A CHE PUNTO SIAMO?

di Luciano Pranzetti
Parte terza (a)

Il pontificato di Giovanni Paolo II





Giovanni Paolo II, il 22 marzo 1984,  riceve un gruppo massonico del B'nai B'rith


Riprendiamo il discorso partendo dal dopo Paolo VI, il Papa del capovolgimento dogmatico, morale e liturgico, il Papa caro ai protestanti e ai massoni.
Il pontificato del 263° successore di Pietro, Papa Giovanni Paolo I, cardinal Albino Luciani, dura lo spazio di 33 giorni (26 agosto 1978 – 28 settembre 1978) quasi un’eco simbolica degli anni di N. S., una morte, la sua, avvolta tuttora nell’oscurità delle indagini. Non parleremo di quanto, in termini di ipotesi, di voci, di pareri si caratterizzò l’argomento poiché il quadro in cui poter inserire un intervento esplorativo è, praticamente, vuoto, sola essendo la cornice, cioè, il brevissimo suo pontificato.

Convocato il conclave, il 16 ottobre 1978 veniva eletto alla cattedra di Pietro, il cardinale Karol Wojtyla, arcivescovo di Cracovia il quale assunse il nome di Giovanni Paolo II.
I poco informati credettero che la prosecuzione del nome fosse garanzia di un ritorno alla Tradizione a cui, da certi segni, sembrava essere orientato Papa Luciani, ma chi conosceva la storia del cardinal Wojtyla, sapeva che niente di simile si sarebbe verificato. Il ruolo, infatti, rivestito al CVII, quale esperto teologo, non fu quello di una vigile sentinella messa a proteggere e a custodire il “Depositum Fidei” ma, al contrario, di un sagace, lento e determinato novatore, alfiere della “nuova teologia”.
Ne son prova, intanto, l’edizione del documento “Gaudium et Spes” su cui solerte fu la sua collaborazione, documento che il cardinal Joseph Ratzinger avrebbe, più tardi, definito come il “Contro Sillabo”, e la pubblica sua ammirazione per i tanti “teologi” di puzzo protestante, quali: Henri de Lubac, Karl Rahner, Yves Congar, Edward Schillebeeckx, Hans Küng, i campioni dell’eversione, responsabili dell’abissale degrado della Gerarchia che – lo diciamo a botta calda, ché è di questi giorni la notizia – per bocca dell’episcopato tedesco, chiede e tenta di sovvertire la dottrina biblica, evangelica e paolina, col riconoscere all’omosessualità vissuta e praticata quale stile di vita, valore ontologico e stato di grazia, cancellando, arrogantemente, il comando di Dio e il monito dell’apostolo e, come spinta parallela, sempre per bocca del medesimo alto clero luteranizzato, propone l’abolizione dell’istituto del celibato.
E’ la tattica di Papa Bergoglio che, in simili circostanze, manda avanti le truppe cammellate perché creino, nella comunità cattolica, uno “stato d’animo” che, dato il dibattito che ne sortirà, lo legittimi, poi, ad addivenire all’infame richiesta.
  
Torniamo a GPII.
Tralasciamo ciò che pertiene alla sua vita precedente il CVII – la famiglia, la gioventù, le amicizie, il seminario – perché occuperebbe uno spazio affatto invasivo togliendolo a quello da noi programmato per le tre puntate in cui si dipanerà il nostro intervento.
Dunque, vediamo.

Uno dei primi punti, su cui Wojtyla esercitò, al CVII, la sua funzione di perito, fu quello riguardante la Libertà religiosa, tema dibattuto nel documento “Dignitatis humanae”. In esso, figurava, come prima espressione, la dicitura “tolleranza religiosa” che Wojtyla giudicò non congrua, anzi, negativa in quanto tollerare significa sopportare un qualcosa che può, per motivi vari, essere abolito. Meglio parlare di “Libertà religiosa” in virtù della quale tutte le religioni non siano più “tollerate” ma considerate quali degni soggetti di ricerca della verità.
La cronaca riferisce che fu il cardinal Agostino Bea a recepire tale suggerimento e ad infilarlo nello schema del documento.

Don Luigi Villa riportò la notizia della Massonerìa che si mostrò assai soddisfatta per tale precisazione osservando come fosse obbligatoria l’esperienza dell’errore – cioè, la ricerca della verità - per arrivare alla verità. Si stabiliva, così, un controdogma, quello per cui – come affermerà l’ex Generale S. J. Padre Adolfo Nicolàs (La Stampa, 26 gennaio 2008) – chi ritiene, per essere cristiano, di appartenere alla vera, unica religione rivelata e alla sola Chiesa di Cristo, è un “intollerante” o che, per essere buoni cristiani, è necessario aver percorso la strada di altre religioni, come, ad esempio il buddhismo. Si cancellava, in tal modo, la parte finale del “Padre nostro”, dove chiediamo al Signore di liberarci dal male, vale a dire, dall’errore, ma, soprattutto si smentiva N.S. Gesù che di Sé disse: “Io sono la Via, la Verità e la Vita” (Gv. 14, 6)).
Tale concordanza la dice lunga sull’atteggiamento che il futuro Giovanni Paolo II terrà con la Fratellanza 3 puntini allorché, d’accordo con il futuro Prefetto dell’ex Sant’Uffizio, il cardinal Joseph Ratzinger, nella nuova edizione del Codice di Diritto Canonico (1983), cassò la condanna “latae sententiae” contenuta nel canone 2335 del Codice 1917, sostituendola con il nuovo canone, 1374, con  cui si commina “giusta pena” alle associazioni che promuovono generica ostilità verso la Chiesa cattolica.

Evaporato, quindi, il riferimento alla massonerìa il séguito sarà una corrispondenza di concordi sensi, come dimostrerà, molto più tardi, una lettera del cardinal Gianfranco Ravasi, inviata il 14 febbraio 2018 - San Valentino, festa degli. . . innamorati – pubblicata su Il Sole 24 Ore, dal titolo “Cari fratelli massoni”.
Il cardinal Prefetto, J. Ratzinger, poi, di fronte alle obiezioni di studiosi, teologi e canonisti, allo scopo di fugare il sospetto di un implicito riconoscimento della Chiesa rivolto alla massoneria o, quanto meno della volontà di deporre le armi culturali e disciplinari, tenterà una retromarcia stilando, il 26 novembre 1983, una “Dichiarazione sulla massoneria” in cui, spiegato (?) che la cancellazione del canone 2335 esser “dovuta a un criterio redazionale” (?), afferma l’inconciliabilità dell’associazione massonica con la dottrina della Chiesa, pena lo stato di peccato grave – non più la scomunica pubblica – provvedimento che non impedirà a molti massoni, protetti dall’anonimato per mancanza di pubblica sanzione, di accedere all’Eucaristìa.
E’ come se – diciamo, commentando siffatta formula – il legislatore avesse depennato dal Codice Penale il reato di omicidio, inserendolo in un’Ordinanza ministeriale, condannabile con “giusta pena”.

Wojtyla, in veste di perito teologo, intervenne ancora sul documento “Dignitatis humanae” per diradare quella che, a lui, appariva come una limitazione della libertà, laddove si diceva che in tema religioso nulla può vietare un’azione correttiva “entro debiti limiti”. La sua obiezione intese mettere in rilievo come i sì detti debiti limiti erano quelli espressi dalla morale naturale e, pertanto, la locuzione “entro debiti limiti” andava sostituita da altra più precisa del tipo: “a meno che si tratti di atti che siano già stati interdetti dalla legge morale, come sono interdette la prostituzione e l’omicidio, sotto pretesti religiosi”. In pratica, il cardinal Wojtyla ammette che una falsa religione possa denigrare e offendere il santo nome di Gesù, come in effetti avviene presso gli ebrei talmudisti o presso gli islamici.

La sua rettifica non venne recepita nel documento conciliare ma, più tardi, regnando come Giovanni Paolo II, fu inserita nel nuovo “Catechismo della Chiesa Cattolica” (1992), all’articolo 2109, diversa nella forma ma identica nella sostanza, che così dichiara: “Il diritto alla libertà religiosa non può essere di per sé né illimitato, né limitato semplicemente da un ordine pubblico concepito secondo un criterio «positivistico» o «naturalistico». I «giusti limiti» che sono inerenti a tale diritto devono essere determinati per ogni situazione sociale con la prudenza politica, secondo le esigenze del bene comune, e ratificati dall’autorità civile secondo «norme giuridiche conformi all’ordine morale oggettivo»”.

Linguaggio contorto, circiteristico, sì/però, no/ma, in cui tutto si afferma e tutto si nega lasciando il fedele in situazioni di dubbio, alla faccia della semplice chiarezza del monito di Gesù, quello del “si si, no no.”

Ma come si dice: la vendetta è un piatto che si serve freddo.





febbraio 2022
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