Lettera agli amici e benfattori n° 63
di Mons. Bernard Fellay
Superiore generale della Fraternità San Pio
X
Le nostre relazioni con Roma
I cambiamenti a Campos
Allontanamento dalla Fraternità
Vita interna della Fraternità
Cari Amici e Benefattori,
Le nostre relazioni con Roma
ancora una volta vi inviamo questa lettera con un certo ritardo. Ancora
una volta abbiamo esitato a scrivervi nel timore di eludere un elemento
importante negli sviluppi delle nostre relazioni con Roma, soprattutto
dopo gli accordi di Campos.
È evidente che, agli occhi di Roma, ciò che è
stato fatto a Campos dovrebbe rappresentare il preambolo della nostra "
regolarizzazione ".
Da parte nostra consideriamo invece che ciò che è accaduto
ai nostri vecchi amici deve servirci da lezione.
In sé e in generale, le intenzioni di Roma nei confronti della
Fraternità sono piuttosto per un accordo. Da più parti sentiamo
dire che il Sovrano Pontefice vorrebbe regolare questa questione prima
di morire.
D’altra parte, i nostri timori a proposito degli accordi di Campos
si sono rivelati fondati, e gli sviluppi che constatiamo nell’Amministrazione
Apostolica, contrariamente alle aspettative romane, ci confermano nella
sfiducia.
Certo, si tratta di sfumature molto sottili e suscettibili di cambiamenti,
di sorprese e di nuovi sviluppi, simili a quelli che si possono riscontrare
in tempi di politica instabile. In una tale situazione è quasi impossibile
prevedere le future evoluzioni.
Nei retroscena del Vaticano, noi constatiamo una certa rimessa in discussione
degli sviluppi di questi ultimi decenni, la volontà di certuni di
correggere la deriva, ma resta evidente che i principi che governano la
Roma attuale sono sempre quelli dell’attuazione del Concilio così
come l’abbiamo sperimentato in questi ultimi quarant’anni. Nei documenti
ufficiali e nella linea generale non notiamo la rimessa in questione di
questi principi; al contrario, ci sentiamo ripetere che il movimento iniziato
dal Vaticano II sarebbe irreversibile, cosa che ci obbliga a chiederci
da dove provenga il cambio di atteggiamento nei nostri confronti.
Senza escludere altre spiegazioni, la risposta si trova innanzi tutto
nella visione pluralista ed ecumenica che regna ormai nel mondo cattolico.
Questa visione, infatti, finisce col fare avvicinare tutti senza che venga
più richiesta alcuna conversione: come ha detto il cardinale Kasper
a proposito degli ortodossi e dei Giudei. Appare evidente che in una tale
prospettiva si troverà il posto anche per la Tradizione, ma… Una
tale visione non possiamo accettarla, non più di quanto un insegnante
potrebbe accettare il pluralismo in matematica.
Giorno verrà, ne siamo assolutamente certi, che Roma ritornerà
alla sua Tradizione, la rimetterà al primo posto, e noi aspettiamo
con tutto il cuore questo giorno benedetto. Ma per adesso, non siamo ancora
così avanti, ed ogni illusione sarebbe mortale per la nostra Fraternità.
Possiamo constatarlo esaminando gli sviluppi di Campos.
Per fare il punto della situazione, vorremmo sottolineare due elementi
dell’evoluzione di Campos: l’evoluzione del comportamento di Campos nei
confronti delle autorità romane dopo l’accordo, e, di conseguenza,
la distanza che aumenta sempre più tra noi e Campos, con tutti i
contrasti che questo implica.
I cambiamenti a Campos
Campos, per bocca del suo mentore Mons. Rifan, afferma ai quattro venti
che niente è stato cambiato, che i sacerdoti dell’Amministrazione
Apostolica sono rimasti tradizionali come sempre, e che l’essenziale di
ciò che è stato loro accordato, che costituisce la ragione
della loro adesione alla proposta romana, è la ratificazione della
loro posizione tradizionale.
Da parte nostra, ecco cosa abbiamo potuto rimarcare, precisando innanzi
tutto che non ignoriamo che nel corso di una disputa l’uomo tende a considerare
come vero ciò che danneggia il suo contendente. Certo, vi sono delle
false voci che circolano nei confronti dei nostri vecchi amici: " Mons.
Rifan ha concelebrato la nuova Messa ", oppure " Campos ha abbandonato
tutto ". Per la storia e per la nostra condotta, è importante basarsi
su una verità la più certa possibile.
Ecco dunque un certo numero di elementi di questa natura:
1. Sul sito internet di Campos si trova esposta la loro posizione
sulla scottante questione dell’ecumenismo. Ora, su questa questione si
afferma l’adesione al magistero del passato e al magistero attuale. Si
trovano delle citazioni della Mortalium Animos di Pio XII accostate alla
Redemptoris Missio di Giovanni Paolo II. E si constata chiaramente che
è stata operata una scelta: si citano dei passi tradizionali, senza
citare gli altri, quelli che introducono delle prospettive del tutto diverse
sull’argomento. Vi si legge: " Dal momento che siamo cattolici, noi non
abbiamo una nostra speciale dottrina. La nostra dottrina è esclusivamente
quella del Magistero della Chiesa, di cui noi pubblichiamo gli estratti
di alcuni documenti antichi e nuovi che si riferiscono soprattutto ad alcuni
punti della dottrina cattolica che oggi corrono il più grande pericolo
".
2. Questa attitudine di implicita duplicità è
diventa norma nella nuova situazione in cui essi si trovano: si sottolineano
i punti dell’attuale pontificato che appaiono favorevoli e si mantiene
un silenzio reverenziale su quelli che non lo sono…
Si può dire tutto ciò che si vuole, ma il 18 febbraio
2002 a Campos non v’è stato solo il riconoscimento unilaterale di
Roma, come pretendono certuni, ma vi è stata una contropartita:
la complicità del silenzio. E d’altronde, come poteva essere diversamente?
È evidente che adesso Campos ha qualcosa da perdere e loro hanno
paura di perdere questo qualcosa, e per non perderlo è stata scelta
la via del compromesso.
" Noi Brasiliani siamo uomini di pace, voi Francesi vi battete sempre
".
Per avere la pace con Roma bisogna cessare di combattere. Non si guarda
più alla situazione generale della Chiesa, ci si accontenta di compiacersi
del gesto di Roma nei confronti di un piccolo gruppo di 25 sacerdoti, per
affermare che nella Chiesa lo stato di necessità non esiste più,
poiché con la concessione di un vescovo tradizionale si è
venuta a creare una nuova situazione di diritto…
A causa di un albero ci si è dimenticati della foresta.
3. Mons Rifan, durante un breve soggiorno in Europa, è
andato a far visita a Dom Gérard, al quale ha presentato le sue
scuse. In una conferenza per i monaci dell’abbazia, ha presentato l’esistenza
di due fasi nella vita di Mons. De Castro Mayer: la prima rappresentata
da un vescovo docile e rispettoso della gerarchia, la seconda, a partire
dal 1981, rappresentata da un uomo di chiesa molto più duro…
" Noi abbiamo scelto la prima " ha dichiarato ai monaci. Fra i quali alcuni
sono rimasti quanto meno sorpresi dalle sue parole; uno di essi lascerà
il monastero per unirsi a noi.
In questo contesto la stessa nuova Messa trova la sua giustificazione.
Abbandonate le 62 ragioni per rigettare la nuova Messa, si afferma adesso
che, se ben celebrata, essa è valida… (cosa che nessuno di noi ha
mai negato, ma questa è un’altra questione). Non si dice più
che non bisogna assistervi perché è malvagia, pericolosa…
A giustificazione della sua posizione sulla Messa, Mons. Rifan ha dichiarato:
... " Così, noi respingiamo coloro che vogliono usare la Messa tradizionale
come una bandiera per contestare o oltraggiare l’autorità gerarchica
della Chiesa, legittimamente costituita. Noi aderiamo alla Messa tradizionale,
non con spirito di contraddizione, ma come una chiara e legittima espressione
della nostra fede cattolica…"
Questo fa pensare ad una espressione cardinalizia: " Voi siete PER
la Messa antica, la Fraternità San Pietro è CONTRO la nuova
Messa. Non è la stessa cosa ". Questa argomentazione giustificava
l’azione condotta da Roma contro padre Bisig, pressappoco nello stesso
periodo in cui si avanzavano degli approcci favorevoli verso la Fraternità
San Pio X. Tale curiosa distinzione diverrà realtà: è
su questa direttrice che si colloca Campos: per l’antica, ma non contro
la nuova. Per la Tradizione, ma non contro la Roma moderna. " Noi sosteniamo
che il Concilio non può essere in contraddizione con la Tradizione
", ha dichiarato Mons. Rifan alla rivista francese Famille chrétienne.
E questo nonostante un famoso cardinale abbia affermato che questo Concilio
è stato l’89 della Chiesa. E mons. De Castro Mayer…
Così, a poco a poco, la battaglia sbiadisce e si finisce con
l’adagiarsi sullo stato di fatto. Certo, anche a Campos si è conservato
tutto quello che è positivamente tradizionale, e quindi i fedeli
non notano dei cambiamenti, salvo i più attenti, che sottolineano
la tendenza a parlare di più e con rispetto delle dichiarazioni
e degli avvenimenti romani attuali, omettendo le messe in guardia di un
tempo e le deviazioni odierne; il gran pericolo consiste allora nel finire
con l’adagiarsi sul fatto compiuto, senza più provare a porvi rimedio.
Da parte nostra, prima di lasciarci andare, vogliamo la certezza che
Roma abbia la volontà di sostenere la Tradizione, vogliamo i segni
di una conversione.
Allontanamento dalla Fraternità
A fianco di questo sviluppo psicologico, sfortunatamente facilmente
prevedibile, che fa sì che i sacerdoti di Campos, malgrado le parole,
abbiano abbandonata la battaglia, occorre notare un altro fenomeno, quello
della crescente ostilità contro di noi.
Mons. Rifan dichiara che intende considerarsi ancora nostro amico,
mentre intanto certi sacerdoti di Campos già ci accusano di essere
scismatici perché non accettiamo il loro accordo…
Un po’ come la barca che, raggiunto il centro del fiume e abbandonatasi
alla corrente, si allontana dalla riva, così, dolcemente, ci accorgiamo
dei diversi indizi che denunciano che tra noi si sta creando una separazione
sempre più grande. Avevamo avvisato Campos di un così grande
pericolo, ma non hanno voluto ascoltarci. Essi non vogliono remare controcorrente,
e dal fatto che conservano all’interno della barca un comportamento simile
a quello che avevano prima, ricavano l’impressione di non aver cambiato
nulla, e tuttavia si allontanano da noi, manifestano un sempre maggiore
attaccamento al magistero odierno, contraddicendo quanto facevano prima,
mentre invece noi manteniamo la stessa attitudine e cioè una sana
critica del presente alla luce del passato.
Per riassumere, dobbiamo dire che, malgrado le loro proteste, Campos,
sotto la guida del suo nuovo vescovo, si conforma lentamente allo spirito
conciliare. E Roma non chiede niente di più, per adesso.
Forse si obietterà che le nostre argomentazioni sono molto deboli,
sottili, e non hanno un gran peso di fronte all’offerta romana di regolarizzare
la nostra situazione. Noi rispondiamo che, in astratto, la considerazione
teorica della proposta dell’Amministrazione Apostolica è tanto magnifica
quanto il progetto di una bellissima casa proposto da un architetto. La
vera questione, il vero problema, non sta in questo, ma nel concreto: su
quale terreno verrà costruita questa casa? Sulle sabbie mobili del
Vaticano II o su quella pietra della Tradizione che risale ai primi Apostoli
?
Per essere sicuri dell’avvenire, siamo obbligati a chiedere alla Roma
odierna la chiarezza sul suo attaccamento alla Roma di ieri. Quando le
autorità avranno chiaramente confermato con i fatti di essere ritornati
effettivamente al “Nihil novi nisi quod traditum est”, allora “noi” non
saremo più un problema. E noi supplichiamo Dio di affrettare questo
giorno in cui tutta la Chiesa rifiorirà, perché ha riscoperto
il segreto della sua forza passata, perché si è liberata
di quel pensiero che Paolo VI chiamava “di tipo non cattolico”, per il
quale aggiungeva: “È possibile che esso prevalga. Ma esso non sarà
mai la Chiesa. È necessario che rimanga un piccolo gregge, per piccolo
che sia.”
Vita interna della Fraternità
Vogliamo anche farvi partecipi della nostra vita “interna”, farvi partecipare
un po’ alle nostre gioie e alle nostre fatiche apostoliche. E cogliamo
l’occasione di questa lettera per descrivervi un po’ le nostre attività
nei paesi di missione. Anche se in realtà oggi quasi tutti i paesi,
e in particolare la nostra vecchia Europa, stanno diventando paesi di missione…
I nostri sacerdoti, nelle loro corse apostoliche, visitano più
di 65 paesi, di cui alcuni soffrono ancora oggi della persecuzione diretta.
Ma visto che ci siamo dilungati molto, ci limiteremo a citare qui due
nuovi campi di apostolato. Noi li visitiamo più o meno sporadicamente
da alcuni anni, ma recentemente crediamo di potere scorgere una sorprendente
apertura: la Lituania e il Kenya.
Allo scopo di organizzare meglio il nostro apostolato in Russia e in
Bielorussia, abbiamo costituito una testa di ponte in Lituania, paese che
ha molto sofferto per la persecuzione comunista russa e dove il cattolicesimo
si è mantenuto eroicamente. Caduta la cortina di ferro, i
paesi dell’Est hanno ricevuto con molto candore le novità vaticane,
persuasi che ciò che veniva dall’Occidente doveva essere buono…
Questi paesi hanno ben presto compreso lo stato disastroso prodotto
dalle riforme.
La reazione non è visibile, è passiva, non si esprime
con l’azione. Ma i nostri confratelli hanno scoperto, pur nella difficoltà
della lingua, un terreno che si annuncia fertile per la Tradizione, più
di quanto si potesse sperare dalle prime aride esperienze. Ricevuti da
una severa diffida dell’episcopato, a mo’ di saluto di benvenuto, i nostri
confratelli hanno scoperto molti sacerdoti desiderosi di unirsi a noi.
Essi ci spiegano la ramanzina episcopale: i vescovi temono che i fedeli
ci raggiungano in massa…
Ed ecco una piccola e misteriosa congregazione femminile avvicinarsi
a noi. Il cardinale Vincentas Sladkevicius, morto il 28 maggio del 2000,
arcivescovo emerito di Kaunas, fondatore di questa congregazione, ha lasciata
la seguente parola d’ordine: " Quando verrà la Fraternità
San Pio X, vi unirete ad essa. È da essa che verrà la restaurazione
della Chiesa in Lituania. "
Che noi si possa essere all’altezza!
Dio ci viene in aiuto con la sua grazia. Le grandi città hanno
adesso il loro piccolo centro di Messa, ma l’interesse, ancora discreto,
diventa ogni giorno più pressante.
Il Kenya, da venticinque anni, riceve la visita sporadica dei sacerdoti
della Fraternità… Improvvisamente scopriamo l’esistenza di un gruppo
di 1.500 fedeli organizzati per lottare contro la Comunione sulla mano
e in piedi. I primi contatti dimostrano con evidenza che non si tratta
solo del modo con cui comunicarsi, ma di tutta un’attitudine tradizionale.
Scopriamo anche un certo numero di religiosi che hanno abbandonato le loro
diverse congregazioni o sono stati cacciati a causa del loro rifiuto delle
riforme conciliari. Pur vivendo nel mondo essi sono rimasti fedeli ai loro
voti. Adesso 16 di essi si sono rivolti a noi perché dessimo loro
la possibilità di vivere nuovamente in comunità.
Un giovanissimo sacerdote ci dice: " Se qui costituite una cappella,
la cattedrale si svuoterà. Quando visito i fedeli mi dicono: “Perché
avete cambiata la nostra Chiesa? Tornate a dire la Messa come una volta!”.
Ma io non conosco questa Messa, non so come fosse la Chiesa una volta.
Quando chiedo ai preti più anziani, mi faccio rimproverare. Potete
insegnarmi voi a celebrare la Messa antica? Posso venire a farvi visita
per imparare? "
Un altro sacerdote, giovane anche lui, dichiara con un tono che la
dice lunga: " Questa sera annoterò nel mio diario: la mia prima
Messa tridentina. "
Com’è possibile che le autorità della Chiesa possano rimanere
insensibili a questi appelli di ànime assetate di grazia e di vita
cattolica ?
Sotto la cenere e le rovine post-conciliari, vi è ancora una
brace cattolica tradizionale che non chiede altro che di infiammarsi di
nuovo. La Chiesa non muore, Dio veglia su di Essa. Piaccia a Dio che noi
si possa essere i suoi docili strumenti che diffondono questo fuoco che
dal suo Cuore ardente si sparge nel mondo intero.
Ma voi sapete bene, cari fedeli, voi in particolare, che noi non possiamo
svolgere la nostra missione sacerdotale come vorremmo: quanti sacerdoti
ci mancano! Pregate, pregate il maestro della messe che invii numerosi
operai nel suo campo apostolico.
In questo inizio del nuovo anno, pieni di gratitudine e rivolgendovi
un caloroso grazie per la vostra generosità ininterrotta, noi vi
affidiamo questa intenzione di preghiera per i sacerdoti, per il sacerdozio
cattolico.
Dio benedica voi e tutte le vostre famiglie con l’abbondanza di tutte
le sue grazie.
Epifania 2003
Ý Bernard Fellay
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