Arriba Amoris laetitia

ovvero

Evviva la gioia dell’amore


di Belvecchio







Prendete perciò l’armatura di Dio,
perché possiate resistere nel giorno malvagio
e restare in piedi dopo aver superato tutte le prove.

State dunque ben fermi,
cinti i fianchi con la verità,
rivestiti con la corazza della giustizia,
e avendo come calzatura ai piedi
lo zelo per propagare il vangelo della pace.

Tenete sempre in mano lo scudo della fede,
con il quale potrete spegnere tutti i dardi infuocati del maligno;

prendete anche l’elmo della salvezza
e la spada dello Spirito, cioè la parola di Dio.

Pregate inoltre incessantemente
con ogni sorta di preghiere e di suppliche nello Spirito,
vigilando a questo scopo con ogni
perseveranza
e pregando per tutti i santi,

(Efesini 6, 13-18)


Il nostro titolo, più che strafottente vuole essere evocativo, perché pensiamo che richiami l’euforia sessantottina dell’amore libero.
Ovviamente, non intendiamo dire che Amoris laetitia propugni l’amore libero, ma è indubbio che di fatto ha finito con l’innescare un processo in cui ogni principio e norma morale cattoliche vengono prima messe da parte e poi stravolte, per lasciare spazio solo al soggettivismo in campo affettivo e matrimoniale; il che ci sembra assomigli parecchio al programma sovversivo sessantottino.

Qualche giorno fa abbiamo segnalato le reazioni al documento pastorale sull’applicazione di Amoris laetitia redatto dai vescovi dell’Emilia Romagna, poi è stata la volta del documento redatto dai vescovi del Piemonte, e potremmo continuare elencando altri documenti, a partire da quello dei vescovi della regione di Buenos Aires, elogiato da Papa Francesco e da lui segnalato positivamente con l’espressione «non c’è altra interpretazione».
Insomma, e non siamo noi i soli a dirlo, questa ormai tristemente famosa “esortazione” bergogliana ha innescato un tale sovvertimento della morale cattolica che difficilmente se ne verrà fuori e si finirà col fissare una volta per tutte – in termini di magistero, piaccia o no ai cerchiobottisti teologi conservatori – che i comportamenti morali dei cattolici discendono tutti dalla convinzione personale -  “in coscienza” - che non ci si trovi in stato di peccato, nonostante tali comportamenti contrastino con la morale cattolica derivata dal Vangelo.

Ora, se da un lato vi sono decine di dichiarazioni pubbliche di ecclesiastici che chiosano e criticano Amoris laetitia e i documenti da essa derivati, dall’altro crescono altrettante decine di “spiegazioni” di “teologi” e di “pastori” che approvano e condividono e praticano le equivoche indicazioni offerte da Papa Bergoglio in questa incredibile “esortazione”.
Che significa tutto questo?

Noi pensiamo che significhi che sia davvero finito il tempo delle discussioni e dei dibattiti, cosa c’è più da discutere quando i fatti dimostrano che la morale cattolica è stata avviata sulla via della mutazione, al pari di quanto si è verificato con la dottrina cattolica a partire dal Vaticano II?
Papa Bergoglio l’ha detto più di una volta: bisogna portare a compimento le istanze novatrici del Vaticano II, e l’ha fatto e lo sta ancora facendo… perché resta ancora altro da “mutare”… per esempio l’Eucarestia; cosa che è già in corso d’opera.
Quindi?

Quindi, a noi sembra che sia giunto il tempo in cui i fedeli cattolici devono definitivamente prendere atto della trasformazione della religione cattolica in qualcosa di ibrido e di variamente “mutante”, e che debbano riflettere seriamente sul fatto che se si vuole rimanere cattolici, fedeli seguaci di Nostro Signore Gesù Cristo, non serve neanche più combattere le tendenze novatrici, rivoluzionarie e sovversive, che non sono più tendenze, ma acquisizioni quasi universali, occorre doverosamente e responsabilmente respingerle e denunciarle, tutte, in blocco, senza sconti e senza inutili distinguo, resistendo contro ogni attacco e procurando di vivere l’insegnamento della Chiesa, quello vero, quello della Tradizione, nonostante i teologi, i preti, i vescovi e il Papa.

Basta quindi con questa Amoris laetitia che non è altro che il grimaldello che ha spalancato le porte delle nostre parrocchie ai miasmi mefitici che vengono dal mondo, spinti dall’alitare infuocato e maleodorante degli spiriti infernali.
Basta attardarsi a discutere con tutti costoro il cui unico scopo è quello di cambiare la religione di Dio con una religione dell’uomo: finiremmo col concedere loro quel minimo di credibilità che non hanno.

Amoris laetitia è come se avesse scoperto le carte: ha gettato sul tavolo le pedine truccate della morale sovversiva. spacciandole per pezzi autenticamente cattolici, mentre invece non sono altro che i segni tangibili di un giuoco sporco che, sperimentato col Vaticano II, continua a presentare equivoci e suggestioni atte a disorientare i fedeli e a condurli sulla via larga della perdizione, ostruendo per di più, per quanto possibile, la via stretta della salvezza.

E se si guarda alle frotte di vescovi che hanno abbracciato a quattro mani questi strumenti sovversivi, si comprende come Amoris laetitia permetta anche di prendere atto che il male e l’immoralità sono talmente diffuse nel mondo cattolico odierno che davvero si può dire che l’abominazione è penetrata nel luogo sacro.

Di fronte a questa constatazione inoppugnabile, i rimproveri che ci sono stati mossi quando già un po’ di tempo fa ci permettevamo di sostenere che oggi si è costretti ad essere cattolici con Pietro e sotto Pietro, ma se necessario nonostante Pietro, tali rimproveri ritornano clamorosamente al mittente, poiché la realtà è ben più grave di quanto allora temuto.

Per il bene delle nostre anime e delle anime dei nostri cari e del nostro prossimo, abbiamo il dovere di stringerci a coorte e imbracciando lo scudo della Fede formare come la testuggine delle legioni romane, corazzati contro la pioggia di macigni infuocati che ci lanciano addosso questi falsi servitori della Chiesa e della Fede.
E’ il nostro dovere di veri credenti: resistere saldi nella Fede contro le insidie e gli attacchi del mondo e del suo “Principe”, ormai egregiamente rappresentato in tanti ambiti della Chiesa cattolica, massimamente ai vertici.

Non si tratta di passare dall’individualismo sovversivo all’individualismo “resistente”, si tratta invece di mantenere responsabilmente un comportamento fedele ai comandi di Nostro Signore, tenendo presente che ci sono altri fratelli come noi che fanno altrettanto e con i quali è necessario stabilire quel contatto, diretto o indiretto, che sarà in grado di dare la forza interiore reciproca e la sicurezza che non si è soli, in vista dell’intervento immancabile di Dio che si servirà dei Suoi fedeli rimasti per assicurare il perdurare della Sua Chiesa secondo i Suoi imperscrutabili disegni.

Per far questo non servono strutture umane, basta la perseveranza personale o di gruppo nella preghiera e nella vigilanza, sotto l’assistenza della Santa Vergine che non mancherà di ottenerci le grazie necessarie per resistere fino alla morte nella Fede, nella Speranza e nella Carità.

Maria, auxílium christianórum, ora pro nobis.





marzo 2018
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