IL MISTERO D’ISRAELE

UN CONFRONTO TRA LA RIVELAZIONE

E NOSTRA AETATE



di Don Curzio Nitoglia

Gli articoli dell'Autore sono reperibili sul suo sito
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II – IL CONCILIO VATICANO II

QUARTA PARTE


NOSTRA AETATE

Gli Ebrei sono carissimi a Dio per i loro padri?


Al numero 4-e, “NA” insegna: “Secondo S. Paolo gli Ebrei, in grazia dei padri, rimangono ancora carissimi a Dio, i cui doni e la cui vocazione sono senza pentimento”. 

Invece, S. Paolo dice solo che la vocazione (chiamata o dono) da parte di Dio non muta (“Ego sum Dominus et non mutor”). Mentre la risposta alla chiamata di Dio può cambiare da parte dell’uomo, com’è stato per la maggior parte del popolo d’Israele (e anche per Lucifero, inizialmente per Adamo/Eva, per Caino, per Esaù, per Giuda Iscariota e così via), che durante la vita di Gesù, ha malamente corrisposto alla chiamata e al dono di Dio, uccidendo prima i Profeti, poi Cristo stesso e infine i Suoi Apostoli; onde son “cari” a Dio, ossia stanno in grazia di Dio, solo “il piccolo resto” di coloro, che hanno accettato il Messia Cristo venuto (Nuovo Testamento), come lo accettarono venturo i loro padri nell’Antico Testamento.


Secondo la dottrina conciliare (1)  e postconciliare (2), l’Ebraismo attuale sarebbe ancora titolare dell’Alleanza con Dio.

Invece, la Tradizione cattolica (S. Scrittura interpretata unanimemente dai Padri e dal Magistero ecclesiastico, costante e uniforme) insegna che «c’è una prima e c’è una seconda Alleanza.
Ora, irrevocabile è ciò che dalla prima passa alla seconda, subentrata all’altra, quando questa “antiquata e soggetta a invecchiamento ulteriore sta ormai per scomparire” (Ebr., VIII, 8-13). Senonché, la grazia promessa ai titolari dalla prima Alleanza non muore con essa, ma viene elargita ai titolari della seconda: questo, infatti, si verificò, quando quasi tutti i titolari della prima, rifiutando Cristo, non riconobbero il tempo in cui Dio li aveva visitati (Lc., XIX, 44). “A quelli, però, che l’accolsero” il Visitatore “fece il dono della figliolanza divina” (Gv., I, 12), strinse con essi (la “piccola reliquia” del popolo ebraico che accettò Cristo) la seconda Alleanza e l’aprì a quanti (i Pagani) sarebbero sopraggiunti “dall’oriente e dall’occidente” da settentrione e da mezzogiorno (Lc., XIII, 29), trasferendo alla seconda tutti i doni già in possesso della prima. Quindi, molti membri del popolo eletto rifiutarono Cristo, ma “un piccolo resto” (Apostoli e Discepoli) Lo accolse (Rm., XI, 1-10). Inoltre, prima della fine del mondo San Paolo prevede e rivela, divinamente ispirato, la conversione finale, in massa, di molti altri Ebrei (Rm., XI, 26: “Et sic omnis Israel salvus fieret”).

La Dichiarazione Nostra aetate non reca una sola citazione di un solo Padre della Chiesa, di un solo Papa o di un solo pronunciamento del Magistero, perché non ve ne sono.

In breve: 1°) Nostra aetate afferma che l’Alleanza Antica di Dio con Israele non è stata mai abrogata; 2°) questa Vecchia Alleanza irrevocata ed irrevocabile è ancora oggi il fondamento della teologia bergogliana; 3°) secondo cui senza questa irrevocabilità della Vecchia Alleanza la fede “cristiana” non sarebbe integra. Si vede, dunque, l’importanza fondamentale della teologia giudaizzante in tutto il Concilio Vaticano II, il quale si fonda soprattutto su di essa. Se si vuol capire il problema del Vaticano II bisogna capire il problema del Giudaismo talmudico.


Il caso Denise Judant

Un’Ebrea convertita e valente studiosa di Patrologia ha scritto: «Occorre distinguere il Giudaismo dell’Antico Testamento dal Giudaismo post-cristiano. Il primo (Antico Testamento), è una preparazione del Cristianesimo; il secondo invece (Giudaismo post-cristiano), ha negato la messianicità di Gesù e continua a rifiutare il Messia Gesù Cristo. In questo senso vi è un’opposizione di contraddizione tra Cristianesimo e Giudaismo attuale. L’Antica Alleanza è basata anche sulla cooperazione degli uomini. Mosè riceve la dichiarazione di Dio, contenente le condizioni del Patto bilaterale. Infatti, l’Alleanza non è incondizionata (Dt., XI, 1-28), ma è sottomessa all’obbedienza del popolo d’Israele: “Io vi offro benedizioni e maledizioni.
Benedizioni, se obbedite ai comandamenti divini ... ; maledizioni, se disobbedite” (Dt., XI, 28). L’Alleanza Antica dipende anche dal comportamento d’Israele e Dio minaccia più volte di romperla a causa delle infedeltà del popolo ebreo, che Egli vorrebbe addirittura distruggere totalmente (Dt., XXVIII; Lev., XXVI, 14 ss.; Ger., XXVI, 4-6; Os., VII, 8 e IX, 6).

Dopo la morte di Cristo, il perdono di Dio non è accordato a tutto Israele, ma solo a “un piccolo resto” fedele a Cristo e a Mosè, che preannunciava Gesù. In séguito all’infedeltà del popolo d’Israele, nel suo complesso, verso Cristo e l’Antico Testamento che Lo annunciava, il perdono di Dio si restrinse solo a “un piccolo resto”.

Da parte di Dio, diversamente che da parte dell’uomo, non vi è rottura del Suo piano, ma solo sviluppo e perfezionamento dell’Alleanza Antica, nell’Alleanza Nuova e definitiva, che darà al “piccolo resto” dei Giudei fedeli al Messia un “cuore nuovo” e si aprirà all’umanità intera ... Gesù non ha instaurato una nuova religione, ha insegnato che Dio voleva la salvezza di tutta l’umanità e che la venuta del Cristo era la condizione di tale salvezza ... La comunità cristiana è rimasta fedele alla Tradizione veterotestamentaria, riconoscendo in Gesù il Cristo-Messia annunciato dai Profeti. Per i Cristiani è il Giudaismo post-biblico a essere infedele all’Antico Testamento, ma vi è un “piccolo resto ” fedele, che entrando nella Chiesa di Cristo garantisce la continuità dell’Alleanza (Antica-Nuova), in vista di Cristo venturo e venuto.
Egli è la “pietra d’angolo” che “ha fatto di due [popoli: Giudei e Gentili] una sola cosa” [Cristiani]» (3).


Il Giudaismo talmudico è rigettato da Dio?

La Dichiarazione conciliare Nostra aetate (d’ora in poi “NA”) al n. 4-h scrive: «Gli ebrei non devono essere presentati come rigettati da Dio, né come maledetti, quasi che ciò scaturisse dalla Scrittura».

Innanzitutto, bisogna specificare che si sta parlando di Ebraismo religione post-biblica e dei suoi fedeli, gli Ebrei che seguono la Càbala e il Talmùd.

Ora, il Giudaismo post-biblico, dopo l’uccisione di Cristo, è stato disapprovato, rigettato da Dio, che ha costatato la sua infedeltà al Vecchio Patto stretto da Lui con Abramo/Mosè e l’ha ripudiato per stringere una Nuova Alleanza con il “piccolo resto” o “reliquia” d’Israele fedele a Cristo e a Mosè, e con tutte le Genti pronte ad accogliere il Vangelo (le quali, in massima parte, hanno corrisposto al dono di Dio, mentre solo una loro “reliquia” l’ha rifiutato, per adorare narcisisticamente se stessa tramite gli idoli che si era costruiti a mo’ di specchio). Dio ha sconfessato chi ha rinnegato il suo Figlio unigenito e consustanziale, “Dio vero da Dio vero”. Quindi, la sana teologia ha interpretato la Scrittura e ha insegnato che il Giudaismo post-biblico è riprovato o disapprovato da Dio, ossia sino a che resta nel rifiuto ostinato di Cristo, non è unito spiritualmente a Dio, non è caro a Lui, non è in grazia di Dio.

Inoltre Dio non può approvare, dir bene o “bene-dire” il rifiuto di Cristo. Il Padre, avendo costatato la sterilità del Giudaismo farisaico e rabbinico, che ha ucciso i Profeti, suo Figlio e infine gli Apostoli, la condanna, disapprova o ne “dice-male” o “male-dice”. Come Gesù che, costatata la sterilità di un fico, lo maledisse, ossia non lo apprezzò, ma lo condannò in quanto infruttuoso (4).


NOTE

1 - Cfr. Nostra aetate: “I doni di Dio sono irrevocabili”.
2 - Cfr. Giovanni Paolo II alla sinagoga di Magonza, il 17 novembre 1980: “L’Antica Alleanza mai revocata”.
3 -  Cfr. L. M. CARLI, La questione giudaica davanti al Concilio Vaticano II, in «Palestra del Clero», n. 4, 15 febbraio 1965, pagg. 192-203.
4 - D. JUDANT, Judaisme et Christianisme, éd. du Cèdre, Paris, 1969, pagg. 88-91; ID., Jalons pour une théologie chrétienne d’Israel, éd. du Cèdre, Paris, 1975, pagg. 7-15 ; pagg. 33-83, passim.






 
febbraio 2024
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