Hai detto: «chiesa ufficiale»?


di
Don Gabriel Billecocq



Editoriale del numero di dicembre 2017 de Le Chardonnet,
mensile della chiesa Saint Nicolas du Chardonnet,
chiesa a Parigi della Fraternità San Pio X









1 - Da quando Mons. Benelli utilizzò l’espressione «chiesa conciliare», essa è divenuta la locuzione abituale con la quale si designa l’insieme dei conciliaristi, cioè di coloro che si rifanno al Vaticano II, che appartengano alla Chiesa docente o a quella discente (1).

2 - Malgrado la disputatio (2) che ha agitato gli ambienti tradizionalisti, l’espressione è rimasta a designare quelli che nella Chiesa si oppongono alla Tradizione. Del resto, gli stessi convertiti impiegano abitualmente e quasi naturalmente l’espressione, al punto che per essi è chiaro che vi sono come due società che si affrontano e le cui dottrine e pratiche sono antagoniste. Quando essi vengono a trovarci, ci dicono chiaramente che hanno lasciato la «chiesa conciliare», l’«altra chiesa».

3 - Da qualche tempo ci si accorge che si vuole sostituire l’espressione «chiesa conciliare» con un’altra. Si parla allora di «chiesa ufficiale» (3).
In che misura bisogna adottare una tale espressione? Quale precisazione apporta essa in un contesto già complicato? Bisogna rimpiazzare “conciliare” con “ufficiale”?

4 - Innanzi tutto, bisogna ricordare che Nostro Signore ha fondato una sola Chiesa: la Chiesa Cattolica, Una, Santa e Apostolica. La fede e i sacramenti sono i suoi beni più preziosi, e l’autorità è stata istituita per difenderli.

5 - E’ necessario appartenere alla Chiesa cattolica per essere salvati. Questa incorporazione si fa col battesimo, che è inseparabile dalla professione di fede (4).
Società visibile, la Chiesa cattolica comporta anche una parte invisibile, che non è altro che la Comunione dei Santi. E’ così che si distingue il corpo dall’anima della Chiesa.

6 - Il dogma «Fuori dalla Chiesa non c’è salvezza» bisogna intenderlo con l’appartenenza all’anima della Chiesa. Ma una tale appartenenza si realizza con l’incorporazione e cioè con l’appartenenza al corpo, società visibile. E’ una necessità di mezzo, e cioè un mezzo necessario senza il quale non si può raggiungere il fine.

7 - Esistono tuttavia dei casi, che si dicono essere straordinari – e di conseguenza rari – nella misura in cui essi non sono la via ordinaria voluta da Dio. Questi casi riguardano le persone che, non avendo conoscenza della Chiesa cattolica, cercano tuttavia di servire Dio come esse lo conoscono, obbedendo quanto meno alla legge naturale conosciuta per mezzo della coscienza. Costoro appartengono all’anima della Chiesa senza appartenere al suo corpo. Ma è certo che essi si farebbero battezzare una volta che fossero giunti a conoscenza della Chiesa cattolica.

8 - Bisogna dire che i movimenti detti tradizionali (FSSPX e comunità amiche) appartengono alla Chiesa e vi hanno sempre appartenuto, malgrado le condanne e le ingiustizie che hanno subito.

9 - Bisogna dire anche che coloro che si designano ordinariamente col titolo di “resistenti”, per il fatto che abbiano lasciato la Fraternità o ne siano stati estromessi non per questo sono esclusi dalla Chiesa. Queste persone sono perfettamente cattoliche e certamente più vicine a noi nella battaglia dottrinale di quelli che si chiamano riconciliati (Fraternità San Pietro, Cristo Re… ).

10 - Quanto ai conciliari, il caso è veramente complicato. In effetti, poiché i conciliari sono dei perfetti modernisti (almeno i maggiorenti (5)), e dato che il modernismo è condannato dalla Chiesa, si può legittimamente dubitare della loro appartenenza all’anima della Chiesa: per la maggior parte essi hanno perduto la fede, hanno cambiato tutti i sacramenti e la loro autorità non è più al servizio del bene comune della Chiesa. Essi sono imbevuti di un veleno filosofico (soggettivismo) che li allontana oggettivamente dalla fede.
Si può allora dire che essi appartengono al corpo della Chiesa; ma col passare del tempo può anche finire che si possa dubitare (6) anche di questa verità (7).

11 - E allora, si comprende meglio cosa vogliono dire i fedeli quando parlano di chiesa conciliare e di chiesa tradizionale. Queste non sono due Chiese distinte (almeno per ora, in attesa di una prossima condanna da parte di un papa cattolico); sono come due parti o due stati della Chiesa cattolica: il primo è malato e il secondo è sano (8).
Queste due espressioni sono dunque una descrizione molto eloquente dello stato della Chiesa cattolica. Conciliare esprime (e si può dire che è una definizione volgare in senso etimologico) l’opposizione a tradizionale.

12 - Recentemente, negli ambienti cattolici tradizionali si è cercato di imporre l’espressione “chiesa ufficiale”, per rimpiazzare quella di “chiesa conciliare”. Certo, “ufficiale” esprime l’idea che noi riconosciamo che questi vescovi, quantunque indegni, occupano il potere, e questo potere, in quanto tale, noi possiamo solo rispettarlo.
Ma rimpiazzare “conciliare” con “ufficiale” comporta una grave ambiguità.
Perché il cattolico tradizionalista, che non si riconosce conciliare, e a giusta ragione, dovrebbe da adesso dire che non si riconosce come cattolico ufficiale? Il cattolico tradizionalista, dunque, non apparterrebbe più alla chiesa ufficiale? Non sarebbe pienamente cattolico?
Ma allora a quale chiesa apparterrebbe?
Per saperlo, bisogna chiedersi a cosa si oppone il termine “ufficiale”. Risposta: a ufficioso, o anche a nascosto, clandestino o patriottico. Ma il cattolico tradizionalista non si riconosce in alcuno di questi termini.
Bisognerebbe dire allora che egli appartiene alla chiesa ufficiale, col rischio di essere confuso con i modernisti? Absit.
Di conseguenza, resta da dire che egli non appartiene alla Chiesa; ed è la ragione per la quale si sta ammalando di riconoscimento.

13 - In realtà, si tratta di un’ambiguità grave e molto perniciosa. Rimpiazzare l’espressione “chiesa conciliare” con quella di “chiesa ufficiale” per applicarla ai modernisti, significa cancellare la distinzione e l’opposizione tra tradizionale e conciliare. Cancellando questa distinzione, si attenua chiaramente la battaglia per la fede, col rischio di negarla e di far rammaricare il tradizionalista per il fatto di non appartenere ad alcune chiesa veramente seria, dandogli l’impressione di non essere normale e quindi di aver bisogno di ricercare la normalizzazione.
Questa espressione, dunque, tace la vera malattia di cui soffre la Chiesa e mette in stato di inferiorità o crea dei complessi al vero cattolico che ha conservato integra la fede e i sacramenti, e genera una confusione tipicamente liberale.
In realtà, l’utilizzo di una tale confusa espressione deriva già dal liberalismo e non è più veramente cattolico…

14 - Per combattere un nemico, e a fortiori quando questo nemico è infiltrato nella cittadella, è necessario un linguaggio chiaro e non equivoco per designarlo. Ora, è evidente che il cattolico tradizionale non combatte la Chiesa cattolica. Ma gli si può far credere che combatte una chiesa ufficiale? Se si tratta della chiesa ufficiale, si rischia di generare in lui qualche rimorso di coscienza nel combatterla, poiché essa è ufficiale e la Chiesa cattolica è ufficiale!
No, egli combatte la malattia; e a questa malattia egli dà un nome: chiesa conciliare.

15 - Ora, se oggi la chiesa conciliare appartiene alla Chiesa cattolica, questo non permette di dire che la Chiesa cattolica è conciliare!

16 - Il lavoro teologico, che oggi tristemente difetta, consiste nell’affinare le espressioni e così esprimere meglio la realtà di ciò che viviamo. E’ questo che la Chiesa ha sempre fatto.

17 - Le idee muovono il mondo; e le idee sono espresse con le parole; cambiando le parole si cambiano le idee. Nel caso presente, cambiando le idee si cambia la natura della battaglia. Il che sarebbe un tradimento.

18 - Che il vostro parlare sia sì sì, no no, il di più viene dal maligno.


NOTE

1
– Chiesa docente designa il Papa e i vescovi, dottori della fede, e Chiesa discente designa i sacerdoti e i fedeli che ricevono l’insegnamento dal Papa o dai vescovi.
2Le Sel de la terre n° 85 – estate 2013 -, pp da 1 a 16; e Courrier de Rome n° 363 del febbraio 2013.
3 – Non è una novità, questa espressione è già stata impiegata in diverse occasioni. Qui il problema non sta nell’espressione in se stessa, ma nella sua sostituzione dell’altra espressione “chiesa conciliare”.
4 – Un adulto pagano che ricevesse il battesimo nel protestantesimo o nell’ortodossia non sarebbe incorporato nella Chiesa cattolica. Egli vi rientrerebbe al momento della sua conversione: abiurando i suoi errori e professando la fede pubblicamente.
5 – Si indicano con questo termine coloro che appartengono alla gerarchia ecclesiastica e in particolare alla Chiesa docente: il Papa e vescovi.
6 – Dubitare significa sospendere un giudizio: confessare che non si sa rispondere ad una domanda. Ma significa anche due cose: che vi è una vera questione che si pone e che di conseguenza occorre approntare un vero lavoro teologico al fine di preparare una risposta che possa sanzionare più tardi l’autorità cattolica della Chiesa.
7 – Per esempio, il cardinale Barbarin, primate delle Gallie e arcivescovo di Lione, ha conferito la cresima cattolica nel corso di una cerimonia di «cresima protestante insieme a pastori (e)». Essendosi così opposto apertamente alla professione pubblica della fede, ci si può chiedere che sia ancora membro della Chiesa. Ancora recentemente, il cardinale di San Paolo del Brasile si è ritrovato in una cerimonia in cui venivano «onorati» simultaneamente la Madonna e Budda. E anche qui si pone la stessa domanda.
8 - A questo proposito, si è voluto opporre lo studio del padri Domenicani di Avrillé a quello di Don Gleize. Ma si tratta di un’incomprensione: se i primi hanno voluto dimostrare che esiste una opposizione radicale tra conciliari e tradizionali, Don Gleize ha cercato invece di dimostrare che questa opposizione non consiste ancora tra due società distinte, perché si tratta di due correnti che sussistono in seno alla stessa Chiesa cattolica. Avrillé descrive la malattia e la sua opposizione alla salvezza e la sua opera distruttrice nell’organizzazione della Chiesa; mentre l’eminente professore di ecclesiologia, senza negarla, afferma che non si tratta ancora di due corpi distinti, ma di uno stesso corpo sociale nel quale una parte (e non la minore) è corrotta. Si avranno due società distinte quando questi modernisti conciliari saranno condannati e cacciati dalla Chiesa.





dicembre 2017
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