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Lettera agli amici e benefattori
dell'8 dicembre 2003
Cari amici e benefattori, La Chiesa ha appena celebrato i 25 anni di pontificato
del Papa Giovanni Paolo II, uno dei piú lunghi di tutta la sua storia.
Quello che ha anche conosciuto una delle piú grandi decandenze che
abbia mai subito.
È illegittimo pensare che questo Concilio ha osato
dare una nuova missione alla Chiesa, un nuovo fine: essere il "sacramento
dell’unità del genere umano"?
La Chiesa, essenzialmente soprannaturale, nei suoi fini e nei suoi mezzi, non ha niente a che fare con una missione terrena e puramente umanitaria. Certo, essa conosce un’unità soprannaturale, e promuove anche un’unità umana tra i suoi fedeli, ma questa è cosa puramente accessoria rispetto al suo scopo, è solo una conseguenza dell’unione nella fede e nella carità; e tuttavia, essa sa apprezzare il giusto valore del vincolo della pace, vinculum pacis. Piú andiamo avanti, piú diventa evidente che l’ecumenismo è una delle chiavi di volta dell’operato conciliare e postconciliare. D’altronde, le autorità romane non cessano di ricordarlo. La maggior parte delle riforme sono state fatte in nome dell’ecumenismo, al pari della maggior parte dei "successi". La riforma liturgica, le nuove relazioni con le religioni cristiane e non-cristiane, la bibbia ecumenica, tutto questo ha fatto penetrare nei costumi dei fedeli un certo numero di comportamenti, una nuova mentalità che, a dire il vero, non ha piú molto a che vedere con l’insegnamento e la disciplina plurisecolare della Chiesa. Ma si va ancora piú in là.
Kasper ci fa sapere che l’ecumenismo non è il movimento
che cerca la conversione, il ritorno delle pecorelle smarrite che hanno
lasciato l’unico ovile. Un tale concetto di unità gli è estraneo,
infatti l’ecumenismo consiste nella realizzazione di una nuova unità,
insieme con questi sviati che improvvisamente non lo sono piú: "un
cammino comune verso l’unità nella diversità riconciliata".
Di questa unità, il cardinale dice che nessuno sa che cosa sarà,
poiché "lo Spirito Santo è sempre pronto alle sorprese".
La prima divisione non deriva forse dalla professione
di fede?
La vita sacramentale, i ministeri ecclesiastici, fino allo stesso episcopato, e finalmente il punto d’inciampo per eccellenza contro l’unità, il primato pontificio, trovano nell’operazione kasperiana delle soluzioni unitarie che consistono semplicemente nel trasformare tutto in seno alla Chiesa e tutto ridurre al minimo comune denominatore. Kasper non sa se al papa di domani occorrerà accordare una giurisdizione o una infallibilità, questo dipenderà dalle necessità del momento… una sorta di papato a geometria variabile, ecco la soluzione! Imposta per mezzo della distinzione che si è riusciti a fare tra il condizionamento storico del dogma e il suo contenuto permanente. Del puro modernismo. Il cardinale Kasper è il braccio destro del papa in ciò che questi chiama "il dovere piú importante del mio pontificato". Anche se il cardinale presenta questa conferenza come un suo modo di vedere personale, non v’è alcun dubbio che questo diriga la sua azione ufficiale, da un lato, e dall’altro che non sia il solo a pensarla cosí. La sua presentazione è audace, ma resta comunque entro la posizione dominante, la "linea ufficiale". Ed eccone un esempio recente: a Fatima, nei primi del
mese di ottobre si è svolta una nuova riunione interreligiosa. Essa
è la continuazione di Assisi. Questa volta nel cuore di un santuario
mariano. In cui si è annunciata la costruzione di un grande tempio
interreligioso.
Noi ci chiediamo proprio come sarebbe possibile un accordo
in tali circostanze.
Nella nostra lotta per conservare l’identità cattolica, siamo stati chiamati in aiuto da un gruppo di sacerdoti ucraini. Già da alcuni anni noi li sosteniamo, in particolare con l’erezione di un seminario, per lungo tempo clandestino. Quest’anno questa sana reazione è venuta alla luce. Il cardinale Husar, loro vescovo, ha convocato il superiore della Fraternità di San Josaphat per avere delle spiegazioni ed esigere un chiara presa di posizione: "o con me o con Mons. Fellay". Egli ha minacciato la scomunica per tutti i preti una dozzina e per i fedeli che li seguono piú di diecimila . Il che significa, in un paese in cui il comunismo non è ancora morto, vessazioni, pene o persecuzioni. Noi li raccomandiamo alle vostre preghiere. Nel mese di novembre, Mons. Tissier de Mallerais ha ordinato a Varsavia il primo sacerdote uscito da questo seminario. Alla vigilia della festa della Natività di nostro
Signore Gesú Cristo, rinnoviamo la nostra adorazione, la nostra
ferma volontà di servirLo e di seguirLo fine alla fine. Imploriamo
ardentemente la sua grazia per compiere i suoi santi desiderii. Siate certi
della preghiera di tutti i nostri seminaristi, aumentati di numero quest’anno,
perché in tutti i nostri seminarii sono stati in 60 a incominciare
il loro cammino di spiritualità.
8 dicembre 2003
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