INTERVISTA RILASCIATA 
DA S. ECC. REV. MONS. BERNARD FELLAY, 
SUPERIORE GENERALE DELLA FRATERNITÀ SAN PIO X, 
AL MENSILE JESUS, n° 11, Novembre 2000


Jesus (J) - Partiamo dallo stato di salute della Fraternità. Dopo la scomunica, le vocazioni sono aumentate o diminuite?

Mons Fellay (MF) - La situazione è rimasta stabile. Uno sparuto gruppetto ha lasciato, andando in parte a costituire la Fraternità San Pietro, ma i sacerdoti sono raddoppiati: all’inizio eravamo 205, oggi siamo 400. Siamo presenti in 37 nazioni, riusciamo a visitarne 47, ma abbiamo richieste da un’altra quindicina di Paesi. E molti dei nostri fedeli sono giovani.


(J) - Come spiega il fatto che ancora ci sia chi è attaccato alla cosiddetta "messa in latino"?

(MF) - Nella messa tridentina c’è molto di più, non è soltanto un problema di lingua. Infatti le parti che la gente deve capire, come l’epistola e il Vangelo, vengono tradotte nelle lingue locali durante le celebrazioni. Ma il latino è parte integrante del rito come lingua sacra: non è essenziale capire le parole, ma piuttosto cosa sta succedendo. Da noi viene chi è insoddisfatto delle celebrazioni nuove, che non esprimono la sacralità della messa, perché molti sacerdoti riducono tutto a una festa, a un semplice banchetto. Ci sono veri e propri scandali, si fa del teatro. Chi viene da noi cerca il sacro, il mistero, forse la fede. E i giovani sono tanti.


(J) - Che rapporti avete con i vescovi delle diocesi dove siete presenti?

(MF) - Si tratta di relazioni a livello personale. Con alcuni sono buone, con altri no.


(J) - Con chi avete buone relazioni?

(MF) - Preferisco non fare nomi, perché potrebbero avere problemi.


(J) - Sono contatti segreti?

(MF) - Sono un po’ nascosti, è vero. Siamo considerati come degli appestati, chi ci tocca rischia di restare infettato, ma i contatti ci sono, ci sono....


(J) - Anche in Italia?

(MF) - Non direttamente. A Roma....


(J) - Avete rapporti ufficiali con il Vaticano?

(MF) - Non possiamo parlare di ufficialità, se non nel caso del Giubileo, che abbiamo celebrato in agosto. L’autorizzazione l’abbiamo chiesta due anni fa, abbiamo ricevuto risposta scritta, e il Comitato per il Giubileo ci ha dato un delegato, un canonico di San Pietro, monsignor Conte, che ci ha accompagnati per tutto il tempo, tra San Pietro e le Basiliche.


(J) - Eppure non siete apparsi nell’elenco dei pellegrinaggi giubilari ufficiali...

(MF) - È evidente che siamo una grana per Roma, che evita di farci diventare un problema ancora più grande. Nella Chiesa ci sono i progressisti e i conservatori. Se i primi avessero saputo che ci era stato dato il permesso, avrebbero protestato. Così la cosa è passata sotto silenzio.


(J) - E contatti ufficiosi? È vero che di recente ha incontrato il presidente di Ecclesia Dei?

(MF) - Sì, abbiamo avuto un incontro con il cardinale Castrillón, ma non posso dire molto perché è la prima volta, siamo agli inizi. Vorrei precisare però che non è con Ecclesia Dei che vogliamo avere contatti, perché questa Commissione ha lo scopo di prendere i fedeli della Fraternità e reintegrarli nel movimento generale della Chiesa. Insomma, non è uno strumento fatto per favorire la tradizione, ma per ingerire.


(J) - Cosa o chi potrebbe allora essere vostro referente?

(MF) - Siamo aperti. Un cardinale che simpatizza con la tradizione, ma anche un progressista con le idee chiare: potrebbero andare bene entrambi. L’importante è che ci sia un confronto serio.


(J) - Pensate a un nuovo organismo?

(MF) - Forse è questa l’idea di Roma. Ma prima di tutto occorre ristabilire la fiducia. Il vero problema è che oggi nella Chiesa c’è poco amore per la verità.


(J) - In che senso?

(MF) - Abbiamo contatti con cardinali e prelati romani. Quando parliamo con loro dei gravissimi problemi che ha la Chiesa di oggi convengono con la nostra analisi. Ma allora perché non si fa chiarezza sulle cause?.


(J) - Quali sono per voi i gravissimi problemi?

(MF) - Gli abusi nella liturgia, la distruzione dell’indissolubilità del matrimonio a causa dei troppi annullamenti, le eresie insegnate nelle università pontificie. E poi l’ecumenismo, che è nato dal Concilio. Per noi l’unità si realizza facendo tornare gli altri all’unica e vera Chiesa cattolica. Prima del Concilio ci sono state centinaia di migliaia di conversioni tra anglicani, protestanti e altri, oggi quasi nulla. Sono questi i frutti dell’ecumenismo? C’è da pensare.


(J) - E con i musulmani e altre tradizioni religiose?

(MF) - Non ci può essere nessun confronto. Tra l’altro vedo che noi come Fraternità siamo molto rispettati dai musulmani, forse perché vedono un’identità chiara».


(J) - Tornando alle cause dei problemi gravissimi che vedete nella Chiesa di Roma...

(MF) - Molti dicono che ci sono problemi perché il Concilio non è stato assimilato. Ma sono 30 anni che si fanno riforme in nome del Vaticano II! Insomma, è l’affermazione di un fallimento. Un cardinale mi ha detto: "Oggi i preti non sanno più celebrare la messa". Perché allora non intervenire sulla nuova messa?.


(J) - Nel futuro della Fraternità ci sono altre ordinazioni episcopali?

(MF) - Abbiamo sempre detto che non ci saranno altre consacrazioni se non di fronte a una necessità oggettiva. Non vogliamo forzare la mano. Certo, sarebbe meglio che le cose migliorassero con Roma prima.


(J) - Nell’88 Lefebvre scriveva che c’erano gli anticristi a Roma. Oggi lei continuerebbe a usare questa espressione?
(MF) - Monsignor Lefebvre voleva dire che a Roma c’è una perdita di fede nella regalità e nella divinità di nostro Signore».

(J) - E ora?

(MF) - La situazione non è migliorata. Sono convinto che ci sia una perdita di fede tremenda, in Vaticano.


(J) - Si riferisce anche al Papa?

(MF) - Per me Giovanni Paolo II è un mistero. Vedo come due parti nella sua personalità che sono quasi in contraddizione diretta. C’è il Papa di Fatima, della morale, e poi quello dell’ecumenismo, del perdono. Non capisco come queste cose possano andare insieme. C’è un problema di integrità della personalità. Alcuni dicono che il Papa non fa più nulla, che è la Curia che fa tutto. Non credo sia una risposta sufficiente. È certo che per noi queste cose, come la richiesta del perdono, sono insopportabili, attaccano la fede: la Chiesa è santa, non può chiedere perdono.


(J) - Siete contenti se vi chiamano conservatori?

(MF) - Non mi occupo dei nomi, per me conta la verità. Ma se si deve classificare, la parola "conservatori" va bene.


(J) - Quali caratteristiche dovrebbe avere il prossimo Papa?

(MF) - Sarà un pontificato molto difficile. Il Papa attuale, non so come, riesce a tenere insieme nella Chiesa movimenti molto diversi tra loro, a volte opposti. Non so se un altro ne sarà capace. Il prossimo dovrà avere una fede tremenda. Temo uno scisma alla morte di Giovanni Paolo II, un’esplosione in più direzioni. C’è molto da pregare.


(J) - Pessimista?

(MF) - No, perché nella Chiesa vedo un grande desiderio di serietà, di fede, di devozione, soprattutto nei giovani preti. Questo è un segno di speranza e sono ottimista anche per il nostro futuro. Un giorno saremo di nuovo completamente in accordo con Roma.


(J) - I tempi?

(MF) - Impossibile da dire. Si può fare in un anno o in venti.



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