Francesco:
dieci anni di pontificato in dieci domande

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Articolo della Fraternità San Pio X



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Il 13 marzo 2013 il cardinale Jorge Mario Bergoglio è stato eletto Papa e ha preso il nome di Francesco. Dieci anni dopo, l’anniversario di questa elezione è stato festeggiato in modo particolarmente discreto: il Papa ha celebrato una Messa privata con i cardinali presenti a Roma, nella cappella della residenza di Santa Marta.

I vaticanisti hanno cercato di fare il punto sugli ultimi dieci anni. Più che una valutazione, è una serie di dubbi e domande che si possono ridurre a dieci domande essenziali. Dopo la prima: “Esiste un papa dei media (simpatico) e un papa reale (autoritario)?”, la seconda: “Francesco è prima di tutto un uomo del suo tempo?”, la terza: “Il suo governo è più personale che sinodale?”, la quarta: “È questo un modo di governare gesuita?”.

Ecco la quinta

5. Cos'è la sinodalità secondo Francesco?


Sul sito Corrispondenza Romana del 15 marzo, risponde lo storico Roberto de Mattei: “La categoria di ‘sinodalità’ non è nata, dunque, con Papa Francesco, ma con lui è divenuta un paradigma ufficiale, che corrisponde al concetto di una ‘chiesa in uscita’, “con le porte aperte” (Enciclica Evangelii gaudium del 24 novembre 2013, n. 46)”.

“All’immagine della “chiesa piramidale”,  Francesco ha sostituito quella della “chiesa poliedrica”. “Il poliedro – ha affermato – è una unità, ma con tutte le parti diverse; ognuna ha la sua peculiarità, il suo carisma. Questa è l’unità nella diversità”.

“E’ in questa strada che noi cristiani facciamo ciò che chiamiamo col nome teologico di ecumenismo: cerchiamo di far sì che questa diversità sia più armonizzata dallo Spirito Santo e diventi unità” (Discorso ai pentecostali di Caserta del 28 luglio 2014)”.

E l’accademico italiano dà la spiegazione di questa - apparentemente contraddittoria - coesistenza di una pretesa sinodalità e di un’autorità esercitata con il pugno di ferro:
“La ‘dimensione sinodale della Chiesa’ è inoltre un’evidente utopia e, come tutte le utopie, ha una devastante vis distruttiva, ma è totalmente priva di capacità costruttiva”.

“Per tentare di realizzare questo sogno deforme è necessario l’esercizio di un potere autoritario e tirannico. La chiesa sinodale è dunque una chiesa ugualitaria e acefala, che si traduce in realtà attraverso la dittatura della sinodalità”.

Ecco la sesta

6. La sinodalità per pastoralizzare il dogma e dogmatizzare la pastorale?


Come si manifesta concretamente questa “dittatura della sinodalità”?

Su La Nuova Bussola Quotidiana del 13 marzo, col titolo “Papa Francesco, dieci anni di scompiglio e sconcerto”, Stefano Fontana vede nella sinodalità “la cifra più espressiva del decennio ormai concluso”, un “nuovo dogma”, “la sintesi di un processo in cui il mezzo conta più del fine”.

E il giornalista italiano spiega: “Il rapporto circolare tra prassi e teoria, pastorale e dottrina, è infatti non un capitolo particolare di questo pontificato, ma la sua linea guida. […]”

“Proprio perché intende la dottrina dentro la pastorale, Francesco è stato intollerante con i dogmatici, i dottrinari, i rigidi e aperto con gli avventurieri, i novatori, gli insofferenti. Per questo stesso motivo, il suo è stato un pontificato anti-metafisico”.

A proposito di questo atteggiamento antimetafisico del Papa, Stefano Fontana ricorda: “Appena eletto, Francesco ha dichiarato che Kasper è “un grande teologo” e Kasper, alla vigilia dei due sinodi sulla famiglia, ha detto ai cardinali che non esistono i divorziati risposati ma questa o quella coppia particolare di divorziati risposati”.

“Era la dichiarazione che la realtà e la morale non si prestano a conoscenze universali, come sono quelle a base metafisica e che la norma è sempre dentro ad una situazione, sicché ogni singola situazione doveva essere incontrata dall’interno e non più giudicata [oggettivamente]”.

“Era la pastorale che si liberava della dottrina, era l’assunzione della filosofia nominalista: l’esperienza è fatta di situazioni assolutamente singolari che quindi non si possono giudicare. Ma il nominalismo è la filosofia che sta alla base della riforma protestante. Dopo Amoris laetitia, infatti, è la coscienza del soggetto ad assumere il primissimo piano nella vita morale”.

Antimetafisico e antidogmatico, il pastoralismo impone con la forza il suo relativismo morale, così come il soggettivismo vuole piegare il reale oggettivo.








maggio 2023

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