Cina – Vaticano:

la strana volontà della Santa Sede di lasciarsi ingannare

Parte seconda


Articolo della Fraternità San Pio X








La professoressa Zheng Xiaojun




Nel corso della conferenza organizzata a Roma per celebrare il centenario del primo Concilio cinese del 1924, Mons. Shen Ben, imposto come vescovo di Shangai dal Governo Cinese, ha tenuto una conferenza, che abbiamo analizzato nel precedente articolo, che mostra quanto questo ecclesiastico, membro dell’Associazione Patriottica, sia un prodotto del sistema.

Un articolo di Vatican News che riporta l’avvenimento, ha segnalato: «l’intervento di due donne relatrici», due universitarie, una cinese e una italiana, quest’ultima professoressa di Storia all’Università Cattolica di Milano, luogo in cui si svolta il giorno prima un’altra conferenza simile.
Ma è il caso di esaminare accuratamente chi è veramente l’universitaria cinese: la Signora Zheng Xiaojun.

Il blog Per Mariam, tenuto dal vaticanista Michael Haynes,  riporta che l’universitaria cinese è Direttrice dell’Istituto delle Religioni Mondiali dell’Accademia Cinese della Scienze Sociali (CASS), ella è anche Segretaria Generale dell’Associazione Cinese di Studi Religiosi.

Da notare che «la CASS è uno ei principali artefici della sinizzazione della religione, con cui la Cina sottomette le religioni al controllo dello Stato Comunista, in particolare il cristianesimo». Questa Associazione «è stata qualificata come “ponte” per promuovere la sinizzazione tra le comunità politiche e religiose»

Secondo il vaticanista, «La signora Zheng Xiaojun svolge pubblicamente il ruolo suddetto fin dall’arrivo al potere del Presidente Xi nel 2012. La sua presenza quindi è essenziale ed è stata qualificata come “senza precedenti”.
Ma il curriculum vitae della signora Zheng, è più complesso: il sito cass.cn dà ulteriori precisazioni a riguardo.

La professoressa Zheng è anche Direttrice della Federazione Nazionale Giovanile delle Scienze Sociali; membro del 7° Comitato Nazionale per la Nomenclatura Scientifica e Tecnologica: membro del 7° Comitato delle Donne della Federazione dei Sindacati di tutta la Cina, ed esperta nella «Base di Ricerca sulla Condizione Nazionale» della rivista Seeking Truth e del Comitato Provinciale del Partito dello Yunnan.
Ancora è Direttrice della Società Cinese per lo studio della teoria del Fronte Unito.
Per molti, quest’ultimo titolo potrebbe essere di nessun significato, e tuttavia il Movimento del Fronte Unito è un elemento chiave della politica cinese, dentro e fuori la Cina.


Il Fronte unito

Secondo Wikipedia, il Fronte Unito è una strategia politica e una rete di gruppi e individui chiave che sono influenzati o controllati dal Partito Comunista Cinese (PCC) e da esso utilizzati per promuovere i suoi interessi. Tradizionalmente si tratta di un fronte popolare che comprende otto Partiti politici legalmente autorizzati, e che fanno parte in particolare della Conferenza Consultiva Politica del Popolo Cinese (CCPPC).

Come spiega dettagliatamente un articolo delle Missioni Straniere di Parigi (MEP): «Negli anni 1980, la religione è stata integrata nella politica del Fronte Unito. Il Fronte Unito è un organo del Partito composto da un gruppo di persone dagli orientamenti molto diversi e convinti di sostenere la modernizzazione socialista (…)

«L’Ufficio degli Affari Religioni, peraltro, è un organo del Consiglio di Stato. Questi due organismi sono in costante contatto e hanno il compito di attuare le politiche religiose del Governo. Nella definizione di queste politiche, il Fronte Unito ha la precedenza sull’Ufficio degli Affari Religiosi».

Occorre notare che le Associazioni patriottiche religiose (buddiste, taoiste, islamiche, protestanti e cattoliche) ormai sono integrate nel Fronte Unito.

E’ dunque un membro del Fronte Unito, un personaggio molto importante in termini di politica religiosa cinese, che ha accompagnato Mons. Shin Ben a Roma, certo non per fare solo la comparsa. Era l’occhio di Pechino ad essere lì per vegliare e cercare di sedurre. Il suo intervento sarà indubbiamente pubblicato, ma per adesso si conoscono solo alcuni elementi.


Il piano pratico per la sinizzazione

Il giornale La Croix riporta che la professoressa Zheng nel suo discorso ha «ampiamente citato il Presidente cinese, lodando “l’eccellente cultura cinese”, “antica di cinque mila anni” e la necessità di “promuovere la comprensione tra i popoli” al fine di superare ogni “sentimento di superiorità”».
Elementi del linguaggio cinese che fanno parte del piano tracciato in Cina per attualizzare la sinizzazione.

Ciò che facilita il lavoro di chi studia il funzionamento di un sistema totalitario marxista, come quello della Russia Sovietica e della Repubblica Popolare Cinese, è la trasmissione verticale intransigente di sistemi e parole d’ordine, accompagnate generalmente dall’elogio ditirambico del superiore, in questo caso Xi Jinping.

Occorre notare il titolo della quarta parte del discorso di Mons. Shin Ben, analizzato prima: «Lo sviluppo della Chiesa in Cina deve immergersi nell’eccellente cultura tradizionale cinese». Perché una tale accostamento? Semplicemente perché è una delle parole d’ordine messe a punto in seno al Fronte Unito, che deve essere diffusa, ribadita e inculcata.

Il sito della CASS riporta una seduta tenuta a Pechino il 17 giugno 2023 dal Forum di ricerca sulla religione marxista e dal Simposio accademico sulla teoria del Partito sul lavoro religioso nella nuova era. Sono intervenuti il Segretario Generale dell’Accademia Cinese delle Scienze Sociali; il vice-ministro del Dipartimento centrale del lavoro del Fronte Unito; e la signora Zheng Xiaojun.

Ella ha esposto un piano in 4 punti per promuovere la sinizzazione: «rafforzare l’“orientamento”, conformarsi alla legge dell’“armonia”, usare l’“infiltrazione” e raggiungere la “trasformazione”, in modo da promuovere continuamente (…) lo sviluppo innovativo dell’eccellente cultura tradizionale cinese; da guidare attivamente le religioni perché si adattino alla società socialista; da promuovere la costruzione della civiltà moderna della nazione cinese».

Lo scorso 15 aprile, Xi Jinping ha pronunciato un discorso intitolato: «Rafforzare la protezione e l’eredità del patrimonio culturale, promuovere l’eccellenza della cultura tradizionale cinese». L’espressione suddetta vi compare ben nove volte…

Si noti che la rappresentate del Governo cinese ha parlato del Vaticano II. Secondo La Croix. l’ha descritto come avente permesso alla «Chiesa cattolica romana» di dialogare in maniera continua con le altre Chiese cristiane e le altre religioni», liberando la teologia dal suo passato autoritario e dogmatico». In altre parole come avente reso il cattolicesimo amorfo e inoffensivo…


«Il comunismo è intrinsecamente perverso»

Al n° 58 della sua enciclica Divini Redemptoris sul comunismo ateo, il Papa Pio XI avverte solennemente: «Il comunismo è intrinsecamente perverso, e non si può ammettere su alcun piano la collaborazione con esso da parte di chiunque voglia salvare la civiltà cristiana». Sfortunatamente, questo avvertimento oggi è dimenticato o rigettato.

L’articolo del MEP citato prima conclude: «Il Partito non può tollerare alcunché che non sia perfettamente integrato nel sistema del Partito unico o che funzioni al di fuori di esso».
E’ ciò che non ha smesso di ripetere il cardinale Joseph Zen Ze-kiun di fronte alle «profferte diplomatiche» e all’accordo Sino-Vaticano.

Invitando uno come Mons. Shin Ben o una come la signora Zheng Xiaojun per facilitare il rinnovo dell’accordo Sino-Vaticano, la diplomazia vaticana ha semplicemente invitato un sistema «intrinsecamente perverso» che si preoccupa solo di ridurre il cattolicesimo cinese al rango di fantoccio manipolato dallo Stato.

La Santa Sede ha dunque tanto desiderio di essere ingannata?











 
maggio 2024
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