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Preoccupazione per i risultati del Sinodo sulla Sinodalità terza parte Articolo della Fraternità San Pio X Prima
dello svolgimento dell’Assemblea sinodale era diffusa una
preoccupazione circa i risultati del Sinodo e le riforme proposte, e
che il Papa aveva forse imposte.
A parte le denunce degli errori del processo sinodale avanzate dalla Fraternità San Pio X, sacerdoti e intellettuali in tutto il mondo hanno manifestato una disapprovazione motivata. L’astuzia sinodale: screditare mediaticamente gli oppositori Il 6 settembre 2024, il Cardinale Gerhard Müller, ex Prefetto della Congregazione per la Dottrina della Fede, ha parlato del Sinodo sul sito di lingua spagnola InfoVaticana. Vi ha partecipato, forse invitato a farlo dal Papa, per «indicare ai cattolici ortodossi, bistrattati come conservatori o perfino tradizionalisti, che la composizione dei partecipanti è equilibrata», come ha detto lui stesso, poco sicuro di non svolgere il ruolo di una falsa simmetria. Nondimeno, non ha esitato a dichiarare: «Contrariamente alla negazione protestante del sacramento dell’Ordine (vescovo, sacerdote, diacono), la costituzione gerarchico-sacramentale della Chiesa esiste per diritto divino. I vescovi e i sacerdoti non agiscono come agenti (delegati, mandatari) del popolo sacerdotale e regale i Dio, ma in nome di Dio per il popolo di Dio. «Infatti, essi sono predisposti dallo Spirito Santo per pascere il gregge di Dio, che Egli ha acquistato col Sangue di Suo Figlio in quanto nuovo popolo di Dio (cfr. Atti 20, 28). E’ per questo che la funzione di vescovo e di sacerdote viene conferita con un sacramento distinto, affinché i servitori di Dio dotati in tal modo di una autorità spirituale possano agire in nome e nella missione di Cristo, Signore e Capo della Sua Chiesa, nella loro funzione di insegnamento, pastorale e sacerdotale (Vaticano II, Lumen gentium 28; Presbyterorum ordinis 2). Il Cardinale Müller denuncia una manovra dei progressisti: «L’astuzia consiste nell’opporre la posizione eterodossa, pastoralmente più accettabile, alla posizione ortodossa. Le fede ortodossa non è rimessa in questione. «Ma i rappresentanti della fede cattolica sono psicologizzati come farisei e ipocriti, letteralisti dal cuore freddo, tradizionalisti innamorati del passato o indianisti spiritualmente ostinati [l’indianismo è un movimento nato in America latina nel 1970-1980, che rifiuta le forme ereditate dalla colonizzazione NDLR]. A questo livello intellettuale è facile organizzare una stretta alleanza con i media critici della Chiesa e gli ideologi del mondialismo socialista e capitalista». E richiama la situazione della Germania da dove egli viene: «La Chiesa in Germania è in uno stato di rapido declino mentale e spirituale, in particolare per ciò che riguarda i suoi rappresentanti ufficiali e le cerchie di funzionari cattolici con questi amalgamati. «Al contrario, vi sono ancora molti sacerdoti, religiosi e laici, come alcuni vescovi, che sono e vogliono rimanere cattolici senza riserva. Tuttavia, essi sono ostracizzati e marginalizzati dai “sinodalisti”». Per concludere, l’alto prelato – benché sempre legato all’insegnamento del Vaticano II, inteso nel senso dell’«ermeneutica della continuità» vanamente promossa da Benedetto XVI – rivela senza veli il suo pensiero sulla sinodalità: «La sinodalità è un termine astratto creato artificialmente e una parola alla moda basata sul carattere concreto del Sinodo, cioè dell’assemblea regionale o generale dei vescovi cattolici che esercitano il loro compito pedagogico e pastorale dopo il Papa, ma che paradossalmente mantiene la sua aura di negazione della costituzione gerarchico-sacramentale. «In un senso più ampio, il Sinodo può essere anche considerato come un metodo di cooperazione ottimale tra tutti i membri e tutte le classi della Chiesa, che devono essere un cuore solo e un’anima sola per lodare Dio e servire il loro prossimo (Atti 2, 43-47). «In ogni caso, la sinodalità non è un nuovo attributo della Chiesa, e nemmeno il nome di un codice di un’altra Chiesa sorta dalla fantasia secolarizzata dei protagonisti di una religione universale unificata senza Dio, senza Cristo, senza i dogmi e i sacramenti della fede cattolica». Un precedente storico Contro i fatti storici non ci sono argomenti speciosi che tengono, questo è ciò che pensa Mons. Jan Hendriks, vescovo di Haarlem-Amsterdam (Olanda) che, nel Tagespost del 25 agosto, ricorda il disastro della Chiesa in Olanda dopo il Vaticano II, più di 50 anni fa. Egli dichiara: «Parlo della mia esperienza in Olanda. Io ho personalmente assistito al Concilio pastorale negli anni Sessanta. «I credenti di questa regione avevano le stesse idee, quelle che ora sono portate avanti dal Cammino sinodale in Germania. Io posso solo sottolineare le conseguenze che queste idee hanno avuto su di noi: hanno provocato molte divisioni e disordini – tra i credenti, con Roma e la Chiesa universale, e hanno condotto ad una forte secolarizzazione. Le persone hanno girato le spalle alla fede». Alla domanda: «In Germania le persone pensano che devono restare al passo coi tempi per rimanere connesse. Le realtà della vita delle persone di oggi diventano una bussola per la Chiesa…», il prelato risponde: «Sì, come pensavano gli Olandesi all’epoca che questa fosse la risposta alla laicizzazione. «Le persone pensavano che dovessero diventare più laiche e abbandonare certe cose nella loro fede se volevano restare al passo coi tempi e rimanere in armonia con essi. Ma non era questa la risposta giusta. Al contrario, essa ha condotto ad una accelerazione del processo di secolarizzazione anche in seno alla Chiesa». Ecco le realtà concrete alle quali gli ideologi del Sinodo sulla sinodalità – preceduti dai modernisti chimicamente puri del Cammino sinodale tedesco – espongono la Chiesa. A buon intenditore poche parole! |