LETTERA DI MONS BERNARD FELLAY,
SUPERIORE GENERALE DELLA FRATERNITÀ SAN PIO X,
AGLI AMICI E AI BENEFATTORI

 novembre 2001

(le sottolineature sono nostre)




            Cari amici e benefattori,

In occasione della Festa di Tutti i Santi, anniversario della fondazione della Fraternità Sacerdotale San Pio X, abbiamo avuto la gioia di veder restituita al culto cattolico una magnifica chiesa nel centro di Bruxelles. Questa chiesa, di 2400 metri quadrati, costruita verso il 1850, per lungo tempo è stata il santuario nazionale belga dedicato a S. Giuseppe. Conservata dai Redentoristi, è stata l’edificio religioso nel quale è stata celebrata ufficialmente la S. Messa tradizionale per un tempo molto lungo, fin dopo il 1969.
Noi abbiamo potuto acquisirla da un gruppo siriaco, che vi ha celebrato i suoi uffici religiosi per una quindicina d’anni.

Ci sembra che questa acquisizione sia fortemente simbolica. Essa esprime bene la nostra situazione e la nostra opera: restaurare la Tradizione cattolica nella Chiesa, nei limiti delle nostre possibilità. Questo appare presuntuoso: e indubbiamente, se perseguissimo un tale scopo con le nostre sole forze sarebbe difficile non accusarci di presunzione. 
Ma sono i fatti che parlano: il nostro fedele e assiduo attaccamento alla Tradizione cattolica, e in particolare al rito tridentino, porta dei frutti spirituali molto abbondanti. 
Nel momento in cui la crisi della Chiesa si manifesta ancor piú apertamente, sia per la grande carenza di preti specialmente nell’antico e nel nuovo mondo, sia per l’immenso vuoto presente a livello della trasmissione della fede alle future generazioni, questo nostro attaccamento diviene come una affermazione ed una indicazione circa i mezzi idonei da adottare per stroncare su larga scala la crisi della Chiesa e per avviarsi verso una profonda restaurazione.

Già un gran numero di preti, soprattutto giovani, e perfino certi vescovi, gettano uno sguardo di approvazione, molto spesso silenzioso, sul nostro lavoro. Siamo per loro un incoraggiamento, un barlume di speranza, poiché molti sono afflitti da un immenso scoraggiamento, per non dire disperazione, nel constatare l’indescrivibile ostinazione manifestata da numerosi ordinarii nell’impedire le iniziative di salvezza, come l’insegnamento del catechismo, l’introduzione di un po’ piú di rispetto nella ricezione della Santa Eucarestia o nella celebrazione della S. Messa.

Lo spettacolo al quale assistiamo da trent’anni nel mondo intero dimostra che il piú piccolo tentativo di ripresa è votato a soccombere di fronte all’opposizione, spesso feroce, di quelli che detengono effettivamente ma anonimamente il potere. 

Impedire tutto ciò che sembra essere un ritorno all’indietro: molto spesso è a questo chi si riduce la vigilanza delle autorità.

Sfortunatamente questa nostra generalizzazione è una realtà. 
Sono molto rare le autorità che resistono alla pressione ambientale delle riforme e delle post riforme.

Anche a Roma, mentre constatano il disastro, certuni si affrettano ad affermare che non si tornerà piú indietro. 
Cosí per la S. Messa, cosí per l’ecumenismo.
Un po’ come se, dopo essersi lamentato della povertà nutrizionale di un nuovo alimento, il produttore affermasse che giammai si tornerà alla confezione del pane tradizionale. Perché?
Perché l’ecumenismo, cosí come è praticato attualmente, sarebbe irreversibile?
Perché rifiutare ostinatamente la liberalizzazione in grande scala del rito detto di San Pio V, mentre si riconosce la sua grandezza, la sua bellezza, la sua fecondità universale?

Perché essa sarebbe spregiativa della nuova messa: misera giustificazione suicida di coloro che non vogliono abbandonare la loro disgrazia perché l’hanno causata.
Noi siamo ben decisi a mantenere altrettanta ostinazione. 

Per il bene della Chiesa, della Chiesa cattolica romana, che noi amiamo poiché è da essa che abbiamo ricevuto la fede, la vita della grazia, i sacramenti, la vita soprannaturale, pegno dell’eternità. 
In una parola Essa è nostra Madre. E noi la vogliamo come l’ha voluta Nostro Signore: Immacolata, senza macchia e senza grinze (Efesini, 5, 5), e conosciamo bene il prezzo di questa bellezza. Noi sappiamo che una restaurazione della Chiesa non si verificherà senza sofferenze, senza la Croce, sulle tracce del cammino percorso da Nostro Signore stesso: «A questo infatti siete stati chiamati, poiché anche Cristo patí per voi, lasciandovi un esempio, perché ne seguiate le orme: lui che non commise peccato e non si trovò inganno sulla sua bocca, lui che oltraggiato non rispondeva con oltraggi, e soffrendo non minacciava, ma si rimetteva a Colui che giudica con giustizia. Lui che portò i nostro peccati nel suo corpo sul legno della croce, perché morti ai nostri peccati vivessimo per la giustizia; lui dalle cui piaghe siamo stati guariti» (1 Pietro, 2, 21-24).

Non è un successo facile o ben visibile che cerchiamo. Per questa impresa cerchiamo delle anime che vogliono donare tutto, fino alla vita, delle anime pronte al sacrificio, alla sofferenza. Nostro Signore non ci ha dato altro cammino da seguire, altro rimedio. Tutta la storia della Chiesa è piena di questi eroi, di queste vittorie “alla rovescia”. Noi non vogliamo conoscere altro cammino che quello del Signore. Regnavit a ligno Deus. Dio ha regnato con la croce. Noi predichiamo Gesú, e Gesú crocifisso: è questa la parola d’ordine dell’apostolo dei gentili. «Non ritenni infatti di sapere altro in mezzo a voi se non Gesú Cristo, e Gesú Cristo crocifisso.» (1 Corinti, 2, 2).

L’espressione simbolica della restaurazione non si limita a Bruxelles: quest’anno gioiamo di numerose benedizioni e consacrazioni; citiamo solo le piú rappresentative: 
a Denver (USA), con la collaborazione di circa 300 fedeli del luogo, è stata realizzata una magnifica chiesa in stile neo-romanico, consacrata il 18 agosto; 
il prossimo 8 dicembre sarà consacrata la chiesa del Seminario de La Rejna, in Argentina, un gioiello in stile coloniale; 
anche a Mendoza, sempre in Argentina, è sorto un nuovo priorato e una splendida chiesa; 
in Svizzera, Friburgo può gloriarsi di una bella cappella, 
al pari di Veneta, negli USA; 
mentre in Messico si sta completando la trasformazione della nostra chiesa di Mexico City. 
In Francia, tre nuovi edifici potranno presto essere restituiti al culto: a Tolone, a Saintes e a Saint Malo. 

È cosí che un po’ dappertutto nel mondo fioriscono delle bellissime costruzioni nelle quali i nostri sacerdoti e i nostri fedeli possono elevare piú facilmente a Dio la loro adorazione con la preghiera liturgica. 
È molto consolante vedere un po’ dappertutto, in tutti i continenti, lo stesso ardore, lo stesso zelo per onorare Dio nel modo migliore possibile. 
Le numerose costruzioni rendono evidente la vostra grande generosità.

Ma ci rallegriamo ancora di piú per l’edificazione delle vostre anime. 
In ogni tempo la nostra santa Madre ha visto nella costruzione delle chiese una espressione simbolica di sé stessa. 
Le anime sono le pietre tagliate e composte le une sulle altre, ancorate alla Pietra che è nostro Signore Gesú Cristo. San Pietro, su cui il Redentore ha costruito la sua Chiesa, descrive cosí questo mistero nella sua prima epistola: «Stringendovi a lui, pietra viva, rigettata dagli uomini, ma scelta e preziosa davanti a Dio, anche voi venite impiegati come pietre vive per la costruzione di un edificio spirituale, per un sacerdozio santo, per offrire dei sacrifici spirituali…» (1 Pietro, 2, 4-5).

Anche se i tempi sono duri, Dio ci accorda tanta consolazione, tante conversioni, l’educazione dei fanciulli, l’apertura dei loro cuori al Padre celeste, le famiglie cristiane impegnate a vivere secondo i comandamenti di Dio, senza discutere, a prezzo di grandi sacrifici, i frutti abbondanti anche nelle diverse famiglie religiose amiche: tutto questo ci consola perché consola il cuore di Dio.

Continuiamo dunque, cari amici, continuiamo a fare quanto bene è possibile, innanzi tutto quello delle anime, della nostra, di quelle del nostro prossimo, e di altre ancora. 
Giorno verrà che la nostra testimonianza sarà recepita. Che la Madonna si degni di affrettare questo giorno!

Vi benedico
+ Bernard Fellay
Festa di Tutti i Santi 2001




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