Intervista a S. Em.za Rev.ma il Card. Darìo
Castrillon Hoyos
Prefetto della Congregazione per il Clero e Presidente della Pontificia
Commissione “Ecclesia Dei”.
Rilasciata al Magazine Profil, Austria, il 10 giugno 2000
Di sicuro interesse le risposte del Card. Castrillon alle
ultime domande poste dal giornalista, in particolare per quanto riguarda
l’àmbito tradizionalista della Santa Chiesa.
Profil: Sig. Prefetto, all’inizio del terzo millennio la
Chiesa cattolica, almeno in Occidente, sembra essere entrata in una grave
crisi. Perché?
Card. Castrillon: All’inizio di questo millennio il problema
principale - non solo per la Chiesa, ma anche per gli Stati e per le istituzioni
sociali - è quello dell’autonomia. La gente crede sempre piú
che si possa vivere sulla base di leggi e di norme personali. Questo non
è piú cristiano: l’amore di Dio e del prossimo costituisce
una norma ben definita che si pone a fronte del cristiano e determina tutta
la sua vita. Si tratta il problema della vera autonomia dell’uomo, che
la Chiesa considera come una sfida.
Profil: Cos’è responsabile di questa evoluzione? Il liberalismo?
Card. Castrillon: Non solo. Tutto inizia con i Lumi, in seguito,
certo, questa tendenza si è rafforzata. Nel mondo intero, il modo
di pensare e la cultura sono sempre piú soggette a questa evoluzione
nella scienza e nella tecnica.
Profil: A fronte di ciò, quale dovrebbe essere la reazione
della Chiesa?
Card. Castrillon: Alla tendenza all’autonomia si può
rispondere solo con l’autonomia. L’autonomia dell’uomo nella società
odierna è solo un’illusione, sostenuta in modo particolare dai mezzi
di comunicazione di massa. Ai giorni nostri, gli uomini non hanno una legge
nel vero senso della parola, non sono autonomi, anche se lo credono. Il
nostro compito è di spiegare che solo la via autonoma della Chiesa
conduce alla libertà per mezzo della verità. Con la sua vita
Cristo ha abbondantemente dimostrato come un uomo possa raggiungere la
libertà e l’autonomia. È questo il cammino che dobbiamo seguire,
diversamente non potremo guadagnare il cuore degli uomini.
Profil: Decisamente questo non è il caso dell’Europa.
Proprio il nostro continente sembra abbandonare sempre piú la fede
cattolica.
Card. Castrillon: Non si tratta tanto dell’Europa. Vi fu un
tempo in cui l’Europa era il centro del mondo, e tutto si orientava in
funzione di questo. Oggi, non è piú cosí. Oggi, a
partire dalle grandi città, è in atto una cultura mondiale
- la cultura non è piú africana, asiatica o europea. Il mondo
intero è sotto l’influenza degli stessi giganteschi mezzi di comunicazione
di massa, tutto il mondo è nutrito dalle stesse società transnazionali.
Si constata una assoluta tendenza all’uniformità. Nel mondo intero,
i giovani - e sempre di piú anche le donne - pensano allo stesso
modo. Guardano gli stessi film, ascoltano la stessa musica e ricevono le
stesse informazioni dalla televisione, dalla radio e da internet.
Profil: Considera tutto questo un grande pericolo?
Card. Castrillon: Non è un pericolo, è una realtà.
Per Gesú i pagani e i giudei non costituivano un pericolo. Nondimeno
Egli è riuscito a conquistare il cuore degli uomini. Noi oggi dobbiamo
fare altrettanto.
Profil: Il che sarà molto piú difficile di allora.
Card. Castrillon: Oggi possediamo piú mezzi. Gesú
ha fatto dei miracoli, ma anche oggi non ci mancano i santi: Madre Teresa,
per esempio. Allora Gesú aveva solo dodici Apostoli, oggi siamo
piú numerosi. Per di piú abbiamo l’esperienza accumulata
in 2000 anni: conosciamo tutte le culture, tutte le forze, tutti i nostro
nemici. Io sono ottimista perché nel mondo intero, e in particolare
nei giovani, constato sempre piú la forza della fede. Non ho paura
dell’avvenire. Io ho studiato sociologia e, da questo punto di vista, posso
forse parlare di una crisi della Chiesa, ma io sono prima di tutto un credente
e dunque ho fiducia in Dio.
Profil: Il pontificato di Giovanni Paolo II dura ormai da 22
anni. Cosa ritiene che egli abbia fatto?
Card. Castrillon: Il Santo Padre ha insegnato al mondo un modo
nuovo di considerare l’uomo. Questo è il suo merito piú grande.
Dopo le guerre mondiali, i regimi dittatoriali, il fallimento delle ideologie
e l’ebbrezza dell’«easy way of life», egli ha diffuso nel mondo
un umanesimo autenticamente cristiano. È quello che hanno dimostrato
in modo particolare le sue richieste di perdono e il suo personale cammino
della croce.
Profil: Il prossimo Papa non avrà difficoltà a
dimostrarsi all’altezza del carisma di Giovanni Paolo II?
Card. Castrillon: Anche qui, come sociologo direi che la cosa
è difficile, ma in quanto credente confido in Dio. Lui solo conduce
la Chiesa. Lui solo sa bene chi può dirigere la Chiesa oggi e in
avvenire.
Profil: A proposito della Chiesa austriaca: a partire dalla questione
Groer, nel 1995, continuano ad accumularsi delle difficoltà. Questo
la preoccupa?
Card. Castrillon: Sono convinto che la Chiesa d’Austria è
molto solida. Vi sono state delle grosse difficoltà, ma questo non
significa la fine della Chiesa austriaca. Le difficoltà sono sempre
altrettante occasioni per richiamarsi con piú forza ai princípi
fondamentali della fede. L’Austria è un paese cattolico e, in questo
senso, gli avvenimenti del passato sono anche stati un fattore di crisi
per la Chiesa cattolica. Ma la Chiesa ne verrà fuori.
Profil: Che ne pensa delle gravi accuse mosse contro il Card.
Groer, già Arcivescovo di Vienna?
Card. Castrillon: Ho parlato con molte persone che hanno una
grande considerazione per il Card. Groer. Queste mi hanno dimostrato fino
a che punto fossero ingiustificati i numerosi articoli pubblicati contro
lo stesso Cardinale.
Profil: Quello che viene definito come il movimento degli auspici
del popolo di Dio, ha avuto origine anche dall’Austria. Che ne pensa di
questo movimento?
Card. Castrillon: In tempo di crisi, si cerca sempre il modo
per venirne fuori. Molte persone vogliono seguire la via piú semplice,
ma la Chiesa deve sempre rimanere fermamente attaccata alle sue radici,
è questo il nerbo della nostra vita. Se non restiamo attaccati ai
princípi della nostra Chiesa non possiamo esistere. Senza dubbio
è cosa normale che nei diversi paesi dove esistono dei problemi
si cerchi di superarli. Ma, in questi ultimi anni, certi gruppi - nei paesi
di lingua tedesca, ma anche in America Latina - si sono discostati dalla
via della Chiesa. È questo un problema per la Chiesa e per i fedeli.
Profil: È stata proposta l’ordinazione delle donne.
Card. Castrillon: È proprio questo uno dei problemi.
In questo tempo di uguaglianza dei diritti, molte donne si augurano di
acquisire anche l’ordinazione. Ma non è certo per la semplice formulazione
della richiesta che noi si possa cédere. Una cosa del genere è
contraria alla tradizione della Chiesa e dunque è impossibile.
Profil: Si parla anche dell’abbandono del celibato. È
possibile che intervengano dei cambiamenti su questo punto?
Card. Castrillon: Si tratta di sapere se è questa la
volontà di Dio. La storia della Chiesa è una storia di vocazione,
e in seno alla Gerarchia della Chiesa non v’è alcuno - non v’è
sinodo o conferenza episcopale - che intenda intaccare questo valore della
Chiesa. Tutti sono coscienti del grande valore del celibato.
Profil: Da poco tempo lei è presidente della Commissione
“Ecclesia Dei”, che si occupa degli eredi tradizionalisti dell’Arcivescovo
francese Marcel Lefébvre. Alcuni di questi, che si trovano in seno
alla Fraternità Sacerdotale, sono stati scomunicati da Giovanni
Paolo II. Lei è favorevole alla reintegrazione della Fraternità
Sacerdotale nella Chiesa?
Card. Castrillon: Dobbiamo renderci conto che le persone che
trovano la loro gioia nell’antico rito della Chiesa non fanno niente di
male. Questo crea il problema della rimessa in uso della Messa latina,
che è stata per cosí tanto tempo la norma? Io ritengo che
queste persone abbiano il senso della santità, del mistero della
Messa, del rispetto per le tradizioni. Perché non dare loro la libertà
di celebrare anche la Messa?
Profil: Il suo obiettivo è dunque quello di ricondurre
in seno alla Chiesa i membri della Fraternità San Pio X che sono
stati scomunicati?
Card. Castrillon: Quello che Cristo vuole è l’unità
della Chiesa.
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