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Fraternità Sacerdotale San Pio X contra facta non valent argumenta di Alessandro Gnocchi
Pubblicato sul sito Riscossa Cristiana nella rubrica del martedì “Fuori moda” - La posta di Alessandro Gnocchi 3 febbraio 2017 Titolo e impaginazione sono nostri Ogni martedì Alessandro
Gnocchi risponde alle lettere degli amici lettori. Tutti potranno
partecipare indirizzando le loro lettere a info@riscossacristiana.it,
con oggetto: “la posta di Alessandro Gnocchi”. Chiediamo ai nostri
amici lettere brevi, su argomenti che naturalmente siano di comune
interesse. Ogni martedì sarà scelta una lettera per una
risposta per esteso ed eventualmente si daranno ad altre lettere
risposte brevi. Si cercherà, nei limiti del possibile, di dare
risposte a tutti.
venerdì 3 febbraio 2017Gentilissimo dottor Gnocchi, vorrei sapere quali conclusioni ha tratto dal dibattito sulla Fraternità San Pio X che lei stesso ha innescato proprio da questa rubrica. Mi sarebbe molto utile perché lei è uno dei miei pochi punti di riferimento, che tra l’altro sono sempre meno. Insomma, visti i molti pareri espressi, che cosa conclude? Grazie per l’attenzione e tenga duro. Gianni Faletti ![]() Gustave Doré, Inferno, canto XXXIV. Lucifero nella Giudecca Caro Gianni, le conclusioni le ho tratte fin dal principio. Quello che penso in proposito mi pare chiaro e non ho nulla da aggiungere. Nella mia rubrica rispondevo a una lettera, non aprivo un dibattito. Poi, più che altro, ho visto della cagnara con tanto di insulti, amicizie divenute zelanti ex amicizie, comunicazioni tramite terzi della cancellazione del mio nome dalla rubrica del cellulare e dall’indirizzario e-mail, accuse di sedevacantismo e finanche di eresia, esilaranti prove di incontinenza verbale scritta e orale, ponderose esibizioni di onanismo intellettuale. Come vede uso un linguaggio aulico per non farmi accusare di inopportuna verbosità. In ogni caso, tutta roba al termine della quale la penso ancora come prima. Con la naturale poca considerazione che le mogli hanno dei loro mariti, è stata la mia gentile consorte a inquadrare correttamente la vicenda: “Come mai se la prendono così tanto per quello che dici tu?”. Pensi che me lo sono chiesto persino io. Nel frattempo, però, mi sono guardato attorno perché la realtà mi interessa sempre di più delle ardimentose costruzioni dei piccoli architetti dell’universo tradizionale. E ho visto alcune cose su cui riflettere, che sicuramente ha notato anche lei, caro Gianni. Ho visto il caso del sacerdote colombiano sospeso a divinis per aver rifiutato di mettere in pratica gli insegnamenti anticristici di “Amoris laetitia”. Dice in proposito Marco Tosatti nel suo blog: “Luis Alberto Uribe Medina, così si
chiama il sacerdote, della diocesi di Pereira, è stato convocato
dal suo vescovo, Rigoberto Corredor. Uribe Medina, secondo quanto
afferma un comunicato della diocesi, ha ‘espresso pubblicamente e
privatamente il suo rifiuto del magistero dottrinale e pastorale del
Santo Padre Francesco, soprattutto per quanto riguarda il matrimonio e
l’eucarestia’. È inutile spiegare che si tratta delle famose
noticine del documento che contraddicono il magistero precedente;
quello della Chiesa fino al 2016, ciò che hanno insegnato San
Giovanni Paolo II e Benedetto XVI, oltre al Catechismo della Chiesa
cattolica, che si presume sia ancora valido. Il comunicato della
diocesi afferma che a causa della sua posizione il sacerdote ‘si
è separato pubblicamente dalla comunione con il Papa e con la
Chiesa’. Di conseguenza in base al Codice di Diritto Canonico, come
eretico e scismatico e apostata è colpito dalla scomunica Latae
Sententiae, e rimosso dalla sua posizione ecclesiastica”.
Ho visto che padre Stefano Manelli continua il suo calvario per mano della feroce neochiesa bergogliana. Pochi giorni fa, il fondatore dei Francescani dell’Immacolata ha ricevuto un documento concordato dai responsabili della Congregazione dei Religiosi con il Bergoglio, nel quale si dice: “Si fa obbligo a padre Stefano Manelli di
rilasciare una comunicazione nella quale dichiara di accettare e
osservare tutte le disposizioni della Santa Sede e di esortare i Frati
Francescani dell’Immacolata e le Suore Francescane dell’Immacolata a
tenere lo stesso comportamento. Il Padre Manelli non potrà fare
nessun’altra dichiarazione ai mezzi di informazione né apparire
in pubblico. Non potrà partecipare ad alcuna iniziativa o
incontro, né personalmente né attraverso i mezzi di
comunicazione sociale. Si fa obbligo a Padre Manelli di rimettere entro
il limite di 15 giorni dalla consegna del presente decreto il
patrimonio economico gestito dalle associazioni civili e ogni altra
somma a sua disposizione nella piena disponibilità dei singoli
istituti. È fatto divieto al Padre Manelli e al Padre G.
Pellettieri di avere relazioni con i Frati Francescani dell’Immacolata
ad eccezione di quelli delle comunità dove abiteranno con il
permesso di questo Dicastero. Evitino ogni contatto con le Suore
Francescane dell’Immacolata”.
Ho visto su “Repubblica” del 31 gennaio un articolo a firma Zita Dazzi che si intitola così: “Milano, l’apertura del cardinale Scola: istituire una festa islamica in tutte le scuole”. Ha letto bene, caro Gianni. Persino Zita Dazzi, che a occhio e croce non deve essere una baciapile, non credeva alle sue orecchie, tanto da scrivere: “Una festa musulmana da celebrare nelle
scuole milanesi. La proposta non viene dall’imam di una moschea, ma
dall’arcivescovo Angelo Scola. E non era una battuta, ma la conclusione
di un ragionamento che partiva dal ‘meticciato’ – tanto caro al
cardinale – e arrivava alla presenza di ‘almeno un 20 per cento di
alunni stranieri nelle nostre classi’. Un dato che Scola ha tirato
fuori nel dialogo con il giornalista Gianni Riotta, all’Istituto dei
ciechi, in occasione della festa di San Francesco di Sales, patrono dei
giornalisti. Quindi non si rinunci al presepe perché ci sono gli
islamici a scuola, ma si accolgano anche le loro specificità.
‘Una società plurale deve essere il più possibile
inclusiva, ma non può rinunciare al simbolo se no perde forza
comunicativa – ha spiegato Scola – Critico la laicità alla
francese: non è pensabile creare uno spazio di
neutralità, in cui tutti facciano un passo indietro sul tema
delle religioni. Piuttosto, ciascuno si narri e si lasci narrare. Se
aumentano i bambini musulmani, bisogna prendere qualcuna delle loro
feste ed inserirle nella dimensione pubblica: spiegare, non vietare’”.
Ho visto, come riportato anche su Riscossa Cristiana, che dal 6 all’8 gennaio si è tenuto a Torino un ritiro dal titolo “Liberare le esistenze” a cura del “Tavolo di lavoro fede e omosessualità della Diocesi di Torino”. Naturalmente, non poteva mancare la presenza dell’arcivescovo Cesare Nosiglia, il quale, a proposito del tema omosessuali e Chiesa cattolica, ha spiegato con involontario umorismo che “le posizioni tradizionali vanno riformate”. Ha poi assicurato gli esponenti LGBT di essere “venuto qui a sentire la vostra voce e guardarvi negli occhi”, che il loro gruppo è “lievito per la Chiesa e preziosa risorsa” e deve diventare sempre più un gruppo “importante per tutta la Diocesi”, auspicando infine “Che il vostro gruppo diventi un ponte tra il mondo omosessuale e la Chiesa”. Ho visto la strana vicenda del domenicano padre Giovanni Cavalcoli, il quale ha fatto sapere di essere stato sanzionato con una sospensione parziale che comporta divieto di presiedere alla Messa e quindi di fare l’omelia, divieto di confessare pubblicamente ex-officio, divieto di esercitare il ministero fuori del convento, divieto di pubblicare, rilasciare interviste e fare conferenze. Misure che, gli dicono i superiori, saranno tolte entro Pasqua. Sarebbe interessante conoscere le motivazioni, poiché padre Cavalcoli, pur essendo scivolato a Radio Maria sulla questione dei castighi divini, si è sempre distinto come esegeta di destra di una Chiesa di sinistra. Potrei continuare a lungo e, come vede, caro Gianni, ho solo elencato dei fatti: banalissimi, semplicissimi, ma ineludibili fatti. E, come dovrebbero sapere gli amanti del latino, contra facta non valent argumenta. Si fa sempre più profetica la blasfema proiezione di animali feroci andata in scena sulla facciata di San Pietro il giorno dell’Immacolata del 2015. Quelle belve, oltre sulle mura esterne, evidentemente, si aggirano anche all’interno della basilica e dettano la loro feroce legge a tutta la Chiesa. Davanti a questa evidenza, se proprio devo trarre una conclusione, faccio mia quella della lettera scritta nel 1988 dai Superiori e Rettori della Fraternità Sacerdotale San Pio X all’allora Prefetto della Congregazione per i Vescovi, tradotta da Radio Spada e pubblicata ieri da Riscossa Cristiana [si veda anche qui]: “D’altro canto, non abbiamo mai desiderato far parte di quest’istituzione che si dà il nome di Chiesa Conciliare, che si riconosce nel Novus Ordo Missae e in un ecumenismo che porta all’indifferentismo e alla laicizzazione della società intera. No, non abbiamo niente a che spartire, nullam partem habemus, con il pantheon delle religioni di Assisi, e la nostra scomunica ad opera di un decreto di Sua Eminenza, o di un’altra Congregazione romana, costituisce solo l’irrefutabile prova di ciò. Anzi, non chiediamo altro che essere dichiarati fuori dalla comunione con questo spirito adulterino, che soffia nella Chiesa da 25 anni; non chiediamo di meglio che essere dichiarati esclusi da quest’empia comunione dei senza dio. Crediamo in un Solo Dio, nel Nostro Signore Gesù Cristo, con il Padre e con lo Spirito Santo, e sempre rimarremo fedeli alla Sua unica Sposa, la Chiesa Una, Santa, Cattolica, Apostolica e Romana”. Può darsi che ora qualche firmatario di quella lettera abbia cambiato parere e ora si tiri indietro. Per quello che vale, a parziale e indegna riparazione, ci metto il mio nome. Alessandro Gnocchi Sia lodato Gesù Cristo (torna
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febbraio 2017 |