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«Normalizzazione»?
Puntualizzazioni pubblicate
dalla rivista Le Sel de la terre
sulla lettera di Don Franz Schmidberger del 19 febbraio 2016,
intitolata: Riflessioni sulla
Chiesa e sulla posizione della FSSPX al suo interno.
L'articolo è stato pubblicato sul n° 96 della rivista, primavera 2016 I neretti sono nostri «1. Il documento
Riflessioni sulla Chiesa e sulla posizione della Fraternità al
suo interno, è stato scritto da me, di mia iniziativa, senza che
nessuno mi abbia incitato, né spinto, né che mi abbia
incaricato di farlo. Esso presenta le riflessioni mie proprie ed ha un
carattere puramente privato.
2. Esso è stato reso noto a una piccola cerchia di persone, in tutto nove: al Superiore Generale, a un altro vescovo della Fraternità, ad altri sacerdoti del seminario di Zaitzkofen e ad un laico non nominato. Esso non è stato mostrato ai seminaristi, né agli altri Fratelli del seminario, che non hanno avuto conoscenza del suo contenuto. Del pari, non è stata fatta alcuna traduzione in un’altra lingua, né è stata considerata, né autorizzata. Io non ho alcuna responsabilità per la pubblicazione di questo documento su internet. 3. Naturalmente, mi assumo la responsabilità delle considerazioni che ho espresse, che ritengo siano pertinenti nell’attuale situazione della Chiesa e della Fraternità. Del resto, io non mi impedisco né di pensare né di Sentire cum Ecclesia.» (1). LSdlT - Anche se il documento aveva all’inizio un carattere privato, la sua diffusione su Internet l’ha reso pubblico. Dal momento che un riconoscimento canonico della Fraternità San Pio X avrebbe delle conseguenze drammatiche per la Chiesa, noi pensiamo, finché siamo ancora in tempo, di dover esporre pubblicamente i motivi che spingono a rifiutare un tale riconoscimento. Riflessioni sulla Chiesa e sulla posizione della FSSPX al suo interno I. La Chiesa è un
mistero. È il mistero della presenza di Dio tra noi, del nostro
Salvatore, Dio, che non vuole la morte del peccatore, ma che si
converta e che viva. La conversione richiede la nostra collaborazione.
Commento di LSdlT I. Al mistero della Chiesa si oppone quello della Contro-Chiesa. Fin dalla sua fondazione, la Chiesa ha dovuto lottare contro i suoi nemici che hanno cercato di schiacciarla nel sangue, di pervertirla con le eresie, di affondarla nel fango. Una riflessione sulla Chiesa che non tenesse conto dei suoi nemici, soprattutto in questo tempo, sarebbe incompleta e porterebbe a delle false conclusioni. II. La Chiesa è
infallibile nella sua natura divina; ma è diretta da persone che
possono fare degli errori e talvolta li fanno. Noi dobbiamo distinguere
la funzione dalla persona. Quest’ultima resta un certo tempo a svolgere
la funzione e poi la lascia, perché muore o per altre
circostanze, ma la funzione rimane. Oggi, Papa Francesco ha il
ministero papale e il primato dell’autorità. Da qui a un’ora,
non lo sappiamo, potrebbe dimettersi e verrebbe eletto un altro papa.
Tuttavia, fintanto che egli occupa la Sede Papale, noi lo riconosciamo
come tale e preghiamo per lui.
Non diciamo che sia un buon papa. Al contrario, con le sue idee liberali egli provoca e crea una grande confusione nella Chiesa. Ma quando Cristo fondò il Papato, Egli vedeva tutta la serie dei papi di tutta la storia della Chiesa, compreso Papa Francesco. Eppure ha permesso la sua elevazione al trono papale. Del pari, Nostro Signore ha stabilito il Sacramento della Sua Divina Presenza, benché abbia previsto i numerosi sacrilegi della storia. Commento di LSdlT II. Dio ha permesso da sempre ai suoi nemici di occupare dei posti nella gerarchia della Chiesa. Giuda, scelto da Nostro Signore stesso, fu uno dei dodici Apostoli e quello che gestiva le finanze. Ma quello che è particolare in questo nostro tempo è che la Chiesa è occupata da un partito liberale e modernista che cerca di distoglierla dai suoi fini per metterla al servizio degli interessi del mondialismo, e cioè del progetto delle logge e delle retro-logge che vuole la «ricostruzione del Tempio», attraverso l’ecumenismo, la falsa libertà religiosa, la collegialità, ecc. Allorché i rappresentanti di questa Chiesa conciliare chiedono di avanzare verso la «piena comunione», essi non fanno che chiedere di entrare in questo movimento al servizio dei nemici di Nostro Signore Gesù Cristo (2). III. Mons. Lefebvre ha
fondato la FSSPX in mezzo a questo tempo di confusione per la Chiesa.
Essa è chiamata a dare alla Chiesa una nuova generazione di
sacerdoti, per preservare il vero Sacrificio della Messa e proclamare
il Regno di Gesù Cristo dovunque nella società, anche
contro i papi e i prelati liberali che hanno tradito la Fede.
Così, questo doveva sfociare in un conflitto: nel 1975 la
Fraternità è stata mandata in esilio. Là, non solo
essa ha sopravvissuto, ma si è ingrandita e per numerose persone
è diventata un segno di contraddizione contro la distruzione
della nostra epoca.
L’opposizione divenne chiara per tutti il 30 giugno 1988, quando per ragioni di necessità Mons. Lefebvre consacrò quattro vescovi. Commento di LSdlT III. Mons. Lefebvre è stato suscitato da Dio per resistere all’auto-demolizione della Chiesa. La Provvidenza a poco a poco ha posto le opere fedeli alla Tradizione al riparo da questo sistema della Chiesa conciliare. Questo ha permesso loro di prosperare conservando la fede e la morale. IV. Tuttavia, Mons. Lefebvre
cercò sempre una soluzione canonica per la Fraternità e
non evitò le conversazioni con le autorità romane, che
chiedevano di fare un passo indietro. Egli continuò nei suoi
sforzi anche dopo le consacrazioni episcopali, benché nel suo
realismo avesse poche speranze di successo. Egli chiedeva, usando degli
argomenti ad hominem, di lasciar «fare l’esperienza della
Tradizione», Egli riconosceva bene che la Fraternità era
in una situazione eccezionale e non per sua colpa, ma per colpa dei
suoi avversari. Fino al 2000 la situazione restò così. A
partire da allora, Roma pensò di rimediare a questa situazione,
talvolta in maniera astuta, talvolta con intenzioni oneste, a seconda
della persona incaricata da Roma di gestire il dossier.
Commento di LSdlT Mons. Lefebvre ha sempre cercato di far ritornare le autorità romane alla Tradizione. Quando chiedeva il permesso di «fare l’esperienza della Tradizione» era per dimostrare con l’esempio che la salvezza della Chiesa poteva venire solo da un tale ritorno. A poco a poco, e in maniera definitiva a partire dal maggio 1988, Mons. Lefebvre capì che un accordo pratico non poteva farsi prima di un accordo dottrinale e decise di chiedere ai suoi interlocutori che prima di ogni cosa sottoscrivessero le grandi encicliche antimoderniste e antiliberali. A partire del 2000, le autorità superiori della Fraternità San Pio X hanno iniziato un’evoluzione in senso contrario. Hanno cambiato politica, prima in maniera discreta (in particolare con le discussioni nel quadro del G.R.E.C. [3]), poi in maniera pubblica a partire dal 2011 dopo lo scacco dei colloqui dottrinali (svoltisi tra il 2009 e il 2011). Un tentativo di accordo pratico fallì nel 2012, ma il principio di ottenere un accordo pratico con le autorità che continuano a sostenere gli errori conciliari, venne sancito dal Capitolo generale del 2012, e le discussioni per giungervi sono continuate. V. Il declino della Chiesa,
contemporaneo allo sviluppo costante della Fraternità, porta
alcuni vescovi e cardinali ad essere d’accordo in tutto o in parte,
benché la cosa sia difficile da riconoscere. Roma abbassa
progressivamente le sue richieste e le proposte recenti non parlano
più di riconoscere il Vaticano II, né la
legittimità del Novus Ordo
Missae.
Commento di LSdlT V. Nella Chiesa conciliare vi sono sempre stati dei prelati (cardinali Gagnon, Palazzini, Oddi, ecc.) che hanno considerato assai favorevolmente la Tradizione e che volevano aiutarla. Vi sono sempre stati anche dei prelati (card. Hoyos, Mons. Perl, ecc.) che hanno cercato di attirare i tradizionalisti nella Chiesa conciliare proponendo loro degli «accordi». In questo senso, le condizioni sono state diverse. Talvolta si è preteso di non chiedere alcunché in cambio (per esempio per Le Barroux), ma il risultato è stato sempre lo stesso: quelli che si mettono sotto la diretta autorità dei prelati conciliari finiscono per abbandonare la battaglia per la fede. Anche a supporre che le attuali autorità romane non chiedano di riconoscere il Vaticano II, né la legittimità del Novus Ordo Missae, chiederanno verosimilmente alla Fraternità San Pio X di sottomettersi al nuovo Codice. In seguito sorveglieranno le nomine dei Superiori e in particolare la scelta dei nuovi vescovi, e con questo mezzo, in poco tempo, «normalizzeranno» la Fraternità e la condurranno ad essere solo una riserva di «tradizionalisti» in seno alla Chiesa conciliare, al pari delle riserve dei Pellirossa negli USA. Ci si ricordi di come Benedetto XVI vedeva, dal suo punto di vista, i vantaggi di una «normalizzazione»: «Io stesso ho visto, negli anni dopo il 1988, come mediante il ritorno di comunità prima separate da Roma sia cambiato il loro clima interno; come il ritorno nella grande ed ampia Chiesa comune abbia fatto superare posizioni unilaterali e sciolto irrigidimenti così che poi ne sono emerse forze positive per l’insieme.» (4). V. Così, sembra che
sia arrivato il momento di una normalizzazione della Fraternità,
e questo per diverse ragioni:
1) Ogni situazione anormale porta di per sé alla normalizzazione. È nella natura delle cose. Commento di LSdlT In questa breve frase vi sono due errori: Primo, è falso che noi ci troviamo in una situazione anormale. Al contrario, finché a Roma la situazione rimane anormale (a causa dell’occupazione modernista), è normale che noi si mantengano le distanze. Poi, è assurdo dire che una «situazione anormale porta di per sé alla normalizzazione»; è come dire che ogni malattia porta alla buona salute. Indubbiamente, ogni malato si augura di ritrovare la salute, ma non può ritrovarla finché conserva la causa della malattia. Perché la situazione cessi di essere anormale, bisogna che i membri della gerarchia, Papa in testa, rigettino il modernismo. 2) Noi non dobbiamo perdere di vista
il pericolo che i fedeli e alcuni membri si siano abituati alla
situazione e la vedano come se fosse normale: le opposizioni qua e
là contro la partecipazione all’Anno Santo o anche il disprezzo
per l’attribuzione di una giurisdizione ordinaria da parte di Papa
Francesco (Noi ci siamo sempre richiamati allo stato di
necessità e siamo ricorsi alla giurisdizione straordinaria
conformemente alla legge). Questo provoca della turbolenza. Se i fedeli
o i membri della Fraternità trovano confortante questa
situazione di libertà dalla dipendenza dalla gerarchia, questo
implica una perdita graduale del «sensus ecclesiae». Non
dobbiamo mai pensare: «Noi abbiamo la sana dottrina, la vera
Messa, i nostri seminari, priorati e vescovi, non ci manca
niente».
Commento di LSdlT L’obbedienza alla fede è superiore all’obbedienza gli uomini: «Bisogna obbedire a Dio piuttosto che agli uomini» [Atti, 5, 29]. La Chiesa è fondata innanzi tutto sulla fede, prima di esserlo sull’obbedienza. Mantenendosi a rispettosa distanza dalla gerarchia incancrenita dal modernismo, per evitare il contagio, Mons. Lefebvre ha dimostrato che aveva lui più senso della Chiesa di quelli che si sono ricongiunti alla Roma modernista. Gli esempi scelti da Don Schmidberger fanno capire che egli ha perso di vista la gravità della crisi. La partecipazione all’Anno Santo è una partecipazione all’anniversario del Vaticano II e un’approvazione implicita della nuova concezione della misericordia di Francesco. Quanto alla concessione di una giurisdizione ordinaria, si tratta di un primo passo verso un riconoscimento canonico: i Superiori della Fraternità avrebbero dovuto rifiutare educatamente. 3) Noi abbiamo dei simpatizzanti tra
i sacerdoti e i cardinali, tra i quali certuni vorrebbero appellarsi a
noi per aiutarli, ci darebbero delle chiese e forse ci affiderebbero la
cura di un seminario. Ma attualmente, a causa della nostra situazione,
per loro è impossibile farlo. In ogni caso, gli ostacoli che
hanno i fedeli timorosi diminuirebbero. Dai media e dappertutto noi
siamo considerati come degli scismatici, noi respingiamo queste
affermazioni.
Commento di LSdlT Vescovi e cardinali pronti a chiederci di aiutarli? A quali condizioni? Un compromesso con le idee conciliari che questi prelati continuano ad avere e a diffondere. Noi rappresentiamo la fede della Chiesa e questa non può essere ridotta a livello di opinione e posta alla pari con le teorie conciliari. 4) Negli anni a venire noi avremo un
bisogno urgente di nuovi vescovi. È certamente possibile
consacrare senza mandato pontificio in caso d’urgenza, ma è
possibile consacrare dei vescovi col permesso di Roma e questo permesso
dev’essere richiesto.
Commento di LSdlT Se la Roma conciliare dà il permesso di consacrare un vescovo, si tratterà di un vescovo col «profilo» conciliare. Ora Mons. Lefebvre interruppe le discussioni nel maggio del 1088 precisamente perché Roma voleva che lui presentasse un candidato col «profilo». 5) Modernisti, liberali e altri nemici
della Chiesa sono molto interessati a ciò che riguarda la
soluzione canonica per la Fraternità. A riguardo, il
discernimento degli spiriti non suggerisce qual è la buona e la
migliore via?
Commento di LSdlT I Montagnardi hanno eliminato i Girondini, prima di farsi eliminare a loro volta. E’ la legge della Rivoluzione quella di andare sempre più a sinistra, suscitando al bisogno una reazione che permetta di procedere ad una nuova sintesi (provvisoria). Nella dialettica modernista, ben descritta da San Pio X, il ruolo dei progressisti è di andare sempre oltre nell’opporsi alle forze conservatrici, che l’autorità deve sostenere (5). E’ l’autorità che deve preoccuparsi dei ritardatari. A ciascuno il suo ruolo nella Rivoluzione. Dunque, il fatto che i più estremisti dei progressisti siano contro un «accordo» non prova certo che si tratta della «migliore via». 6) Come supererà questa crisi la
Chiesa? Nello stato attuale delle cose, si vede che non vi
è neanche un barlume di speranza. Di contro, l’atto ufficiale di
riconoscimento della Fraternità innescherebbe un sano trambusto
all’interno della Chiesa. Il bene sarebbe incoraggiato, i malevoli
subirebbero una disfatta.
Commento di LSdlT La Chiesa supererà la crisi con il ritorno della gerarchia, con in testa il Papa, alla Tradizione. «E tu, una volta ravveduto, conferma i tuoi fratelli» dice Nostro Signore a San Pietro [Lc. 22. 32]. Immaginare che l’entrata nella Chiesa conciliare di tre vescovi e di alcune centinaia di sacerdoti, possa provocare un ritorno alla Tradizione, significa dar prova di presunzione. La cosa invece sarà come una goccia d’acqua rapidamente assimilata nell’oceano conciliare. VI. Risposte ad alcune obiezioni
1) Come
si può aspirare ad un riconoscimento da parte di Papa Francesco?
Risposta: Sopra abbiamo
già detto della necessaria distinzione tra la funzione e il
titolare di questa funzione. Non v’è alcun dubbio che il Papa
attuale esercita il suo ruolo stabilito da Dio. Ma noi dobbiamo tenere
a mente che cosa è stato realmente il Concilio e le conseguenze
che ha prodotto nella Chiesa: confusione, dittatura del relativismo,
pastorale superiore alla dottrina, amicizia con i nemici di Dio e i
nemici del cristianesimo. Ma sta proprio qui uno degli errori del
Concilio: separare la causa dagli effetti. Per certuni, fin troppo
soggetti al fascino della persona di Benedetto XVI, invece di
considerare prima la funzione papale e poi la persona, le sue
dimissioni furono una doccia fredda. Noi non dobbiamo fare lo stesso
errore di sottostare troppo al fascino di una persona invece che
dell’istituzione divina. Forse Papa Francesco è il solo in grado
di prendere questa decisione, per imprevedibilità e
improvvisazione. I media potrebbero perdonargli di aver preso questa
decisione, ma non avrebbero mai perdonato Benedetto XVI.
Con il suo stile di governo autoritario, per non dire tirannico, egli sarebbe in grado di mettere in opera questa decisione, anche contro una levata di scudi. 2) Ma
allora che diranno le persone della “Resistenza”?
Risposta: Non possiamo
muovere la nostra azione tenendo conto delle persone che, in tutta
evidenza, hanno perso il senso della Chiesa e dell’amore per la Chiesa
nella sua forma concreta. In questo momento, combattono tra di loro.
3) Per
l’avvenire dovremo stare zitti su tutti gli errori attuali.
Risposta: Non staremo zitti, al contrario chiameremo gli errori col loro nome, dopo come prima della nostra normalizzazione. Dobbiamo pur uscire dall’«esilio» in cui oggi ci troviamo. 4) Papa
Francesco ha una così cattiva reputazione tra i cattolici che un
riconoscimento della Fraternità da parte sua provocherebbe
più danni che benefici alla Fraternità.
Risposta: Fin dall’inizio
abbiamo distinto la funzione dalla persona. Se Francesco è il
Papa – e lo è – allora ha anche il primato di giurisdizione su
tutta la Chiesa, che faccia del bene o del male alla Chiesa. Noi
dobbiamo seguire questo cammino, quello di fare del bene alla Chiesa,
non lasciamoci guidare dalla ricerca dei favori umani e Dio ci
benedirà.
Commento di LSdlT Sorvoliamo sulle prime obiezioni che non sono molto forti e commentiamo solo le ultime due. 5) Ma
questa integrazione della FSSPX nel sistema conciliare le
«costerà» la sua immagine, forse anche la sua
identità.
Risposta: Tutto dipende
dalla fermezza che manteniamo e da chi converte chi. Se noi agiamo con
vigore, appoggiandoci alla grazia di Dio, la nostra situazione
potrà essere una grazia per la Chiesa. Vi è forse un
altro ambito in cui potrebbe trovarsi la Fraternità per essere
in grado di rendere possibile una tale conversione?
Evidentemente, noi non
dobbiamo contare sulle nostre qualità e le nostre forze, ma
sull’aiuto di Dio. Si pensi allo scontro fra Davide e Golia. Facciamo
un paragone: come cristiani noi siamo in un mondo cattivo e corrotto ed
è qui che dobbiamo vivere le nostre prove. Il pericolo di
contagio è grande, ma noi possiamo e dobbiamo evitarlo con la
grazia di Dio.
Commento di LSdlT Questa risposta è temeraria. Come diceva giustamente Mons. Lefebvre: «Non sono i sottoposti che fanno i superiori, ma i superiori che fanno i sottoposti» (6). Una volta sottomessi direttamente e ordinariamente alle autorità conciliari, i membri della Fraternità San Pio X ne riceveranno l’influenza. Di contro, la situazione attuale permette di testimoniare in maniera più efficace perché permette di predicare la verità integrale… se quanto meno se ne ha l’energia. Ma vi è ancora questa fermezza? Si constata che da alcuni anni le autorità superiori della Fraternità San Pio X hanno indebolito la denuncia degli errori della Chiesa conciliare e risparmiano il Papa (7). Quanto al paragone con Davide e Golia, esso si ritorce contro Don Schmidberger. Davide rappresenta la tradizione (piccola agli occhi degli uomini) e Golia la Chiesa conciliare (apparentemente così formidabile, perché rappresenta «l’autorità»). Ora, Davide non ha avvicinato Golia per negoziare un accordo, ma per combatterlo… e rompergli la testa. 6) Tutte
le congregazioni che si sono sottomesse a Roma si sono adattate al
sistema conciliare o sono sparite.
Risposta: La nostra
posizione di partenza non è la stessa: nel nostro caso è
Roma che fa pressione per trovare una soluzione e che si avvicina a
noi. Negli altri casi erano queste congregazioni che chiedevano,
recandosi spesso a Roma con un senso di colpa.
Per di più, nessuna
di esse aveva un vescovo, tranne l’Amministrazione Apostolica San
Giovanni Maria Vianney di Campos in Brasile, il cui vescovo, Mons.
Rifan, è pronto ad ogni compromesso.
Certo, noi abbiamo bisogno
di una solida protezione con una struttura ecclesiale appropriata.
Questo sembra garantito da una Prelatura personale. Questa struttura
non è stata offerta ad alcuna delle altre congregazioni.
Dopotutto, l’obiezione sollevata è solo parzialmente esatta: per
esempio, La Fraternità San Pietro esiste da 27 anni ed è
rimasta fedele, almeno nelle regioni germanofone, alla Santa Messa
tradizionale, con poche concessioni. Comunque, la Fraternità San
Pio X, «dietro le quinte», è stata la sua
assicurazione sulla vita.
Commento di LSdlT L’ultima frase è interessante e basta da sola a demolire tutta l’argomentazione. Infatti, quale sarà l’assicurazione sulla vita della Fraternità San Pio X, una volta normalizzata? In particolare, che fare se dei sacerdoti (o dei fedeli) si appellano ad una sanzione o si lamentano con Roma come hanno fatto i «16 firmatari» della Fraternità San Pietro nel giugno del 1999? Sottolineiamo anche che Don Schmidberger non risponde chiaramente all’obiezione riguardante Campos. Mons. Rifan è pronto al compromesso: questo è vero oggi, ma non era vero prima dell’accordo. Questo quindi non garantisce affatto che la Fraternità San Pio X, una volta fatto l’accordo, non farà dei compromessi. Infine, Don Schmidberger prende ad esempio la Fraternità San Pietro. Il fatto che essa «è rimasta fedele… alla Santa Messa tradizionale, con poche concessioni» non è affatto sufficiente per rassicurarci: in effetti questa Fraternità ha chiaramente abbandonato la battaglia della fede e non denuncia pubblicamente gli errori delle autorità conciliari. VII. Conclusione
Se Dio vuole aiutare la Sua
Chiesa, vi sono molti mezzi. Uno di questi è il riconoscimento
della FSSPX da parte delle autorità romane. La FSSPX, non
è consacrata alla Santissima Vergine, che la proteggerà e
la guiderà nei suoi travagli in questa nuova situazione?
Commento di LSdlT Si deve agire secondo prudenza e non tentare Dio. Mons. Lefebvre aveva notato gli inconvenienti di un tale accordo: «Relazioni con le Congregazioni e gli Ordini, con statuto speciale, ma malgrado tutto con una dipendenza morale, Che Roma auspica di veder trasformata il prima possibile in dipendenza canonica. Pericolo di contaminazione. «Relazioni con i vescovi, un clero e dei fedeli conciliari. Malgrado l’esenzione molto estesa, sparite le barriere canoniche, vi saranno necessariamente dei rapporti di cortesia e forse delle offerte di cooperazione, per le unioni scolari, le unioni dei Superiori – cerimonie sacerdotali . cerimonie regionali, ecc. Tutto questo mondo ha uno spirito conciliare – ecumenista – carismatico. «Fino ad oggi siamo stati protetti naturalmente, la selezione si assicurava da se stessa, per la necessità di una rottura col mondo conciliare. Da allora in poi, bisognerà attuare continue precauzioni, premunirsi continuamente contro gli ambienti romani, gli ambienti diocesani» (8). Mons. Lefebvre diceva anche: «Questo trasferimento di autorità, è questo che è grave, è questo che è eccessivamente grave. Non basta dire: “non è cambiato nulla nella pratica” (9). E’ questo trasferimento che è molto grave, perché l’intenzione di queste autorità è di distruggere la Tradizione» (10). «Noi sentiamo la necessità assoluta di avere delle autorità ecclesiastiche che sposino le nostre preoccupazioni e ci aiutino a premunirci contro lo spirito del Vaticano II e lo spirito di Assisi» (11). «Vi conferisco questa grazia [dell’episcopato] confidando che quanto prima la Sede di Pietro sarà occupata da un successore di Pietro perfettamente cattolico, nelle mani del quale voi potrete rimettere la grazia del vostro episcopato perché egli la confermi.» (12). Dignare me laudare te, Virgo sacrata ; da
mihi virtutem contra hostes tuos.
Fai, o Vergine santa, che io
canti le tue lodi; dammi la forza contro i tuoi nemici.
Zaitzkofen, 19 febbraio 2016 Don Franz Schmidberger Rettore Commento di LSdlT Quelli che occupano la Chiesa e la distolgono dalla sua missione, non sono attualmente i nemici di Nostro Signore e della Madonna? E se è così, perché voler trattare con essi in vista di una «normalizzazione»? NOTE 1 - MCI nº 14 del 28 aprile 2016, p. 7-8, medias-catholique.info. Indirizzo postale: 105 Route des Pommiers, Centre UBIDOCA, 10125, 74370 Saint Martin Bellevue. Noi abbiamo preso, con qualche correzione, la traduzione data da MCI nº 13 del 21 aprile 2016. - Si veda il testo in italiano. 2 - «[Il Papa] ha anche detto: voi siete cattolici, e ha continuato dicendo: in cammino verso la piena comunione», Mons. Fellay, Sermone del 10 aprile 2016 a Puy (Dici.org). 3 – Si veda: Padre Marie-Dominique O. P., «Le G.R.E.C.: Une histoire cachée, maintenant révélée», Le Sel de la terre 90, autunno 2014, pp. 142-158. Sul GREC si veda. 4 – Benedetto XVI, Lettera ai vescovi della Chiesa cattolica riguardo alla remissione della scomunica dei quattro vescovi consacrati dall’arcivescovo Lefebvre, 10 marzo 2009. 5 - «Ora, ogni società ha bisogno di un’autorità che la regga: il cui compito sia dirigere gli associati al fine comune, e conservare saggiamente gli elementi di coesione, […] La forza conservatrice sta nella Chiesa e consiste nella tradizione. L’esercizio di lei è proprio dell’autorità religiosa; e ciò, sia per diritto, giacché sta nella natura di qualsiasi autorità il tenersi fermo il più possibile alla tradizione; sia per fatto, perché sollevata al disopra delle contingenze della vita, poco o nulla sente gli stimoli che spingono a progresso. Per contrario la forza che, rispondendo ai bisogni, trascina a progredire, cova e lavora nelle coscienze individuali, in quelle soprattutto che sono, come dicono, più a contatto della vita.» (Pascendi Dominici Gregis, 8 settembre 1907). 6 – Mons. Lefebvre, in Fideliter n° 70, p. 6. 7 - «Roma auspica che noi attacchiamo di meno, e io sono d’accordo», Mons. Fellay, conferenza al seminario di Winona (USA), febbraio 2015. Ad Arcadia, in California, il 10 maggio 2015, Mons. Fellay preciserà: «Quando vediamo il Papa, dei cardinali, dei vescovi che dicono delle cose malvagie, non siamo pronti a criticarli rapidamente? Ma pensate che questo li aiuterà? Una preghiera per loro, li aiuterà di più». Secondo i resoconti ufficiali della Fraternità San Pio X, Mons. Fellay, il 21 settembre 2014, ha avuto un «incontro cordiale» con il cardinale Müller (che nega la verginità perpetua della Santa Vergine – si veda Le Sel de la terre n° 84, primavera 2013, p. 165), e il suo incontro con Papa Francesco, il 1 aprile 2016, «si è svolto in un clima cordiale». 8 – “Esposizione della situazione”, redatta per mano di Mons. Lefebvre e da lui consegnata ai Superiori e alle Superiore della comunità tradizionali e ad alcuni sacerdoti, da lui riuniti a Pointet il 30 maggio 1988. 9 – O dire anche: «Roma ci accetta così come siamo». 10 – Mons. Lefebvre, Conferenza a Écône, 8 ottobre 1988. 11 – Mons. Lefebvre, Lettera a Papa Giovanni Paolo II, 2 giugno 1988. 12 – Mons. Lefebvre, Lettera ai futuri vescovi, 28 agosto 1987. (torna
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