Non tutto è negoziabile

Comunicato del vescovo di Bordeaux Mons. Eyt, 
sui contatti tra la Santa Sede e la Fraternità Sacerdotale San Pio X 
del 27 marzo 2001



Secondo delle informazioni pervenute in Francia assai misteriosamente, la Santa sede e il Santo Padre in persona hanno manifestato già da lunghi mesi il desiderio di sviluppare dei contatti con la Fraternità San Pio X, in vista di giungere a delle soluzioni giuridiche. Mentre la stampa descrive lo svolgimento positivo di questi incontri non impegnativi, i preti di Francia hanno ricevuto un bollettino, 9° della serie, intitolato “Lettre à nos frères prêtre”, Lettera trimestrale di collegamento della Fraternità San Pio X col clero di Francia (n° 9, marzo 2001).

Ed ecco che in questo bollettino, i risultati degli “Incontri romani”, salutati inizialmente come ricchi di promesse, vengono presentati in seguito come “provvisoriamente compromessi”, e le discussioni, per il momento, sarebbero “sospese”. 
Secondo l’uomo che sembra guidare la discussione, Mons. Fellay, questa sospensione sarebbe da addebitare a Roma.

Leggendo questa "Lettre  à nos  frères  prêtres", come leggendo il bollettino girondino della Fraternità San Pio X “Le Mascaret”, io mi compiaccio che la causa di questa sospensione sia da addebitare a Roma. Fra gli altri, questo è un motivo che giustifica la mia posizione.

In questa "Lettre  à nos  frères  prêtres", troviamo la deprimente caricatura della teologia cattolica sull’Eucarestia a cui si abbandonano dei “teologi lefebvriani”. Essa, niente meno, contesta radicalmente la dottrina sull’Eucarestia enunciata da Paolo VI e da Giovanni Paolo II. 
A riguardo, è chiaro per ogni cattolico che l’espressione “Mistero pasquale” di Cristo e della Chiesa, costituisce proprio una realtà che illumina e sostiene la fede, lo spirito della liturgia, la consacrazione dei nostri cuori e il senso della nostra vita. 
Come potremmo accettare che altri cattolici possano dire di una teologia cosí autorevole che essi vi “scoprono con dolore, alla fine della lettura, quanto essa sia condannabile e particolarmente condannata dall’autentico Magistero della Chiesa”? 
Ahimé, sono questo genere di proposte che ci sottopongono certi vescovi e preti della Fraternità San Pio X nel momento stesso in cui dicono di aspirare ad “avvicinarsi” alla Chiesa cattolica…

Tali differenze dottrinali, liturgiche, sacramentali, istituzionali, tali opposizioni, non solo sul “Mistero pasquale”, ma su tanti altri elementi della fede, possono essere superati senza un approfondito esame e senza il tempo sufficiente? 
Per il momento e relativamente a questi problemi, siamo numerosi a vedere lungo questa via piú ostacoli che aperture.


Breve nota della redazione

Premessa

Non intendiamo mancare minimamente di rispetto a S. Ecc. Mons. Eyt, ma non possiamo impedirci di segnalare subito alcune vistose improprietà presenti in questo testo. Non per difendere o giustificare la Fraternità San Pio X, che non ha certo bisogno delle nostre modeste osservazioni, ma per mostrare il partito preso e il pregiudizio che sembra guidare il vescovo di Bordeaux. Cosa di cui non possiamo non dispiacerci, proprio per la funzione pastorale che è del vescovo e che dovrebbe essere guidata dallo spirito di carità e di paterna comprensione, piuttosto che dalla passione del partigiano.


1°) Rispetto alla data in cui scrive il vescovo, le informazioni pervenute in Francia non potrebbero minimamente essere "assai misteriosamente pervenute", se non altro perché in data 22 marzo vi era già stata la dichiarazione ufficiale del portavoce della Sala Stampa vaticana, il dott. Joaquin Navarro-Valls. Ma ancor piú perché lo stesso giorno si era svolto quel concistoro straordinario voluto dal Papa e nel quale era presente Mons. Billé, Presidente della Conferenza Episcopale Francese (nominato per giunta membro della Pontificia Commissione Ecclesia Dei fin dal 24 febbraio scorso). 
Era da gennaio che si sapeva di tutto, è possibile accettare che il vescovo di Bordeaux fosse l'unico a non saperne niente?

2°) L'"uomo" di cui parla Mons. Eyt, non è altri che un vescovo di Santa Romana Chiesa, il quale, quand'anche scomunicato, resta sempre sostanzialmente un fratello nell'episcopato dello stesso Mons. Eyt. Il minimo senso della piú formale cortesia esigerebbe, da un vescovo cattolico, dei toni meno aspri e sprezzanti: anche quando non avesse la minima stima per l'interessato. 
Disprezzo e manifesta cattiva educazione fanno parte del comportamento ordinario di un vescovo di Santa Romana Chiesa e di un successore degli Apostoli?

3°) L'apparente ingenuità dimostrata da Mons. Eyt nel descrivere, rigettandolo, lo studio dottrinale della Fraternità sembra voglia dare per scontato che in seno alla Chiesa cattolica regni la piú idilliaca e la piú concorde delle atmosfere in fatto di morale, di disciplina, di teologia e di dottrina. Cosí che solo i cattolici della Fraternità avrebbero il torto di mettere in discussione tanti "elementi della fede". 
Egli fa finta di non sapere che tanti sono invece i preti e i vescovi che si sono dati alla libera interpretazione degli "elementi della fede", tutti perfettamente in comunione con Roma e tutti lasciati piú o meno indisturbati ai loro posti.
Fra l'altro, lo studio in questione è stato inviato a Mons. Eyt ai primi di marzo, e già il 27 marzo egli ritiene di poterlo decisamente stroncare, come se lo avesse letto e riletto attentamente con doverosa e ponderata considerazione. 
Dobbiamo pensare che in questi venti giorni circa Mons. Eyt non abbia fatto altro che esaminare tale studio?

4°) Descritta come la descrive Mons. Eyt, appare chiaro, per i fedeli, che la Fraternità non è d'accordo su niente con Roma: dalla dottrina, alla teologia, alla morale, alla pastorale, alla catechesi…
Sorge allora una domanda ineludibile: com’è possibile che il Santo Padre si sia impegnato personalmente per ricucire lo strappo con la Fraternità? Se la Fraternità non ha niente di cattolico, come afferma Mons. Eyt, come potrebbe pensare il Papa di reintegrarla nella comunione ecclesiale?
È azzardato pensare che probabilmente sia proprio Mons. Eyt a non essere d’accordo col Papa, forse su niente, cosí che di fatto sia lui ad essere un “separato”, piuttosto che coloro che il Papa cerca di reimmetere nel seno di Santa Romana Chiesa?
Non sarebbe l’unico caso, né il primo.



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