INTERVISTA DI S. ECC. REV.MA MONS. LICINIO RANGEL,
Amministratore Apostolico
dell'Amministrazione Apostolica Personale
San Giovanni Maria Vianney,
di Campos, in Brasile
rilasciata alla rivista 30 Giorni



(Il testo, pubblicato nel n° di gennaio 2002 di 30 Giorni, è stato diffuso dal sito dell'Amministrazione Apostolica: 
             http://www.seminario-campos.org.br/portugues/index.html)

Lefebvriani
La componente brasiliana è tornata in piena comunione con Roma
Unità nella santa Tradizione
Il vescovo tradizionalista Licinio Rangel spiega su quali basi è stata firmata l’intesa nella cattedrale di Campos, come è maturata e come influenzerà il dialogo tra la Santa Sede e il resto della realtà lefebvriana 

di Gianni Cardinale

       Il 18 gennaio la componente brasiliana dei “lefebvriani” è rientrata nella piena comunione con Roma. L’intesa è stata celebrata con una cerimonia nella cattedrale di Campos (Stato di Rio de Janeiro) nel corso della quale al vescovo tradizionalista Licinio Rangel è stato consegnato l’autografo pontificio con cui viene riammesso alla piena comunione cattolica insieme alla Unione sacerdotale San Giovanni Maria Vianney da lui presieduta. L’operazione è un indiscutibile successo del cardinale Darío Castrillón Hoyos, prefetto della Congregazione per il clero e presidente della Commissione "Ecclesia Dei", che ha fortemente voluto questa intesa ricevendo il pieno sostegno di Giovanni Paolo II.
      Rangel era stato ordinato vescovo nel ’91, senza mandato pontificio, per succedere ad Antônio de Castro Mayer, vescovo emerito di Campos, amico di monsignor Marcel Lefebvre con il quale attuò le consacrazioni episcopali del 1988 che causarono la rottura con Roma.
      L’autografo pontificio è datato 25 dicembre ed è una risposta ad una lettera di Rangel e dei 25 sacerdoti dell’Unione con cui chiedevano di essere riammessi nella piena comunione con Roma. Nel corso della cerimonia del 18 gennaio, Rangel e i suoi sacerdoti hanno pubblicamente riconosciuto: "Il papa Giovanni Paolo II con tutti i suoi poteri e le sue prerogative"; "il Concilio Vaticano II come uno dei Concili ecumenici della Chiesa cattolica, accettandolo alla luce della santa Tradizione"; "la validità del Novus ordo missae, promulgato da Paolo VI, sempre che sia celebrato correttamente e con l’intenzione di offrire il vero sacrificio della santa messa". E si sono impegnati ad "approfondire tutte le questioni rimaste aperte, tenendo presente il canone 212 del Codice di diritto canonico e una sincera disposizione di umiltà e di carità fraterna con tutti. In principiis unitas, in dubiis libertas, in omnibus caritas (sant’Agostino)". Da parte vaticana a monsignor Rangel sono state rimesse le pene canoniche in cui era incorso ed è stato nominato vescovo di una amministrazione apostolica personale, direttamente dipendente dal Papa, in cui i sacerdoti avranno il diritto di celebrare la liturgia secondo il rito cosiddetto di san Pio V. 
      Sarà interessante vedere come l’intesa di Campos (che riguarda una realtà comprendente un vescovo, 27 preti, 20 seminaristi, 100 suore, 28-50mila fedeli) influenzerà le trattative in corso tra la Santa Sede e il resto della realtà lefebvriana. Da parte della Fraternità sacerdotale di San Pio X, che costituisce ancora il grosso della comunità tradizionalista (300 sacerdoti e un milione di fedeli diffusi in 40 Paesi), si è manifestata delusione ma anche interesse per l’intesa. Delusione per il fatto che Rangel abbia cercato e raggiunto un’intesa separata con Roma. Interesse perché quello brasiliano potrà essere un utile “esperimento” per raggiungere un’intesa tra Santa Sede e resto del mondo lefebvriano. Ma si tratta comunque di valutazioni provvisorie. Per dare un giudizio definitivo, nel quartier generale lefebvriano si attende che venga reso noto il decreto di erezione dell’amministrazione apostolica personale, che ancora deve essere emanato. 
      30Giorni ha posto alcune domande a monsignor Rangel.


(le sottolineature sono nostre)

30 Giorni: Eccellenza, come è giunto alla decisione di ricongiungersi pienamente e apertamente con Roma?
Mons. LICINIO RANGEL: È stato il nostro amore per Roma e per il Papa, il nostro senso della cattolicità, frutto della formazione che abbiamo ricevuto da monsignor Antônio de Castro Mayer, che ci ha portati a desiderare sempre l’unione con la gerarchia della santa Chiesa. Abbiamo sempre avuto coscienza che la nostra posizione di resistenza a favore della Tradizione e la conseguente situazione di eccezione doveva essere circostanziale, temporanea e circoscritta ad argomenti precisi, che traevano origine da punti acuti di crisi; resistenza giustificata dallo stato di necessità della salvezza delle anime, senza alcuna intenzione di scisma. Ne è prova il fatto che, dopo la morte di monsignor de Castro Mayer, quando dieci anni fa ricevetti l’episcopato di emergenza e di supplenza per i fedeli della linea tradizionale, dichiarai che avrei aspettato che le circostanze mutassero e, allora, avrei consegnato al Papa il mio episcopato affinché ne disponesse come voleva. Nessuna rottura, quindi, con la Chiesa. Infatti, abbiamo sempre aspirato ad una regolarizzazione e ad un riconoscimento. L’opportunità è venuta dopo il nostro pellegrinaggio a Roma per il Giubileo dell’anno 2000, quando il Santo Padre ha incaricato il cardinale Darío Castrillón Hoyos di iniziare, a nome suo, i colloqui in vista della nostra regolarizzazione giuridica. I colloqui si sono svolti durante tutto il 2001 e, grazie a Dio, sono giunti a buon termine con il nostro pieno riconoscimento canonico all’interno della santa Chiesa.

30 Giorni: Perché ad un certo punto ha deciso di trattare direttamente con Roma, separandosi dai suoi confratelli lefebvriani? 
Mons. LICINIO RANGEL: Questa decisione non è partita da noi. Nelle trattative con la Santa Sede, eravamo assieme ai nostri amici della Fraternità sacerdotale di San Pio X. Quando la Fraternità ha deciso di sospendere, da parte sua, i colloqui con la Santa Sede, quest’ultima ci ha chiesto di continuare le trattative separatamente, poiché il nostro caso era più semplice, essendo noi sacerdoti diocesani e avendo l’appoggio del vescovo diocesano e dei vescovi vicini. D’altronde, lo stesso monsignor Marcel Lefebvre era dell’opinione che dovevamo essere guidati dagli stessi principi, ma agendo ciascuno sotto la propria responsabilità.

30 Giorni: Ha ricevuto qualche pressione da monsignor Bernard Fellay o da altri responsabili o dai membri della Fraternità sacerdotale di San Pio X, che la sconsigliavano di trattare con Roma?
Mons. LICINIO RANGEL: Sì. Anche se lo hanno fatto con intenzioni oneste, avvisandoci degli eventuali pericoli. Abbiamo chiesto di comprendere la peculiarità della nostra situazione e abbiamo dichiarato di non poter rifiutare l’offerta che Roma ci faceva in quanto, nelle sue proposte, non vi era nulla che contrastasse con i principi della Tradizione. Ho risposto, rispettosamente, che sarebbe stata un’esperienza che, rivelatasi positiva, avrebbe potuto servire da verifica per la stessa Fraternità. Abbiamo sempre espresso loro il nostro desiderio di continuare ad essere amici. 

30 Giorni: Darebbe qualche suggerimento a Fellay perché, anche lui, possa giungere ad una intesa con il Vaticano?
Mons. LICINIO RANGEL: Gli ripeterei quanto gli ho già scritto, assieme ai sacerdoti della nostra Unione sacerdotale, facendogli presente le ragioni per cui dovrebbe continuare i colloqui con Roma allo scopo di un’intesa. E noi, adesso che siamo canonicamente regolarizzati, offriremo le nostre preghiere affinché superino le loro particolari difficoltà e possano giungere a questo bene speciale del riconoscimento dei diritti della Tradizione che Roma ci ha concesso.

30 Giorni: Quali sono le personalità della Chiesa, in Brasile e in Vaticano, che l’hanno maggiormente aiutata in questo cammino?
Mons. LICINIO RANGEL: In Vaticano, oltre al Santo Padre, che si è impegnato personalmente per questo riconoscimento, vorrei citare il cardinale Castrillón Hoyos e tutta la Congregazione per il clero, in particolare don Fernando José Monteiro Guimarães, capo ufficio della stessa Congregazione. Bisogna sottolineare anche l’appoggio che abbiamo ricevuto dai cardinali Giovanni Battista Re, Jorge Arturo Medina Estévez, Joseph Ratzinger e Angelo Sodano. In Brasile, oltre al nostro vescovo diocesano, monsignor Roberto Gomes Guimarães, vorremmo menzionare coloro che ci hanno, direttamente o indirettamente, appoggiato e cioè il cardinale Eugênio de Araújo Sales [emerito di Rio de Janeiro], l’arcivescovo Carlos Alberto Etchandy Gimeno Navarro [Niterói], i vescovi Werner Franz Siebenbrock [Governador Valadares], Manoel Pestana Filho [Anápolis], Alano Maria Pena [Nova Friburgo], João Maria Messi [Barra do Piraí-Volta Redonda], Eliseu Maria Gomes de Oliveira [emerito di Itabuna], e soprattutto il nunzio apostolico, monsignor Alfio Rapisarda. Rivolgo a tutti i nostri più sinceri ringraziamenti.

30 Giorni: Come è stata accolta dai vescovi brasiliani la sua riconciliazione? Ha ricevuto da parte loro delle congratulazioni?
Mons. LICINIO RANGEL: La cerimonia di erezione canonica della nostra amministrazione apostolica personale, il 18 gennaio, nella cattedrale di Campos, ha avuto la significativa presenza di due cardinali, del nunzio apostolico, di un arcivescovo, di quattro vescovi, oltre ai rappresentati di altri due vescovi. Dal numero di e-mail e di altri tipi di felicitazioni che abbiamo ricevuto, vediamo che la gioia per il nostro riconoscimento è stata generale.

30 Giorni: Oltre alla sua dichiarazione e a quella del cardinale Castrillón, sarà pubblicato qualche altro regolamento per la nuova amministrazione apostolica personale che lei ora dirige?
Mons. LICINIO RANGEL: Sarà pubblicato il decreto di erezione dell’amministrazione apostolica personale fatta dalla Congregazione per i vescovi. In seguito, faremo i nostri statuti interni e un protocollo di convivenza con la diocesi. Stiamo pubblicando anche degli articoli di chiarimento sull’argomento. 

30 Giorni: Nell’ultima parte della sua dichiarazione, lei si impegna ad approfondire questioni aperte sul canone 212 del Codice di diritto canonico. Di quali questioni si tratta? Qual è il significato del riferimento al canone 212?
Mons. LICINIO RANGEL: Questo canone riconosce il diritto e, a volte, anche il dovere di esprimere, attraverso studi competenti, la propria opinione, anche pubblicamente, rispetto a documenti e posizioni delle nostre autorità ecclesiastiche. Ciò vuol dire, come affermiamo nella nostra dichiarazione, che non ci impegniamo a nessun silenzio complice davanti ad eventuali errori. Ma tutto con un sincero spirito di umiltà e di carità. Le questioni ancora aperte sono quelle che non sono state proposte definitivamente dal magistero della Chiesa e sono passibili di riforma.

30 Giorni: Tutti i suoi sacerdoti e fedeli hanno accettato questo accordo che lei ha firmato o qualcuno di loro si è dissociato?
Mons. LICINIO RANGEL:  Grazie a Dio, tutto il nostro clero ha accettato unanimemente e gioiosamente l’accordo con la Santa Sede. L’accettazione e la gioia sono state generali anche tra i fedeli. Oltre a questo, abbiamo ricevuto numerosi messaggi di congratulazioni di sacerdoti e fedeli da tutto il Brasile e da tutto il mondo. È stata una grande vittoria per la santa Chiesa. Ora abbiamo una circoscrizione ecclesiastica ufficiale, approvata dalla Santa Sede, con il diritto della messa e della disciplina liturgica tradizionali. Te Deum laudamus! 
 

(settembre 2002)
(Abbiamo aggiornata la traduzione nel febbraio 2005, seguendo il testo pubblicato dalla stessa rivista 30 Giorni)




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