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IL SENSO DEL SIMBOLO,
LA COMPRESENZA DI DUE PAPI E IL DISORDINE SESSUALE DELLA SOCIETÀ CONTEMPORANEA di
Luce Zares
![]() Poche ore dopo la notizia della rinuncia di Benedetto XVI, un amico mi telefonò, profondamente turbato. “Ma come – mi disse – si pretende che chi è sposato lo sia per sempre, che il matrimonio sia un legame indissolubile, e poi il papa se ne va, “divorzia” dalla Chiesa, così,… e addirittura viene lodato?”. Pur condividendo la costernazione di questo mio amico, non avevo ancora capito fino in fondo la portata e la profondità della sua considerazione, che oggi mi accorgo avere profonde radici teologiche. Il rapporto tra uomo e donna, infatti, è un segno; è anzi il più forte segno che esprima il rapporto spirituale dell’anima con Dio. Ce lo insegna il Cantico dei Cantici, ce lo insegna soprattutto San Paolo nel quinto capitolo della lettera agli Efesini: “Per questo l’uomo lascerà suo padre e sua madre e si unirà alla sua donna e i due formeranno una carne sola. Questo mistero è grande; lo dico in riferimento a Cristo e alla Chiesa!” (Ef 5, 31-32). Nei versetti precedenti si danno anche le coordinate di questo rapporto: per essere secondo Dio richiede amore, ed anche sottomissione. C’è cioè un ordine di natura, un ordine voluto da Dio che stabilisce che le mogli siano sottomesse ai mariti, e che i mariti siano nell’amore, a capo della famiglia. Tutto questo, dice Paolo, è segno di ciò che è la Realtà immutabile, eterna spirituale: Cristo, lo Sposo, nel rapporto con la sua Chiesa. Il Signore ha voluto che questa realtà mistica fosse significata nella sua Chiesa visibile. C’è un “dolce Cristo in Terra”, che è il Santo Padre. Egli rappresenta Cristo, è qundi il capo della Chiesa sua sposa. Egli, il papa, è principio unico di autorità, e nella percezione dei fedeli non può che essere uno, perché appunto è il rappresentante di Cristo, lo Sposo. Per questo l’abbandono di un Pontefice già è causa di grave sconvolgimento… come se Cristo, appunto “divorziasse” (cosa ontologicamente impossibile) dalla sua Chiesa. Ma ancora di più è sconvolgente la compresenza di due papi… due uomini che si fanno chiamare contemporaneamente “Santo Padre”. Non è mai avvenuto nella storia della Chiesa. C’è stata, sì, un’epoca in cui più persone si contendevano il seggio petrino, ma era chiaro che uno solo ne fosse il legittimo detentore… occorreva solo stabilire chi fosse il “vero” papa. Oggi no. Ci sono due “veri papi”, così almeno affermano, e pacificamente si accetta questa compresenza. Io penso che non abbiamo ancora compreso appieno quali siano le conseguanze a livello spirituale, di questo “doppio” che ci viene proposto, là dove il simbolo agisce fortemente nell’intimo universo di ciascuno. Non si tratta nemmeno e solamente di un danno a livello psicologico, perché il simbolo agisce nel mondo dello spirito, che è più profondo, che intacca decisamente quel “luogo” là dove l’uomo consuma la sua comunione con Dio. Anzi: è là dove il simbolo è significato, che viene determinata la storia del mondo, così come si sta consumando sotto i nostri occhi. Voglio dire che ciò che accade nel mondo e nella Chiesa è segno di qualcosa che si sta affrontando làssù, nelle “regioni celesti”: “La nostra battaglia infatti non è contro creature fatte di sangue e di carne, ma contro i Principati e le Potestà, contro i dominatori di questo mondo di tenebra, contro gli spiriti del male che abitano nelle regioni celesti” (Ef 6,12). Regioni celesti, intendiamoci, che possono essere regolate e neutralizzate dal cristiano, per il potere che ha avuto da Cristo di “camminare sopra serpenti e scorpioni”, e di far “precipitare Satana come folgore”(Cf Lc 10, 18-19). C’è qualcosa di profondamente malato, insomma, che è potuto entrare nella Chiesa. Qualcosa che è rivelato da uno sconvolgimento dei segni più forti del mistero del nostro vivere in Dio. Mi spingo oltre: non mi sembra nemmeno sia casuale che proprio in questo tempo si stia consumando – nel mondo - il più grande scempio a livello sessuale. È ancora San Paolo che rivela la connessione tra l’idolatria, cioè un rapporto falsato con la divinità e la perversione sessuale (Cf Rm 1, 18-32).
Mi chiedo perché teologi e biblisti con affrontino questo tema così attuale. Sarebbe veramente interessante, tanto più oggi, offrire alla pastorale uno studio approfondito del rapporto tra idolatria e disordine sessuale, così come espresso nel pensiero di San Paolo nella lettera ai Romani. Il segno stravolto, insomma, sia nella Chiesa sia nel mondo, perché stravolta è la realtà spirituale che significa. (torna
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