MATHIEU LAVAGNA

E

LA FRATERNITA’ SAN PIO X




di don Jean-Michel Gleize, FSSPX




Pubblicato sul Courrier de Rome, n° 680 – novembre 2024

L'immagine è nostra




La Messa riformata da Paolo VI


1. Chi è Mathieu Lavagna?

1
. Nato l’11 gennaio 1999, Mathieu Lavagna si è fatto conoscere dal grande pubblico cattolico all’età di 22 anni, col suo primo libro pubblicato dalle Edizioni Marie di Nazareth: Siate razionali, diventate cattolici!, di cui è stata pubblicata una nuova edizione aumentata nel 2023. Il seguito non si è fatto attendere: giovane diplomato (nel 2019) dell’Istituto privato Doctor angélique (1) patrocinato da Monsignor Arnaud Dumouch, si presenta come «apologeta» e interviene regolarmente, per affrontare mille argomenti, sul proprio canale Youtube (2), «dedicato all’apologetica cattolica, cioè alla difesa razionale della fede cattolica»; nonché su numerosi altri canali, come quelli di Marie de Nazareth (3), di KTO TV (4), di Don Mathieu Raffray (5), di Arnaud Dumouch (6).


2. Un attacco in piena regola e … inatteso

2. Tra questi «mille argomenti» Mathieu Lavagna ha attaccato (è la parola giusta) gli orientamenti seguiti dalla Fraternità San Pio X. Infatti, il nostro apologeta su Youtube sembra che si sia fatto lo scrupolo di denunciare ciò che egli considera come degli attentati al dogma dell’indefettibilità della Chiesa.
Uno dei suoi interventi, pubblicato lo scorso 27 maggio sul suo canale personale, considera «le posizioni della FSSPX sulla liturgia» (7).

3. Mathieu Lavagna si è comunque distinto finora, oltre che per il suo libro citato sopra, per altre pubblicazioni utili e felici, che testimoniano un lavoro particolarmente accurato, e alle quali si deve riconoscere il gran merito di difendere i punti chiave del dogma e della morale cattoliche, ingiustamente – e molto superficialmente – messi in discussione dai falsi spiriti del momento.
E’ così che nel 2024 egli ha pubblicato: una risposta alle insensate negazioni di Michel Onfray (8); una confutazione approfondita delle subdole farneticazioni di Thomas Durand (9) e soprattutto una argomentazione ineccepibile contro l’aborto (10).
Noi ci rammarichiamo che il nostro apologeta si sia impegnato sorprendentemente anche per screditare la buona battaglia condotta da Mons. Lefebvre e dalla FSSPX.


4. L’angolo di questo attacco

4. A causa della sua critica del nuovo rito della Messa riformato da Paolo VI, la FSSPX negherebbe l’indefettibilità della Chiesa. E’ questa la tesi sostenuta su Powerpoint, visualizzabile sul canale Youtube e commentato con la voce fuori campo del suo autore.
Dopo aver presentato l’orientamento seguito da Mons. Lefebvre (00.00-01.05), Mathieu Lavagna si occupa del fatto che la Fraternità San Pio X «vieta» ai suoi fedeli di assistere alla Messa di Paolo VI  (01.05-04.05) e vede in questo un’attitudine che sarebbe contraria  al dogma dell’indefettibilità della Chiesa (04.05-06.25).
Contro questa attitudine, il nostro sostiene che una critica rispettosa e articolata della Messa di Paolo VI è possibile, senza arrivare al detto divieto (06.25-07.23).
In seguito interviene sull’insegnamento del Vaticano II riguardo alla liturgia (07.23-08.15), prima di sollevare delle obiezioni sulle riflessioni condotte dalla Fraternità San Pio X circa la Messa di Paolo VI: sarebbe dubbiosamente valida? (08.15-10.26); sarebbe una Messa protestante? (10.26-14.37); che pensare del «Piccolo catechismo della nuova Messa» sul punto preciso dell’assistenza a questa Messa? (14.37-17.07); partecipare alla nuova Messa sarebbe un peccato mortale? (17.07-18.57).
Poi, Mathieu Lavagna parla del «divieto»  di assistere alle Messe delle Comunità Ecclesia Dei (18.57-21.00), prima di dare la sua conclusione (21.00-22.19), sotto la forma sintetica delle seguenti quattro proposizioni:

1) la posizione della Fraternità San Pio X sulla liturgia è incompatibile con l’indefettibilità della Chiesa;

2) E’ teologicamente impossibile che la Chiesa cattolica promulghi universalmente una liturgia che, quand’è celebrata bene, è intrinsecamente malvagia e pericolosa per la salvezza delle anime;

3) E’ teologicamente impossibile che la Chiesa cattolica indefettibile promulghi universalmente dei «sacramenti bastardi» o una liturgia di dubbia validità;

4) E’ aberrante sostenere che i fedeli sono dispensati dall’andare a Messa la Domenica se non hanno delle Messe tradizionali vicine alle loro case. Ciò equivale ad opporsi frontalmente all’obbligo domenicale.


4. I dettagli di questo attacco

5. La proposizione n° 1 enuncia un giudizio di valore. Le proposizioni n° 2 e n° 3 vorrebbero darne la prova. La proposizione n° 4 enuncia un nuovo giudizio di valore, con quello che vorrebbe esserne la prova; nuovo giudizio di valore che è solo la conseguenza del precedente.

6. Il primo giudizio di valore è che l’orientamento seguito dalla Fraternità San Pio X presuppone che la Chiesa non è indefettibile. La prova consiste nel mettere in evidenza che la Fraternità San Pio X nega le conseguenze necessarie dell’indefettibilità della Chiesa. Infatti, l’indefettibilità della Chiesa avrebbe come conseguenza necessaria che, quand’essa promulga universalmente una liturgia, non potrebbe promulgare un rito che, nel suo stesso principio e indipendentemente dalla qualità personale del celebrante, sarebbe intrinsecamente malvagio e pericoloso per la salvezza delle anime o che sarebbe di dubbia validità. Ora, la Fraternità San Pio X nega queste due conseguenze nel caso particolare della liturgia promulgata da Paolo VI; quindi, la Fraternità San Pio X nega l’indefettibilità della Chiesa.

7. Il secondo giudizio di valore è che, se la posizione teorica della FSSPX sulla nuova liturgia è incompatibile con l’indefettibilità della Chiesa, la posizione pratica della FSSPX nei confronti di questa liturgia presenta anch’essa la stessa incompatibilità, poiché l’orientamento seguito dalla Fraternità San Pio X si oppone al precetto che obbliga i fedeli cattolici ad assistere alla Messa della Domenica. La prova sta nel fatto che questo precetto è dispensabile solo per un motivo sufficiente, mentre la Fraternità San Pio X dispensa i suoi fedeli per un motivo che non è sufficiente. Questo presuppone infatti che l’assistenza al nuovo rito riformato di Paolo VI non è materia obbligante per il compimento del precetto domenicale, a causa delle sue deficienze. Se si ammette questo, il motivo per dispensare dall’assistenza domenicale alla Messa celebrata secondo il rito riformato di Paolo VI non è sufficiente. Ora, secondo Mathieu Lavagna, questo nuovo rito di Paolo VI non presenta delle deficienze sufficientemente gravi perché si possa concludere che non rappresenta materia obbligante per il precetto domenicale.

Mettendo in discussione, come fa, il merito della riforma liturgica di Paolo VI, la Fraternità San Pio X negherebbe l’indefettibilità della Chiesa.


5. Che pensarne?

8. Qui potremmo rinviare Mathieu Lavagna a quello che scrive – del resto giustamente – nella prefazione del suo studio sull’aborto: «Oggi sono rare le persone che hanno il coraggio di cercare di comprendere la posizione contraria prima di formulare critiche sostanziali. E’ molto più facile e comodo rimanere sulle proprie idee senza prendersi la pena di esaminare gli argomenti opposti» (11). Noi non pensiamo che Mathieu Lavagna meriti di vedersi imputare il genere di facilità a cui pensa qui lui stesso. Piuttosto, egli sarebbe vittima di un altro genere di facilità, quella della buona coscienza fornita dal Motu Proprio Ecclesia Dei adflicta a tutti quelli ai quali il Papa Giovanni Paolo II ha voluto ricordare «il loto grave dovere di rimanere uniti al Vicario di Cristo nell’unità della Chiesa cattolica e di non continuare a sostenere in qualsiasi maniera questo movimento [di Mons. Lefebvre] (12). Forte di questa idea avanzata a priori da Giovanni Paolo II, secondo la quale la battaglia condotta da Mons. Lefebvre portava a rompere l’unità della Chiesa, Mathieu Lavagna crede di potersi accontentare di una argomentazione riduttiva. «E’ teologicamente impossibile che», ripete a sazietà.
Cerchiamo di capire dove sta esattamente tale impossibilità. Questa è, se non necessaria, almeno idonea, poiché Mathieu Lavagna riconosce lui stesso che la riforma di Paolo VI è problematica, dal momento che ammette che una critica rispettosa e circostanziata della Messa di Paolo VI è possibile (06.25-07.23) – e lo ammette per contrastare l’attitudine seguita dalla FSSPX.
In più, in un nuovo video pubblicato recentemente sul canale Youtube (13) egli dà perfino sei consigli per «migliorare le Messe di Paolo VI».
Perché dunque la Messa di Paolo VI sarebbe passibile di una critica, anche se rispettosa e circostanziata, e perfino di un miglioramento, se la sua promulgazione universale è un atto infallibile del supremo Magistero?


6. Un apprezzamento più corretto dell’indefettibilità

9. Riprendiamo innanzi tutto l’argomento fondamentale avanzato dal nostro contraddittore: secondo lui, tutto si basa sull’idea che l’attitudine della Fraternità San Pio X nega l’indefettibilità della Chiesa, perché afferma la manchevolezza degli atti dell’autorità gerarchica, da dopo il Vaticano II, dato che questi atti mettono in pericolo la fede cattolica.
In altre parole: ammettere la manchevolezza degli atti dell’autorità nella Chiesa, significa negare l’indefettibilità della Chiesa; ora, la posizione della Fraternità San Pio X sulla liturgia equivale ad ammettere la manchevolezza degli atti dell’autorità nella Chiesa, dunque la posizione della Fraternità San Pio X sulla liturgia equivale a negare l’indefettibilità della Chiesa.

10. La risposta consiste nel fare la distinzione tra l’affermare la manchevolezza di principio di tutti gli atti dell’autorità ed affermare la manchevolezza di fatto di alcuni atti di questa autorità.
In altre parole: ammettere la manchevolezza di alcuni atti dell’autorità nella Chiesa non significa negare l’indefettibilità della Chiesa; ora, la posizione della Fraternità San Pio X sulla liturgia equivale ad ammettere la manchevolezza di alcuni atti dell’autorità nella Chiesa; dunque la posizione della Fraternità San Pio X sulla liturgia non equivale a negare l’indefettibilità della Chiesa.

11. La distinzione su cui si basa la nostra risposta mantiene la sua importanza se si guardano alcuni fatti storici ben accertati.
Al culmine della crisi ariana (perché una crisi ariana c’è stata), il Papa Liberio ritenne di sottoscrivere nell’anno di grazia 351 una formula, indicata in seguito come «prima formula di Sirmium», che evitava volutamente di riprendere il concetto di «homoousion» o «consustanziale» per qualificare la relazione del Verbo col Padre nella spiegazione del dogma della Santa Trinità. Questo concetto chiave di «consustanziale» era stato già chiaramente definito dal concilio di Nicea nel 325. La formula sottoscritta dal Papa presentava in qualche modo un sapore semi-ariano, perché non affermava più il dogma della fede cattolica nei termini resi necessari dal precedente concilio ecumenico.
Tre secoli dopo, nel 634, il Papa Onorio I, inviò una risposta al Patriarca Sergio di Costantinopoli, nella quale spiegava lungamente che in Gesù Cristo uomo non vi era stata né cattiva concupiscenza né alcuna volontà peccaminosa dell’uomo vecchio contraria alla volontà di Dio, ma «una sola volontà».
Onorio intendeva parlare di una sola volontà umana di Cristo, sempre sottomessa alla volontà di Dio, ma dimenticò di parlare della volontà divina di Cristo. Avulsa dal suo contesto, la formula poteva essere intesa in senso monotelita, cioè nel senso in cui si negava la volontà umana e dunque la natura umana di Cristo.
L’espressione incompleta di Papa Onorio fu condannata come eretica nel terzo concilio di Costantinopoli (6° ecumenico) del 681, sotto i Papi Sant’Agatone (678-682) e poi San Leone II (682-684) a quale spettava confermare i decreti. Nella sua 13° sessione del 28 marzo il concilio arrivò ad anatemizzare Papa Onorio I come eretico ed anche il Patriarca Sergio di Costantinopoli (14). All’inizio del XV secolo, il concilio di Costanza (1414-1418), riunito per porre fine al Grande Scisma d’Occidente (1378-1415), nella sua 5° sessione, svoltasi dal 26 marzo al 6 aprile 1415, promulgò il decreto Haec sancta Synodus, che riconosceva come dottrina ufficiale della Chiesa le teorie di Jean Gerson e Pierre d’Ailly. Secondo queste tesi, il potere del concilio deriva immediatamente da Cristo; esso è soggetto giuridico degli atti collegiali; esso è superiore al Papa. Questa dottrina così ufficializzata metteva in questione il diritto divino e rivelato della sovranità pontificia, e sarà anatemizzata come eretica dal concilio Vaticano I nel 1870.

12. Gli storici che presentano questi tre fatti come accertati, presenterebbero, al pari di Mons. Lefebvre, una versione incompatibile con l’indefettibilità della Chiesa?
In realtà, questi tre esempi rappresentano la parte più conosciuta delle classiche difficoltà sollevate sia contro il dogma dell’infallibilità del Papa sia contro la verità dell’indefettibilità della Chiesa. Ma né l’una né l’altra potrebbero essere messe in dubbio. La teologia non ha difficoltà a dimostrare che questi fatti non possono in alcun modo inficiare questi due punti forti dell’ecclesiologia.
E reciprocamente, affermare che la Chiesa è indefettibile non deve portare a negare che, nei fatti, gli uomini che hanno l’autorità nella Chiesa possano, in alcuni dei loro atti, non dimostrarsi all’altezza del loro compito, cioè fallire. D’altronde, tutto questo è comprensibile, posto che le nozioni in questione: quella della Chiesa, quella del Papato, quelle dell’infallibilità e della indefettibilità, siano definite correttamente in dipendenza dai dati della Rivelazione, come ce li propone il magistero (15).

13. L’indefettibilità è propria della Chiesa, che si autodefinisce una società.
Come una società non si identifica formalmente con l’autorità che dirige i suoi membri, così la Chiesa non si riduce al Papato. Dunque, l’indefettibilità della Chiesa è fondamentalmente l’indefettibilità del triplice legame: dell’unità di professione esterna e pubblica della fede e del culto, nella sottomissione al governo gerarchico divinamente istituito.
Questa indefettibilità della Chiesa, presa in questo triplice legame della sua unità, non sempre può andare di pari passo con l’indefettibilità dell’autorità, presa nell’esercizio dei suoi atti: ce lo dimostra la storia. Una cosa è l’indefettibilità della Chiesa, altra cosa è l’indefettibilità del Papato, cioè dell’autorità suprema nella Chiesa, altra ancora è l’esercizio del Papato o di tutti e ciascuno dei suoi atti; indefettibilità che non è minimamente affermata nelle fonti della Rivelazione. Perché vi è una reale distinzione tra l’istituzione della Chiesa, che è una istituzione divina e dunque indefettibile, e gli atti degli uomini che rappresentano questa istituzione.


7. Le insufficienze di Mathieu Lavagna

14. Avendo omesso tutte queste distinzioni, Mathieu Lavagna dilania facilmente il suo obiettivo, ma è un obiettivo che egli ha costruito da zero, uno spaventapasseri che non ha granché a che vedere con i dati reali dell’ecclesiologia.
Sarebbe «teologicamente impossibile» che col rito riformato da Paolo VI, la Chiesa cattolica abbia promulgato universalmente una liturgia intrinsecamente malvagia e pericolosa per la salvezza delle anime?
Nella Chiesa, è l’autorità suprema, e solo essa, dunque il Papa, che ha il potere di promulgare universalmente la liturgia.
Questa promulgazione è un atto dell’autorità, distinto come tale, tanto dall’autorità che lo esercita, quanto dalla Chiesa, a beneficio della quale si ritiene che questa promulgazione debba esercitarsi. Di conseguenza, non è teologicamente impossibile che l’esercizio dell’autorità non sia all’altezza né del principio dell’autorità, né del bene comune richiesto dalla Chiesa. Questa rimane indefettibile, per grazia di Dio e nonostante la debolezza o l’iniquità degli uomini, anche se l’esercizio del Papato non sempre lo è; perché il Papa non è infallibile in tutti e ciascuno dei suoi atti.

15. Si potrebbe obiettare che la promulgazione universale della legge liturgica fa parte dell’oggetto secondario del Magistero infallibile (16); di conseguenza, se il Papa promulga la legge liturgica per la Chiesa universale, il fedele cattolico deve presumere normalmente che questa promulgazione sia un atto infallibile; e deve anche presumere che sia «teologicamente impossibile» che il rito liturgico così promulgato sia «intrinsecamente malvagio e pericoloso per la salvezza delle anime».
A questo dobbiamo rispondere in due punti.

16. Primariamente, come dimostra lo studio citato del Professore da Silveria, se si deve ritenere che la tesi secondo la quale le leggi universali della Chiesa in materia liturgica impegnano l’infallibilità, questa tesi, finora, non è stata oggetto di una definizione infallibile; essa, dai manali neo-scolastici è solo proposta come teologicamente certa e sembra avere un solido appoggio nella Tradizione. Tuttavia, «vi sono delle valide ragioni, sia di ordine dottrinale sia storiche, che ci fanno dubitare che le leggi universali implichino sempre e necessariamente l’infallibilità della Chiesa» (…) «questo dubbio ha un appoggio nella Tradizione, poiché in numerosi documenti si trovano delle esitazioni e delle espressioni restrittive sulla tesi dell’infallibilità in materia disciplinare e liturgica» (17). Sembra probabile che le leggi liturgiche universali impegnino l’infallibilità della Chiesa, ma «in misura diversa, a seconda di quanto la Santa Sede o la sacra gerarchia abbiano impegnato, in ciascun caso particolare, la propria autorità» (18).
Il Professore da Silveira (19) si basa qui sui lavori di Padre Cipriano Vagaggini, OSB (1909-1999) (20), professore al Collegio Sant’Anselmo a Roma, figura importante della Congregazione per il Culto Divino, esperto in liturgia e accanito difensore della riforma di Paolo VI.

17. Secondariamente, l’eventuale infallibilità di una riforma liturgica deve intendersi a parità di condizioni di altre, cioè a condizione che il rito promulgato non contraddica, nel suo contenuto rituale, il rito precedente già promulgato da un altro atto probabilmente infallibile della stessa autorità papale. Qui abbiamo la regola indubitabile del criterio negativo enunciato da San Paolo nella sua Epistola i Galati (21): «Se anche noi stessi o un angelo del cielo [si nos aut angelus de coelo] vi predicasse un vangelo diverso da quello che vi abbiamo predicato, sia anátema!» (22).
Ora, il Breve esame critico del Novus Ordo Missae, presentato al Papa Paolo VI dai Cardinali Ottaviani e Bacci, afferma che è quanto meno prudente dubitare che la riforma di Paolo VI sia in perfetta omogeneità con la tradizione liturgica anteriore (23).
Nella prefazione che precede ed introduce questo Breve esame critico, i due Cardinali constatano che il nuovo rito riformato da Paolo VI «rappresenta, sia nel suo insieme come nei particolari, un impressionante allontanamento dalla teologia cattolica della Santa Messa, quale fu formulata nella Sessione XXII del Concilio Tridentino, il quale, fissando definitivamente i “canoni” del rito, eresse una barriera invalicabile contro qualunque eresia che intaccasse l’integrità del mistero» (24).

18. Basti dire che questo rito presenta con evidenza delle difficoltà intrinseche che rendono ragionevole un dubbio sull’infallibilità della sua promulgazione. A queste si aggiungono delle difficoltà estrinseche, a causa delle intenzioni di coloro che hanno elaborato questo nuovo rito (25) e che con evidenza appaiono animati da uno spirito contrario a quello che normalmente deve guidare la pubblicazione di una legge liturgica per la Chiesa universale.

19. Il ragionamento e le conclusioni – troppo perentorie – del nostro contraddittore non possono dunque ottenere necessariamente l’adesione del fedele cattolico.
Vi è almeno un dubbio sulla fondatezza della riforma liturgica di Paolo VI, ed è giustamente questo dubbio che esprime la Fraternità San Pio X, in appoggio alla sua attitudine, per preservare la fede dei fedeli.

«Queste nuove Messe» - diceva Mons. Lefebvre - «non solo non possono essere l’oggetto di un obbligo per il precetto domenicale, ma nei loro confronti si devono applicare le regole della teologia morale e del Diritto Canonico, che sono quelle della prudenza soprannaturale riguardo alla partecipazione o all’assistenza ad una azione pericolosa per la nostra fede o eventualmente sacrilega. […] Noi allontaniamo i fedeli da queste Messe che, a poco a poco, distruggono la fede del celebrante e dei fedeli. Questo è chiaro, questo è assolutamente certo! La nuova Messa, anche se celebrata piamente e nel rispetto delle norme liturgiche, ricade sotto le stesse riserve, poiché è impregnata di spirito protestante. Essa porta in sé un veleno pregiudizievole per la fede» (26).






NOTE

1 - https://www.i-docteurangelique.fr
2https://www.youtube.com/@matthieulavagna
3https://www.youtube.com/@mariedenazareth
4https://www.youtube.com/@ktotv
5 https://www.youtube.com/@abbematthieuraffray
6 - https://www.youtube.com/@a.dumouch
7 - https://www.youtube.com/watch?v=SH-risfCKcU
8 - Libre réponse à Michel Onfray. NON le Christ n’est pas un mythe, Artège, 1000 raisons de croire, 2024.
9 - Les Travers de la zététique. Réponse à Thomas Durand, [Le imposture della zetetica. Risposta a Thomas Durand], Marie de Nazareth, coll. «Apologétique », 2024. Thomas Durand coltiva, con quello che chiama « zetetica», l’arte del dubitare, soprattutto in materia religiosa.
Cfr. https://fr.wikipedia.org/wiki/Thomas_C._Durand. Nel suo libro intitolato Dieu, la contre-enquête, pubblicato nel 2022. Thomas Durand attacca il libro di Bonassies e Bolloré, Dieu. La science. Les preuves, pubblicato nel 2021. E’ questo attacco che Mathieu Lavagna confuta metodicamente.
10 - La Raison est pro-vie. Arguments non-religieux pour un débat dépassionné [La ragione è per la vita. Argomenti non religiosi per un dibattito spassionato], Artège, 2024.
11 - Mathieu Lavagna, La Raison est pro-vie. Arguments non-religieux pour un débat dépassionné, Artège, 2024, p. 10.
12 - Giovanni Paolo II, Motu proprio Ecclesia Dei adflicta del 2 luglio 1988, n° 5, § c. (vedi)
13 - https://www.youtube.com/watch?v=n5609X84Mwg
14 - DS 550 et 552.
15 - Su questo punto si veda l’articolo «L’Eglise est indéfectible», nel numero di settembre 2024 del Courrier de Rome (vedi).
16 - Louis Billot, L’Eglise. II – Sa constitution intime, question 10, thèse 17, Courrier de Rome, 2010, p. 189-212 ; Joachim Salaverri, «De Ecclesia Christi», thesis 17, n° 704 et 722, in Sacrae Theologiae Summa, I – Theologia fundamentalis, BAC, Madrid, 1962 ; Arnaldo Xavier da Silveira, «Appendice alla prima parte - L’infaillibilità della Chiesa nelle leggi liturgiche», in La Nouvelle Messe de Paul VI : qu’en penser, Editions de Chiré, 1975, p. 161-211. Cfr. soprattutto le pp. 208-209.
17 -
Arnaldo Xavier da Silveira, p. 209.
18 - Ibidem.
19 - Arnaldo Vidigal Xavier da Silveira è nato nel 1929 a San Paolo, in Brasile; ha insegnato istituzioni politiche, morale e sociologia alla Pontificia Università Cattolica di San Paolo. Ha collaborato alla rivista mensile Catolicismo, pubblicata sotto l’egida di Mons. Antonio de Castro Mayer, vescovo di Campos. E’ stato uno dei fondatori e fino al 1976  Direttore della Sociedade Brasileira de Defesa da Tradição, Família e Propriedade (TFP).
20 - https://fr.wikipedia.org/wiki/Cipriano_Vagaggini
21 - Su questo punto si veda l’articolo «21 novembre 1974-2024» nel numero di settembre 2024 del Courrier de Rome. (vedi)
22 - Epistola ai Galati, capitolo I, versetto 8.
23 - Si veda l’articolo « La nouvelle définition de la messe selon Paul VI » nel numero di settembre 2021 del Courrier de Rome.
24 - Cardinaux Ottaviani et Bacci, « Préface au pape Paul VI » dans Bref examen critique du Novus ordo missae, Ecône, p. 6. (vedi).
25 - Abbé Grégoire Célier, La Dimension oecuménique de la réforme liturgique, Fideliter, 1987 ; Mgr Lefebvre, La Messe de toujours, présenté par l’abbé Patrick Troadec, Clovis, 2005, p. 316-332. - Edizione italiana presso le Edizioni Piane - https://edizionipiane.it/prodotto/la-messa-di-sempre/
26 - Mgr Lefebvre, La messe de toujours, textes réunis par l’abbé Troadec, Clovis, 2005, p. 391. Edizione italiana presso le Edizioni Piane - https://edizionipiane.it/prodotto/la-messa-di-sempre/











Don Jean-Michel Gleize è professore di apologetica, di ecclesiologia e di dogma al Seminario San Pio X di Ecône. E’ il principale redattore del Courrier de Rome. Ha partecipato alle discussioni dottrinali fra Roma e la Fraternità San Pio X tra il 2009 e il 2011.




 
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