesa, per di
più prefetto in carica, il cardinale Dario Castrillon Hoyos, ma
anche e soprattutto perché la “rilegittimazione” del rito antico
dimostra la volontà della Gerarchia vaticana di rispondere alla
crisi della Chiesa attingendo al patrimonio della tradizione. Premura che
affiora nelle parole indirizzate dal Papa ai fedeli tradizionalisti che
hanno riempito l’immensa basilica: “Di fronte alle grandi sfide sociali
e religiose dell’epoca moderna afferma Giovanni Paolo II nel sio
messaggio l’intero popolo di Dio è chiamato a ravvivare la
propria fede”. L’urgenza del rafforzamento della militanza cattolica, nella
riscoperta di una pratica religiosa più esigente, è stato
ben esplicitato anche nella data scelta per il “ritorno alla tradizione”:
il 24 maggio, festa di Maria Ausiliatrice dei cristiani, titolo che il
Papa San Pio V attribuì alla Beata Vergine a ricordo della vittoria
riportata contro i turchi a Lepanto per la sua intercessione.
Ma la giornata di ieri è stata anche quella dell’incontro delle
ultime generazioni con la messa dei nostri padri. Nella basilica gremita
da quasi duemila persone, rimaste in gran parte in piedi perché
i 600 posti a sedere sono stati immediatamente riempiti, la presenza forse
più rilevante è stata quella dei giovani. “Sono rimasto davvero
colpito dal gran numero di ragazzi che hanno partecipato alla messa in
latino”, racconta Diego Zoia, presidente della Fondazione Cajetanus di
Milano, un’associazione teologica e storica che ha al suo attivo unmerosi
convegni, tra cui 6 sulla Mitteleuropa, e che ha aderito all’iniziativa.
“Anche i giovani si sono trovati subito a loro agio dice Zoia
partecipando alla liturgia grazie al libretto distribuito per l’occasione,
cantando in gregoriano con commovente passione e accostandosi in ginocchio
alla comunione. C’è da sperare adesso che i vescovi concedano la
celebrazione di questa messa tanto edificante anche nelle diocesi ancora
“refrattarie”, dove si sente comunque il bisogno di un ritorno ai valori
alla prassi della tradizione”.
Una esigenza condivisa dall’eurodeputato Mario Borghezio, presenta
nome di “Padania Cristiana”. “Questa partecipazione dichiara Borghezio
intende sottolineare la nostra assoluta fedeltà alla tradizione
cattolica contro ogni modernismo e relativismo. Dai vertici della Chiesa
è arrivato un importante segnale nei confronti di chi ha sempre
difeso i valori della tradizione minacciati dall’aggressione del mondialismo”.
E i vertici della Chiesa, ieri, erano davvero ben rappresentati, con almeno
una decina tra cardinali, arcivescovi e vescovi. Tutti a dar maggior forza
alle parole solennemente pronunciate dal cardinale Castrillon nella sua
omelia: “L’antica liturgia non può essere considerata come estinta
e conserva piena cittadinanza nella Chiesa”. I quasi duemila fedeli di
Santa Maria Maggiore lo hanno pienamente dimostrato.
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