Storia della persecuzione cattolica
in Spagna: 1931 - 1939


di Don Gabriel Calvo Zarraute

Seconda parte


Pubblicata sul sito del Centro Culturale San Giorgio

Parte prima
Parte seconda
Parte terza



II

IL MITO DELLA REPUBBLICA DEMOCRATICA

O DELL’IRRAZIONALITÀ FATTA POLITICA



Alla luce dei dati sintetici, la storia della Seconda Repubblica è semplicemente sconcertante. Il nuovo regime venne instaurato in seguito al risultato di elezioni comunali in cui i monarchici ottennero un numero di consiglieri quattro volte superiore a quello dei repubblicani.

Domenica 5 aprile fu fatta la proclamazione delle candidature che non avevano liste all’opposizione e che produsse cifre di 14.018 consiglieri monarchici e 1.832 repubblicani. La Domenica successiva, il famoso 12 aprile 1931, il risultato fu di 22.150 consiglieri monarchici contro 5.775 repubblicani. «In poche parole, il voto monarchico era praticamente quattro volte quello repubblicano» (13).

«Ma se queste cifre equivalgono solo a poco più di un quarto dei consiglieri eleggibili, che fine hanno fatto gli altri? La Repubblica non li ha mai comunicati ufficialmente; e un’elezione in cui i risultati non vengono comunicati ovviamente non è un’elezione democratica» (14).




Il quotidiano La Voz, del 17 febbraio 1936, comunica la «vittoria»
delle sinistre. In realtà, si trattò di un vero e proprio colpo di Stato.


Esattamente la stessa cosa accadde nelle elezioni del 14 febbraio 1936 in cui il Frente Popolar si dichiarò vincitore anche se è stato documentato essere nient’altro che un completo inganno della sinistra (15). Tuttavia, quando nelle grandi città i monarchici si trovarono in minoranza, si accelerò un esito che non era stato immaginato da nessuno (16).

Pur non rischiando di cadere in anacronismi demografici, va ricordato che le grandi città spagnole, nei primi trent’anni del ‘900, erano molto meno popolate (20%) rispetto ad oggi, mentre i numerosi comuni che compongono la Spagna comprendevano molte più città (80%) di oggi. In definitiva, la somma totale della popolazione rurale era maggiore di quella urbana, come si dimostrò durante la disastrosa Riforma Agraria che il Governo repubblicano avrebbe poi applicato (17).

Nacque così la Repubblica con il sigillo dell’originaria illegittimità (18). Nelle parole ancora più forti del nuovo ministro repubblicano Miguel Maura (1887-1971) - figlio del conservatore Antonio Maura (1853-1925) - «ci hanno regalato il potere» (19). Alejandro Lerroux (1868-1949), leader repubblicano, affermò: «La monarchia è crollata da sola, nessuno l’ha fatta crollare. Quello che hanno fatto i repubblicani è stato di mettere la Repubblica al suo posto, già vacante» (20).






Tuttavia, anche il pusillanime monarca Alfonso XIII (1886-1941) non fece nulla per restare al potere, e fu preso da un profondo terrore dovuto alla possibilità che anche lui e la sua famiglia divenissero vittime di una carneficina simile a quella compiuta dai comunisti russi con lo zar e la famiglia imperiale (21). Né voleva che scoppiasse una lunga e sanguinosa guerra civile come era avvenuto in Russia (22).





Tutti i suoi consiglieri, come il Generale Dámaso Berenguer (1873-1953) o il conte di Romanones (1863-1950), caddero in una profonda depressione e finirono per convincerlo a fuggire immediatamente dalla Spagna. Ancor prima di conoscere il risultato finale di un’elezione in cui nessuno, a cominciare dagli stessi antimonarchici, si aspettava un simile esito, la monarchia borbonica si suicidò (23). Così, la Repubblica venne insediata per «ordine reale», come disse il politico ed economista spagnolo Francesc Cambó (1876-1947), leader del nazionalismo catalano di destra, con una transizione inaspettata,  emanata dalle alte sfere, illegale e truccata (24).





Quelle elezioni, il cui esito finale fu favorevole alla monarchia, dimostrarono che in Spagna c’erano monarchici, socialisti e anarchici (i comunisti erano ancora una piccola minoranza nata da una scissione dal Partido Socialista Obrero Español - PSOE), ma non repubblicani (25). Le elezioni non avevano lo scopo di rimuovere in quel momento le fondamenta della già screditata monarchia, nonostante la stanchezza dei cittadini per i suoi errori.

Gli Spagnoli non votarono a favore della Repubblica, ma piuttosto come protesta per la disastrosa gestione di Alfonso XIII, conseguenza della crisi morale in cui la monarchia si trovava sempre più impantanata (26). Tuttavia, avvenne una rivoluzione che determinò un cambio di regime e la Repubblica fu proclamata illegittimamente perché in quelle elezioni si votò per la nomina di sindaci e dei consiglieri e non per la sostituzione della forma di governo.



I brogli elettorali ebbero luogo perché quelle elezioni non erano politiche, ma semplicemente amministrative, e le Corti Costituenti del 1931 che derivavano da tali elezioni - che non rappresentavano la vera nazione - furono messe in carica in un momento di convulsioni e di violenze pubbliche.

«La monarchia crollò per l’abbandono del re e dei politici monarchici, e non per il risultato elettorale o per le pressioni dei repubblicani» (27).

La defenestrazione di Alfonso XIII era stata decisa fin dalla fine della dittatura del Generale Miguel Primo de Rivera (1870-1930), durata dal 1923 al 1930, nonostante il trattamento di favore riservato dai militari ai membri del Partido Socialista Obrero Español e a quelli dell'Unión General de Trabajadores, unico centro sindacale consentito per minare l’egemonia sindacale anarchica della Confederación Nacional del Trabajo (CNT) (28), un sindacato di tendenza anarchica. Ciò contribuì in modo decisivo al suo consolidamento fino a trasformare il socialismo nel movimento egemonico all’interno della sinistra.







I simboli dei vari sindacati di sinistra, tra cui quello della Confederación Nacional del Trabajo, dell'Unión General de Trabajadores e della Federación Anarquista Ibérica. Il nero e il rosso nel simbolo della CNT, della Federacion Anarquista Iberica (FAI) e della Confederación General del Trabajo (CGT) sono i colori della bandiera anarchica.




Bandiera del Partido Obrero de Unificación Marxista, una corrente di sinistra di tendenza trotzkista


Le elezioni municipali furono l’occasione propizia per verificare che il monarca non era difeso da nessuna delle istituzioni fondamentali della nazione: né dalla magistratura, né dall’esercito, né dalla guardia civile (29). In definitiva, il processo che portò alla proclamazione della Seconda Repubblica non fu democratico ma rivoluzionario. La proclamazione fu fatta nelle strade di Madrid e di Barcellona con il consenso dei poteri legittimi (30).

Il caos fu particolarmente evidente a Barcellona con la proclamazione della «Repubblica catalana» da parte del socialista Francesc Maciá (1859-1933), all’interno di un irreale «Stato federale spagnolo», che esisteva solo nella sua immaginazione deformata (31).
Gli intellettuali, in virtù del loro sradicamento dalla tradizione politica e religiosa della Spagna, «si sentivano in dovere» di procurare l’avvento della Repubblica.





In cosa dovesse consistere concretamente quella Repubblica era qualcosa su cui non si erano ancora fermati a pensare. Ecco perché il filosofo e sociologo spagnolo José Ortega y Gasset (1833-1955) più tardi si pentì e disse: «Non è quello, non è quello» (32). Dal loro piedistallo intellettuale élitario e pedante, essi consideravano la Spagna tradizionale come «chiusa», con le sue radici nelle istituzioni provinciali, già smantellate dalla monarchia liberale della regina Isabella II (1830-1904) (33).
Le istituzioni erano in balia delle fluttuazioni storiche e delle correnti di opinione ispanofobe che acriticamente accettavano dal resto d’Europa senza nemmeno fermarsi a pensare alle contraddizioni interne dei loro propositi.





Il suo complesso di inferiorità provinciale rispetto alle nazioni del Nord Europa, come nel caso di Ortega y Gasset e, ad esempio, dello storico e critico letterario spagnolo Américo Castro (1885-1972), nascondeva un’assoluta e colpevole ammirazione e ignoranza di origine protestante per la cultura europea (34).
Arrivò la tanto attesa Repubblica e bisognava consolidarla, ma su quali partiti?
Il primo Presidente della Repubblica, il cattolico progressista Niceto Alcalá Zamora (1877-1949), disse che la Repubblica «non è nata ipotecata» (35). E’ stata la più grande menzogna politica che sia stata pronunciata fin dall’inizio della vicenda.





E si è detto non a caso, visto che i socialisti e gli anarchici affermavano che la vittoria elettorale apparteneva a loro e insieme ai comunisti parlavano con disprezzo dei «repubblicani delle urne» come se le elezioni avessero avuto una reale importanza senza di loro. La vera sinistra - cioè i rivoluzionari - ha negato la paternità della lettera del repubblicanesimo inviata a persone, istituzioni e giornali, in cui ricordavano benissimo la vecchia appartenenza alla monarchia di pochi giorni prima, anche se tanti monarchici annacquati si proclamavano repubblicani «per la vita» (36).

Il rappresentante della sinistra giacobina, Manuel Azaña (1880-1940), e i socialisti Indalecio Prieto (1883-1962) e Francisco Largo Caballero (1869-1946), salutato dalla Pravda come «il Lenin spagnolo», divennero il triumvirato veramente importante nella nascente Repubblica (37). Nella sua consueta linea ideologica, cioè alieno della realtà, Azaña non tardò a proclamare ufficialmente che «la Spagna ha cessato di essere cattolica», negando che nel Paese esistevano ancora molti milioni di cattolici, oltre alla storia, alla cultura, all’arte e all’educazione cattolica che hanno permeato profondamente la vita sociale (38).





Ma ahimè, l’uomo moderno soffre di una forma grave di amnesia storica (ancora oggi parlare delle malefatte del comunismo è considerato un tabù). E’ questa la ragione che ci ha spinto a riproporre questo argomento, affinché nessuno dimentichi quel che è accaduto e cosa si nasconde dietro a quella pericolosa chimera che promette un «mondo migliore» chiamata comunismo.

Dichiarazioni di questo tipo portarono al fatto che, in meno di un mese dall’instaurazione della Repubblica, l’11 maggio 1931, la sinistra più violenta incendiò un centinaio di monasteri, biblioteche e scuole religiose in tutto il Paese (39).
In seguito, Manuel Azaña affermò, difendendo il non intervento della forza pubblica, che «tutti i conventi di Madrid non valgono la vita di un lavoratore» (40).




L’11 maggio 1931, il convento di Nuestra Señora de las Maravillas, con annessa la scuola di San José, gestito dalle religiose mercedarie e sito in Madrid, fu incendiato dagli anticlericali anarchici e liberali. La scuola fu riaperta nel 1933 in uno chalet situato al numero 54 del Paseo de la Castellana con il nome di Colegio-Academia Menéndez Pelayo, fino al 20 luglio 1936 quando fu preso nuovamente d’assalto dai rossi in circostanze drammatiche.
L’educazione dei giovani venne così strappata alla Chiesa a favore di un’istruzione laica.




Il 10 e 11 maggio 1931 vennero presi di mira il convento e
l’annessa chiesa di Santa Teresa d’Avila




Una statua del Sacro Cuore rimasta indenne tra le macerie di una chiesa incendiata




Crocifisso divelto dalla croce nel convento dei carmelitani scalzi a Madrid, nel 1936.




La città di Barcellona vista dall’alto: i comunisti hanno incendiato chiese e conventi




Due miliziani franchisti mettono in salvo un crocifisso per evitare che venga fatto a pezzi




Cartina della Spagna in cui sono indicate con il simbolo giallo delle fiamme le città in cui nel maggio del 1931 si verificò l’incendio di chiese, conventi e scuole cattoliche. Risulta evidente che questi roghi non furono opera di scalmanati isolati, o di una provocazione dei monarchici, ma il risultato di un’operazione pianificata e realizzata contemporaneamente in tutto il Paese.




Il 12 maggio 1931, il quotidiano repubblicano La Libertad pubblicò un articolo infamante e falso in cui si addossava la responsabilità degli incendi di edifici ecclesiastici ad una «insensata provocazione» da parte delle forze monarchiche


E infatti, dopo il massacro dei contadini anarchici di Casas Viejas, nel 1932, molti dei quali a sangue freddo, che lo stesso Azaña indicò con il «sinistro ordine di sparare alla pancia», era evidente che la vita dell’operaio era notevolmente diminuita di valore (41).
Il politico spagnolo di estrema sinistra Álvaro de Albornoz (1879-1954), in un discorso alle Cortes (il Parlamento) affermò con inequivocabile chiarezza che la libertà di educazione non era un principio liberale. L’istruzione è laica solo se è di proprietà statale, poiché se la libertà di istruzione favorisce i cattolici, quella libertà deve finire. Egli affermò con energia che l’alternanza dei partiti è un patto tra nemici inconciliabili e che in Spagna non ci sarebbero più stati «abbracci di Vergara» (42).





Era un riferimento alla pace firmata tra i liberali e la maggioranza dei carlisti nel 1837 come conclusione della prima guerra carlista (43). E continuò dicendo che l’unica cosa morale che la reazione avrebbe potuto fare sarebbe stata una guerra civile, ma che non avrebbe dovuto aspettarsi un posto nella nuova Costituzione repubblicana.
Da parte sua, di tutto questo insieme di affermazioni, la stolta ala destra di José Maria Gil-Robles (1898-1980) si ridusse ad un continuo accumulo di sciocchezze (44).

Dal fronte comune contro la dittatura di José Antonio Primo de Rivera (1903-1936), che durò dal 1923 al 1930, si passò al Frente Popular, per la normale logica degli eventi (45).
La Repubblica era solo un’entità della ragione, uno stato transitorio verso la rivoluzione, poiché quella iniziata in Spagna nel 1931 fu una vera Rivoluzione che si sarebbe consumata nel 1936 (46). Ma neanche la sinistra repubblicana, giacobina, ma meno estremista, se ne accorse.






Il simbolo della Falange spagnola,
il movimento di destra di cui José Antonio Primo de Rivera fu il capo



NOTE

13
-  Cfr. J. L. COMELLAS, Historia de España moderna y contemporánea («Storia della Spagna moderna e contemporanea»), Rialp, Madrid 1974, vol. V, tomo II, pag. 557; J. TUSSEL, Historia de España. El directorio y la Segunda República («Storia della Spagna. Il direttorio e la Seconda Repubblica»), Espasa, Madrid 2004, vol. XV, pag. 240; C. VIDAL, La guerra que ganó Franco. Historia militar de la guerra civil española («La guerra vinta da Franco. Storia militare della guerra civile spagnola»), Planeta, Barcellona 2006, pag. 74.
14 - Cfr. R. DE LA CIERVA, Historia actualizada de la Segunda República y la guerra de España 1931-1939 («Storia aggiornata della Seconda Repubblica e la Guerra di Spagna 1931-1939»), Fénix, Toledo 2003, pag. 39.
15 - Cfr. M. Á. TARDÍO-R. VILLA GARCÍA, 1936 Fraude y violencia en las elecciones del Frente Popular («1936 Frodi e violenze nelle elezioni del Fronte Popolare»), Espasa, Madrid 2017, pagg. 580-601.
16 - Cfr. S. PAYNE, El colapso de la República. Los orígenes de la guerra civil 1933-1936 («Il crollo della Repubblica. Le origini della guerra civile 1933-1936), La esfera, Madrid 2005, pag. 23.
17 - Cfr. F. GARCÍA DE CORTÁZAR, Breve historia de España («Breve storia di Spagna»), Alianza, Madrid, 2016, pag. 512; J. PÉREZ, Historia de España («Storia di Spagna»), Crítica, Barcellona 2014, pag. 586.
18 - Cfr. J. ARRARÁS IRIBARREN, Historia de la Cruzada española. Años precursores («Storia della Crociata spagnola. Anni precursori»), Madrid 1984, vol. I, pag. 225.
19 - Cfr. R. MENÉNDEZ PIDAL, Historia de España («Storia di Spagna»), Espasa, Madrid 1985, vol. XL, pagg. 8, 10.
20 - Cfr. V. CÁRCEL ORTÍ, La gran persecución. España 1931-1939. Historia de cómo intentaron aniquilar a la Iglesia Católica («La grande persecuzione. Spagna 1931-1939. Storia di come hanno cercato di annientare la Chiesa cattolica»), Planeta 2000, pag. 29.
21 - Cfr. H. RAPPAPORT, Las hermanas Romanov. Vida de las hijas del último zar («Le sorelle Romanov. La vita delle figlie dell’ultimo zar»), Taurus, Barcelona 2015, pag. 429; Atrapados en la Revolución rusa 1917 («Coinvolto nella Rivoluzione russa del 1917»), Palabra, Madrid 2017, pag. 162; R. PIPES, La Revolución rusa, Debate («La rivoluzione russa, Dibattito»), Barcelona 2017, pag. 818; S. SEBAG MONTEFIORE, Los Romanov 1613-1918 («I Romanov 1613-1918»), Crítica, Barcelona 2016, pag. 835.
22 - Cfr. J. L. COMELLAS, Historia breve del mundo contemporáneo («Breve storia del mondo contemporaneo»), Rialp, Madrid 2002, pag. 267; E. MAWOSLEY, Blancos contra rojos. La guerra civil rusa («Bianchi contro rossi. La guerra civile russa»), Desperta Ferro, Madrid 2017, pag. 271; M. MILOSEVICH, Breve historia de la Revolución rusa («Breve storia della Rivoluzione russa»), Galaxia Gutenberg, Barcellona 2017, pag. 107; R. A. WADE, 1917 La Revolución rusa («1917 La Rivoluzione russa»), La esfera, Madrid 2017, pag. 385.
23 - Cfr. J. A. VACA DE OSMA, Historia de España para jóvenes del siglo XXI («Storia della Spagna per i giovani del XXI secolo»), Rialp, Madrid 2010, pag. 370; M. PLATÓN, Segunda República. De la esperanza al fracaso («Seconda Repubblica. Dalla speranza al fallimento»), ACTAS, Madrid 2017, pag. 22.
24 - Cfr. P. MOA, Una historia chocante. Los nacionalismos vasco y catalán en la historia contemporánea de España («Una storia scioccante. I nazionalismi baschi e catalani nella storia contemporanea della Spagna»), Encuentro, Madrid 2004, pag. 239.
25 - Cfr. M. AVILÉS FERNÁNDEZ, Nueva historia de España. El apasionante siglo XX («Nuova storia della Spagna. L’emozionante XX secolo»), Edaf, Madrid 1974, vol. V, pag. 258; S. PAYNE, España. Una historia única («Spagna. una storia unica»), Temas de hoy, Madrid 2007, pag. 257.
26 - Cfr. P. MOA, Nueva historia de España. Desde la II Guerra Púnica hasta el siglo XXI («Nuova storia della Spagna. Dalla seconda guerra punica al XXI secolo»), La Esfera, Madrid 2010, pag. 789; España contra España. Claves y mitos de su historia («Spagna contro Spagna. Chiavi e miti della sua storia»), Libros Libres, Madrid 2012, pag. 112.
27 - Cfr. R. DE LA CIERVA, Historia de España para jóvenes («Storia della Spagna per i giovani»), Fénix, Toledo 2006, pag. 506.
28 - Cfr. G. RANZATO, El eclipse de la democracia. La guerra civil española y sus orígenes, 1931-1939 («L’eclisse della democrazia. La guerra civile spagnola e le sue origini, 1931-1939»), Siglo XXI, Madrid 2006, pag. 67; J. CANAL, Historia contemporánea de España. 1808-1931 («Storia contemporanea della Spagna. 1808-1931»), Taurus, Barcelona 2017, vol. I, pag. 646.
29 - Allora comandato nientemeno che dal Generale Sanjurjo. La Repubblica lo ringraziò per questo atteggiamento, che gli salvò la vita dopo il ridicolo tentativo di colpo di Stato di agosto del 1932. Va anche notato che il Generale Queipo de Llano - famoso più tardi nella guerra civile e nel primo regime franchista - presiedeva l’Associazione dei militari repubblicani (cfr. M. LÓPEZ CORRAL, La Guardia Civil. Claves históricas para entender a la Benemérita y a sus hombres 1844-1975 («La Guardia Civile. Chiavi storiche per comprendere la Benemerita e i suoi uomini 1844-1975»), La Esfera, Madrid 2011, pag. 292.
30 - Cfr. R. DE LA CIERVA, Historia total de España («Storia totale della Spagna»), Fénix, Toledo, 2003, pag. 838.
31 - Cfr. J. LAINZ, España contra Cataluña. Historia de un fraude («Spagna contro Catalogna. Storia di una frode»), Encuentro, Madrid 2014, pag. 253; J. M. MARCO, Sueño y destrucción de España. Los nacionalistas españoles 1898-2015 («Sogno e distruzione della Spagna. I nazionalisti spagnoli 1898-2015»), Planeta, Barcellona 2015, pag. 188.
32 - Cfr. P. MOA, Los mitos de la guerra civil («I miti della guerra civile»), La Esfera, Madrid 2003, pag. 242.
33 - Cfr. J. L. COMELLAS, Historia de España moderna y contemporánea (Storia della Spagna moderna e contemporanea»), Rialp, Madrid 2003, pag. 262; J. PAREDES, Historia de España contemporánea («Storia della Spagna contemporanea»), Ariel, Barcellona 2011, pag. 334.
34 - Cfr. M. E. ROCA BAREA, Hispanofobia y leyenda negra («Ispanofobia e leggenda nera»), Siruela, Madrid 2016, pag. 408.
35 - Cfr. S. DE MADARIAGA, España. Ensayo de historia contemporánea («Spagna. Saggio di storia contemporanea»), Espasa, Madrid 1979, pag. 314.
36 - Cfr. F. XIMÉNEZ DE SANDOVAL, La piel de toro. Breve historia de España («La pelle di toro. Breve storia della Spagna»), Buenos Aires 2000, pag. 289.
37 - Cfr. P. MOA, Los personajes de la República vistos por ellos mismos («I personaggi della Repubblica visti da loro stessi»), Encuentro, Madrid 2000, pag. 217.
38 - Cf. V. CÁRCEL ORTÍ, Breve historia de la Iglesia en España («Breve storia della Chiesa in Spagna»), Planeta, Barcelona 2003, pag. 388.
39 - Cf. G. REDONDO, Historia de la Iglesia en España 1931-1939. La Segunda República 1931-1936 («Storia della Chiesa in Spagna 1931-1939. La Seconda Repubblica 1931-1936»), Rialp, Madrid 1993, vol. I, pag. 138.
40 - Cfr. S. PAYNE, La Guerra Civil Española («La Guerra Civile Spagnola»), Rialp, Madrid 2014, pag. 26.
41 - Cfr. A. BEEVOR, La guerra civil española («La guerra civile spagnola»), Crítica, Barcellona 2005, pag. 39; J. M. MARCO, Manuel Azaña. Una biografía, «Manuel Azaña. Una biografia»), Libros Libres, Madrid 2007, pag. 212; M. FERNÁNDEZ ÁLVAREZ, España. Biografía de una nación («Spagna. Biografia di una nazione»), Espasa, Madrid 2010, pag. 486; H. KAMEN, Brevísima historia de España («Brevissima storia della Spagna»), Espasa, Madrid 2014, pag. 225.
42 - L’Accordo di Vergara, popolarmente noto come Abrazo de Vergara, fu un trattato firmato a Oñate il 31 agosto 1839 tra il Generale elisabettiano Espartero e tredici rappresentanti del generale carlista Maroto e che pose fine alla prima guerra carlista nella Spagna settentrionale. L’accordo fu confermato con l’abbraccio che Espartero e Maroto si scambiarono quello stesso giorno, prima che le truppe di entrambi gli eserciti si radunassero nei campi di Vergara (N.d.T.).
43 - Cfr. J. ARÓSTEGUI, J. CANAL, E. G. CALLEJA, El carlismo y las guerras carlistas. Hechos, hombres e ideas («Il carlismo e le guerre carliste. Fatti, uomini e idee»), La Esfera, Madrid 2011, pag. 63.
44 - Cfr. M. ALVAREZ  TARDIO, Gil Robles. Un conservador en la República («Gil Robles. Un conservatore nella Repubblica»), FAES, Madrid 2016, pag. 57.
45 - Cfr. R. MENÉNDEZ PIDAL, Historia de España. Los comienzos del siglo XX. La población, la economía, la sociedad 1898-1931 («Storia della Spagna. Gli inizi del XX secolo. La popolazione, l’economia, la società 1898-1931»), Espasa, Madrid 1984, vol. XXXVII, pag. 669.
46 - Cfr. B. BOLLOTEN, La guerra civil española. Revolución y contrarrevolución («La guerra civile spagnola. Rivoluzione e controrivoluzione»), Alianza, Madrid 2015, pag. 210.


 


gennaio 2023
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