Lettera agli amici e benefattori
di S. Ecc. Mons. Bernard Fellay
Superiore generale della Fraternità San Pio X

dell'8 dicembre 2003



Cari amici e benefattori,

La Chiesa ha appena celebrato i 25 anni di pontificato del Papa Giovanni Paolo II, uno dei piú lunghi di tutta la sua storia. Quello che ha anche conosciuto una delle piú grandi decandenze che abbia mai subito. 
La Rivoluzione, le due guerre mondiali, il comunismo, nei confronti della Chiesa hanno causato meno danni che le riforme del Concilio Vaticano II. Il male interno ha provocato una maggiore perdita della fede, una piú ampia desertificazione spirituale, specialmente in Europa e nell’America del Nord, rispetto a quelle provocate dai nemici esterni della Chiesa.

È illegittimo pensare che questo Concilio ha osato dare una nuova missione alla Chiesa, un nuovo fine: essere il "sacramento dell’unità del genere umano"?
Fino ad allora, l’unica e prima cura della Chiesa era stata si salvare le ànime, di strapparle al demonio e al peccato, di condurle a Dio per mezzo della fede e della grazia trasmesse dai sacramenti. 
La cura per l’unità del genere umano era semplicemente estranea alle sue preoccupazioni. 

La Chiesa, essenzialmente soprannaturale, nei suoi fini e nei suoi mezzi, non ha niente a che fare con una missione terrena e puramente umanitaria. Certo, essa conosce un’unità soprannaturale, e promuove anche un’unità umana tra i suoi fedeli, ma questa è cosa puramente accessoria rispetto al suo scopo, è solo una conseguenza dell’unione nella fede e nella carità; e tuttavia, essa sa apprezzare il giusto valore del vincolo della pace, vinculum pacis.

Piú andiamo avanti, piú diventa evidente che l’ecumenismo è una delle chiavi di volta dell’operato conciliare e postconciliare. D’altronde, le autorità romane non cessano di ricordarlo.

La maggior parte delle riforme sono state fatte in nome dell’ecumenismo, al pari della maggior parte dei "successi". La riforma liturgica, le nuove relazioni con le religioni cristiane e non-cristiane, la bibbia ecumenica, tutto questo ha fatto  penetrare nei costumi dei fedeli un certo numero di comportamenti, una nuova mentalità che, a dire il vero, non ha piú molto a che vedere con l’insegnamento e la disciplina plurisecolare della Chiesa. 

Ma si va ancora piú in là. 
Il cardinale Kasper, Presidente del Pontificio Consiglio per la promozione dell’Unità dei Cristiani, ha fatto recentemente una conferenza che getta una viva luce su ciò che è realmente l’ecumenismo: una grande impresa di demolizione di tutto ciò che è specificamente cattolico nella Chiesa. 
Decisamente ci sbagliamo quando pensiamo che l’ecumenismo sia un movimento basato sul dialogo per far ritornare nella santa Chiesa le pecore che si sono allontanate da essa. 
Accettato l’assioma in base al quale la Chiesa dev’essere il fermento dell’unità del genere umano, si passa all’esame delle cause della divisione. E subito si capisce che sono proprio gli elementi specificamente cattolici che dividono i cristiani e gli uomini (Nostro Signore, non è segno di contraddizione, pietra d’inciampo?). 

Kasper ci fa sapere che l’ecumenismo non è il movimento che cerca la conversione, il ritorno delle pecorelle smarrite che hanno lasciato l’unico ovile. Un tale concetto di unità gli è estraneo, infatti l’ecumenismo consiste nella realizzazione di una nuova unità, insieme con questi sviati che improvvisamente non lo sono piú: "un cammino comune verso l’unità nella diversità riconciliata". Di questa unità, il cardinale dice che nessuno sa che cosa sarà, poiché "lo Spirito Santo è sempre pronto alle sorprese". 
Chiaramente, il responsabile della promozione dell’unità non sa dove va, ma sa ciò che fa: egli vuole svuotare la Chiesa cattolica di tutto ciò che la distingue in modo specifico. E vi è molto da fare!

La prima divisione non deriva forse dalla professione di fede? 
Da quelle formule dogmatiche che la nostra buona Madre, la santa Chiesa, ha saputo e dovuto elaborare per proteggere la fede che salva e che dona la vita eterna, contro i mistificatori e i falsi profeti di un vangelo tanto falso quanto nuovo? 
Praticamente tutte le eresie sono state definite, racchiuse in una formula concisa, netta, che manifesta il piú chiaramente possibile l’abisso che esiste tra la verità e l’errore, la fede e l’eresia. 
Per Kasper, che supera Ratzinger (non aveva scritto infatti, seguendo Urs von Baltasar, che l’urgenza del momento consisteva nello smantellamento dei bastioni della fede?), occorre superare queste formule "infelici" che dividono, ritrovando un’unità di cui oggi ci si rende conto che non è andata mai perduta… una stessa fede dietro dei credi differenti… "la ricerca di accordi differenziati che trasformino le contraddizioni di ieri in asserzioni complementari in grado di condurre…". 
In questa prospettiva, i dogmi sono diventati delle vecchie formule polemiche.

La vita sacramentale, i ministeri ecclesiastici, fino allo stesso episcopato, e finalmente il punto d’inciampo per eccellenza contro l’unità, il primato pontificio, trovano nell’operazione kasperiana delle soluzioni unitarie che consistono semplicemente nel trasformare tutto in seno alla Chiesa e tutto ridurre al minimo comune denominatore.

Kasper non sa se al papa di domani occorrerà accordare una giurisdizione o una infallibilità, questo dipenderà dalle necessità del momento… una sorta di papato a geometria variabile, ecco la soluzione! Imposta per mezzo della distinzione che si è riusciti a fare tra il condizionamento storico del dogma  e il suo contenuto permanente. Del puro modernismo.

Il cardinale Kasper è il braccio destro del papa in ciò che questi chiama "il dovere piú importante del mio pontificato". Anche se il cardinale presenta questa conferenza come un suo modo di vedere personale, non v’è alcun dubbio che questo diriga la sua azione ufficiale, da un lato, e dall’altro che non sia il solo a pensarla cosí. La sua presentazione è audace, ma resta comunque entro la posizione dominante, la "linea ufficiale".

Ed eccone un esempio recente: a Fatima, nei primi del mese di ottobre si è svolta una nuova riunione interreligiosa. Essa è la continuazione di Assisi. Questa volta nel cuore di un santuario mariano. In cui si è annunciata la costruzione di un grande tempio interreligioso. 
Questa iniziativa si svolge sotto l’égida del Vaticano e… dell’ONU.

Noi ci chiediamo proprio come sarebbe possibile un accordo in tali circostanze. 
Come potremmo passare sotto silenzio tali aberrazioni? 
Noi rifiutiamo ogni accordo differenziato, noi affermiamo la contraddizione tra il vero e il falso e la nostra ferma volontà di avere nullam partem con questa intrapresa, perché, molto semplicemente, noi vogliamo rimanere cattolici. 
È con orrore e con disgusto che prendiamo le distanze da un tale modo di considerare la Chiesa e di vivere la "comunione". 
Come si può pensare che la "Roma" modernista sia cambiata, che sia diventata favorevole alla Tradizione? Che illusione!

Nella nostra lotta per conservare l’identità cattolica, siamo stati chiamati in aiuto da un gruppo di sacerdoti ucraini. Già da alcuni anni noi li sosteniamo, in particolare con l’erezione di un seminario, per lungo tempo clandestino. Quest’anno questa sana reazione è venuta alla luce. Il cardinale Husar, loro vescovo, ha convocato il superiore della Fraternità di San Josaphat per avere delle spiegazioni ed esigere un chiara presa di posizione: "o con me o con Mons. Fellay". Egli ha minacciato la scomunica per tutti i preti ­ una dozzina ­ e per i fedeli che li seguono ­ piú di diecimila ­. Il che significa, in un paese in cui il comunismo non è ancora morto, vessazioni, pene o persecuzioni. Noi li raccomandiamo alle vostre preghiere. Nel mese di novembre, Mons. Tissier de Mallerais ha ordinato a Varsavia il primo sacerdote uscito da questo seminario.

Alla vigilia della festa della Natività di nostro Signore Gesú Cristo, rinnoviamo la nostra adorazione, la nostra ferma volontà di servirLo e di seguirLo fine alla fine. Imploriamo ardentemente la sua grazia per compiere i suoi santi desiderii. Siate certi della preghiera di tutti i nostri seminaristi, aumentati di numero quest’anno, perché in tutti i nostri seminarii sono stati in 60 a incominciare il loro cammino di spiritualità. 
Voglia Nostro Signore ricompensare la vostra generosità, cosí fedele, con le sue grazie abbondanti, e voglia la nostra buona Madre del Cielo proteggervi nel corso del nuovo anno.

8 dicembre 2003
nella festa dell’Immacolata Concezione
+ Bernard Fellay
Superiore Generale




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