|
|
Non tutto è negoziabile Comunicato del vescovo di Bordeaux Mons. Eyt,
Secondo delle informazioni pervenute in Francia assai misteriosamente, la Santa sede e il Santo Padre in persona hanno manifestato già da lunghi mesi il desiderio di sviluppare dei contatti con la Fraternità San Pio X, in vista di giungere a delle soluzioni giuridiche. Mentre la stampa descrive lo svolgimento positivo di questi incontri non impegnativi, i preti di Francia hanno ricevuto un bollettino, 9° della serie, intitolato “Lettre à nos frères prêtre”, Lettera trimestrale di collegamento della Fraternità San Pio X col clero di Francia (n° 9, marzo 2001). Ed ecco che in questo bollettino, i risultati degli “Incontri romani”,
salutati inizialmente come ricchi di promesse, vengono presentati in seguito
come “provvisoriamente compromessi”, e le discussioni, per il momento,
sarebbero “sospese”.
Leggendo questa "Lettre à nos frères prêtres", come leggendo il bollettino girondino della Fraternità San Pio X “Le Mascaret”, io mi compiaccio che la causa di questa sospensione sia da addebitare a Roma. Fra gli altri, questo è un motivo che giustifica la mia posizione. In questa "Lettre à nos frères
prêtres", troviamo la deprimente caricatura della teologia
cattolica sull’Eucarestia a cui si abbandonano dei “teologi lefebvriani”.
Essa, niente meno, contesta radicalmente la dottrina sull’Eucarestia enunciata
da Paolo VI e da Giovanni Paolo II.
Tali differenze dottrinali, liturgiche, sacramentali, istituzionali,
tali opposizioni, non solo sul “Mistero pasquale”, ma su tanti altri elementi
della fede, possono essere superati senza un approfondito esame e senza
il tempo sufficiente?
Breve nota della redazione Premessa: Non intendiamo mancare minimamente di rispetto a S. Ecc. Mons. Eyt, ma non possiamo impedirci di segnalare subito alcune vistose improprietà presenti in questo testo. Non per difendere o giustificare la Fraternità San Pio X, che non ha certo bisogno delle nostre modeste osservazioni, ma per mostrare il partito preso e il pregiudizio che sembra guidare il vescovo di Bordeaux. Cosa di cui non possiamo non dispiacerci, proprio per la funzione pastorale che è del vescovo e che dovrebbe essere guidata dallo spirito di carità e di paterna comprensione, piuttosto che dalla passione del partigiano.
2°) L'"uomo" di cui parla Mons. Eyt, non è altri che un vescovo
di Santa Romana Chiesa, il quale, quand'anche scomunicato, resta sempre
sostanzialmente un fratello nell'episcopato dello stesso Mons. Eyt. Il
minimo senso della piú formale cortesia esigerebbe, da un vescovo
cattolico, dei toni meno aspri e sprezzanti: anche quando non avesse la
minima stima per l'interessato.
3°) L'apparente ingenuità dimostrata da Mons. Eyt nel descrivere,
rigettandolo, lo studio dottrinale della Fraternità sembra voglia
dare per scontato che in seno alla Chiesa cattolica regni la piú
idilliaca e la piú concorde delle atmosfere in fatto di morale,
di disciplina, di teologia e di dottrina. Cosí che solo i cattolici
della Fraternità avrebbero il torto di mettere in discussione tanti
"elementi della fede".
4°) Descritta come la descrive Mons. Eyt, appare chiaro, per i fedeli,
che la Fraternità non è d'accordo su niente con Roma: dalla
dottrina, alla teologia, alla morale, alla pastorale, alla catechesi…
Ritorna a Documenti |