Intervista esclusiva con Don Paul Morgan

Ex Superiore del Distretto della Gran Bretagna della Fraternità San Pio X

7 dicembre 2017


Pubblicata sul sito francese Medias Presse Info







Don Paul Morgan è un sacerdote dimissionario della Fraternità San Pio X. Ordinato a Ecône nel 1988, è stato per quattro anni nel Priorato di Londra, poi Superiore di Distretto nelle Filippine fino al 1996. Fino al 1998 ha diretto la St Mary’s School in Inghilterra. Fino al 2004 è stato Priore a Postfall nell’Idaho, USA. Fino al 2015 è stato Superiore del Distretto di Gran Bretagna, Trascorso un anno sabatico, è stato fino al 2017 Priore a Vancouver in Canada.


Qual è la sua attuale situazione?

Don Morgan: Adesso sono fuori dalla Fraternità, poiché ho dato le mie dimissioni il 9 agosto scorso [2017] a causa della questione dei matrimoni.

Perché la questione dei matrimoni l’ha spinto a dimettersi?

Don Morgan: Mi è sembrato, e mi sembra tuttora, che si tratti di un grave compromesso accettare il principio che i preti delle diocesi moderne vengano nelle nostra cappelle, entro i bastioni della Tradizione, per ricevere le promesse degli sposi. Anche se in pratica si sono ristrette un po’ le cose, il fatto è che si è accettato il principio. Ed è per questo che io ho presentato le mie dimissioni.

Perché reagire adesso?

Io penso che siamo in molti, sacerdoti ed anche Superiori, ad aver reagito contro il nuovo modo di fare, già da prima del Capitolo del 2012. Nel 2011, ad Albano, eravamo in molti a dire rispettosamente a Mons. Fellay che non bisognava andare avanti verso un accordo con la Roma moderna. Quindi, nella Fraternità si è fatto molto, tra noi, per denunciare con i Superiori e per opporsi a questo andazzo. Per esempio, nel 2012, il Distretto di Gran Bretagna era pronto, per intero, a reagire se si fosse fatto un accordo con la Roma moderna. Quindi non è da quest’anno che ho incominciato a reagire, ma da diversi anni.

Perché non reagire pubblicamente?

Io penso che la dichiarazione dei 7 Decani e dei Superiori delle comunità amiche in Francia è stata una cosa molto, molto ben fatta. Dunque, in maniera pubblica ci si era già espressi. E penso anche di aver fatto le cose in maniera ordinata e in regola, inviando a Mons. Fellay un manifesto firmato da molti sacerdoti del Canada,  nel quale si spiegava molto semplicemente quali fossero i gravi problemi con queste nuove direttive per celebrare i matrimoni. E subito se ne è parlato su Internet e dunque la cosa è diventata pubblica. Ecco, io ho scelto di fare le cose in questo modo. Adesso, se parlo di più pubblicamente è perché ho avuto un po’ di tempo per organizzarmi, e lascio il Canada con una valigia in mano, non so bene come fare, poiché penso che da adesso sarò solo, e fuori dalla Fraternità.

Quali prospettive per il Capitolo del 2018?

Sfortunatamente, io non nutro molte speranze nel Capitolo generale del prossimo anno. Mi sembra che sia già in atto da diversi anni un cambiamento degli spiriti: che ci si sia  convinti che Roma è gentile, che ci vuole bene, che si può fare un accordo o fare tanto più del bene trovandosi all’interno della Chiesa. Come se finora noi fossimo all’esterno della Chiesa, mi sembra davvero incredibile. Così, non nutro molte speranze. Per esempio si vede come i bravi sacerdoti come i sette Decani, che hanno redatto un documento molto buono – e un saluto speciale va a Don de la Rocque che è in esilio nelle Filippine, paese che io amo molto, ma che tuttavia per lui è un vero esilio – si vede come dei sacerdoti che denunciano i problemi in maniera rispettosa e corretta, vengono puniti. Allora, penso che i Superiori, al Capitolo, seguiranno molto semplicemente ciò che Menzingen dice loro.

Che ne è del suo apostolato?

Attualmente, non ho un apostolato ufficiale. Sono in contatto con molti sacerdoti, in Francia e all’estero. E con dei fedeli che li incoraggiano e li sostengono. Sono anche in contatto con dei sacerdoti che ci hanno lasciato da mesi o da anni per delle ragioni del tutto simili.
E’ molto incoraggiante vedere in Francia delle comunità religiose molto solide, religiosi e religiose. Io sono in contatto anche con esse, ma comprendo che si trovano in una situazione difficile, perché rischiano forse delle sanzioni se si mostrano troppo pubblicamente d’accordo con i sacerdoti come me.
Ciò nonostante, celebro la Messa, prego, visito i confratelli, ha già potuto predicare nei ritiri, ho fatto delle visite in molti posti. Ho anche ricevuto molti inviti da altri paesi, per prendere delle iniziative. Ma attualmente ci sono in ballo delle questioni pratiche: bisogna organizzarsi prima di lanciarsi in nuove iniziative. Ma io penso che nel giugno-luglio 2018 le cose si metteranno in moto. Penso che si saranno altre reazioni buone nell’anno a venire.

In unione con i vescovi consacrati da Mons. Williamson?

Sì, certo, se ce n’è bisogno, perché sono necessari dei vescovi per le Ordinazioni e le Cresime. Consacrare dei vescovi in caso d’urgenza, lo diceva già Mons. Lefebvre, è cosa che si può ripetere. Non è qualcosa riservata esclusivamente a Mons. Lefebvre. Quindi, sono del tutto disposto a collaborare con i fedeli, con i cattolici fedeli.

In conclusione?

Concludo dicendo che si ha sempre la speranza nel Buon Dio. Io penso a Mons. Lefebvre che si ritrovò solo. Egli si dimise dagli Spiritani per non contribuire alla distruzione della sua Congregazione, al pari, dei sacerdoti come lui e tanti altri hanno agito così per ragioni importanti. Cerchiamo di stabilire dei contatti, di raggrupparci per aiutare così altri sacerdoti che, per adesso, restano all’interno della Fraternità, e speriamo di organizzare qualcosa per aiutarli. E ci sono anche dei fedeli fermi e costanti. Vi è molto lavoro da fare. C’è speranza.

E poi, alla fine, la Madonna di Fatima ha parlato di disorientamento diabolico. Mi sembra che quello che accade da noi è un esempio, in questo 2017, della confusione degli spiriti. Allora, come diceva Mons. Lefebvre, bisogna continuare fedelmente, bisogna conservare i princípi della battaglia per la fede, la buona battaglia, e poi bisogna soffrire nel far questo, che sia fatta la santa volontà di Dio.





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